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Interrogazione in Regione del capogruppo Pd Lucio Tiozzo

MESTRE «Perché il presidente Zaia non difende e tutela i diritti e le prerogative dell’ex consigliere regionale Gianfranco Bettin?». Se lo è chiesto Lucio Tiozzo, capogruppo del Pd a Palazzo Ferro Fini, presentando un’interrogazione sulla vicenda giudiziaria che sta coinvolgendo l’attuale assessore all’Ambiente del Comune di Venezia, e legata a una querela presentata nel 2005 da Corrado Clini, all’epoca Direttore generale del Ministero dell’Ambiente, e ora ministro del Governo Letta. Bettin, ricordano dal Pd, fu firmatario di una interrogazione riguardante la Jolly Rosso, una nave italiana che alla fine degli anni Ottanta il Governo inviò in Libano a ritirare 10 mila fusti di rifiuti tossici. Dopo lunghe indecisioni i fusti furono smaltiti in alcuni siti industriali italiani tra cui quello di Marghera. Nel 2005 il settimanale L’Espresso pubblicò un articolo sulla vicenda. «Per il procedimento a carico del consigliere regionale Bettin, l’allora Presidente della Regione, Giancarlo Galan, incaricò due giuristi per la stesura di un ricorso alla Corte Costituzionale, la quale stabilì che la Regione avrebbe dovuto porre la questione del conflitto di attribuzione solo all’apertura effettiva del processo», ricorda Tiozzo. «Il processo è ripreso nel 2010, e in quell’anno è stato eletto Presidente della Regione Luca Zaia: da allora nulla è stato fatto nonostante le ripetute segnalazioni sulla necessità di procedere secondo quanto indicato dalla Corte Costituzionale. Si rischia un pericoloso precedente. Va verificato se sussistono le condizioni per attivare tutte le possibili procedure per tutelare i diritti e le prerogative dell’ex consigliere». (s.b.)

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Municipalità solidale con l’assessore

MARGHERA. Il consiglio di Municipalità di Marghera prende una netta posizione pro-Bettin nei riguardi della causa civile intentata dall’ex direttore del Ministero dell’Ambiente ed ex Ministro Corrado Clini con richiesta risarcimento di 1 milione di euro riguardo una interrogazione sulla vicenda della nave Jolly Rosso e di come sia stato trattato e smaltito il carico che trasportava. «La Municipalità di Marghera», spiega il Consiglio nella sua presa di posizione, «ritiene utile e prezioso per Marghera e per il territorio veneziano, l’impegno che Gianfranco Bettin sta conducendo da decenni di contrasto all’emarginazione e al disagio sociale, contro la criminalità e l’inquinamento ambientale insieme al quartiere. Doveroso dunque esprimere la solidarietà e l’auspicio che un processo come questo, intentato per una denuncia fatta in qualità di consigliere regionale e formalizzata e resa pubblica con un’interrogazione alla giunta regionale, si concluda con un nulla di fatto” Alla solidarietà, la Municipalità di Marghera aggiunge inoltre “Preoccupazione per tale processo e per tale metodo che, se dovesse produrre effetti legali e giudiziari, significherebbe negare il diritto dei consiglieri regionali, a essere tutelati nelle proprie prerogative». (ma.to.)

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MARGHERA – Le parole con cui Guerrino Cravin, amministratore delegato di Alles, ieri ha difeso il progetto di revamping della sede Alles di Marghera, non sono piaciute all’assessore all’Ambiente Gianfranco Bettin secondo il quale, nonostante le garanzie della società sul miglioramento tecnologico degli impianti, le conseguenze per Marghera saranno terribili. Secondo Bettin

