Segui @OpzioneZero Gli aggiornamenti principali anche su Facebook e Twitter. Clicca su "Mi piace" o "Segui".

Questo sito utilizza cookie di profilazione, propri o di terze parti per rendere migliore l'esperienza d'uso degli utenti. Continuando la navigazione acconsenti all'uso dei cookie. Per maggiori informazioni cliccare qui



Sostieni la battaglia contro l'inceneritore di Fusina, contribuisci alle spese legali per il ricorso al Consiglio di Stato. Versamento su cc intestato a Opzione Zero IBAN IT12C0501812101000017280280 causale "Sottoscrizione per ricorso Consiglio di Stato contro inceneritore Fusina" Per maggiori informazioni cliccare qui

rifiuti

Ecoforum 2022: non è tutto oro quel che luccica!

Nei giorni 2 e 3 dicembre si è svolto il convegno Ecoforum promosso da Legambiente, nel corso del quale la stessa associazione si è profusa in lodi al limite dell’imbarazzante verso la Regione Veneto e il suo assessore all’ambiente Giampaolo Bottacin; il quale non ha perso occasione per lanciare proclami, intestarsi meriti che non ha, e omettere le proprie responsabilità politiche rispetto a scelte strategiche nella gestione dei rifiuti urbani e speciali che hanno e avranno gravi conseguenze sull’ambiente e sulla salute della popolazione.
 
Tanto per cominciare va denunciato il fatto che il Rapporto Rifiuti Urbani 2021 che ARPAV avrebbe dovuto pubblicare già nei primi mesi dell’anno in corso, ad oggi non risulta ancora disponibile nel sito istituzionale dell’ente, se non per alcuni stralci.
 
In questo convegno Legambiente rende noto che la raccolta rifiuti nel Veneto nel 2021 va da comuni molto virtuosi che differenziano oltre l’88% come Treviso e provincia, o eccellenti come Refrontolo con il 92%, a città che differenziano poco o pochissimo come Venezia (65%), Padova (61%) e Verona (55%), valori tra l’altro calcolati conteggiando anche gli scarti presenti nelle diverse frazioni. Mentre l’Assessore Bottacin afferma: “Nel 2030 non ci saranno più discariche in Veneto per lo smaltimento dei rifiuti. Oggi sono 7. Basteranno i 3 termovalorizzatori esistenti, senza bisogno di ampliarli” (Il Mattino di Padova 5/12/2022).
 
L’Assessore e Legambiente sanno e non dicono:
 che nel 2020 sono stati autorizzati il raddoppio della discarica di S. Urbano (la maggiore del Veneto) e due nuove linee di incenerimento a Fusina (più una ancora in sospeso), mentre nel 2022 è stata autorizzata la quarta linea dell’inceneritore di Padova portando nel Veneto l’autorizzazione ad incenerire a 460.000 t/anno;
 che lo stesso Piano Regionale prevede di arrivare a circa 380.000 t/anno di rifiuti inceneriti, con un incremento di circa 140.000 t/anno rispetto all’incenerito del 2020 di 241.000 t., in totale contrasto con quanto previsto dalla Direttiva europea di settore che impone di lavorare prioritariamente sulla riduzione della produzione di rifiuti e sul recupero di materia;
 che nel 2021 la produzione totale di rifiuti è stata di 2.272.000 t. perciò nel 2030, se si attuassero veramente politiche di riduzione dei rifiuti, non si dovrebbe arrivare a un totale annuo di 2.483.000 t. come il piano regionale dei rifiuti prevede;
 che nella nostra aria già pesantemente compromessa aumenteranno le polveri sottili, gli Ossidi di Azoto e di Zolfo, gli inquinanti persistenti, ecc., oltre alla CO2 gas responsabile del riscaldamento globale e delle conseguenti alterazioni climatiche. Da considerare inoltre che probabilmente a partire dal 2026 gli inceneritori saranno inclusi nel sistema di scambio delle quote di emissione (ETS), con un aggravio di costi di 100-120 euro per ogni ton di CO 2 prodotta;
 che è stato presentato un ricorso al Tar contro la quarta linea dell’inceneritore di Padova per la tutela della salute e dell’ambiente;
 che a Padova, Venezia e in parte anche Schio la raccolta differenziata non cresce a causa di un palese conflitto di interessi perché il servizio di raccolta e il servizio di smaltimento dei rifiuti sono svolti dalle stesse società che gestiscono gli impianti di incenerimento, che dunque non hanno alcuna convenienza ad incrementare riduzione, riuso e riciclo, visto che i costi di smaltimento garantiscono profitti ben più consistenti;
 che il Piano Regionale continua a sostenere la produzione del CSS (Combustibile Solido Secondario) a Fusina, un prodotto inquinante sia nella fase di produzione che in quella di utilizzo come “combustibile” (i cementifici che bruciano CSS emettono in atmosfera, oltre a polveri sottili e gas, più diossine e derivati e più mercurio, piombo, cadmio e altri metalli pesanti), per cui ha poco mercato e le popolazioni non lo vogliono (come a Monselice);
 che il sovradimensionamento di questi impianti è funzionale già oggi allo smaltimento di rifiuti speciali pericolosi, e in particolare dei fanghi di depurazione contaminati da sostanze nocive come i PFAS;
 che gli inceneritori necessitano di discariche speciali per smaltire scorie e ceneri contaminate, che ammontano fino al 27% in peso dei rifiuti bruciati;
 che nel piano regionale rifiuti 2020-2030 si dice che il Piano di Bonifica delle Aree Inquinate non esiste: non c’è l’anagrafe né l’elenco dei siti contaminati, non sono indicate le priorità di intervento e tantomeno il fabbisogno economico, per cui, mancando le indicazioni necessarie per attivare le bonifiche, non è possibile concorrere ai finanziamenti nazionali e del PNRR.
 
