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ASL 13 Il direttore Gumirato: «Giornata importante». Ma Pigozzo è scettico

Il Crite ha approvato gli investimenti per gli ospedali di Dolo, Mirano e Noale

Il 2015 sarà l’anno della svolta per l’Asl 13? Ne è convinta la Commissione regionale per l’investimento in tecnologia ed edilizia che ha dato il via libera a 28 milioni per gli ospedali di Dolo, Mirano e Noale. Dopo anni di incertezze è arrivato finalmente l’ok per l’abbandono definitivo degli affitti del “Mariutto” a Mirano e dei locali amministrativi di Dolo per trasferire l’area direzionale a Noale.

«A gennaio 2015 – spiega il direttore dell’Asl 13 Gino Gumirato – partiranno tutti gli iter e le fasi propedeutiche per dare inizio ai lavori sui tre presidi e dare risposte concrete al territorio. Un importante piano degli investimenti che certifica la volontà regionale di procedere nel percorso delineato con le schede ospedaliere».

Su Dolo in particolare sono previsti 14 milioni e 200mila euro di investimenti per mettere in sicurezza il blocco sud dell’Ospedale e realizzare il nuovo pronto soccorso, la piastra operatoria e radiologica. Previsto anche un nuovo edificio da costruire ex novo, di duemila mq, diviso su due piani e da realizzare di fronte al pronto soccorso.

A Mirano il piano prevede 8 milioni e 200mila per la messa a norma del blocco ospedaliero del De Carlo 1 e la ridefinizione logistica della sterilizzazione, la mensa, il magazzino dei farmaci.

Per Noale poi il progetto di investimenti, che ha ricevuto il via libera del Crite, prevede 5 milioni e 700mila per la messa in sicurezza e la ristrutturazione dei locali che andranno ad ospitare gli uffici direzionali.

«È un giorno importante per l’Asl 13, e in verità per tutti i cittadini che afferiscono ai nostri servizi – ha concluso Gumirato – da domani finalmente si comincia a lavorare per dare risposte concrete».

Non la pensa così però il consigliere regionale Bruno Pigozzo: «Il parere del Crite – tiene – è solo tecnico e per diventare operativo ha bisogno di una delibera di Giunta che lo renda attuativo. Vi sono due elementi di novità che andranno a revisionare il progetto: l’indirizzo dato dal Consiglio con l’approvazione delle due mozioni di martedì e dell’assestamento di bilancio regionale con lo storno dei 50 milioni stanziati per l’ospedale di Padova e che ora saranno ripartiti anche a favore dell’Asl 13»

Luisa Giantin (ha collaborato Lino Perini)

 

Oggi l’analisi in commissione regionale del piano del dg Gumirato

DOLO – Rinviare la discussione sul progetto di sistemazione dell’ospedale di Dolo, proposto dalla direzione generale dell’Asl 13, prevista oggi nella riunione del Commissione regionale per l’investimento in tecnologia ed edilizia (Crite). A chiederlo, dopo l’approvazione all’unanimità in Consiglio regionale della mozione che chiede il blocco dell’atto aziendale previsto per l’Asl 13, è il coordinamento per la difesa dell’ospedale di Dolo.

«Chiediamo al Crite», dice Walter Mescalchin, «di rinviare una decisione su un progetto che non risponde alle funzioni previste dal Piano Sanitario Regionale. Ci opponiamo alla suddivisione tra area medica e chirurgica per Dolo e Mirano proposta dal direttore generale Gino Gumirato».

Sulla questione interviene anche Alessandro Campalto, presidente della Conferenza dei sindaci della Riviera «Un plauso ai consiglieri regionali che all’unanimità hanno colto quello che era emerso nelle scorse settimane dai consigli comunali della Riviera. La direzione dell’Asl 13 può rielaborare un nuovo piano aziendale in grado di liberare le risorse necessarie agli investimenti urgenti su Dolo e Mirano, ma che allo stesso tempo ne salvaguardi l’impostazione di “ospedale di rete”, come previsto dal Piano Regionale».

