[C.S. Coord. No Inceneritore Fusina 15/09/2023] Chi cerca trova: uova avvelenate da diossine e Pfas nel veneziano
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16
set
2023
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C.S. Coord. NO INCENERITORE FUSINA 12 gen 2023: BATTAGLIA APERTA ANCHE CONTRO ENI
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12
gen
2023
E’ durissima la presa di posizione del Coordinamento No Inceneritore Fusina all’indomani della notizia sul progetto di un altro inceneritore, questa volta proposto da ENI Rewind a Porto Marghera per smaltire fino a 190.000 ton/anno di fanghi provenienti da tutto il Veneto:
“E’ ora di finirla con l’idea di fare affari sulla pelle della gente, l’aria che respiriamo a Marghera e in tutta la cintura metropolitana è una delle più inquinate d’Europa; a Malcontenta i dati recentissimi raccolti da uno dei nostri comitati dimostrano livelli altissimi di benzene addirittura presso una scuola primaria; i dati dell’ultimo rapporto SENTIERI ci dicono che in queste zone ci si ammala di più di patologie gravi come tumori e malattie respiratorie, eppure si continua con progetti nocivi, obsoleti e sbagliati. Questa è la realtà che viviamo quotidianamente, dunque rispediamo al mittente le dichiarazioni propagandistiche di Paolo Grossi, AD di Eni Rewind, circa il fatto che il loro inceneritore sarebbe talmente innocuo da poter stare vicino a una scuola come avviene a Zurigo. Ci rivolgiamo poi alla Giunta Zaia, e al Sindaco Brugnaro in quanto amministratori delle istituzioni cui compete l’approvazione del progetto dicendo loro che se hanno deciso di sacrificare la salute di centinaia di migliaia di persone per soddisfare gli appetiti delle varie lobby, noi non ci stiamo. Abbiamo una battaglia aperta contro Veritas, da oggi ne apriamo un’altra ancora più dura contro ENI, la Regione e il Comune perchè è ormai chiara a tutti l’intenzione di trasformare Porto Marghera nella centrale di smaltimento di tutte le porcherie più tossiche prodotte nel “mitico’ nord-est, altro che Venezia capitale della sostenibilità”.
Già nel 2019 il Coordinamento aveva svelato come il vero core business dell’inceneritore di Veritas non era lo smaltimento del CSS, quanto piuttosto lo smaltimento dei fanghi provenienti dai depuratori dell’intera Regione, contaminati da varie sostanze tossiche e soprattutto dai famigerati PFAS. Non si spiega altrimenti la proposta di costruire 3 nuove linee di incenerimento in grado di bruciare almeno 150.000 ton/anno di rifiuti. La strenua resistenza messa in campo dai comitati con ricorsi e mobilitazioni, per stessa ammissione di Veritas, ha portato la multiutility veneziana ad accumulare un enorme ritardo sulla tabella di marcia, tanto che ora è attivo solo un forno, un secondo è previsto per il 2025, e il terzo non è stato nemmeno autorizzato.
In questo ritardo si è inserita la multinazionale ENI, una delle società al mondo maggiormente responsabili dell’emissione di gas serra e di altri scempi ambientali, che sull’economia “fossile” continua a fare profitti da capogiro grazie anche agli andamenti speculativi dei prezzi dell’energia e dei carburanti (10,8 miliardi di euro di utili nei primi mesi del 2022). Solo qualche mese fa ENI, sempre molto abile nelle operazioni di greenwashing, annunciava in pompa magna la chiusura di Versalis e il progetto per due piccoli impianti cosiddetti “eco” (uno per la produzione di acido isopropilico e uno per il riciclo di plastiche) che avrebbero dovuto fare il paio con la raffineria convertita a olio vegetale e con due installazioni di pannelli fotovoltaici.
Ora finalmente ENI mostra anche qui il suo vero volto, quello “nero”, uscendo allo scoperto per soppiantare Veritas quale interlocutore di Viveracqua, e offrire al consorzio dei gestori del servizio idrico integrato la sua soluzione al problema fanghi. Fanghi che giustamente non sono più utilizzabili in agricoltura a causa dell’elevato contenuto di sostanze tossiche che nella maggior parte dei casi si riscontra, in particolare per quanto riguarda diossine, idrocarburi, PCB, metalli, pesticidi, medicinali, coloranti, e soprattutto PFAS.
Proprio le sostanze perfluoroalchiliche costituiscono uno dei maggiori problemi in Veneto: sono presenti in altissime concentrazioni nei suoli, nelle acque e quindi anche nei fanghi provenienti dalla “zona rossa” interessata dal disastro ambientale causato da Miteni e altri. Ma concentrazioni significative di questi composti sono state rilevate anche in fanghi provenienti da impianti situati in zone ufficialmente non contaminate, come per esempio nel caso del depuratore di Fusina. Un problema dovuto al fatto che la maggior parte dei depuratori non tratta solo le acque nere provenienti dalle abitazioni, ma anche i reflui provenienti da industrie e attività artigianali.