Di fatto il Piano Regionale punta, dopo il loro potenziamento, su discariche e inceneritori, mentre per riduzione, riuso, riciclo vengono riservate solo belle parole e buone intenzioni: nessun intervento concreto, nessun investimento e incentivo, nessun vincolo per comuni e consorzi, solo obiettivi molto blandi di riduzione e raccolta differenziata, compatibili appunto con il potenziamento degli inceneritori e discariche. Tant’è vero che, secondo lo scenario più avanzato previsto nel Piano, si arriverà al 2030 con le discariche praticamente esaurite a fronte di 120.000 t. da smaltire e 381.000 t. di rifiuti da incenerire.
 
La proposta risolutiva è quella di arrivare al 2030 ad una riduzione drastica del rifiuto urbano totale e del rifiuto residuo, tale da rendere superflua la costruzione della Linea 4 di Padova (autorizzata nel 2022) e l’inceneritore di Fusina, e da consentire la chiusura della linea 2, la più vecchia di Schio. Per essere davvero in linea con le Direttive europee sul clima e sull’economia circolare gli obiettivi da raggiungere dovrebbero essere ben più alti:
1. riduzione del rifiuto prodotto a 1.465.000 t/a pari a 300 kg/ab/a (la regione deve investire in soluzioni vere e non semplici enunciazioni, mentre il piano prevede per il 2030 un aumento dei RU totali a 508 kg/ab/anno, rispetto ai 464 kg/ab/a del 2021;
2. il residuo secco RUR deve diminuire a 176.000 t/a pari a 36 kg/ab/a (nel 2020 il bacino destra Piave è a 42 kg/a/a e la Sinistra Piave a 46 kg/ab/anno). Dai dati parziali pubblicati da Arpav, molti comuni sono già nel 2021 al di sotto di queste quantità;
3. la raccolta differenziata deve essere portata a 88% (come lo è già dal 2020 in provincia di Treviso)
4. il tasso di riciclo (77%) deve rimanere in proporzione come nel 2019 o aumentare (bisogna puntare anche sulla qualità della RD)
5. in questa maniera il secco più gli scarti si ridurranno a 216.000 t/a, i due inceneritori attuali (Linea 3 di Padova e Schio Linea 1 e 3) bruceranno 155.000 t/a e in discarica nel 2030 andranno solo 61.000 t/a al posto delle 490.000 inviate nel 2020;
Lasciamo a Legambiente il ruolo di spalla all'Assessore Bottacin, noi restiamo fermamente contrari a questa gestione dei rifiuti, e continueremo le nostre battaglie per impedire scelte sbagliate, obsolete, pericolose per l’ambiente e per la salute dei cittadini.
 
Coordinamento No Inceneritore Fusina, Comitato No quarta linea Padova, A.V.R. – Alto Vicentino
Ricicla
 

immagine_latte_diossina

 

 

Comunicato stampa coordinamento No Inceneritore Fusina 20 marzo 2021

Biomonitoraggi: chi ha paura della verità?

