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Per quanto riguarda la “serietà”, non abbiamo dei buoni esempi da chi gestisce la sanità.    Noi ci limitiamo solo ad osservare ed informare i cittadini dicendo la “verità” ed esprimiamo anche il nostro parere (senza fingere) sulle responsabilità.

Chi, se non il dott. Gumirato, ha ritenuto possibile la specializzazione in area Medica nell’Ospedale di Dolo ed in area Medico e Chirurgica in quello di Mirano? successivamente e conseguentemente ha  presentato le osservazioni alle Schede Ospedaliere affinché venisse adottata tale soluzione nella nostra ASL 13, unica Asl nel Veneto a prevederlo!

Chi, se non lui, ha predisposto il conseguente progetto esecutivo che prevede lo svuotamento del Monoblocco Sud dell’Ospedale di Dolo e lo spostamento di tutti i reparti chirurgici da Dolo a Mirano? Lo ha fatto di sua iniziativa, la Regione non lo aveva ancora definito nelle Schede Ospedaliere!

Chi, se non il dott. Gumirato ha gestito per due anni consecutivi questa ASL producendo avanzi di gestione di oltre 10.000.000, lasciando gli operatori sanitari, i medici e gli utenti nelle condizioni di estrema precarietà verificate tutti i giorni da chi ha utilizzato ed ancora utilizza i servizi negli ospedali ?

Noi abbiamo solo preso atto di quello che ha fatto il dott. Gumirato ed essendone rimasti “seriamente” preoccupati, abbiamo espresso la nostra opinione.     E’ forse vietato anche questo ?

1) Riteniamo che non solo sia serio, ma sia doveroso dire quello che sta succedendo nell’Ospedale di Dolo senza imbrogliare o tentare di nascondere la verità ai cittadini.      Questo vale  per noi, ma anche per il dott. Gumirato.       Per questo riteniamo che il nostro “Ospedale per Acuti” come fino ad ora ha funzionato, dopo i provvedimenti che il dott. Gumirato sta mettendo in atto, venga definitivamente chiuso.       Diventerà un altro tipo di Ospedale !            Il dott.  Gumirato  ritiene che questo nuovo Ospedale risponda ai bisogni ed alle  esigenze sanitarie della nostra cittadinanza ?        Noi  riteniamo di no !

2) Riteniamo anche che i nuovi 350 posti letto destinati ad un Ospedale Medico – Geriatrico e di Lungodegenza, previsti dal dott. Gumirato nel nuovo Ospedale da lui progettato a Dolo, non rispondano alle necessità sanitarie complessive della nostra cittadinanza che sarà costretta ad emigrare verso altri Ospedali per Acuti con danni economici riversati sulla nostra ASL. Riteniamo anche (diversamente dal dott. Gumirato) che non siano i numeri dei posti letto a qualificare un Ospedale, ma i reparti in esso collocati ed inoltre, che quanto previsto a Dolo altro non rappresenti che un “Ospedale Intermedio di Cura”.     Noi riteniamo invece che, oltre a questo, ci sia bisogno ancora di un “Ospedale per Acuti” come oggi esiste, che potrà definirsi “Ospedale di Rete”, senza voler giocare con le parole come sta facendo il dott. Gumirato.

3) Riteniamo infine che la “serietà” dovrebbe essere dimostrata proprio nell’attuazione di quanto programmato dalle Schede Ospedaliere e dall’Atto Aziendale.    Così non sta avvenendo con il Settore Materno Infantile e con la sostituzione del primario di Ostetricia e Ginecologia a Dolo, unica UOC ancora rimasta nell’Ospedale.   Il Primario di Mirano  viene a Dolo quando ha tempo, eppure la sua sede è a Dolo non a Mirano.   Da quando c’è lui, gli interventi chirurgici di Ginecologia vengono dirottati a Mirano, come mai ?   Come mai il Direttore  Sanitario e quello Generale non dicono nulla  ?   E’ evidente che in questo modo, anche l’unica  UOC rimasta a Dolo, sarà tolta.      Secondo il dott. Gumirato, anche  questo viene fatto per il nostro bene  !

Cosa hanno fatto di tanto male i cittadini della Riviera del Brenta per meritarsi tutto questo  ?