Sull’incenerimento dei rifiuti contenenti PFAS i comitati erano già intervenuti in fase di approvazione dell’inceneritore di Veritas e in sede di ricorso producendo diversi documenti scientifici, nei quali si parla dei pericoli cui si va incontro smaltendo i PFAS tramite incenerimento. Questi composti sono infatti difficilmente degradabili e molto resistenti alle alte temperature, per questo motivo vanno a finire nei fumi in uscita dai camini, tali e quali o come frammenti della molecola. A conferma di queste preoccupazioni sta la recente Ordinanza del Sindaco di Legnago con la quale è stato imposto lo stop all’incenerimento di rifiuti contenenti PFAS alla ditta Chemviron.
Ad aggravare la situazione il fatto che la normativa ambientale non prevede alcun limite di concentrazione per le emissioni gassose di PFAS. Dunque è evidente che qualcuno pensa di risolvere il problema dell’inquinamento da PFAS disperdendoli in atmosfera con gli inceneritori, quello proposto da ENI, ma anche quelli per rifiuti urbani di Fusina, Padova e Schio. È come se si volessero bruciare le scorie radioattive delle centrali nucleari per farle sparire.
Per quanto riguarda il merito del progetto, i comitati del Coordinamento hanno già avviato l’istruttoria e subito emergono le prime incongruenze: “Tanto per cominciare questo nuovo impianto spunta dal nulla, visto che il nuovo piano regionale dei rifiuti appena approvato non lo prevede affatto. Inoltre il sito individuato da ENI non è compatibile dal punto di vista urbanistico, sarà necessaria l’approvazione di una variante urbanistica da parte del Comune di Venezia. C’è poi tutto il tema degli impatti sui siti SIC-ZPS (la Laguna di Venezia) e su altre aree di interesse naturalistico che richiede necessariamente l’avvio della Valutazione di Incidenza Ambientale. Se ENI si aspetta di avere la strada spianata si sbaglia di grosso, siamo pronti ad impantanare il suo progetto” .
Il Coordinamento infine lancia un appello alle grandi associazioni ambientaliste: “Sull’inceneritore di Veritas e sull’ampliamento di quello di Padova comitati e associazioni locali hanno dovuto fare da soli, ci auguriamo che almeno questa volta le grandi associazioni ambientaliste battano un colpo, mettendo a disposizione risorse e competenze. Il degrado ambientale in cui versa il nostro territorio e il pericolo derivante da nuove e vecchie opere richiedono una risposta forte e tempestiva anche in termini di mobilitazione di piazza”.
Di questo e di altro si parlerà all’assemblea di venerdì 13 gennaio alle ore 18.30 presso il Centro Sociale Rivolta a Marghera, a cui seguirà la cena vegana di autofinanziamento.
Altro importante appuntamento è organizzato a Malcontenta dal Comitato Tutela Salute e Ambiente il giorno 19 gennaio alle ore 18 presso l’ex cinema parrocchiale per parlare della questione benzene e più in generale della situazione ambientale e sanitaria.
Coordinamento No Inceneritore Fusina: Comitato Opzione Zero, Medicina Democratica, Assemblea contro il rischio chimico Marghera, Malacaigo, Ambiente Venezia, Ecoistituto Alex Langer, Eddyburg, Cobas autorganizzati Comune di Venezia, Società della cura Venezia, Quartieri in Movimento, Mira 2030, FFF Venezia-Mestre, Forum dell’Aria, Comitato Difesa Ambiente e Territorio Spinea, Marghera Libera e Pensante, WWF Venezia, Comitato No Grandi Navi, Associazione Valore Ambiente, Associazione APIO onlus, Coordinamento associazioni ambientaliste Mares Mogliano, Associazione Progetto Nascere meglio Mestre, Casa del Popolo Cà Luisa, Movimento Decrescita Felice – circolo di Venezia- Movimento PFAS-Land
[C.S. Coord. NO INCENERITORE FUSINA 6 gen 2023]: NUOVO RICORSO DEI COMITATI A STRASBURGO
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6
gen
2023
Comunicato Stampa Coordinamento No Inceneritore Fusina 06 gennaio 2023
Inceneritore Veritas: accolto il ricorso dei comitati alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU)
La battaglia contro l’inceneritore di Fusina va avanti anche sul piano legale: nei giorni scorsi è
infatti arrivata l’attesa notizia che il ricorso presentato alla Corte Europea dei Diritti
dell’Uomo (CEDU) è stato finalmente registrato dalla cancelleria della Corte; dunque, dopo
questo primo difficile vaglio, la causa sarà effettivamente sottoposta all’esame del Giudici di
Strasburgo che valuteranno il merito delle contestazioni sollevate.