«Le iniziative sono state condivise tra i colleghi di tutte le forze politiche», dichiarano i consiglieri Tiozzo, Pigozzo, Pettenò, Piccolo, «ritenendola una questione prioritaria che rende giustizia ai cittadini e agli operatori sociosanitari della Riviera e del Miranese. Chiediamo alla giunta regionale e alla direzione dell’Asl 13 di farsi carico di quanto indicato dalle mozioni, a cominciare da quanto si apprestano a decidere nella seduta del Crite, tralasciando quelle opere che non vanno nella direzione indicata dal consiglio regionale all’unanimità».

Giacomo Piran

 

Noale. erano destinati alla casa di riposo

La Regione dice sì ai 40 letti in più nel vecchio ospedale

NOALE – C’è una nuova puntata sulla storia dell’ospedale di comunità di Noale. Stavolta a scriverla è il Consiglio regionale, che chiede alla giunta di palazzo Balbi di intervenire sull’Asl 13 per inserire i 40 posti previsti, non all’interno della casa di riposo di via De Pol inaugurata un anno mezzo fa ma nei vecchi padiglioni dell’ospedale. Di fatto, è stata approvata la mozione presentata ancora in ottobre dal consigliere del Pd Bruno Pigozzo e ora si attendono quali effetti potrà scaturire.

«La struttura di Noale», scriveva l’ex sindaco di Salzano nel documento presentato più di due mesi fa, «risponde perfettamente ai criteri e requisiti indicati nella delibera della giunta regionale, e in quelle successive, per l’allocazione dello stesso ospedale di comunità. Infatti trattasi di un ospedale parzialmente dismesso che ha però mantenuto operativo un centro riabilitativo di area vasta, un reparto di lungodegenza, ambulatori di varie specialità mediche e una consolidata unità territoriale in grado di rispondere perfettamente alle necessità e agli obiettivi di un ospedale di comunità».

Più volte l’azienda sanitaria aveva spiegato come il progetto del trasloco fosse stato deciso nelle schede e fosse stato dato il via libera all’unanimità dalla conferenza dei sindaci; di contro, il Comune di Noale chiedeva che da Venezia cambiassero strategia, tenendosi i 40 posti già assegnati ma che andassero dentro al Pier Fortunato Calvi. E il governo locale presieduto dal sindaco Patrizia Andreotti lo aveva anche messo nero su bianco, approvando un ordine del giorno. Invece dentro alle strutture del vecchio ospedale, dovrebbero trovare posti i dipendenti amministrativi della stessa Asl 13 in una riorganizzazione più ampia.

Alessandro Ragazzo

 

Gazzettino – Dolo “Ospedale, rilancio possibile”

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18

dic

2014

DOLO «Evitare la specializzazione del polo sanitario. Chirurgia per tutte le 24 ore»

L’ottimismo dei consiglieri regionali dopo il “sì” alla mozione in Regione

Un punto a favore dell’ospedale di Dolo. Sono soddisfatti i firmatari delle due mozioni approvate all’unanimità dal consiglio regionale, relative all’organizzazione dei servizi sociosanitari dell’Ulss 13 e al blocco dell’Atto aziendale.

I consiglieri regionali Bruno Pigozzo, Pietrangelo Pettenò, Francesco Piccolo, Lucio Tiozzo chiedono «alla giunta di definire con chiarezza le risorse disponibili e in base a queste, attraverso una revisione della programmazione, evitare la specializzazione dei due ospedali in polo chirurgico (Mirano) e medico (Dolo): un modello che non tiene né dal punto di vista tecnico né da quello funzionale. Va invece perseguito il modello a forte integrazione tra i due poli già avviato in questi anni, che ha prodotto ottimi risultati: servizi di qualità, equilibrio territoriale, pareggio di bilancio. È indispensabile rimodulare le schede ospedaliere e garantire la chirurgia a Dolo 24 ore su 24 e 7 giorni su 7.