Il Comitato Bruno Marcato/Ospedale di Dolo

 

Gazzettino – Asl, conti in rosso per 162 milioni

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3

feb

2015

SANITA’ – Migliorano i risultati di esercizio, recuperati in un anno 31 milioni, ma il buco resta profondo

Risalgono le veneziane, Padova e Verona. Bene Feltre, Belluno peggiora

C’è chi ha sbaragliato chi invece è rimasta al palo, o ancor peggio è scivolata ancor di più nel profondo rosso. Le performance economiche delle Asl non sono tutte uguali, almeno per quanto riguarda i numeri. Complessivamente, rispetto al 2012 nel 2013 il bilancio di esercizio complessivo delle Asl ha mostrato un minor negativo di circa 30 milioni di euro, anche se il totale rimane una cifra importante; 162 milioni e 331mila euro.

Ma è nel dettaglio che emergono differenze davvero macroscopiche. L’Asl di Belluno, ad esempio ha visto aumentare il disavanzo da poco più di 4 milioni di euro a meno 9 e 100mila euro; anche l’Asl del Veneto Orientale da quasi 7 milioni è scivolata ad un meno 17 milioni; dieci milioni di aumento di buco anche per l’Asl padovana. Ci sono poi quelle che invece hanno rovesciato situazioni difficili. Vola Feltre, migliora sensibilmente Bassano, ottima crescita per l’Asl dell’Ovest Vicentino, riesce ad accorciare sensibilmente un buco storico l’Asl Veneziana, guadagna 4 milioni quella di Dolo-Mirano, dimezzano il deficit Chioggia e Rovigo e va in attivo di 1 milione e mezzo Adria. Diminuisce lo scoperto anche per le Aziende sanitarie di Padova e Verona. Sempre in attivo lo Iov.

«Anche nel 2013 le Asl hanno faticato a raggiungere il pareggio di bilancio. Solo grazie alla Gestione sanitaria accentrata si sono potute ripianare le perdite», commenta il vice presidente della V. Commissione Claudio Sinigaglia che sta analizzando i dati. Il consigliere del Pd ritiene che sono attraverso un potenziamento il territorio per dare risposta alla cronicità che assorbe ormai gran parte del fondo sanitario si possa uscire da un trend passivo che per alcune Asl è ormai consolidato. «Dove sono i posti letto degli ospedali di comunità? E le medicine di gruppo integrate? E le Urt (Unità riabilitative territoriali)? – chiede Sinigaglia nell’ipotizzare una ricetta anti buco – La loro attivazione potrebbe migliorare l’offerta sanitaria e invertire in alcune realtà la rotta».

Una differenza di bilanci che è sicuramente legata all’offerta, ma che ha anche molte altre chiavi di lettura. Gli ospedali in project (come Venezia o l’Alto Vicentino ad esempio) finiscono con il pesare maggiormente sui bilanci. Per gli ospedali di prossimità molto incide anche la fuga in altre regioni. É il caso del Veneto Orientale, tra le Asl che in rapporto stanno perdendo maggiormente e che lamenta da tempo una migrazione di pazienti verso il Friuli Venezia Giulia.

La Regione Veneto, se pur ancora sulla carta, proprio per evitare queste diverse velocità all’interno dello stesso sistema sanitario, sta andando verso un “bilancio unico” affidato ad una “Azienda 0″ che superi le Asl. Per il momento i buchi delle Aziende vengono ripianati grazie alla gestione accentrata che anche quest’anno è riuscita a portare i conti in ordine ed evitare il commissariamento.

Daniela Boresi

 

Ulss, conti in profondo rosso

Resi noti i bilanci: solo Mirano virtuosa, male San Donà, migliora Venezia

Ulss in deficit, ma in miglioramento. Succede a Venezia e Chioggia. Nel Veneto orientale, invece, i conti peggiorano. Mirano è l’unica azienda con un bilancio positivo, che migliora. Sono i dati dei bilanci consuntivi 2013 appena approvati dalla Regione.