Il Coordinamento No Inceneritore Fusina esprime grande soddisfazione per questo primo
risultato: “Lo avevamo promesso già all’indomani delle sentenze negative del TAR e del
Consiglio di Stato che non ci saremmo fermati nemmeno sul piano legale. La promessa è stata
mantenuta, e visto che non abbiamo trovato giustizia davanti alle giurisdizioni amministrative
italiane, ora possiamo annunciare che la vertenza contro l’inceneritore di Fusina è formalmente
approdata alla CEDU. Siamo molto contenti per questo risultato non scontato, che arriva dopo
lunghe discussioni, faticosi approfondimenti, e dopo lo straordinario lavoro svolto dalle Avvocate
Antonella Mascia e Ilaria Aquironi esperte in diritto internazionale e che ringraziamo
pubblicamente. Il fatto che il TAR e il Consiglio di Stato non siano entrati nel merito delle nostre
contestazioni, e che abbiano liquidato i nostri ricorsi affermando pretestuosamente che né le
associazioni, né le persone che abitano vicino all’impianto sarebbero legittimate a ricorrere,
rappresenta un fatto grave non solo per noi e per la vicenda in sé, ma anche perché costituisce
un pericoloso “vulnus democratico” che non può e non deve essere sdoganato. Certamente c’è
stata un po’ di preoccupazione per l’ulteriore sforzo economico da sostenere, soprattutto a
causa delle decine di migliaia di euro di spese legali che siamo stati condannati a pagare dai
giudici italiani; ma lo straordinario sostegno ricevuto in poco tempo da tantissimi cittadini,
comitati e associazioni ci ha convinto che era giusto e sacrosanto non darsi per vinti”.
La nuova causa alza il tiro perchè pone il problema proprio sul piano del Diritto, e in
particolare dei Diritti Umani, sui quali ha diretta competenza la CEDU. Ad essere chiamato
direttamente in causa questa volta è lo Stato italiano, in quanto tramite le sue articolazioni
istituzionali e giudiziarie, avrebbe negato diritti fondamentali ai ricorrenti.
Articolate e molteplici le contestazioni mosse nel ricorso in relazione alla Convenzione Europea
dei Diritti dell’Uomo. In primo luogo è stata richiamata la violazione dell’art. 6 della Convenzione
perché i respingimenti dei ricorsi al TAR e al Consiglio di Stato si sono basati sul vizio di
legittimazione dei ricorrenti senza entrare nel merito dei rilievi posti dagli stessi, e ciò
rappresenta di fatto un problema di accesso a un tribunale.
Importante poi la possibile violazione dell’art. 10 della Convenzione riguardo all’accesso pieno e
tempestivo a tutte le informazioni tecniche e ambientali attinenti al progetto, visto che l’iter di
approvazione è stato caratterizzato da molte lacune documentali, nonché da ritardi e anomalie
nelle diverse fasi del procedimento. E’ stata poi eccepita la violazione dell’art. 8 della
Convenzione in merito al diritto dei ricorrenti persone fisiche di vedere tutelata la loro vita
privata e di poter vivere in un ambiente sano, visto e considerato che gli impatti ambientali
generati dall’inceneritore potrebbero compromettere ulteriormente e in modo significativo la
qualità di vita e la salute, in un contesto già gravemente degradato dal punto di vista
ambientale.
Si confida ora che per le tematiche di particolare rilievo la trattazione della causa da parte dei
Giudici di Strasburgo possa avvenire in tempi brevi.
Intanto i comitati annunciano che sono in fase di studio ulteriori azioni legali sia a livello
europeo, sia a livello nazionale in particolare per quanto riguarda alcuni aspetti che potrebbero
avere rilievo penale.
Parallelamente continua la raccolta di firme per chiedere una nuova valutazione sulla ricaduta
delle emissioni gassose dopo il parere dell’Istituto Superiore di Sanità che smonta lo studio
commissionato da Veritas, e la misurazione di tutte le sostanze in uscita dai camini, in
particolare la misurazione dei PFAS. Una richiesta quest’ultima che trova ulteriore sostegno
nell’Ordinanza emessa dal Sindaco di Legnago solo pochi giorni fa, con la quale viene chiuso il
camino della ditta Chemviron che emetteva queste pericolose sostanze in aria.
Al via anche la nuova campagna di autofinanziamento con la cena vegana in programma il 13
gennaio presso il Centro Sociale Rivolta a Marghera, preceduta da un’assemblea aperta
alle ore 18.30 per fare il punto della situazione e presentare il progetto SPESA SBALLATA
finalizzato alla riduzione della produzione di rifiuti (info e prenotazioni sulla pagina Facebook del
Coordinamento No Inceneritore Fusina, oppure con SMS al numero 340-8369979).
Coordinamento No Inceneritore Fusina:
Comitato Opzione Zero, Medicina Democratica, Assemblea contro il rischio chimico Marghera, Malacaigo, Ambiente Venezia, Ecoistituto Alex Langer, Eddyburg, Cobas autorganizzati Comune di Venezia, Società della cura Venezia, Quartieri in Movimento, Mira 2030, FFF Venezia-Mestre, Forum dell’Aria, Comitato Difesa Ambiente e Territorio Spinea, Marghera Libera e Pensante, WWF Venezia, Comitato No Grandi Navi, Associazione Valore Ambiente, Associazione APIO onlus, Coordinamento associazioni ambientaliste Mares Mogliano, Associazione Progetto Nascere meglio Mestre, Casa del Popolo Cà Luisa, Movimento Decrescita Felice – circolo di Venezia- Movimento PFAS-Land
13 GENNAIO CENA BENEFIT CONTRO L’INCENERITORE
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3
gen
2023
Passiamo una serata insieme il 13 gennaio,per conoscerci, dare vita a un altro momento insieme e sostenere la lotta contro l’inceneritore di Fusina!