«Aspettiamo da anni – ha ricordato Bruno Pigozzo – le risorse per gli investimenti mai arrivati e vogliamo quindi che la Regione li garantisca e in base a questo chiediamo la rimodulazione degli interventi su Dolo, Mirano e Noale». «La riorganizzazione ospedaliera – ha ribadito Pietrangelo Pettenò – viene fatta senza tenere conto delle esigenze del territorio, dimostrando ancora una volta la necessità di dover ragionare per la riorganizzazione socio sanitaria in generale in una logica di aree vaste».

«Ci sono le condizioni – è convinto Francesco Piccolo – per il rilancio sia dal punto di vista socio-sanitario sia dal punto di vista strutturale. A Dolo, in particolare, dovranno partire i lavori per la realizzazione del nuovo pronto soccorso e di una struttura polivalente che permetta l’utilizzo e lo spostamento dei vari reparti in ristrutturazione».

Lino Perini

 

OSPEDALE / 2

Oggi in Regione l’esame del piano contestato

DOLO – Il Crite regionale esaminerà oggi il progetto del direttore generale dell’Asl 13 Gumirato per gli interventi ritenuti prioritari per la messa in sicurezza e a norma delle strutture ospedaliere di Dolo, Mirano e Noale.

Un progetto che non piace ai promotori del coordinamento a difesa dell’ospedale di Dolo, che si augurano la bocciatura del documento di programmazione.

«Non è accettabile sia dal punto di vista tecnico-funzionale che da quello economico – sostengono al coordinamento – È inspiegabile che nell’ospedale di Dolo si vogliano ristrutturare i prefabbricati a suo tempo usati per neurologia e psichiatria e nel contempo vengano dismessi 12 fabbricati, fra cui Villa Massari, ancora in grado di essere utilizzati e si trasferiscano altrove reparti e amministrazione. Sono operazioni poco accorte di risorse pubbliche in rapporto alle esigenze dei servizi».

Aggiungono inoltre, i comitati, che «non si capisce perché si preveda la necessità di svuotare i reparti per i lavori mentre in altre sedi, come Chioggia e Borgo Roma a Verona, si è lavorato con spostamenti dei reparti in altri padiglioni. A Dolo da anni è stato liberato il sesto piano, basterebbe utilizzarlo».

L.Per.

 

Noale, «posti-letto dentro l’Ospedale»

Approvata in Consiglio regionale la mozione di Pigozzo. “Avviso” all’Ulss 13

NOALE – «L’Ulss 13 preveda i 40 posti-letto dell’ospedale di comunità nella struttura pubblica dell’ospedale di Noale, anziché nella casa di riposo Santa Maria dei Battuti». Con una mozione approvata martedì, il consiglio regionale chiede un intervento alla giunta Zaia e lancia un chiaro messaggio al direttore dell’azienda sanitaria, Gino Gumirato.

Le schede ospedaliere emanate dalla Regione lo scorso giugno prevedono che a Noale venga attivato un ospedale di comunità (una struttura intermedia tra il tradizionale ospedale per acuti e la degenza a domicilio), nella mozione presentata dal noalese Bruno Pigozzo si chiede che questi posti siano previsti all’ospedale “Pier Fortunato Calvi” e non nella nuova Rsa di via de Pol. «I posti-letto devono essere attuati in strutture pubbliche e in via prioritaria laddove vi sia una presenza contestuale di una Medicina di Gruppo Integrato, così da poter garantire la copertura assistenziale 24 ore su 24 – si legge nella mozione -. Optare per una struttura privata come la casa di riposo Relaxxi significherebbe non seguire le indicazioni della Regione. L’ospedale di Noale risponde perfettamente ai criteri indicati per ospitare quei posti-letto». Questa posizione era già stata assunta anche dal sindaco di Noale Patrizia Andreotti con un atto di indirizzo firmato dalla sua giunta.

Nel processo di riorganizzazione dell’Ulss 13 il reparto di lungodegenza di Noale dovrebbe trasferirsi all’ospedale di Dolo, liberando proprio a Noale lo spazio per gli uffici direzionali dell’Ulss 13.