Da mesi medici, pediatri, associazioni e comitati che si battono contro l’inceneritore di Fusina sostenuti da migliaia di cittadini chiedono con forza a Regione, ULSS e Comuni di impegnarsi concretamente per avviare una campagna di biomonitoraggio nel territorio metropolitano per valutare la presenza di diossine nel latte materno e di metalli pesanti nelle unghie dei bambini; due parametri importanti per determinare il livello di inquinamento di fondo da microinquinanti organici e inorganici nel nostro territorio. Ma ad oggi tutte le strade sembrano sbarrate.

Il 18 marzo durante il Consiglio Comunale di Spinea la maggioranza di centro-destra ha bocciato una mozione presentata dalle opposizioni che chiedeva all’amministrazione di attivarsi anche autonomamente per avviare i biomonitoraggi. Secondo la Sindaca Martina Vesnaver le emergenze sarebbero “ben altre” riferendosi a quella sanitaria causata dal Covid, evidentemente ignorando il fatto che inquinamento ambientale e salute sono strettamente correlati. Ma il rifiuto del Comune di Spinea è solo l’ultimo in ordine di tempo.

Infatti, lo scorso 4 dicembre nel corso di una manifestazione promossa da comitati alla sede della protezione civile a Marghera, gli assessori regionali alla sanità Manuela Lanzarini e all’ambiente Gianpaolo Bottacin avevano promesso un impegno concreto e a breve termine rispetto a questa richiesta; addirittura il Consiglio Regionale nella seduta del 17 dicembre 2020 aveva approvato una mozione che impegna la giunta regionale in tal senso. Promesse e impegni che per ora dalla Giunta Zaia sono rimasti inevasi. Silenzio anche dal Dipartimento di Prevenzione dell’ULSS 3 di Venezia, sollecitata dai comitati con una lettera ufficiale inviata a fine 2020.

L’amministrazione comunale capeggiata dal Sindaco Brugnaro sta facendo anche di peggio: dopo aver rinviato più volte la discussione in consiglio comunale, ora la mozione delle minoranze giace insabbiata nella commissione ambiente.

A Mira la mozione presentata da alcune forze di opposizione andrà in discussione nei prossimi mesi ma non sarà facile ottenere il benestare dalla maggioranza di centro-sinistra, che già si era espressa a favore dell’inceneritore.

“E’ inammissibile che sui biomonitoraggi le amministrazioni e gli enti pubblici continuino a fare orecchie da mercante – attaccano alcuni esponenti del fronte No Inceneritore Fusina – Non voler indagare il livello di accumulo di sostanze tossiche e persistenti come diossine, metalli e PFAS nella popolazione, e in particolare in quella infantile, costituisce un’omissione grave e colpevole. Una scelta chiaramente dettata dal timore di riscontrare livelli elevati di contaminazione che a quel punto metterebbero in discussione scelte pericolose e sbagliate come quella di aver dato il via libera al nuovo inceneritore di Veritas. Eppure amministratori e politicanti di ogni risma si sgolano ogni giorno a ripetere che la salute viene prima di tutto. Ma se la salute è una priorità questa vale sempre e non solo quando si parla di Covid, di vaccini e di norme restrittive. Ad oggi le uniche esperienze di biomonitraggio sono state promosse dal basso e di tasca propria da comitati e associazioni come a Forlì, a Torino, Monselice e Maniago; e tutte le volte i risultati delle analisi sul vivente hanno dimostrato come in realtà l’inquinamento ambientale sia ben più grave di quanto ci viene raccontato, soprattutto nei dintorni di impianti velenosi come gli inceneritori. Riteniamo che sia un dovere inderogabile delle istituzioni indagare lo stato di salute della popolazione e attuare scelte conseguenti a tutela delle persone. Ma se non vedremo fatti concreti a breve, siamo pronti a tornare in piazza e se serve ad attivarci autonomamente”.

 

Comitato Opzione Zero, Medicina Democratica, Assemblea contro il rischio chimico Marghera, Malacaigo, Ambiente Venezia, Ecoistituto Alex Langer, Eddyburg, Cobas autorganizzati Comune di Venezia, Società della cura Venezia, Quartieri in Movimento, Mira 2030, FFF Venezia-Mestre, Forum dell’Aria, Comitato Difesa Ambiente e Territorio Spinea, Marghera libera e pensante, WWF Venezia, Comitato No Grandi Navi, Associazione Valore Ambiente, Associazione APIO onlus, Coordinamento associazioni ambientaliste Mares Mogliano, Associazione nascere meglio Mestre, Casa del Popolo Cà Luisa, Movimento Decrescita Felice – circolo di Venezia

 

Piantiamola!