Difendere i territori dall’ipocrisia di istituzioni che dovrebbero farsi garanti del bene comune vuol dire scegliere di creare una comunità che si trova e organizza per tutelarsi, per stare meglio, per decidere per sé stessa.
20:30: Cena Benefit
22:00: Spettacolo de ” Canti di libertà”
C.S. 15/12/22 – Coord. no inceneritore: raccolta firme nel week end dopo il parere dell’Istituto Superiore di Sanità
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15
dic
2022
Comunicato stampa Coordinamento No Inceneritore Fusina 15 dicembre 2022
Comitati in piazza nel week end per una nuova petizione: stop all’impianto, troppe incertezze sui rischi sanitari e ambientali dopo il parere dell’Istituto Superiore di Sanità.
I comitati e le associazioni del Coordinamento No Inceneritore Fusina tornano in piazza nel week end con una nuova importante petizione per chiedere la sospensione dell’impianto di Ecoprogetto Venezia (ora Eco+Eco srl). Le motivazioni dei comitati sono più che fondate e si basano su un parere rilasciato dall’Istituto Superiore di Sanità che mette in dubbio le previsioni di Veritas e gli esiti dell’istruttoria effettuata dal Comitato Tecnico regionale per la valutazione di impatto ambientale in merito alla ricaduta delle emissioni gassose.
Come noto la prima linea di incenerimento (L1) è in funzione da fine 2020, e, stando ai dati ufficiali del gestore, nel 2021 ha bruciato circa 34000 ton di rifiuti, prevalentemente Combustibile Solido Secondario (CSS) e una quota minore di fanghi. La partecipata veneziana prevede di avviare la costruzione della seconda linea (L2) nella primavera 2023, mentre la terza per ora non è autorizzata.
Ma dove vanno a finire i fumi?
Secondo quanto dichiarato da Ecoprogetto-Veritas nella relazione tecnica redatta dallo studio Lod in fase istruttoria, dato per buono anche dal Comitato Tecnico VIA, le ricadute dei gas di combustione avrebbero impatti significativi solo nell’immediato intorno dell’impianto.
La massima Autorità Sanitaria del Paese, l’Istituto Superiore di Sanità (ISS), non è però dello stesso parere visto che con nota trasmessa alla Regione Veneto il 20 gennaio 2022 , smonta pezzo per pezzo lo studio di Veritas confermando una volta di più le critiche mosse fin da subito dai comitati. Infatti in questo parere l’ISS afferma che:
- il modello di dispersione utilizzato così come i criteri per determinare gli impatti della ricaduta dei fumi sono vecchi, datati, non in linea con la normativa e con le indicazioni scientifiche attuali;
- i limiti di concentrazione dei gas presi a riferimento sono ben più alti di quelli raccomandati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS);
- non si è tenuto conto che per alcuni composti altamente tossici (ossidi di azoto, benzo(a)pirene e polveri ultrasottili) i livelli di inquinamento registrati nella zona intorno a Porto Marghera sono già oltre i limiti consentiti;
- non è stato fatto uno studio approfondito ed esteso sugli effetti di sostanze estremamente pericolose come diossine, furani, PCB e metalli;
- il monitoraggio delle ricadute degli inquinanti fatto da Veritas prima e dopo l’avvio del primo forno è del tutto insufficiente, perché sarebbe dovuto durare 2 anni e non 1 mese! Inoltre avrebbe dovuto considerare tutti gli inquinanti che escono dall’inceneritore (come i PFAS) e non solo quelli previsti dalla normativa;
- Porto Marghera è già pesantemente inquinata, e in questa situazione i biomonitoraggi sono uno strumento più che valido.
Quello che è chiaro è che lo studio sui fumi di Veritas, sulla base del quale è stata concessa l’autorizzazione dalla Regione, è carente e non attendibile. Quindi ad oggi, con un inceneritore già in funzione e un altro di prossima costruzione in primavera, non si sa ancora quali sono i reali rischi per la salute della popolazione e per l’ambiente!
Nel contempo sono certi e inquietanti i dati aggiornati dello studio epidemiologico SENTIERI (coordinato proprio da ISS) che dimostrano come nella zona intorno a Porto Marghera ci si ammala molto più facilmente di malattie gravi (es. tumori e infarti). Una preoccupazione che è stata confermata molto chiaramente anche dall’Alto Commissario per i Diritti Umani dell’ONU in visita in Veneto solo pochi mesi fa, nonché da molti medici e pediatri che esercitano nel veneziano, e da ISDE Venezia.
A questo punto i comitati invocano l’applicazione del principio di precauzione: “Le critiche mosse dall’ISS sono molto preoccupanti. Se le valutazioni delle ricadute dei fumi sono inattendibili, il rischio per l’ambiente e per la salute della popolazione è più che concreto. Ci rivolgiamo ai Sindaci e alla Regione Veneto richiamando tutti alle proprie responsabilità istituzionali. C’è bisogno di provvedimenti coraggiosi, d’altra parte la salute viene prima di tutto sempre, almeno questo è stato il ritornello durante la pandemia. Vediamo se è vero anche in questo caso”.