(g.pip.)

 

 

Vvox.it – De Stavola, aggiungi un posto a Tav

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17

dic

2014

C’è un ginepraio di relazioni sottaciute, incarichi, intrecci societari, politica, sottobosco della politica e grandi boiardi regionali che incornicia l’intera partita sulla cosiddetta Tav veneta. Una partita che vede proprio a Vicenza il punto di snodo di una vicenda sulla quale ancora oggi si addensano nubi fitte. Dalle quali al momento esce un quesito multiplo. L’alta velocità, o meglio l’alta capacità, rimarrà solo sulla carta? Sarà un progetto che si avvera? O semplicemente il passaggio, presunto o vero che sia, sarà l’occasione per ridisegnare l’assetto urbanistico, magari con speculazione annessa, di alcune zone comprese tra Verona e Padova? O a fare gola è proprio la torta della progettazione?

Tutto ruota attorno a Gianmaria De Stavola, l’ingegnere incaricato dal consorzio Iricav 2 di redigere il piano delle opere complementari alla Tav Verona Padova. Progettista nel ramo delle grandi opere, molto conosciuto nel Veneto, De Stavola, padovano ma di natali vicentini come il sindaco del capoluogo berico Achille Variati, viene dalla Margherita ed è poi confluito nel Partito Democratico. Esponente di spicco del Pd di Pianiga nel Veneziano sostiene con forza il maxi insediamento di Veneto city a Dolo del quale è stato chiamato a disegnarne il piano del traffico, provocando le ire di due esponenti di spicco dei comitati ambientalisti locali, Mattia Donadel e Adone Doni che assieme al consigliere regionale Pietrangelo Pettenò (Fds) nel 2009 accusarono duramente De Stavola di un possibile conflitto di interessi visto il suo attivismo a favore dell’insediamento.

Ma il peso specifico di De Stavola si dispiega andando a guardare dentro le società di engineering con le quali collabora. Tanto per rimanere all’alta velocità, lo studio per le opere complementari firmato dall’ingegnere patavino è commissionato alla veneziana EFarm. Una srl della quale proprio De Stavola possiede il 15% e che vede come socio di maggioranza col 55% un altro colosso della progettazione veneta, la Proteco engineering srl a sua volta posseduta col 50% delle quote ciascheduno da Valter Granzotto e Roberto Rossetto. Giuseppe Pietrobelli, storico inviato del Gazzettino, in un servizio pubblicato il 10 giugno 2014 sul portale on-line del quotidiano descrive la Proteco come «molto vicina all’ex consigliere regionale Piero Marchese, del Pd». Quest’ultimo, per inciso, è uno dei personaggi eccellenti finiti ai domiciliari per lo scandalo Mose. E della influenza di Marchese nell’ambito del patrimonio delle fondazioni vicine al Pd la stampa nazionale ha parlato a più riprese.

E proseguendo sempre nel solco della Proteco è sufficiente consultare il portfolio clienti della società di ingegneria per capire di come questa si trovi al centro di una rete di interessi nel mondo delle grandi opere venete. Solo per la Pedemontana Veneta la Proteco vanta quattro incarichi: un piano di inserimento paesaggistico, un piano di monitoraggio ambientale, un piano di marketing territoriale e uno studio di impatto ambientale. E ancora si fanno notare lo studio di impatto ambientale nonché il progetto preliminare per il Passante di Mestre (opera costata quasi l’80% di quanto previsto inizialmente secondo la Corte dei conti). E ancora il piano di assetto territoriale a Treviso, quello di Cortina e di Asolo. E poi Valsugana bis, Gra Padova, Tangenziali Venete e altro ancora. Ma c’è di più. Clienti della società sono anche Maltauro, Mantovani ed Adria Infrastrutture. La prima è finita nello scandalo Expo, la seconda e la terza son finite in quello del Mose. Ma tutte e tre sono solidamente incistate nel sistema dei project financing partorito durante l’era Galan-Chisso.