Posted by Opzione Zero in Appuntamenti, Opzione Zero, Rassegna stampa | 0 Comments

16

feb

2018

Appuntamento per il secondo intervento di piantumazione del progetto PIANTIAMOLA sabato 7 aprile alle ore 9.00 presso Biofattoria Coltiviamoci in via Piovego 31 a Tombelle di Vigonovo.

 

————————–

 

Finalmente per i prossimi giorni è prevista un po’ di Sole, quindi ne approfittiamo subito.

Ci diamo dunque appuntamento per il primo intervento di piantumazione del progetto PIANTIAMOLA sabato 24 marzo alle ore 9.00 presso l’azienda Agricola Mion in via Alture 18 a Sambruson.

Vi consigliamo di venire con abbigliamento adeguato e se possibile di vanghetto e guanti.

Al termine dei lavori previsto ristoro conviviale.

Per ragioni organizzative vi chiediamo di segnalare la vostra partecipazione scrivendo a info@opzionezero.org.

 

 

piantiamola

 

PIANTIAMOLA!

Al via il progetto per la riforestazione del territorio
Vieni anche tu a darci una mano, aiutiamo la Riviera a respirare

Dopo diversi mesi di preparazione finalmente ci siamo, sabato 24 febbraio e sabato 10 marzo faremo i primi interventi di piantumazione in due aziende biologiche della Riviera che hanno aderito al progetto offrendo spazio agli alberi. Questi dettagli per chi vuole partecipare “sporcandosi le mani”…di terra:

– sabato 24 febbraio ore 9.00 presso azienda Mion in via Alture 12 a Dolo

– sabato 10 marzo ore 9.00 presso Biofattoria Coltiviamoci in via Piovego 31 a Vigonovo

 

I lavori andranno avanti ad oltranza fino alla conclusione della piantumazione, al termine previsto ristoro conviviale. In caso di pioggia le operazioni sono rinviate al giorno dopo. Per partecipare è necessario comunicare la propria presenza scrivendo una mail a info@opzionezero.org . Munirsi di abbigliamento adeguato e possibilmente di vanghetto da giardinaggio e guanti.

 

Cosa è Piantiamola?
Piantiamola è un progetto permanente di riforestazione del territorio della Riviera del Brenta promosso dal Comitato Opzione Zero.
Dopo le alluvioni, dopo il tornado, dopo tanti disastri causati dalla cementificazione selvaggia, è sempre più urgente agire in modo concreto per contrastare i cambiamenti climatici, l’inquinamento e il consumo di suolo.
Pensare globalmente, agire localmente!

 

L’importanza degli alberi e delle foreste
Gli alberi producono ossigeno e contemporaneamente assorbono il carbonio della CO2 fissandolo nel legno. In più le foreste hanno tantissime altre funzioni ecologiche e sono fondamentali per la vita in tutto il Pianeta. La superficie forestale è il 30,5% del territorio mondiale (4.000 milioni di ettari), ed è popolata da oltre 3.000 miliardi di alberi, 427 per ogni essere umano.
È tanto, è poco?
Poco se si pensa che dall’inizio della civilizzazione la perdita complessiva del patrimonio arboreo totale è stimata intorno al 46%. La deforestazione, attualmente, si “mangia” 15 mln di alberi all’anno. Inoltre gli alberi sono utili a tanti altri esseri viventi oltre all’uomo.
La Carbon Foot Print media di ogni italiano corrisponde a 9,2 tonnellate di CO2/anno, molto di più della media mondiale (5,6 ton CO2 /anno/abitante). Per assorbire tutta questa anidride carbonica sarebbero necessari 1,6 ettari di bosco per persona. Ridurre le emissioni di gas serra è la priorità, ma altrettanto importante è favorire la riforestazione, anche in città.

 
Perchè ridare spazio agli alberi
Riforestare il territorio è un contributo concreto per mitigare gli effetti del global warming, ma  significa anche: sottrarre suolo alla cementificazione, attenuare gli effetti dell’inquinamento atmosferico e delle acque, ridurre il rischio idraulico, favorire la biodiversità, rinaturalizzare il territorio, valorizzare i beni comuni, migliorare il paesaggio…

 

A chi è rivolto
– Prima di tutto agli enti pubblici che spesso svendono i terreni della comunità per finanziare le proprie casse, o peggio per favorire la speculazione edilizia. Quei terreni sono però della collettività e possono diventare tanti “polmoni verdi” a beneficio di tutti i cittadini;
– Agli agricoltori che hanno deciso di tornare a presidiare davvero il territorio abbandonando l’agricoltura intensiva che inquina il suolo, l’aria e l’acqua, che produce cibi tossici, che impoverisce i piccoli produttori e arricchisce le grandi multinazionali dell’agrochimica;
– Ai privati cittadini che vogliono mettere a disposizione terreni abbandonati o degradati;
– A tutti coloro i quali vogliano rendersi utili e supportarci;