Precise le richieste della petizione lanciata dal Coordinamento: “Chiediamo prima di tutto la sospensione della linea L1 e una moratoria su L2 almeno fino a quando non verrà fatto un altro studio più approfondito secondo le indicazioni dell’ISS su un’area vasta, e fino a quando non verrà dismesso realmente l’utilizzo del carbone nella centrale Enel Palladio, anche questa una promessa clamorosamente smentita. Vogliamo poi che i report di gestione e tutti i dati sulle emissioni, non solo quelle gassose, siano resi pubblici nei siti istituzionali, nonché il monitoraggio di tutte le sostanze in uscita dai camini, e in particolare dei PFAS. Ribadiamo poi la necessità di fare i biomonitraggi su un campione significativo della popolazione metropolitana che vive intorno a Porto Marghera. Infine, richiesta specifica per Venezia, vogliamo che in centro storico sia finalmente applicata la norma che prevede l’obbligo di raccolta separata della frazione umida già dal 1 gennaio 2022. E’ inqualificabile che nella città lagunare l’umido sia smaltito come secco residuo; questa mancanza costa ai cittadini veneziani almeno 2 milioni di euro in più ogni anno e circa 11 punti in meno nella percentuale di raccolta differenziata dell’intero Comune”.
Questi i primi appuntamenti (meteo permettendo) dove sarà possibile firmare la petizione:
– venerdì 16 dicembre ore 9-13 al mercato di Mestre
– sabato 17 dicembre ore 9-13 al Mercato di Marghera e in Piazza Municipio a Mira
– domenica 18 dicembre ore 9-13 in piazza a Malcontenta
La petizione proseguirà anche dopo le festività e sarà disponibile anche on-line. Obiettivo dei comitati è di riaprire la discussione sull’inceneritore e sui suoi pericolosi impatti nei Consigli Comunali, in primis quelli di Venezia e Mira, ma anche in Consiglio Regionale e, se servisse anche in Parlamento.
Coordinamento No Inceneritore Fusina: Comitato Opzione Zero, Medicina Democratica, Assemblea contro il rischio chimico Marghera, Malacaigo, Ambiente Venezia, Ecoistituto Alex Langer, Eddyburg, Cobas autorganizzati Comune di Venezia, Società della cura Venezia, Quartieri in Movimento, Mira 2030, FFF Venezia-Mestre, Forum dell’Aria, Comitato Difesa Ambiente e Territorio Spinea, Marghera Libera e Pensante, WWF Venezia, Comitato No Grandi Navi, Associazione Valore Ambiente, Associazione APIO onlus, Coordinamento associazioni ambientaliste Mares Mogliano, Associazione Progetto Nascere meglio Mestre, Casa del Popolo Cà Luisa, Movimento Decrescita Felice – circolo di Venezia- Movimento PFAS-Land
Economia circolare – Gestione dei rifiuti
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14
nov
2022
Da diversi anni comitati ambientalisti del Veneto e del Friuli-Venezia Giulia si battono per l’abolizione degli inceneritori, in modo particolare il Comitato Opzione Zero della Riviera del Brenta che si batte contro l’inceneritore di Fusina situato a Porto Marghera e controllato da Veritas – la multiutility che gestisce il ciclo di rifiuti nel veneziano.
Non ci arrendiamo! Vogliono zittire il dissenso.
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6
giu
2022
C.S. CONGIUNTO 17/06/21 – Tutti in bici a Fusina sabato 19 giugno per il Tour du PFAS
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17
giu
2021
Comunicato stampa No Inceneritore Fusina 17 giugno 2021
Attraversare i territori, unire le lotte: comitati e associazioni insieme ai Climate Riders per il Tour du PFAS sabato 19 giugno
Anche i comitati e le associazioni del coordinamento No Inceneritore Fusina partecipano alla pedalata promossa dall’associazione sportiva The Climate Riders per sabato 19 giugno, che ha già nel nome una connotazione molto chiara: Le Tour du PFAS.
Il bike tour partirà infatti dalla Miteni di Trissino, la fabbrica che per anni ha sversato impunemente enormi quantità di PFAS contaminando una delle falde acquifere più grandi d’Europa e il sangue di centinaia di migliaia di persone. I Climate Riders saranno accompagnati in questo primo tratto dai comitati vicentini come PFAS Land e Mamme NO PFAS e faranno tappa al Tribunale di Vicenza dove è in corso il processo penale contro i responsabili di questo grave disastro ambientale.
Proseguiranno poi verso Padova, dove, alle porte della Città, saranno pronti ad accoglierli i comitati che si battono contro il revamping dell’inceneritore di Hestambiente per attraversare insieme il centro cittadino fino al contestato impianto nei pressi di Camin, dove si svolgerà un presidio di protesta.
