Gazzettino – Dolo. D’Agostino va all’attacco: “L’ospedale perde pezzi”
Posted by Opzione Zero in Rassegna stampa | 0 Comments
26
giu
2012
SOTTO ACCUSA – L’ospedale di Dolo
Macchinari non acquistati, corsi di aggiornamento interni bloccati, cronica mancanza di posti letto, tempi dattesa lunghissimi e un centro di assistenza per malati terminali sempre promesso e mai realizzato.
La situazione dell’ospedale di Dolo, nelle parole dell’ex dirigente Vincenzo D’Agostino, sono tutt’altro che confortanti. «I problemi della salute – attacca D’Agostino – non possono essere affrontati in modo ragionieristico, come sta avvenendo da tempo». Nel mirino le strumentazioni:
«Veritas ha fatto una donazione di 10 mila euro per l’acquisto di un impedenziometro, ma non è mai stato acquistato. Così come la Cardiologia dolese non ha ancora un ecografo compatto, che sarebbe di grande ausilio per far fronte a determinate esigenze di portabilità».
C’è anche il problema delle liste d’attesa: «Per un ecocardiogramma si va a dicembre, per oculistica a giugno 2013 e reumatologia a gennaio 2013. Mentre risultano chiuse le liste di Endocrinologia e Dermatologia». A Mirano, però, non se la passano meglio: «Sono costretti ad inviare i tessuti da esaminare istologicamente a Dolo, perché non hanno i macchinari adeguati. Il tutto con il paziente in sala operatoria, in attesa dell’esito».
Ma D’Agostino tocca anche il problema del Pronto soccorso: «Dove permane un primario “a scavalco”. Infatti, il dirigente sanitario a presidio pare non avesse i titoli per ricoprire quell’incarico ed è stato nuovamente assegnato al Dipartimento di Cardiologia». Anche Ortopedia, uno dei fiori all’occhiello della struttura rivierasca, rischia di perdere pezzi: «I dottori Armato e Majoni vanno in pensione. Mentre il primo è stato riconfermato con un incarico di sumaista a 25 ore, il secondo non ha avuto nulla.
Fare questa politica di risparmio è una visione miope. Serve intervenire nel taglio di spese insostenibili, come la Cardiochirurgia di Mirano, che costa due milioni e 800 mila euro all’anno quando non ha neppure il bacino sufficiente al suo mantenimento».
D’Agostino, quindi, auspica una presa di posizione da parte dei sindaci: «I cittadini devono essere pronti a scendere in piazza per salvare il loro ospedale».
Gianluigi Dal Corso