SANITÀ – Ecco i bilanci consuntivi delle aziende sanitarie della provincia diffusi dalla Regione

Ulss, profondo rosso a San Donà

Venezia resta in deficit ma migliora, Mirano virtuosa, male il Veneto orientale

Incomincia a scendere il deficit dell’Ulss veneziana, che resta comunque il più consistente di tutte le aziende venete. Si dimezza quello di Chioggia. Mentre Mirano, unica a non perdere, aumenta addirittura il saldo positivo. C’è poi chi peggiora: il Veneto orientale, con un deficit più che raddoppiato nel giro di un anno. Eccoli i bilanci consuntivi 2013 delle aziende sanitarie del Veneziano approvati in Regione a fine anno e diffusi ieri dal vicepresidente Pd della commissione sanità, Claudio Sinigaglia, insieme a quelli di tutte le Ulss del Veneto. Un quadro generale ancora in profondo rosso – 162 milioni e 330mila euro di buco a livello regionale, contro i 193 milioni e 131mila del 2012 – su cui si scatena già la polemica politica.

I dati del Veneziano mostrano una situazione molto varia. L’Ulss 12, storicamente la grande malata, con il suo enorme buco, dà segnali di ripresa. Il deficit passa da 55 a 47 milioni, comunque il più importante di tutte le aziende del Veneto, basti pensare che Padova e Verona – le altre a perdere di più, se pur in miglioramento – si attestano sui 25 milioni. Tra i dati diffusi ieri anche il debito verso i fornitori. E anche su questa voce l’Ulss veneziana migliora, e di molto: da 290 a 201 milioni. Altra Ulss in deficit, ma in netto miglioramento, quella di Chioggia. I numeri qui sono più contenuti, con un deficit che passa da 14 milioni a poco meno di 8. Fornitori pagati più velocemente anche qui, con un debito che passa da 73 a 39 milioni. Poi c’è il caso Mirano, l’unica Ulss del veneziano ad avere i conti in positivo già dal 2012: più 3 milioni. Un trend ulteriormente migliorato nel 2013 quando gli utili hanno superato i 7 milioni, mentre il debito con i fornitori si è attestato sui 77 milioni, contro i 101 dell’anno precedente. Unica azienda della provincia in controtendenza, invece, quella del Veneto orientale. Il buco di 6 milioni del 2012 l’anno successivo superava i 16. Un aumento legato ai conteggi per l’accreditamento di due strutture private, ma anche al fenomeno della fuga verso le strutture ospedaliere del Friuli.

Fin qui i numeri. E qualche primo commento ai dati veneziani arriva dal consigliere regionale Pd, Bruno Pigozzo. «Sul saldo ancora negativo dell’Ulss 12, sarebbe interessante sapere quanto pesa il costo del project per l’Angelo. Si tratta di un’anomalia bella e buona. E se vogliamo imboccare la strada dei costi standard, bisogna che tutti corrano con le stesse regole. Positivo il bilancio di Mirano, ma attenzione a tirare troppo la cinghia. Questo sistema non è sostenibile sul medio lungo periodo, vanno riconosciuti finanziamenti per gli investimenti». Quando al Veneto orientale «paga la mancanza si chiarezza sul futuro».

 

I direttori generali: «Abbiamo seguito le indicazioni della Regione»

«É un risultato meno negativo di quel che sembra. Tutto calcolato. Il 2012 era stato un anno eccezionale e la perdita del 2013 era programmata con la Regione». Il direttore generale dell’Ulss 10 Veneto orientale, Carlo Bramezza, non si scompone troppo di fronte al deficit record del 2013. «Abbiamo scontato l’accreditamento di due strutture private, con cui prima avevamo degli sconti, nonché l’anticipo dei fuoriregione, che ci verranno restituiti solo tra un altro anno. Fatti più contabili che altro. Poi paghiamo il fatto di avere ancora tre ospedali, la riorganizzazione è in corso, ma per vederne i benefici ci vorrà del tempo».