De Stavola è conosciuto per essere uno degli uomini chiave di un’altra società di ingegneria fra le più conosciute in regione, la Idroesse (che è in concordato preventivo), di cui è stato amministratore delegato e direttore tecnico nonché semplice membro del cda. Quest’ultima nel 2011 viene incaricata proprio dal Comune di Vicenza, in una con la Regione Veneto, la Camera di Commercio berica, la Confindustria berica ed altri soggetti, di redigere un piano preliminare per valutare la fattibilità di una nuova stazione dell’alta velocità a Vicenza. Capofila della commessa ad Idroesse (in cui hanno militato personaggi tra i più noti nel mondo delle infrastrutture regionali a partire da Carlo Lepore, ex ad nonché magnus dominus di Brescia Padova e fiero sostenitore del prolungamento verso il Rodigino della Valdastico Sud per un progetto che vede la stessa società autostradale come promotore principale) è la Camera di Commercio e l’incarico è affidato nuovamente, tra gli altri, a De Stavola.

Sullo sfondo rimane quindi la Idroesse, che fa parte di un’altra galassia delle realtà ben nota in regione: la Poolinvest, una società riferibile all’ex eurodeputato del Pdl, oggi in quota Ncd, Antonio Cancian, uomo in ottimi rapporti con il ministro delle infrastrutture Maurizio Lupi, sempre di Ncd. Lupi, da mesi caldeggia tutta una serie di grandi opere del quadrante Veneto compresa la Valdastico sud, fra i progettisti della quale risulta la sempre presente Idroesse. Progetti rispetto ai quali pure il sindaco di Vicenza Variati si è spesso detto entusiasticamente a favore.

Ed è proprio sul capo del primo cittadino berico che finiscono così alcuni nodi da sciogliere. De Stavola ha finanziato la campagna elettorale di Variati la quale lo ha portato alla rielezione dopo la vittoria del 2008. Ai rilievi di Vvox su un eventuale conflitto di interessi uno stizzito Variati ha replicato in modo evasivo spiegando in una nota che «… nessun incarico è stato… assegnato dal Comune di Vicenza all’ingegner De Stavola».

Le carte però contraddicono il capo dell’esecutivo della città del Palladio. A dire che tra i cofinanziatori del piano 2011-2012 è stato il Comune di Vicenza è proprio il sito del Comune di Vicenza, in un dispaccio dell’agosto 2011 (l’amministrazione a quanto è dato sapere non ha mai fatto retromarcia in tal senso). Ma la cosa più eclatante è che al di là della partita ferroviaria, De Stavola una commessa importante, dall’amministrazione comunale berica, l’ha avuta e come. Si tratta del lavoro di progettazione di alcuni lavori stradali in via Cairoli: prezzo 45mila euro più spiccioli. Data: 6 marzo 2014. Dopo le elezioni del maggio 2013, dunque.

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Vvox.it – Tav Vicenza, progettista finanziò Variati

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17

dic

2014

Un conflitto d’interessi grande come una casa. Anzi, come una doppia rotaia chiamata fantasmagoricamente Treno ad Alta Velocità alla vicentina. E’ quello che investe l’ingegner Gianmaria De Stavola dello studio di progettazione Idroesse Infrastrutture Spa, autore delle opere complementari della fermata Tav a Vicenza, cara alla giunta di centrosinistra e alla Camera di Commercio locale.

Già, perché il professionista padovano dato per vicino al Pd (in passato vicepresidente dell’azienda di trasporti veneziana Actv in quota Margherita, già direttore dei lavori del tram di Padova e Mestre e responsabile del preliminare del Passante veneto, chiamato a firmare il controstudio sui flussi di traffico nel mastodonte commerciale Veneto City a Dolo, coinvolto nella realizzazione del Casello di Albarea, del Grande Raccordo Anulare di Padova (GRAP) e della Camionabile sull’Idrovia Padova-Venezia), è stato uno dei dodici finanziatori ufficiali della campagna elettorale del sindaco Achille Variati (Pd) alle ultime elezioni comunali.