«l’amministratore delegato di Alles minimizza l’impatto che avrebbe su Porto Marghera il revamping del suo impianto di trattamento dei rifiuti, autorizzato recentemente dalla Regione Veneto e contro il quale si sono da tempo pronunciati sia il Comune che la Provincia, autorizzazione oggetto di un ricorso al Tar presentato dall’amministrazione. Al di là dei progetti di miglioramento tecnologico degli impianti di Alles, dei quali non possiamo che prendere atto positivamente se essi comportano maggiore efficienza e tutela di chi lavora e un minore impatto ambientale, le ragioni inestirpabili di preoccupazione e di opposizione rimangono quelle più volte rimarcate: l’abnorme aumento dei codici, cioè del tipo di rifiuti trattabili, la loro provenienza non da “zone limitrofe” o “dalla regione”, come dice Alles, bensì dall’intero mercato globale dei rifiuti, come certifica l’autorizzazione, mentre la più grande preoccupazione strutturale suscitata dal provvedimento della giunta regionale è la modifica autoritaria del Piano regolatore di Margheraa».

Secondo Bettin

«Alles, incredibilmente, nega che modifica sia essere avvenuta ma essa è scritta nero su bianco negli atti della Regione, rappresenta anzi la sola possibilità di autorizzare Alles a ricevere i rifiuti di ogni provenienza e grazie ad essa Porto Marghera rischia di diventare, esattamente, la pattumiera dei rifiuti tossici e nocivi di tutta Italia se non d’Europa e oltre. Ne deriverebbero un duro impatto sull’ambiente e sulla salute, uno stravolgimento delle linee di evoluzione dell’area che comporterebbe un vantaggio occupazionale minimo a fronte di un allontanamento delle attività sostenibili ambientalmente e competitive e innovative sul piano tecnologico ed economico che si stanno cercando di attrarre grazie ai recenti accordi sulle bonifiche e sulla messa a disposizione di nuove importanti aree da reindustrializzare».

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PORTOMARGHERA

Alles, continua la polemica. Ieri la dura presa di posizione dell’ad dell’azienda Guerrino Cravin che ha posto l’aut aut: «O si fa l’ampliamento o chiudiamo» con le relative ripercussioni occupazionali. Oggi la replica di Gianfranco Bettin, assessore comunale all’Ambiente che rimprovera a Cravin di minimizzare l’impatto che avrebbe su Porto Marghera il revamping del suo impianto di trattamento dei rifiuti, autorizzato dalla Regione Veneto e contro il quale si sono pronunciati sia il Comune che la Provincia di Venezia, che anche insieme al Comune di Mira hanno ricorso al Tar.

«Al di là dei progetti di miglioramento tecnologico degli impianti di Alles – afferma Bettin in una nota – dei quali non possiamo che prendere atto positivamente se essi comportano maggiore efficienza e tutela di chi lavora e un minore impatto ambientale, le ragioni inestirpabili di preoccupazione e di opposizione rimangono quelle più volte rimarcate: l’abnorme aumento dei codici, cioè del tipo di rifiuti trattabili, la loro provenienza non da “zone limitrofe” o “dalla regione”, come dice Alles, bensì dall’intero mercato globale dei rifiuti, come certifica l’autorizzazione, mentre la più grande preoccupazione strutturale suscitata dal provvedimento della giunta regionale è la modifica autoritaria del Piano regolatore di Marghera. Alles, incredibilmente, nega che la modifica sia avvenuta ma essa è scritta nero su bianco negli atti della Regione, rappresenta anzi la sola possibilità di autorizzare Alles a ricevere i rifiuti di ogni provenienza e grazie a essa Porto Marghera rischia di diventare, esattamente, la pattumiera dei rifiuti tossici e nocivi di tutta Italia se non d’Europa e oltre». «Ne deriverebbero – conclude Bettin – un duro impatto sull’ambiente e sulla salute, uno stravolgimento delle linee di evoluzione dell’area che comporterebbe un vantaggio occupazionale minimo a fronte di un allontanamento delle attività sostenibili ambientalmente e competitive e innovative sul piano tecnologico ed economico che si sta cercando di attrarre grazie ai recenti accordi sulle bonifiche e sulla messa a disposizione di nuove importanti aree da reindustrializzare».

 

«Ho solo difeso la mia città, non mi devo scusare». Così Bettin risponde all’ex ministro Clini, che a proposito del processo sulla vicenda dei rifiuti tossici della Jolly Rosso smaltiti a Marghera, si lamenta per non aver mai ricevuto delle scuse.