Tutti in miglioramento, si è detto, gli altri bilanci delle Ulss della provincia. E i direttori generali si dicono soddisfatti, a cominciare da Giuseppe Dal Ben, che guida sia l’Ulss 12 veneziana, che quella 14 di Chioggia. La prima resta la più indebitata della Regione, ma riduce il deficit. «Abbiamo ricevuto delle indicazioni rispetto all’esposizione. E siamo in linea con i piani di rientro indicati dalla Regione». I maggiori risparmi sono arrivati dalla «riduzione del costo dei servizi», quindi dal «risparmio sull’acquisto dei beni», infine da un «piccola limatura al costo del personale». Quanto al dimezzamento del deficit di Chioggia, per il dg è un «grande risultato, che verrà confermato nel 2014. Frutto della collaborazione tra Ulss e Regione anche sul fronte del pagamento dei fornitori». Infine l’Ulss 13 di Mirano, l’unica con il bilancio in attivo. «I conti dimostrano che la nostra è un’azienda virtuosa – commenta il dg Gino Gumirato – senza perdite di esercizio abbiamo prodotto utili nel 2012, nel 2013 e anche nel 2014. Nessun fornitore è stato pagato dopo i 90 giorni».

Nuova Venezia – Ulss: 160 mln di debito

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3

feb

2015

Bilanci positivi per trevigiane, Feltre, Monselice e Alta Padovana

Sinigaglia (Pd): «Troppi oneri e medicina territoriale inesistente»

Nella black list Padova tre veneziane e Verona

VENEZIA – È un panorama a macchie di leopardo quello della sanità veneta certificato dai bilanci consuntivi 2013 di Ulss, Aziende ospedaliere e Iov. Si tratta di cifre ufficiali, sancite un mese fa dalla giunta di Luca Zaia (che ha appianato i deficit d’esercizio attingendo alle risorse della Gestione sanitaria accentrata), ancorché superate, ma soltanto in parte, dalla dinamica del 2014.

Colpisce anzitutto la divaricazione tra conti in rosso e in nero, che divide pressoché a metà la rete sanitaria. Le perdite complessive ammontano a 162 milioni e 330 mila euro; picchi negativi nelle maxi aziende clinico-ospedaliere di Padova e Verona; pesante situazione debitoria a Venezia, Chioggia e nel Veneto Orientale; aumento del disavanzo a Belluno e nella stessa Ulss patavina.

Sul fronte opposto, i bilanci virtuosi di Feltre, Pieve di Soligo, Asolo e Treviso; analogo l’andamento positivo in due delle tre vicentine ma anche a Mirano, nell’Alta Padovana e a Monselice.

Critico il commento del consigliere regionale Claudio Sinigaglia, l’esperto di welfare del Pd: «Nonostante il prestito di un miliardo e mezzo richiesto allo Stato per riequilibrare l’esposizione finanziaria delle aziende, i debiti verso i fornitori non calano in modo consistente, tanto che a fine 2013 ammontavano a 2 miliardi. Ora stiamo restituendo il mutuo ricevuto e questo ci impegna a erogare circa 60 milioni circa all’anno per i prossimi 25 anni. Per coprire questo onere, però, la Regione non attinge al bilancio della sanità ma ad altri capitoli di spesa, circostanza che, sul piano degli investimenti, sta mettendo in difficoltà tutte le altre attività del Veneto».

Ma quali sono le cause strutturali del disavanzo, che insiste ormai stabilmente in alcuni bacini, peraltro i più popolosi del Veneto? Ai recenti Stati generali della sanità, i manager hanno fatto notare che il 25% della popolazione assorbe il 75% delle risorse sul versante delle cure… «Appunto, il nodo vero è quello della medicina integrata sul territorio, unica alternativa efficace alla tradizionale degenza ospedaliera», replica il democratico «se non potenziamo le strutture intermedie per dare risposta alla cronicità che assorbe ormai gran parte del fondo sanitario, non ne verremo a capo. E allora chiedo: dove sono i posti letto degli ospedali di comunità? E le medicine di gruppo integrate? E le unità riabilitative territoriali? Invece di presenziare alle finte inaugurazioni nei vari ospedali, suggerisco a Zaia di concentri sulla realizzazione dei presìdi territoriali, più volte promesso, previsti esplicitamente dal Piano socio-sanitario ma a tutt’oggi rimasti sulla carta».

Tant’è. In serata, per voce del direttore generale della sanità, giunge una puntualizzazione sulla vicenda: «Queste cifre fotografano la situazione di un anno fa ma nel frattempo i termini sono cambiati», afferma Domenico Mantoan «perché nel 2014 abbiamo distribuito la seconda tranche di finanziamenti a Ulss e aziende, 800 milioni, così da abbattere la loro esposizione nei confronti dei fornitori. Ricordo che nel 2011 lo stock debitorio ammontava a 3 miliardi e che oggi, febbraio 2015, è sceso ad un miliardo, soglia ritenuta fisiologica nelle dinamiche aziendali. Il saldo delle fatture, che in passato registrava una media di 180 giorni con punte di 350, adesso si è attestato sui 70 giorni. Mi sembra un progresso significativo, che avrà ripercussioni favorevoli sui conti».