Si tratta di una cifra che i minimizzatori in servizio permanente effettivo liquideranno facendo spallucce: 3 mila euro. Ma non è la cifra che conta: è il fatto in sé.

Il fatto che il progettista per conto del Consorzio Iricav 2 abbia sostenuto attivamente, sborsando denaro, l’amministratore pubblico che oggi magnifica un’opera tutta sulla carta, e su carta intestata a quello stesso progettista. Non si scappa: è un clamoroso caso di incompatibilità.

Come promemoria, pubblichiamo i nomi di tutti i finanziatori del sindaco Pd diffusi dall’agenzia Alias (oggi Regina Rossa, di cui era socio il vicesindaco Jacopo Bulgarini d’Elci) nell’ottobre 2013, a cinque mesi dal voto che confermò Variati primo cittadino del capoluogo berico. In modo che la prossima volta, l’egregio e trasparente borgomastro stia più attento. Perché ora dovrebbe prendere provvedimenti. O sul Tav in salsa palladiana incomberà per sempre l’ombra di uno dei suoi 12 apostoli. Gesù finì sulla croce per uno soltanto. E per soli 30 denari. Qui sono 3000.

Unicomm Srl (gruppo di supermercati e centri commerciali della famiglia Cestaro): 20.000 euro
Paolo Marzotto (omonima famiglia di industriali dell’abbigliamento): 10.000 euro
Trivellato Spa (concessionario Mercedes): 10.000 euro
Art. Fer. Artigiani del ferro (azienda di Barbarano Vicentino): 6.000 euro
Francesca Lo Schiavo: 5.000 euro
Ferrazza Srl (azienda di elettronica industriale di Cornedo Vicentino): 4.000 euro
Gianmaria De Stavola (ingegnere dello studio Idroesse): 3.000 euro
Otello Dalla Rosa (amministratore unico Aim Energy): 2.500 euro
Paolo Caoduro (Caoduro Spa, presidente Vicenza Futura, promotrice del nuovo stadio-arena eventi a Vicenza Est): 2.000
Carlo Caoduro (fratello di Paolo, Caoduro Spa): 2.000 euro
Angelo Guzzo (presidente Acque Vicentine, Pd): 1.000 euro
Enrico Guzzoni (revisore dei conti del Comune nel 2010-2012, lavora nello studio Turchetti-Zanguio): 1.000 euro

 

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DOLO – Il Consiglio regionale ha approvato ieri all’unanimità una mozione che impegna la giunta «a intervenire presso la direzione generale dell’Asl 13 affinché siano sospesi i provvedimenti relativi all’atto aziendale, in attesa degli indirizzi sulle schede territoriali e sulle nuove Asl, e sia prevista una gestione di ospedale di rete in due sedi, Mirano e Dolo».

La mozione era stata presentata da Pietrangelo Pettenò (Federazione della Sinistra), da Bruno Pigozzo e Lucio Tiozzo (Pd) e da Francesco Piccolo (Gruppo Misto). La decisione del Consiglio regionale è arrivata poche ore dopo la consegna al presidente Clodovaldo Ruffato e al presidente della Commissione Sanità, Leo Padrin, di 5 mila firme per la difesa dell’ospedale di Dolo.

«Sono molto soddisfatto della votazione», spiega Pietrangelo Pettenò, «questo atto valorizza il lavoro fatto in questi mesi dal coordinamento per la difesa dell’ospedale di Dolo. È inoltre un messaggio politico nei confronti della giunta e della commissione regionale per l’investimento in tecnologia ed edilizia».

Questa si riunirà infatti domani per valutare i progetti, previsti dalla direzione dell’Asl 13, per la sistemazione dell’ospedale di Dolo. Grande entusiasmo c’è anche nel coordinamento per la difesa dell’ospedale di Dolo.

«Un successo popolare», dice Emilio Zen, «e la soddisfazione va condivisa con tutti i cittadini del territorio. Questa mozione risponde positivamente alle istanze della gente che vuole la rivisitazione e il rilancio del ruolo dell’ospedale di Dolo e dell’offerta socio-sanitaria del territorio. È una tappa importante ma non il risultato definitivo perché il nostro obiettivo è la modifica delle schede ospedaliere dell’Asl 13».