«Personalmente – dice l’assessore all’Ambiente – non penso di aver nulla di cui scusarmi con lui. Io ho solo difeso la mia città, che rappresentavo come Prosindaco, e la mia regione, da consigliere regionale. Ho chiesto e cercato la verità su cosa avessimo respirato, su cosa sia finito nell’aria, nell’acqua, nella terra intorno a noi. L’ho fatto con atti istituzionali, difendendo, nel contempo, la libertà di informazione e la libertà di espressione. È la Regione Veneto, per ignavia o sciatteria o altro, ad aver calpestato se stessa e la propria dignità dimenticando l’art. 122, comma 4, della Costituzione, secondo il quale: “I consiglieri regionali non possono essere chiamati a rispondere delle opinioni espresse e dei voti dati nell’esercizio delle loro funzioni”».

 

 

Verso la sentenza la richiesta di risarcimento di Clini (all’epoca direttore dell’Igiene pubblica Asl 12)

«Precedente pericoloso se passa il principio che si può “querelare” un’interrogazione regionale»

MARGHERA. L’ex ministro dell’ambiente, il veneziano Corradi Clini, ha chiesto un milione di euro di risarcimento a Gianfranco Bettin e al giornalista dell’Espresso Riccardo Bocca per un’interrogazione al Consiglio regionale presentata dal primo quando era consigliere a palazzo Ferro Fini sulla base di un servizio giornalistico firmato sul settimanale dal secondo. Al centro della vicenda i fusti di rifiuti tossici recuperati dalla motonave Jolly Rosso in Libano e bruciati in parte nell’impianto Sg31 della Monteco al Petrolchimico di Marghera. La causa civile, davanti al Tribunale di Roma, dura ormai da due anni e la sentenza è prevista a giorni. A raccontare la vicenda è lo stesso Bettin: «Nel febbraio del 2005, ricorda l’assessore comunale,

«l’Espresso pubblicò il servizio di Bocca nel quadro di una più vasta inchiesta che si occupava delle piste seguite da Ilaria Alpi prima di essere assassinata a Mogadiscio, tra queste quella di un traffico di rifiuti tossici, e si occupò anche del recupero da parte della Jolly Rosso nel 1989, inviata a Beirut dal governo, di circa 10 mila fusti scaricati da un’azienda lombarda».

Nell’articolo si citava una relazione del febbraio 1990 dell’Asl veneziana nella quale, analizzando la condensa dei fumi in uscita dal forno Sg31 si confermava la presenza di uranio. Ma già nel 1989, quando Bettin era consigliere di quartiere di Marghera, aveva raccolta la testimonianza di alcuni operai i quali riferivano che nei fusti della Jolly Rosso sarebbe stato presente uranio. Allora, però, il direttore dell’Igiene pubblica dell’Asl 12, allora era Clini, contestò quelle valutazioni, sostenendo si trattasse di disinformazione. Nel 2005, però, sulla base del servizio della rivista, Bettin presentò un’interrogazione in Consiglio regionale in cui chiedeva alla giunta se fosse a conoscenza dei fatti e quale fosse la natura e l’entità dell’inquinamento radioattivo. Inoltre, chiedeva se la giunta intendeva rendere pubblico il documento dell’Ulss tenuto segreto per 15 anni. Stessa interrogazione presentò la deputata verde veneziana Luana Zanella in Parlamento. Clini, nel frattempo diventato direttore generale al ministro dell’ambiente, citò in giudizio Boccia, Bettin e Zanella. Il Parlamento, però, negò l’autorizzazione a procedere contro la deputata, mentre la Regione, allora retta da Giancarlo Galan, avviò un conflitto di attribuzione davanti alla Corte costituzionale, la quale rispose che la Regione avrebbe dovuto porre la questione all’apertura del processo. Nel frattempo però, a guidare la giunta regionale è arrivato Luca Zaia, che non ha mai provveduto a proseguire ciò che Galan aveva iniziato e così la causa è andata avanti. Per Bettin si tratta

«di un precedente pericolosissimo perché se passa il principio che si può “querelare” un’interrogazione si crea un vulnus letale nella rappresentanza e viene minata la possibilità di usare uno strumento indispensabile per l’accertamento della verità».