«Personalmente», conclude Mantoan «a preoccuparmi di più sono i tagli che la Conferenza delle Regioni, con l’unica eccezione del Veneto, ha concordato sul versante sanitario: 3 dei 4 miliardi di riduzione di spesa a carico dei malati. Se il Governo accetterà questa impostazione, allora perfino l’erogazione dei servizi essenziali ai pazienti sarà a rischio. Non sono io a dirlo ma la Corte dei Conti». Una polemica, quella sulla scure destinata a colpire anche la spesa farmaceutica, destinata a infiammare la campagna elettorale.

Filippo Tosatto

 

Gazzettino – Dolo. “Chirurgia deve restare sempre aperta”

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29

gen

2015

DOLO – Basterebbe solo un evento di questo tipo per rendere assolutamente inadeguato il progetto di week-surgery attualmente in programma per Dolo. Tutto questo non è certo frutto di una vera riorganizzazione ma è espressone solo di un forzato contenimento della spesa che finisce col fornire meno servizi adeguati ai cittadini.

Non è con il trasferimento dei reparti che si risolve, inoltre, il problema sanitario negli ospedali di Dolo e di Mirano, – conclude Sacco – ma con una giusta e oculata ristrutturazione dei servizi già in essere. Ma per tutto questo serve la volontà politica. Una sana politica che prenda in carico il paziente nella sua globalità».

 

Per poter fissare limiti di velocità sulla strada provinciale il Comune inventa nuove località

Ma una si chiama come la località di Santa Maria di Sala e scoppia un curioso caso diplomatico

MIRANO -Mirano“ruba” una frazione a Santa Maria di Sala e scoppia un caso diplomatico. Nel bel mezzo del Miranese che vuole diventare Unione di Comuni spunta il cartello della discordia: Veternigo di Santa Maria di Sala è “passata” sotto Mirano. O meglio: lunedì è nata dal nulla una località miranese con lo stesso nome della frazione salese e per di più confinante.

I residenti sono spaesati, il sindaco di Santa Maria di Sala imbufalito: «Domani chiamo Campocroce una parte di Caltana», chiosa Nicola Fragomeni, che bolla come “bizzarra” la decisione dei vicini di casa.

Il caso. Qualcuno ieri ha pensato a uno scherzo. In realtà tutto nasce dalla protesta di questi mesi in via Desman, con la gente in strada a chiedere più sicurezza sulla provinciale. Tra le istanze, anche quella di abbassare i limiti di velocità. Per farlo, il Comune di Mirano ha pensato bene di rispolverare una delibera del 2007 che istituisce nel proprio territorio comunale antiche località geografiche sotto forma di centro abitato.

Ecco spuntare così lungo via Desman la località “Fontana” e poi “Veternigo di Mirano”. Uno stratagemma per trasformare la strada extraurbana in una serie di centri abitati, per i quali il codice della strada prevede il limite di 50 chilometri orari. Attenzione dunque: ora in via Desman bisogna procedere piano, anche se non vi sono cartelli e fin da subito scatteranno controlli e multe.

L’equivoco. Poco importa se chi abita in via Desman, zona via Bollati, si sia trovato dall’oggi al domani residente in una località di cui ignorava l’esistenza. Per chiamare “Fontana” quel tratto di provinciale pare si sia tirata in ballo l’antica presenza in strada di una fontanella, oggi risuscitata per rallentare le auto. Figuriamoci poi i veternighesi di Santa Maria di Sala che hanno scoperto che esistono anche i veternighesi miranesi. «Un errore», hanno pensato subito in molti. Invece no: il doppione è cercato.

Lo scontro. «Le località esistono da tempo, i cartelli sono stati posizionati per dare risposta alle richieste di sicurezza dei residenti e prevedere controlli mirati sulla velocità», spiegano dal Comune di Mirano.