Giacomo Piran

 

DOLO – Voto unanime in Consiglio regionale. Ieri sono state consegnate le cinquemila firme

DOLO – Il consiglio regionale all’unanimità ha accolto ieri la mozione presentata dai consiglieri Francesco Piccolo, Pietrangelo Pettenò, Bruno Pigozzo e Lucio Tiozzo che chiedevano di sospendere l’Atto aziendale e il blocco delle schede ospedaliere previste per l’Asl 13.

Grande soddisfazione per la delegazione del gruppo di coordinamento “A tutela dell’ospedale di Dolo” che ieri mattina aveva consegnato al presidente del Consiglio del Veneto Clodovaldo Ruffato le oltre cinquemila firme raccolte lungo la Riviera del Brenta negli ultimi mesi.

Al momento della consegna erano presenti anche tre consiglieri che hanno firmato la mozione, e il presidente della V Commissione Regionale Leonardo Padrin.

Walter Mescalchin del coordinamento è soddisfatto: «Anche se si tratta solo dell’accoglimento di una mozione, il fatto che l’abbia votata a favore tutto il consiglio è un bel segnale. Credo che venerdì, quando si riunirà il Crite per esaminare il progetto presentato dal direttore generale dell’Asl 13, non potrà non tenerne conto».

Ora che succede? «Per l’8 gennaio ci è stata fissata un’audizione di merito in V Commissione. Questo ci soddisfa perché in tale occasione potremo esporre i motivi delle nostre richieste che coinvolgono un territorio che interessa 130.000 abitanti, e crediamo sia possibile la sospensione del riordino dei reparti e dei servizi degli ospedali dell’Asl 13 in attesa di un piano organico».

(L.Per.)

 

Nuova Venezia – Guerra sui soldi di Veneto City

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16

dic

2014

Il sindaco di Pianiga contro quello di Dolo: «Subito l’Imu o ti porto in tribunale»

PIANIGA «Se il Comune di Dolo non cambia idea sui 300 mila euro che ci deve restituire dall’Imu incassata per Veneto City, scatterà una causa e la vicenda finirà nelle aule dei tribunali». A dirlo senza tante mezze misure è il sindaco di Pianiga Massimo Calzavara dopo che nei giorni scorsi gli uffici tecnici del Comune che dirige, hanno inviato una lettera al Comune di Dolo.

La questione riguarda la realizzazione del mega centro direzionale del Veneto, fortissimamente voluto dalla giunta regionale del Veneto nell’era Galan – Zaia, che dovrebbe sorgere a cavallo fra i due Comuni rivieraschi e precisamente nelle zone delle loro aree industriali ora inutilizzate. Un centro direzionale contestato da partiti comitati e sindacati che ci hanno raccolto contro oltre 10 mila firme. Nonostante questo i comuni di Dolo e Pianiga hanno tirato dritto e hanno fatto ratificare ai Consigli comunali l’accordo per realizzare il centro direzionale. Sono stati dati ufficialmente al Comune di Dolo i soldi di oltre 300 mila euro di Imu, sui terreni già percepiti dai soggetti incaricati a realizzare il progetto. Soldi incassati in due anni grazie alla variante di destinazione d’uso approvata nei rispettivi consigli comunali. I terreni in tanti casi da agricoli sono diventati edificabili.

Pianiga ha chiesto la sua parte. Il Comune di Dolo però a queste richieste ha risposto picche. Per avere i soldi servirebbe a suo avviso un sub accordo ancora non siglato.

«L’accordo espressamente prevedeva», dice l’assessore all’urbanistica di Dolo Elisabetta Ballin, «che a Pianiga andasse il 20% dell’Imu dei fabbricati costruiti per Veneto City. In quell’area ad ora non è stato fatto nulla. Non è sta posata nemmeno una pietra. Lo stesso Comune di Pianiga può incassare i soldi legati al cambio d’uso del terreno nell’area in cui sarà costruito Veneto City che è di sua competenza. Cioè di fatto il 10 % del totale».