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IL CASO – Bettin e Clini. Lite milionaria in tribunale sui veleni della Jolly Rosso

A GIORNI LA SENTENZA

Il sociologo: «Mi ha chiesto un milione di euro»

La replica: «Mai sentita una parola di scuse»

IL CASO – L’assessore all’Ambiente querelato dall’ex ministro per una vicenda di oltre vent’anni fa

Gianfranco Bettin rischia di dover pagare un milione di euro all’ex ministro e attuale direttore generale del ministero dell’Ambiente, Corrado Clini. La storia è vecchia di oltre vent’anni e tutto ruota attorno alla Jolly Rosso, una nave italiana che a fine anni Ottanta il Governo mandò in Libano a caricare 10 mila fusti di rifiuti tossici che erano stati gentilmente regalati da una azienda lombarda, la Jelly Wax, ma il Paese della penisola arabica non gradì il dono.

«All’epoca molte aziende italiane smaltivano così le proprie scorie, a volte anche con complicità mafiose o di apparati dello Stato»

racconta Bettin che oggi è assessore comunale all’Ambiente. Dopo mesi di indecisioni, si smaltirono i fusti in alcuni siti industriali del Paese, compresa Marghera che, dentro al Petrolchimico, ha l’inceneritore SG31 nel quale furono bruciati nonostante le proteste di ambientalisti, operai e Bettin.
Dopo cinque anni il settimanale L’Espresso pubblicò un articolo che, ricordando quella vicenda, citò una relazione dell’Ulss 36 (oggi Ulss 12) datata 28 febbraio 1990 nella quale, analizzando la condensa dei fumi usciti dal forno SG31, si confermava presenza di uranio. In quell’articolo Gianni Mattioli, allora docente all’Università di Roma, disse che le concentrazioni erano preoccupanti.
Bettin era prosindaco di Mestre e anche consigliere regionale e presentò un’interrogazione; stessa cosa fece la parlamentare dei Verdi Luana Zanella alla Camera dei deputati.
Corrado Clini, che nel frattempo era sbarcato al ministero dell’Ambiente, querelò in sede civile Bettin, Zanella e il settimanale.
Ebbene, il Parlamento rifiutò l’autorizzazione a procedere per Luana Zanella, e l’allora governatore del Veneto, Giancarlo Galan, fece la stessa cosa, ma la Corte Costituzionale stabilì che per Bettin bisognava aspettare l’apertura del processo che avvenne nel 2010; nel frattempo Galan era stato sostituito da Luca Zaia e la Regione non mosse più un dito per Bettin.

«Queste tutele non sono dei privilegi – commenta l’assessore – rappresentano la garanzia che, in nome dei cittadini tutti, si possano porre anche le domande più scomode, anche nei confronti di chi è potente».

Bettin, che a giorni aspetta la sentenza, dice che non parla per chiedere tutele

(«per quanto riguarda la mia vita, in ogni caso, cercherò di arrangiarmi»)

ma perché

«per sciatteria o precisa volontà politica di discriminare il sottoscritto, la Regione crea un pericolosissimo precedente».

Quanto al querelante

«non ho niente da dire sul dottor Corrado Clini. Egli, assistito dal grande studio legale che presta anche consulenza giuridica al ministero dell’Ambiente, esercita una possibilità che l’attuale normativa lascia a chiunque (specie se potente) scambi le critiche per reati. È la legge che andrebbe cambiata, come da tempo sostengono in molti. Ed è la Regione Veneto che è indicata come un ente che non rispetta se stesso né i propri esponenti».

Corrado Clini dice che non si ricordava nemmeno più del processo:

«È passato troppo tempo. Ricordo, però, molto bene quanto venne scritto in quell’articolo e le dichiarazioni uscite, e non erano rappresentazioni di opinioni politiche, ma accuse molto pesanti su una mia responsabilità diretta su una cosa orribile, in qualche modo legata a fenomeni di criminalità organizzata».