«Ci vuole una mente brillante per piantare sul proprio territorio un cartello con il nome di un nostro paese», sbotta però Fragomeni, «è come se domattina mi svegliassi e chiamassi Campocroce l’ultima parte di Caltana. A Mirano evidentemente c’è molta fantasia: potevano chiamarla Desman o Zianigo Vecchia, ma nonVeternigo, che è una sola ed è a Santa Maria di Sala».

Intanto a Veternigo (salese) è quasi rivolta: ai tanti che lo considerano un errore da correggere c’è anche chi parla di provocazione bella e buona e chiede a Fragomeni di far togliere quel cartello. Alla fine, è solo una questione di nomi: resta il dubbio che ormai, per avere più sicurezza in una strada, serva per forza trasformarla in abitato, senza alcun riguardo per identità territoriali consolidate e riconosciute.

Filippo De Gaspari

 

IL COORDINAMENTO A TUTELA DELL’OSPEDALE DI DOLO

DOLO «Appena possibile organizzeremo un incontro per spiegare nel dettaglio il progetto che tanto sbandiera la direzione dell’Asl 13, un progetto che gli organismi regionali non hanno bloccato».

Lo dice Emilio Zen, portavoce del coordinamento iniziative a tutela dell’ospedale di Dolo che interviene dopo la presentazione, venerdì scorso, del piano di investimenti da 28 milioni di euro per gli ospedali di Dolo, Mirano e Noale.

«Il direttore generale dell’Asl 13 abbassa i toni», continua Zen, «addolcisce la pillola, ma la gravità della situazione per il futuro dell’ospedale di Dolo rimane».

La preoccupazione maggiore è per il reparto di chirurgia che sarà trasferito a Mirano, mentre a Dolo rimarrà una chirurgia week day surgery.

«Noi vogliamo un ospedale che risponda efficacemente alle urgenze e alle acuzie per un bacino d’utenza di 140 mila abitanti», prosegue Zen, «un ospedale “completo” con reparti e servizi full time organizzati, integrati, funzionali allo scopo. Non vogliamo un week surgery. Nessuno ha mai parlato di chiusura, ma di ingiustificato declassamento».

Infine una serie di quesiti rivolti alla Regione. «Dov’è la politica?», si chiede Zen ? Vi siete dimenticati che il governo della Sanità è vostro? Dovete voi stabilire indirizzi e scelte e farli rispettare alle direzioni Asl e non il contrario?».

Giacomo Piran

 

I 623 rilievi del 2014 collocano il comune della Riviera fra i peggiori della provincia

MIRA – Record di sversamenti di rifiuti a Mira con 623 rilievi per abbandoni di rifiuti, 124 verbali elevati (il 63% a residenti fuori Comune) e sanzioni per 20.667 euro. I verbali elevati nel 2013 erano 121. Questi i dati dell’attività degli ispettori ambientali di Veritas nel Comune di Mira.

Un dato che colloca Mira con Scorzè (che ha lo stesso numero di verbali elevati) fra i peggiori della provincia di Venezia.

Dei 124 verbali, 84 hanno riguardato utenze domestiche, 39 utenze commerciali,uno è stato fatto a una società. Per la maggior parte si è trattato di conferimenti difformi (100), e per il 50% dei casi si è arrivati al trasgressore dall’esame del contenuto dei rifiuti. Quasi sempre si è trattato di rifiuti urbani, in alcuni casi (15) di rifiuti speciali.

Significativo il dato dei rilievi per abbandono senza l’individuazione del responsabile: ben 623, come pure quello delle azioni di informazione all’utente per una corretta differenziazione: 894, di cui 871 a utenze domestiche. Dai verbali emerge anche una mappa delle vie in cui più spesso avviene l’abbandono di rifiuti o il loro conferimento senza una corretta differenziazione.

Al primo posto ci sono via Malpaga fra Borbiago e Marano e via Foscara a Malcontenta, ciascuna con 27 verbali elevati, seguono via Bastiette (15 verbali) a Dogaletto , via Ghebba (11) a Oriago e via del Curano (9) a Mira Porte.

Per quanto riguarda i trasgressori non residenti, la maggior quota di sanzioni ha riguardato abitanti del Comune di Venezia (33), seguiti da Spinea (8), Campagna Lupia (7), Camponogara e Mirano (5).