 

Come ci puoi aiutare
– facendo una donazione al comitato specificando la causale “sostegno al progetto piantiamola” (IBAN IT64L0359901899050188525842). I fondi raccolti verranno impiegati per l’acquisto di piantine e del materiale necessario. A fine anno pubblicheremo nel nostro sito un rendiconto dell’attività svolta;
– mettendo a disposizione un terreno o comunque aiutandoci a trovarne di nuovi;
– partecipando direttamente alle azioni di piantumazione nelle giornate dedicate;

 

CA’ SUGANA – Tra i nuovi provvedimenti della giunta il via libera al cambio di destinazione dei terreni

AREE EDIFICABILI – La giunta ha dato il via libera al cambio di destinazione d’uso in agricole, recependo una legge regionale e predisponendo due moduli per le domande. Già alcune decine le richieste pervenute a Ca’ Sugana, per terreni, in media, tra i 2 e i 3 ettari.

«È una misura che aiuta le tasche dei cittadini -spiegano il sindaco Manildo e l’assessore Paolo Camolei- ma al tempo stesso rientra nella volontà dell’amministrazione di evitare ulteriore consumo di suolo ed, anzi, di recuperarne».

IUAV – Il sindaco non dispera di trattenere in città i corsi di laurea in design e design della moda dello Iuav, a rischio trasloco a Venezia. Si lavora su due fronti: da un lato, quello tecnico legale del parere della Ragioneria dello Stato che ha bloccato i finanziamenti della Camera di commercio: «Interpretazione pazzesca, perchè queste sovvenzioni avvengono da 18 anni e c’è un’altra decina di casi simili in Italia. Abbiamo già interessato il sottosegretario all’Economia, Baretta». Dall’altro, l’intervento diretto del mondo economico: il 4 giugno è in programma un summit con i rappresentanti di ente camerale e categorie. «E qualche imprenditore si è già fatto vivo».

Intanto l’amministrazione ha approvato la delibera che affida allo Iuav il coordinamento della progettazione sull’ex Caserma Piave.

URBECOM – Nella riunione con i commercianti «abbiamo spiegato cos’è e quali potenzialità può avere. Da parte nostra c’è anche la disponibilità a cambiare nome, se questo può aiutare a lavorare tutti insieme, visto che tutti vogliamo una città diversa e più competitiva. Rivivere Treviso non ha ancora firmato? Non mi diamo significato eccessivo ad un atto formale. È un’opportunità per loro sedersi al tavolo con gli altri».

PAT – Per il Comune di Treviso l’iter del Pat è formalmente chiuso. Ieri l’approvazione in sede di conferenza dei servizi con la Provincia. Mancano solo la ratifica da parte dell’ente provinciale, prevista nei prossimi giorni, e la successiva pubblicazione sul Bollettino ufficiale regionale e poi l’ok all’atteso Piano di assetto del territorio sarà definitivo. «Tutto questo senza buttare via denaro pubblico», rivendicano in Comune.

Mattia Zanardo

 

Dopo tredici anni di attesa e continue richieste dell’amministrazione comunale e dei pendolari, stanchi di aspettare il treno sotto la pioggia o ammassati nella saletta d’attesa, sono partiti i lavori per la realizzazione della pensilina della stazione di Quarto d’Altino. La gru è all’opera da qualche giorno e la copertura sul marciapiede dei binari 2 e 3, realizzata da Rfi, dovrebbe essere pronta già oggi o al massimo domani.

«Una bella notizia – commenta la sindaca di Quarto d’Altino, Silvia Conte – Non era dignitoso far aspettare le persone sotto la pioggia. Questo risultato è il frutto di una battaglia dei pendolari insieme all’amministrazione comunale».

Soddisfatto anche l’assessore Radames Favaro: «Abbiamo chiesto questo intervento per anni in tutte le occasioni perché si trattava di un’opera incompleta ed era quindi dovuta, oltre a essere fondamentale per gli utenti della stazione».

Il portavoce del comitato pendolari di Quarto d’Altino, Luciano Ferro, ora chiede risposte anche per gli altri disagi per i quali manifestano da tempo: «Non sono state ripristinate le corse nei fine settimana e con la chiusura delle scuole ci saranno nuove cancellazioni. Il treno delle 5:45 da Quarto per Venezia, per esempio, non ci sarà più da metà giugno fino a metà settembre e saremo in tanti a dover andare al lavoro in auto».