L’Espresso citava una documentazione dell’Ulss 36 nella quale si parla di uranio.

«Non ho mai visto una lettera del genere. È vero, al contrario, che fui io a ordinare accertamenti su tutto, compreso l’uranio, e le conclusioni furono che il tipo di concentrazioni trovate rientrava nel fondo naturale dell’ambiente».

Lei chiede un milione di euro a Bettin. «

Dissi subito che, qualunque cifra avessi preso, l’avrei devoluta a programmi di risanamento ambientale per Porto Marghera. Ad ogni modo la cosa che mi fa più specie è che in tutti questi anni non ho mai sentito una parola di scuse da nessuno di loro».

 

MARGHERA – La Provincia dice no all’ampliamento di Alles. Ieri il Consiglio provinciale ha votato all’unanimità una mozione contro il potenziamento del sito che a Marghera tratta i rifiuti speciali. Pollice verso anche dal presidente Zaccariotto. Per Alles si tratta della seconda bocciatura in appena tre anni, visto che già nel 2010 i consiglieri provinciali avevano votato contro il progetto. La mozione, presentata in commissione dal Pd e da altri consiglieri di minoranza, prevede inoltre che la Giunta si attivi nei confronti della Regione e che la Provincia ricorra al Tar assieme al Comune. Oltre a dire di no all’ampliamento dell’impianto per il trattamento di rifiuti speciali – che in molti vedono come premessa per far tornare Porto Marghera la discarica d’Italia – nel mirino della Provincia c’è ancora una volta lo “strapotere” della commissione regionale Via. Come per il progetto della Nekta, anche per Alles la commissione regionale non ha tenuto conto del parere negativo espresso dalle amministrazioni locali. In quel caso, l’assessore provinciale all’Ambiente, Paolo Dalla Vecchia, e la Zaccariotto scrissero una lettera di fuoco allo stesso Zaia, denunciando tutti i dubbi e le preoccupazioni che la Provincia nutriva nei confronti della commissione Via regionale.

«L’organismo tecnico della Via regionale – attacca Dalla Vecchia – è composto da esperti non eletti, ma nominati, che possono permettersi di decidere di fare una variante urbanistica contrariamente alle posizione degli amministratori comunali e alle osservazioni rilevate in ambito ambientale e presentate dalla Provincia. Su Alles il Comune si è già dichiarato contrario all’ampliamento perché in contrasto con la vigente pianificazione urbanistica e territoriale, mentre gli uffici provinciali competenti hanno raccolto e presentato una serie di osservazioni che rilevano tutte le criticità».

Lionello Pellizzer, consigliere provinciale del Pd e primo firmatario della mozione, usa toni ancora più decisi:

«Alles è un caso sconcertante – osserva – perché la commissione regionale Via, un organo tecnico di nominati, ha di fatto esautorato Comune e Provincia, organismi democraticamente eletti dai cittadini. È fondamentale che tutto il Consiglio provinciale abbia dimostrato la sua piena contrarietà al progetto ed è significativo che al voto abbia partecipato anche la Zaccariotto».

Dopo il voto contro del Consiglio regionale, del Comune e della Provincia, sul caso Alles la Giunta regionale è rimasta praticamente sola.

Marco Dori

 

Nuova Venezia – Marghera. La Provincia al Tar contro Alles

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26

giu

2013

Voto unanime in Consiglio contro il revamping dell’impianto che tratta i rifiuti

Come ha già fatto il Comune, ieri anche la Provincia di Venezia ha deciso – con voto unanime dei 32 consiglieri presenti, compresa la presidente Francesca Zaccariotto – di ricorrere al Tribunale amministrativo regionale (Tar) contro l’autorizzazione al potenziamento (revamping) degli impianti di Alles spa di Marghera che trattano fanghi pericolosi provenienti anche da fuori regione, concessa dalla Giunta regione presieduta da Luca Zaia.