Per il sindaco Calzavara questo altro non è che un escamotage per non pagare il dovuto: «A quanto pare il comune di Dolo non ha nemmeno messo a bilancio l’Imu da restituire al comune di Pianiga l’Imu percepito dai terreni. Vuol dire che è sicuro che non ci spetta. Noi crediamo che non sia così. Se avessimo ragione però il Comune di Dolo oltre a doverci restituire i soldi, dovrà anche rispondere di danno erariale al Comune di Pianiga. E in quel caso non mancherà una ulteriore richiesta di risarcimento».

Alessandro Abbadir

 

DOLO – Domani saranno consegnate al presidente del Consiglio regionale del Veneto Clodovaldo Ruffato le circa 5000 firme raccolte dal gruppo di coordinamento costituito da vari comitati a difesa dell’ospedale di Dolo. Lo ha annunciato il coordinatore del movimento Emilio Zen ricordando che il consiglio regionale esaminerà anche la mozione presentata da 4 consiglieri regionali per la sospensione dell’atto aziendale. Sull’argomento Walter Mescalchin ha aggiunto: «Forzeremo perché la mozione venga discussa prima che il Crite, che doveva riunirsi lunedì ed è stato rinviato a giovedì 18, esamini il progetto presentato dal direttore generale dell’Asl 13 Gino Gumirato, in quanto nel caso venisse approvato ciò determinerebbe la fine dell’ospedale dolese».

Emilio Zen spiega l’obiettivo: «Vogliamo che l’Atto aziendale venga bloccato e le schede ospedaliere siano riviste». L’atto aziendale, infatti, prevede che l’ospedale di Dolo diventi ad orientamento prevalentemente medico-informatico-riabilitativo e con 25 posti di chirurgia generale in regime di week-surgery diurno, mentre l’ospedale di Mirano diventerebbe ad orientamento prevalentemente chirurgico con presenza di Cardiologia generale.

«L’assurdo è – ha aggiunto Mescalchin del comitato Marcato – che si prevede un’ingiustificata costruzione a Dolo di un “monoblocchino” in prefabbricato per Chirurgia, pronto soccorso e Diagnostica per un costo di 24 milioni. Ma se dovesse passare il progetto prima si svuoterebbero i reparti che passerebbero a Mirano e, quindi, col tempo sarebbero eseguiti i lavori. Di fatto l’ospedale di Dolo non avrebbe più chance di esistere».

Lino Perini

 

PIANIGA – Veneto City, scoppia la lite tra comuni per i soldi dell’Imu. Il comune di Pianiga ha chiesto a quello di Dolo la percentuale sugli oltre 300 mila euro di Imu dei terreni destinati al progetto. Soldi incassati in due anni grazie alla variante di destinazione d’uso approvata nei rispettivi consigli comunali. Il comune di Dolo però, risponde picche: per avere i soldi serve un sub accordo ancora non siglato. A spiegarlo è l’assessore all’urbanistica di Dolo Elisabetta Ballin.

«Abbiamo ricevuto dal comune di Pianiga la lettera in questione», conferma. «Ci sembra però una richiesta irricevibile visto che su questo punto l’accordo generale per la realizzazione di Veneto City, indicava la necessità di una ulteriore regolazione ripartitoria del surplus generato dal cambio di destinazione d’uso da agricolo a edificabile».

Il comune di Pianiga però nella lettera inviata dal sindaco Massimo Calzavara è stato chiaro: i soldi sono dovuti. «L’accordo prevedeva che a Pianiga andasse il 20% dell’Imu dei fabbricati realizzati per Veneto City», prosegue l’assessore. «In quell’area non è stato realizzato ancora nulla. Lo stesso comune di Pianiga può però incassare i soldi legati al cambio d’uso del terreno nell’area in cui sarà costruito Veneto City che è di sua competenza».

(a.ab.)

 

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