Infine saranno i Comitati contro l’inceneritore di Fusina ad accogliere i ciclo-attivisti già in Riviera del Brenta, per dirigersi poi verso il presidio di Piazza Municipio a Marghera, dove confluiranno associazioni e comitati veneziani, del miranese e da Mogliano.
La tappa finale sarà proprio Fusina con passaggio a Malcontenta, là dove si trova l’altro grande inceneritore di Ecoprogetto-Veritas, che insieme a quello di Padova andrà a bruciare non solo rifiuti, ma anche fanghi, percolati e altri residui della filiera dei processi di bonifica e depurazione dei PFAS. Un progetto regionale folle che andrà ad aggravare ancora di più l’impatto di questi impianti, la contaminazione ambientale e i rischi per la salute della popolazione.
Il Tour du PFAS sarà dunque un modo per riscoprire alcune delle bellezze regionali, ma anche per attraversare i luoghi dei disastri ambientali che minacciano il territorio, la salute e il paesaggio del Veneto, e per incontrare tante persone che amano la loro terra e la difendono.
Una iniziativa accolta e sostenuta con grande favore dai comitati del veneziano visto che si svolgerà alla vigilia dell’udienza del TAR Veneto (prevista per il 23 giugno) sul corposo ricorso presentato a fine 2020 per bloccare i piani di Veritas, dei suoi soci privati della Bioman (gruppo FINAM) e della Regione Veneto.
Per la zona del veneziano questi gli appuntamenti: ore 14.00 in centro a Dolo, ore 14.45 in Piazza Municipio a Mira, ore 15.30 in via Veronese (Graspo d’Uva) a Spinea, ore 16.00 presidio in Piazza Municipio a Marghera, ore 16.45 passaggio per Malcontenta, ore 17.15 arrivo nei pressi dell’inceneritore di Fusina.
La pedalata sarà aperta a tutti coloro che vogliono partecipare anche solo per un tratto, e si svolgerà ad andatura tranquilla, in piena sicurezza e nel rispetto delle norme anti-covid.
I comitati invitano alla massima partecipazione.
Per maggiori informazioni si rimanda alla pagina dell’evento facebook sulla pagina No Inceneritore Fusina.
Comitato Opzione Zero, Medicina Democratica, Assemblea contro il rischio chimico Marghera, Malacaigo, Ambiente Venezia, Ecoistituto Alex Langer, Eddyburg, Cobas autorganizzati Comune di Venezia, Società della cura Venezia, Quartieri in Movimento, Mira 2030, FFF Venezia-Mestre, Forum dell’Aria, Comitato Difesa Ambiente e Territorio Spinea, Marghera libera e pensante, WWF Venezia, Comitato No Grandi Navi, Associazione Valore Ambiente, Associazione APIO onlus, Coordinamento associazioni ambientaliste Mares Mogliano, Associazione Progetto nascere meglio Mestre, Casa del Popolo Cà Luisa, Movimento Decrescita Felice – circolo di Venezia- PFAS-Land
Inceneritore, i comitati denunciano gravi inadempienze di Ecoprogetto e degli organi di controllo
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29
mag
2021
Comunicato stampa coordinamento No Inceneritore Fusina 29 maggio 2021
Inceneritore, i comitati denunciano gravi inadempienze di Ecoprogetto e degli organi di controllo
Nutrita conferenza stampa dei comitati No Inceneritore Fusina questa mattina davanti alla scuola elementare di Malcontenta per denunciare gravi inadempienze di Ecoprogetto-Veritas.
Nei mesi scorsi Veritas ha più volte rilasciato dichiarazioni roboanti circa la sicurezza e i controlli sul nuovo inceneritore di Fusina: “Il nostro impianto è sicuro e controllato”, e ancora “Le emissioni in atmosfera saranno monitorate costantemente, in modo trasparente e resteranno ampiamente sotto i limiti di legge”. Sulla stessa falsariga la Regione Veneto e vari Sindaci, tutti protesi a rassicurare i cittadini e a delegittimare i comitati.
Peccato che a soli 6 mesi dall’avvio della linea 1, avvenuto in data 1 dicembre 2020, gli stessi comitati hanno scoperto vistose irregolarità circa il rispetto delle prescrizioni imposte a Ecoprogetto con il provvedimento autorizzativo, e grosse lacune da parte degli organi di controllo, ARPAV e Regione, contro i quali ora scatta una diffida formale.
I comitati puntano il dito in particolare sull’attività di monitoraggio delle emissioni gassose: secondo quanto stabilito nel parere di VIA e nell’autorizzazione integrata ambientale, Ecoprogetto avrebbe dovuto svolgere una prima indagine sulle ricadute degli inquinanti prima dell’avvio della linea 1, e successivamente una seconda entro tre mesi dall’accensione dello stesso forno; ciò al fine di valutare gli effetti dell’attività di incenerimento rispetto alla situazione di partenza. Nel dettaglio Ecoprogetto ha ufficialmente dichiarato che l’indagine ante operam sarebbe stata svolta tra il 15 ottobre e il 30 novembre 2020, mentre quella post operam dal primo di aprile al 5 maggio 2021. Secondo il piano approvato dalla regione Veneto, le misurazioni avrebbero dovuto essere eseguite in 6 punti fissi con rilevatori per acido cloridrico, acido fluoridrico e ammoniaca e in altri tre punti per mezzo di centraline mobili in grado di registrare i dati su altri inquinanti come particolato, metalli, diossine, NOx e altro. Tutti questi punti sono stati indicati con tanto di coordinate geografiche.