Il report 2014 sull’attività di vigilanza e di informazione degli ispettori ambientali di Veritas nel Comune di Mira conferma che c’è ancora molto da fare per arrivare a una generale consapevolezza dell’importanza di una corretta differenziazione dei rifiuti.

Sulla questione interviene l’assessore All’ambiente Maria Grazia Sanginiti: «Il lavoro paziente e quotidiano degli ispettori Veritas è fondamentale per educare al corretto e generalizzato riciclo dei nostri rifiuti. È importante capire che meglio lo si fa, meglio è tutelato l’ambiente, ma soprattutto c’è un’importante ricaduta economica, che si traduce in risparmio per il Comune di Mira e di riflesso per i cittadini, perché è il rifiuto indistinto quello che più pesa sulla bolletta finale. Per questo ci stiamo muovendo verso l’adozione del porta a porta in tutto il territorio, con puntuale tariffazione del rifiuto prodotto».

Alessandro Abbadir

 

Scorzè. Il Pd accusa l’amministrazione: per vedere il bosco serviranno vent’anni

Il sindaco Mestriner: avremo dieci ettari di alberi e le barriere fonoassorbenti

SCORZÈ – Sempre il casello e sempre il problema della sicurezza dei cittadini al centro della polemica a Scorzè tra Pd e maggioranza, a poco più di un mese dall’apertura al traffico.

Se prima si era parlato dei problemi che potrebbero avere pedoni e ciclisti con le piste ancora da fare o completare, stavolta lo scontro è sulla mitigazione ambientale, bosco o barriere fonoassorbenti che siano, per ridurre i rumori provocati dal passaggio dei mezzi.

E il maggior partito di minoranza chiede che si ritardi l’apertura al traffico finché non ci saranno opere almeno sufficienti.

«Mancano poche settimane all’apertura del casello», spiega il capogruppo del Pd Gianna Manente, «e non ci sono segnali dei dieci ettari di area verde promessa. Si era parlato, addirittura, di vederla prima che terminassero i cantieri del casello. A seconda del tipo di alberi da mettere, crediamo che ci vorrà qualche lustro prima di vederne i risultati. Ma intanto che si fa per tutelare la salute della gente? Che non sia il caso di posticipare l’apertura del casello? Credo che sia un argomento su cui riflettere».

Per il consigliere Gigliola Scattolin ci vorranno vent’anni prima di vedere gli alberi cresciuti. «E i benefici», continua, «si potranno avere solo quando avranno le dimensioni tali per essere efficaci».

Per il sindaco Giovanni Battista Mestriner il bosco si farà e tra qualche giorno dovrebbero essere definiti gli accordi con gli altri enti, soprattutto il consorzio di bonifica Acque Risorgive. «Solo grazie a noi», replica, «avremo dieci ettari di superficie verde e non zone industriali. Il Pd di Scorzè ci dica in quali altri Comuni da loro governati è stata fatta un’area così grande di mitigazione. Invece di collaborare, ci hanno sempre criticati in modo pretestuoso. Ricordo che il Comune di Scorzè non ha voluto il Passante e il casello. La gestione del primo e l’apertura del secondo, fatta con legge obiettivo, è in carico a Cav. Abbiamo acquisito le superfici e trovato i finanziamenti, non possiamo anche rivoluzionare le leggi della botanica perché gli alberi crescano prima: intanto è stato importante seminarle. Stiamo lavorando perché le aree cedute diventino di mitigazione idraulica e su questo c’è la necessità di definire un accordo con il consorzio Acque Risorgive: sarà fatto a breve».

Mestriner, poi, punta ad avere le barriere fonoassorbenti, che costano attorno al milione di euro a chilometro: «Tra poco», osserva, «partiremo con la procedura da adottare per impedire lo sforamento dei limiti acustici; questo consentirà ad Anas di riorganizzare il suo piano di risanamento come previsto».

Alessandro Ragazzo

 

Gazzettino – Dolo “Chirurgia non chiude”

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25

gen

2015

DOLO – Risposta alle preoccupazioni dei comitati: «Non si opera solo nel weekend»

Il direttore dell’Asl 13 Gumirato: «Interventi dal lunedì al venerdì»

Nessuna chiusura del reparto di Chirurgia a Dolo, i comitati stiano tranquilli. Parola di Gino Gumirato, direttore generale dell’Asl 13: «La chirurgia continuerà ad esserci, come pure ostetricia e ginecologia, con un’attività di “day e week surgery”».