«Preso atto della decisione assunta dalla Giunta regionale», recita la mozione approvata da tutti i consiglieri, «di avallare l’ampliamento dell’impianto di trattamento di rifiuti speciali anche pericolosi della società Alles e considerato che tale decisione non ha recepito le osservazioni alla valutazione di impatto ambientale prodotte dalla Provincia di Venezia, il consiglio impegna la presidente Francesca Zaccariotto e la Giunta provinciale a rappresentare alla Regione Veneto la netta contrarietà all’ampliamento della capacità di trattamento dell’impianto della società Alles».

Detto ciò la mozione invita la Giunta provinciale

«a verificare se vi siano gli estremi per il ricorso al Tar contro il provvedimento regionale di approvazione del progetto Alles o in alternativa, a sostenere l’analogo ricorso presentato dal Comune di Venezia».

La mozione, infine, impegna la Giunta presieduta dalla Zaccariotto

«ad attivare ogni possibile iniziativa per evitare tale ampliamento produttivo e la conseguente maggior presenza di materiali tossico nocivi circolanti nella Provincia di Venezia, nel rispetto del principio di prossimità tra luogo di produzione dei rifiuti e luogo di trattamento e smaltimento».

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MARGHERA – La riunione delle Commissioni congiunte di Marghera e Chirignago sul caso Alles non fa il pieno di presenze (poco più di una quarantina gli spettatori dei due quartieri) ma conferma l’appoggio pieno delle due importanti realtà cittadine alla risoluzione negativa del consiglio regionale. Alla presenza dei rappresentanti delle due Municipalità e dell’assessore Gianfranco Bettin, la discussione si è soffermata soprattutto sugli ultimi sviluppi del caso Alles e sulle conseguenze dell’eventuale potenziamento dell’impianto che tratta i rifiuti tossici. Al termine, nessuna nuova presa di posizione ufficiale, ma la Municipalità di Chirignago ha sottoscritto quanto già espresso anche con mozioni ufficiali nelle settimane passate dalla IV Commissione di Marghera.

«La mozione», commenta il presidente della IV Commissione di Marghera Antonio De Dea, «del Consiglio regionale è un passo importante ma la cittadinanza e tutta la società civile non devono però abbassare la guardia e, se necessario, mettere in campo tutte le risorse e le manifestazioni di lotta civile e democratica per evitare questa sciagurata decisione».

(ma.to.)

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LE REAZIONI – Tutti contro l’allargamento dell’impianto che tratta i rifiuti 

MARGHERA – La mozione presentata dal consigliere della Federazione della Sinistra Veneta, Pietrangelo Pettenò, che impegna la Giunta regionale a riconsiderare il progetto presentato da Alles di revamping dell’impianto di ricondizionamento di rifiuti speciali, mozione approvata all’unanimità e che in pratica porta in direzione totalmente contraria a quanto in precedenza approvato dalla Giunta stessa, scatena una discussione ininterrotta.

«È un esito molto positivo», commenta il presidente della Municipalità di Marghera Flavio Dal Corso,che ieri sera ha proseguito la discussione con un incontro pubblico congiunto delle Commissioni di Marghera e Chirignago, «frutto della mobilitazione di tanti. Ci attendiamo che la Giunta regionale provveda al ritiro della delibera».

«Zaia e Conte», gli fa eco per il Pd di Marghera Antonio Cossidente, «Zaia e Conte prendano atto dell’importanza del voto e si attrezzino per ritirare la delibera».

«È un grido di dolore che il Consiglio manda a palazzo Balbi», aggiunge Gennaro Marotta, consigliere regionale di Italia dei Valori, mentre il Capogruppo Udc in Comune Simone Venturini aggiunge che «la sonora bocciatura rappresenta un importante segnale di ascolto dei territori, dei cittadini e del Comune. Il presidente Zaia, con un sussulto di responsabilità, prenda atto che a Venezia e a Marghera i cittadini non vogliono diventare la pattumiera del paese».

In Provincia, intanto, la quinta commissione ha votato la contrarietà all’ampliamento e a verificare se vi siano gli estremi per il ricorso al Tar. (ma.to.)

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