Nel mese di febbraio 2021 il coordinamento No Inceneritore Fusina, scaduti i termini per lo svolgimento del monitoraggio, aveva presentato richiesta di accesso agli atti per avere i risultati delle analisi. Di fronte alle risposte evasive di Regione Veneto e ARPAV, i comitati, insospettiti, hanno iniziato un’attività di inchiesta autonoma che ha portato a scoprire fatti di una gravità inaudita.
Tanto per cominciare i 6 rilevatori fissi non sono mai stati posizionati nei punti indicati da Ecoprogetto. Infatti 4 di questi dovevano essere installati in altrettante abitazioni private, uno nel campeggio di Fusina, e uno nella scuola elementare di Malcontenta; ma dalle testimonianze dirette raccolte all’inizio di maggio da un consigliere della Municipalità di Marghera e da un Consigliere comunale di Mira presso i proprietari di queste abitazioni, presso la scuola e il campeggio, risulta che in questi edifici nessuno ha mai installato niente.
Approfondendo l’indagine i comitati hanno poi scoperto che sui pali della luce situati in prossimità di alcuni di questi punti sono stati effettivamente posizionati quelli che sembrano essere dei campionatori; secondo i testimoni però, ciò sarebbe avvenuto solo tra la fine di aprile e l’inizio di maggio 2021, quindi in un periodo successivo a quelli in cui si sarebbero dovute svolgere le campagne di misurazione.
Per di più diverse altre testimonianze, raccolte anche in forma di dichiarazione scritta, attestano che almeno due delle tre centraline mobili, quelle posizionate in via Moranzani, sarebbero comparse solo dopo l’accensione dell’impianto.
“Altro che sicurezza e trasparenza – attaccano i comitati – qui siamo di fronte a una situazione intollerabile, in cui il soggetto controllato fa il controllore di sé stesso, mentre gli organismi di vigilanza latitano o si accontentano delle autocertificazioni. In questa situazione Ecoprogetto può fare il bello e il cattivo tempo, anche permettersi il lusso di scegliere come, se e quando conformarsi alle prescrizioni date. Le mancanze e le difformità che abbiamo scoperto e denunciato dimostrano che l’attendibilità dei dati e delle informazioni fornite da Ecoprogetto-Veritas è alquanto dubbia”.
Di fronte a una situazione di questo genere, quale fiducia possono avere i cittadini in una società che gestisce in questo modo un impianto così pericoloso? O quale fiducia possono avere nelle istituzioni che dovrebbero vigilare per proteggere la loro incolumità, e che invece troppo spesso chiudono gli occhi? “Il 23 giugno prossimo il nostro ricorso sarà discusso al TAR, faremo pesare anche in quella sede le inadempienze di Ecoprogetto-Veritas. In questi giorni agiremo però anche per altre vie, sarà inviata una diffida verso Regione Veneto e ARPAV – incalzano i comitati – affinché dispongano il blocco immediato dell’impianto e impongono a Ecoprogetto di rifare le campagne di monitoraggio sulle emissioni gassose nei modi e nei tempi corretti e in piena trasparenza”.
I comitati annunciano infine una nuova grande manifestazione per il 19 giugno, il “Tour des PFAS”, una biciclettata promossa dall’associazione Climate Riders con l’appoggio dei comitati di Venezia, Padova e Vicenza. Si partirà dalla Miteni di Trissino (la fabbrica che per anni ha sversato PFAS in falda creando uno dei più gravi disastri ambientali degli ultimi anni), per arrivare prima all’inceneritore di Padova in fase di revamping e poi a quello di Fusina, i due impianti pensati anche e soprattutto per smaltire i fanghi e i percolati inquinanti.
Comitato Opzione Zero, Medicina Democratica, Assemblea contro il rischio chimico Marghera, Malacaigo, Ambiente Venezia, Ecoistituto Alex Langer, Eddyburg, Cobas autorganizzati Comune di Venezia, Società della cura Venezia, Quartieri in Movimento, Mira 2030, FFF Venezia-Mestre, Forum dell’Aria, Comitato Difesa Ambiente e Territorio Spinea, Marghera libera e pensante, WWF Venezia, Comitato No Grandi Navi, Associazione Valore Ambiente, Associazione APIO onlus, Coordinamento associazioni ambientaliste Mares Mogliano, Associazione nascere meglio Mestre, Casa del Popolo Cà Luisa, Movimento Decrescita Felice – circolo di Venezia- Movimento PFAS-Land
C.S. NO INCENERITORE 21/04/21 – I comitati tornano ad accerchiare Veritas alla vigilia della Liberazione
Posted by Opzione Zero in Comunicati Stampa, Rassegna stampa | 1 Comment
21
apr
2021
Comunicato stampa coordinamento No Inceneritore Fusina 21-04-2021
I comitati tornano ad accerchiare Veritas alla vigilia della Liberazione
E’ prevista per sabato 24 aprile la nuova iniziativa di protesta indetta dai comitati e dalle associazioni che si battono contro l’inceneritore di Fusina: dalle ore 9.30 alle ore 12.00 si svolgerà un presidio che andrà letteralmente ad accerchiare la sede centrale di Veritas Spa in via Porto di Cavergnago a Mestre.