 

PEDEMONTANA – Vertice tra i sindaci e il commissario Vernizzi: subito il progetto, poi si penserà ai soldi

L’IMPERATIVO «Bretella e tangenziale vanno fatte entro il 2018»

Intanto si fa un progetto complessivo per mettere nero su bianco tutte le opere complementari della Pedemontana dalla zona del Montello all’allacciamento con l’autostrada A27. Poi si cercheranno i soldi per realizzarle. È questo l’accordo stretto ieri a Veneto Strade tra il commissario Vernizzi e i nove sindaci che avevano ufficialmente chiesto di aprire i futuri caselli di Povegliano e Spresiano-Villorba solo dopo aver completato anche l’ultimo metro delle strade accessorie.

I toni infuocati del botta e risposta degli ultimi giorni sono spariti: niente più diffide, minacce di barricate o aut aut. Adesso si lavora con la diplomazia per riuscire a portare a casa qualcosa. Due opere su tutte: la bretella di Povegliano e la tangenziale di Spresiano. Senza, avvertono i primi cittadini, i centri dei paesi finirebbero soffocati dalle nuove ondate di traffico. Per realizzarle servono 13 milioni. Almeno. Soldi che ad oggi non ci sono.

«Abbiamo concordato di predisporre un progetto preliminare delle opere di viabilità necessarie – spiegano i sindaci di Villorba, Povegliano, Spresiano, Ponzano, Arcade, Nervesa, Giavera, Volpago e Paese – sulla base dell’esito di questo, apriremo poi un tavolo di confronto con il presidente della Regione per ottenere i finanziamenti necessari».

Nel piano proposto da Vernizzi ci sarà tutto: bretella, tangenziale, rotatorie, parcheggi e anche piste ciclabili. Più altre strade di collegamento, ad esempio con la zona industriale di Giavera e con il futuro complesso del velodromo.

«Il progetto valuterà tutti i flussi di traffico – sottolinea Marco Serena, sindaco di Villorba – e ci dirà quanti soldi serviranno». Soldi che potranno arrivare dalla Regione o da eventuali risparmi della Pedemontana. Si potrà aggiungere la compartecipazione dei Comuni e di qualche privato.

Imperativo categorico: bretella e tangenziale devono essere realizzate entro il 2018. È questa la data prevista per l’apertura dei due caselli di Povegliano e Spresiano-Villorba. Il tempo non manca. Ma non bisogna perderlo. I lavori per la realizzazione della Pedemontana arriveranno tra Povegliano, Spresiano e Villorba già prima della fine di quest’anno. Ed entro il 2016 partirà la bonifica per il passaggio sulla discarica tra via Marconi e via Ferrarezza, ultimo passo prima di sfociare nell’A27. «Abbiamo visto che la collaborazione tra i Comuni è fondamentale – conclude Serena – il territorio non può più essere rappresentato solo dai singoli municipi».

Mauro Favaro

 

DOLO – Impegno comune

DOLO – Anche i candidati a sindaco di Dolo, com’era successo una settimana prima per i candidati rivieraschi in Regione, si sono schierati compatti per il salvataggio dell’ospedale. All’incontro pubblico, promosso dal Comitato Bruno Marcato, hanno assistito anche i sindaci Gianpietro Menin di Camponogara e Alessandro Campalto di Campolongo Maggiore e molti candidati consiglieri. Sono intervenuti tutti ad eccezione di Elisabetta Ballin che presentava la sua lista ad Arino. Valentina Peruzzo del M5S ha letto una lettera d’impegno ed ha chiesto a tutti i candidati di sottoscriverla.

L’impegno comune è quello di battersi per bloccare e rivedere le schede ospedaliere, anche se nel frattempo l’atto aziendale sta depotenziando i reparti, rivedere il Piano regolatore che nel 2010 consentiva di vendere la parte vecchia dell’ospedale per costruirvi un parcheggio ed un albergo, evidenziare la centralità territoriale e la rilevanza del bacino servito dal nosocomio.

Un bacino, come ha sottolineato Giorgio Gei, “penalizzato da scelte politiche regionali che non hanno fondamento né tecnico, né economico».

Il sindaco Maddalena Gottardo ha rilanciato l’idea di un ospedale unico e ha ricordato che la scelta del Distretto nei locali dell’ex tribunale è strategica. «Perché gli spazi esistenti sono conformi alle esigenze – ha analizzato – e darebbero impulso economico alla zona mentre per Villa Massari il mio sogno è quello di spostare la Casa di riposo».