Durante la presentazione del piano di investimenti da 28 milioni di euro che interesserà gli ospedali di Dolo, Mirano e Noale, il direttore è tornato sul tema “caldo” della chirurgia, che ha suscitato molte polemiche e preoccupazioni in particolare da parte del Comitato Bruno Marcato, ma anche dei consiglieri regionali dell’area. La trasformazione da Unità complessa di Chirurgia a Dolo, come è oggi, a Unità semplice, secondo i comitati penalizzerebbe infatti l’intero ospedale, che non potrebbe usufruire di un servizio chirurgico lungo tutte le 24 ore.

«Innanzitutto voglio precisare che nell’ospedale di Dolo sono previsti 360 posti letto contro i 260 di Mirano – ha sottolineato Gumirato – e mi domando come si possa pensare che con questi numeri si possa chiudere un ospedale. Inoltre – ha aggiunto il direttore generale – la maggior parte dell’attività chirurgica a Dolo riguarda interventi programmati. Per questo motivo nelle schede ospedaliere la chirurgia di Dolo, che manterrà 25 posti letto più 2 aggiuntivi, diventerà “day e week surgery”, ovvero normalmente non prevederà ricoveri venerdì pomeriggio, sabato e domenica. Da qui il termine day-week surgery. C’è inoltre da sottolineare che l’ospedale di Dolo in questi anni è diventato un punto di riferimento per quanto riguarda la chirurgia laparoscopica, che riduce notevolmente il ricovero in ospedale. Figuriamoci se possiamo fare a meno di un servizio così rilevante. Insomma – ha sottolineato Gumirato – l’unica modifica sostanziale sarà che la chirurgia di Dolo e quella di Mirano avranno un unico primario anziché due».

In un recente convegno sulla chirurgia laparoscopica svoltosi in Riviera, infatti, è emerso come in Italia solo il 22% degli interventi al colon retto venga eseguito per via laparoscopica. Il Veneto si attesta su valori medi del 33% con realtà come quella di Dolo che si fregia del 70% dei casi trattati per via laparoscopica.

Luisa Giantin

 

SPINEA – Barriere fonoassorbenti e fotovoltaiche per il Passante che inquina l’aria e disturba il sonno dei residenti.

Torna a riproporle il consigliere di Fratelli d’Italia Mauro Armelao, dopo che il progetto è diventato realtà in altri comuni. Ha fatto scuola, ad esempio Oppeano, in provincia di Verona, dove barriere all’avanguardia, in grado di proteggere dai rumori e allo stesso tempo produrre energia dal sole, sono realtà lungo la Transpolesana.

Armelao torna così alla carica, riproponendo il progetto anche per Spinea, dove a distanza di anni dall’entrata in esercizio del Passante, ancora non è arrivata una soluzione per alcuni tratti di autostrada, rimasti scoperti dalle barriere.

Lo fa a pochi giorni dal rinnovo del Consiglio di amministrazione di Cav, la società che lo gestisce.

«Installando pannelli solari su tutto il tracciato, esclusi i tratti in trincea, Cav potrebbe produrre energia elettrica da distribuire gratis a tutte quelle utenze private che distano fino a 200 metri dal Passante, in modo da “ricompensarli” dal danno subito dalla presenza dell’infrastruttura», spiega Armelao, «tutti sanno che le abitazioni in questa fascia hanno perso almeno il 30% del loro valore commerciale. Inoltre, l’energia prodotta e non consumata per le case e per l’illuminazione stessa del Passante, potrebbe essere venduta da Cav a Enel. Si tratta di un’operazione di giustizia verso i tanti residenti che non sono stati adeguatamente risarciti, solo perché più distanti della fascia di indennizzo, penso ai residenti di Crea, Fossa, Luneo e Zigaraga».

A Oppeano, oltre all’abbattimento pressoché totale dei rumori in eccesso, meno di due chilometri di barriere fotovoltaiche producono ogni anno circa 800 mila kilowatt’ora di energia.

Filippo De Gaspari

 

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