Eloquente lo slogan della manifestazione, “Tutte le Veritas che non sai”, che preannuncia un sit-in pacifico ma molto determinato a riaffermare con forza tutte le ragioni del no e le alternative possibili.
Saranno allestite 5 stazioni tematiche con tanto di pannelli informativi riguardanti gli impatti ambientali e sanitari dell’inceneritore, le alternative all’attuale gestione del ciclo dei rifiuti, le conseguenze per il clima, il pericolo PFAS, le reali motivazioni, gli interessi economici e le responsabilità politiche che stanno dietro a questo progetto e che continuano ad essere tenute nascoste da Veritas e soci.
Oltre al nutrito schieramento di associazioni e comitati metropolitani, ormai da due anni impegnati in questa difficile vertenza, particolarmente qualificante sarà la presenza di ISDE (Medici per l’Ambiente) insieme a molti medici e pediatri del territorio, promotori nei mesi scorsi dell’appello pubblico al Presidente regionale Zaia per l’avvio dei biomonitoraggi. Importante e nutrita sarà anche la presenza dei giovani di Fridays for Future, già protagonisti alcuni mesi fa con l’occupazione della stessa sede di Veritas, che torneranno a ribadire l’urgenza di una vera transizione ecologica in contrapposizione alle ingannevoli politiche “green” di facciata.
Infine significativa sarà la partecipazione di delegazioni dei comitati padovani mobilitati contro il revamping dell’inceneritore patavino gestito da Hera, e dei movimenti vicentini impegnati sul fronte del grave inquinamento da PFAS. Un modo per significare non solo lo stretto rapporto di collaborazione tra le diverse organizzazioni, ma anche le sempre più chiare connessioni tra gestione delle bonifiche dei territori inquinati e le attuali politiche di potenziamento degli inceneritori per lo smaltimento di fanghi e rifiuti contaminati. Una sinergia che troverà ulteriore conferma il giorno dopo, il 25 aprile a Vicenza, dove il movimento NO PFAS ha organizzato un presidio nei pressi del Tribunale in vista dell’avvio del processo contro l’azienda Miteni e i responsabili del disastro ambientale.
Il programma della manifestazione prevede una serie di interventi sui principali temi a partire dalle ore 10.00; in contemporanea si svolgeranno laboratori per bambini e adulti e sarà possibile approfondire e discutere presso le diverse stazioni; a seguire, al termine della mattinata, la catena umana che circonderà la sede di Veritas.
“In questi mesi difficili condizionati dalle limitazioni anti Covid non siamo stati fermi – dichiarano alcuni esponenti dei comitati – ci siamo concentrati sul ricorso al TAR che andrà ad udienza di merito il 23 giugno, abbiamo approfondito molti aspetti tecnici, dato avvio ad inchieste di cui vedremo i risultati nei prossimi mesi, intrecciato importanti relazioni con altri movimenti e organizzazioni. Ora è il momento di tornare in piazza e lo facciamo non casualmente alla vigilia della Festa della Liberazione; perché il miglior modo di ricordare la fine del nazifascismo e di dare valore alla Costituzione nata dalla Resistenza, è quello di lottare ogni giorno e in ogni dove contro i soprusi, per la difesa della libertà e dei diritti universali, in questo caso per il diritto alla salute, ad un ambiente sano, e a un futuro sicuro per tutti. Invitiamo i cittadini e le cittadine del veneziano a vincere le paure, e a tornare ad essere protagonisti della difesa del proprio territorio partecipando in prima persona alla manifestazione di sabato prossimo”.
I comitati sottolineano che la manifestazione è autorizzata e si svolgerà nel pieno rispetto delle norme anti contagio.
Manifestazione promossa da: Comitato Opzione Zero, Medicina Democratica, Assemblea contro il rischio chimico Marghera, Malacaigo, Ambiente Venezia, Ecoistituto Alex Langer, Eddyburg, Cobas autorganizzati Comune di Venezia, Società della cura Venezia, Quartieri in Movimento, Mira 2030, FFF Venezia-Mestre, Forum dell’Aria, Comitato Difesa Ambiente e Territorio Spinea, Marghera libera e pensante, WWF Venezia, Comitato No Grandi Navi, Associazione Valore Ambiente, Associazione APIO onlus, Coordinamento associazioni ambientaliste Mares Mogliano, Associazione Progetto Nascere meglio Mestre, Casa del Popolo Cà Luisa, Movimento Decrescita Felice – circolo di Venezia – PFAS-Land, Comitato 0 PFAS Padova, ISDE Medici per l’Ambiente, Tutta la Città Insieme
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