Marco Cagnin ha aggiunto: «Non capisco perché sono stati stanziati 22 milioni di euro per l’ospedale e non sono mai iniziati i lavori».

Antonio Di Luzio sullo spostamento a Noale dei servizi amministrativi: «È una decisione che non si spiega né dal punto di vista logico, né funzionale».

E Alberto Polo ha aggiunto: «C’è bisogno dell’impegno di tutti nella Conferenza dei sindaci perchè l’ospedale è un bene non solo dolese, ma di un territorio che comprende 10 Comuni e 140.000 abitanti».

(L.Per)

 

DOLO – Tanti sono i candidati consiglieri che si presentano alle Comunali

In lista volti noti e debuttanti. Quanto contano le preferenze

Saranno 105 i candidati consiglieri che si presentano alle elezioni comunali di domenica a Dolo. 16 in ciascuna delle liste “Dolo è tua”, “Lega Nord”, “Il ponte del Dolo”, “Maddalena Gottardo sindaco”, “Dolo democratica”; 13 in “Dolo del fare”; 12 nel Movimento 5 Stelle.

Quanto pesano i candidati nell’economia di una lista? Sicuramente molto, se è vero che 5 anni fa Maddalena Gottardo vinse grazie ai voti di Giuliano Zilio (223), Cecilia Canova (205), Mario Vescovi (146) ed Alessandro Ovizach (136). In totale ben 710 voti, poco meno della metà del bottino di lista.

Quest’anno Giuliano Zilio non si presenta, anche se si candida il figlio Davide; nella lista sono rimasti Cecilia Canova, Giuseppe Pasqualetto (5 anni fa prese 94 gettoni) e Paolo Menegazzo (che ne conquistò 53). Per contro Mario Vescovi si presenta nella lista della Lega Nord (è candidato pure alle Regionali), Marco Cagnin (37 voti) addirittura è candidato sindaco per “Dolo del fare” mentre Cristian Minchio (68 voti), che si è candidato alle Regionali, ha dichiarato apertamente di appoggiare “Dolo è tua” che candida Elisabetta Ballin. E Giovanni Fattoretto (75 voti) appoggia Cagnin a primo cittadino. Per la lista dell’attuale sindaco, quindi, v’è il rischio di perdere molte preferenze.

Nella squadra “Dolo è tua” della Ballin nessun confronto con il passato, sono tutti neofiti: ma la presenza di Pietro Martire, molto conosciuto in paese soprattutto nella fascia 18-35 anni, potrebbe rappresentare una base importante. Nella Lega Nord che candida Antonio Di Luzio, alla prima uscita a Dolo, dopo essere stato sindaco a Pianiga, la presenza di Vescovi porterà consensi come Fattoretto in “Dolo del fare”. Tutta da scoprire la lista del M5S che presenta solo debuttanti. “Dolo democratica” presenta come candidato sindaco Alberto Polo, che ebbe 157 voti, nella lista “Per Dolo cuore della Riviera” dove, però, fece meglio di lui Gianluigi Naletto che ne ottenne 233. Il quale Naletto si ricandida, come Vincenzo Crisafi (100 voti), Andrea Zingano (84), Marina Coin (77), Alberto Carraro (63), e Marco Masi (55).

Molte conferme anche nella lista “Il Ponte del Dolo” con candidato Giorgio Gei e che ha ricevuto pubblicamente il sostegno del comitato Opzione Zero: si ripresentano in 8 con in primis Emilio Zen (116 voti nel 2010) e Massimo Manesso (33).

Lino Perini

 

DOLO – PAROLA DI CANDIDATO / Maddalena Gottardo

In questi 5 anni ha attraversato momenti non facili: cosa salva e cosa no?
«Salvo sicuramente una incredibile esperienza professionale e umana. Non accetterei più le ingerenze dei partiti. Ho scelto di ricandidarmi da persona libera e intendo ascoltare solo i cittadini».
Qual è la priorità del suo programma che intende assolutamente perseguire?
«Per la prima volta è stata effettuata a Dolo una intensa attività di programmazione. Abbiamo dotato il Comune di una serie di Piani che impegneranno le amministrazioni per i prossimi dieci anni. Primo fra tutti il Piano delle acque: da un paio d’anni non si verificano allagamenti».
Frammentazione di liste nel centro-destra: pensa che questo nuocia alla politica dolese?
«La frammentazione riguarda un po’ tutti i partiti. Penso sia in atto un profondo cambiamento nella politica in generale. A Dolo molti si sono mascherati da ’civica’».
Come vive la perdita del Tribunale e il rischio che altri servizi spariscano?
«È in corso un processo di accentramento che i Comuni non possono contrastare. Occorre recuperare assolutamente i servizi sul territorio, vicini ai cittadini».
I commercianti sono da tempo insoddisfatti della loro situazione, come rilanciare il settore?
«La propensione alla spesa è profondamente mutata. Occorre creare occasioni di aggregazione nei centri storici e ragionare in termini di distretto del commercio. I Comuni devono essere messi in grado di decidere la politica fiscale del proprio territorio».
Un sogno che vorrebbe realizzare?
«Mi piacerebbe creare un campus per i nostri ragazzi. Ci sono tremila studenti nel polo scolastico provinciale: dobbiamo creare per loro occasioni di confronto e crescita».

(l.per)

 

L’ODISSEA DEI PENDOLARI – La società pensa a una “app” personalizzata per informare i viaggiatori

Trieste-Venezia, coinvolti 28 convogli: ritardi su tutte le linee

La protesta: passeggeri esasperati, svolta nella comunicazione

Mattinata di passione ieri per i passeggeri ferroviari della Trieste-Venezia. Con un treno merci bloccato a Bivio d’Aurisina per quasi 4 ore, in piena fascia pendolari, dopo il guasto avvenuto verso le 6, che in quel tratto ha costretto i convogli a circolare a senso alternato su un solo binario. Risultato: 28 treni coinvolti (20 regionali, 3 Ic e 3 Frecce, che hanno registrato ritardi fino a 60 minuti, e altri due regionali limitati nel loro percorso).

Questo dopo che solo pochi giorni prima il 21 maggio un altro merci aveva avuto problemi nel medesimo tratto, causando ritardi fino a 40 minuti a 10 convogli.

Ma, a sorpresa, in tutto questo, al netto dei disagi, i comitati dei viaggiatori “promuovono” Trenitalia. O meglio, promuovono la sua gestione della comunicazione durante l’emergenza. Potenza della rivoluzione 2.0 avviata dai nuovi vertici. Certo, il disagio è nato anche perché «Rfi ha tagliato buona parte degli scambi», ma «la gestione della comunicazione da parte di Trenitalia è stata buona – dice Marco Chiandoni del Comitato pendolari Fvg -. Da qualche settimana manda per conoscenza in anticipo anche a noi comitati le segnalazioni dei disservizi. Una novità partita con la nuova direzione».

Così ieri la notizia del guasto è stata “postata” in tempi rapidissimi «sui social network e sul nostro blog. Su Facebook il primo messaggio è stato visto da 112 persone e, nelle ore successive, da altre 207. Mentre sul blog ci sono state 160 visualizzazioni. Se uno sa per tempo che c’è un problema, può decidere di andare in auto, per esempio».

Da qui l’idea di Chiandoni. «La Regione potrebbe proporre nel futuro contratto di servizio una sorta di pagina “social” regionale o su Facebook o su Twitter, in cui uno potrebbe iscriversi per essere informato di eventuali disagi. Una pagina dedicata al Fvg in cui vengono date le informazioni in anticipo». Ovviamente, «la comunicazione deve partire da loro».

Concorda sull’opzione-web Andrea Palese (Comitato Alto Friuli), che, nel promuovere la gestione comunicativa di ieri («I problemi ci sono stati comunicati tempestivamente»), pensa però a «un’informazione a livello istituzionale: la Regione potrebbe mettere sul suo sito una pagina dedicata ai treni, come quella che oggi c’è per i tempi di attesa nei pronto soccorso». Palese rimarca anche che, fatta eccezione per ieri, la puntualità di Trenitalia è notevolmente migliorata: «Lunedì a livello regionale è stata del 99,8%».

L’idea piace all’assessore regionale Mariagrazia Santoro, secondo cui, però, «per essere maggiormente tempestivi anche in orari in cui la Regione non è ancora operativa, forse potrebbe essere un’opzione da rivolgere a Trenitalia. Potrebbe essere un’idea inserirla nel nuovo contratto di servizio». Ma la proposta piace pure a Trenitalia. Che rilancia: «Stiamo studiando un sistema per far arrivare ad ogni pendolare notizie “ad personam” sui treni che gli interessano. O con una mailing list, o tramite i social network, o, ancora meglio, con una “app”».

 

Copyrights © 2012-2015 by Opzione Zero

Per leggere la Privacy policy cliccare qui