C.S. Op.Zero 28/08/23 – Nuova Romea: progetto assurdo e anacronistico, pronti a fermarlo un’altra volta
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28
ago
2023
Comunicato stampa Comitato Opzione Zero 27 agosto 2023
Nuova Romea: progetto assurdo e anacronistico, pronti a fermarlo un’altra volta
Non si fa attendere la risposta del Comitato Opzione Zero all’indomani delle dichiarazioni dell’assessore regionale alle infrastrutture Elisa De Berti che in piena estate rilancia il faraonico e anacronistico progetto della Nuova Romea, del tutto simile alla tratta settentrionale della famigerata Orte-Mestre, ovvero alla vecchia Romea Commerciale.
“Riproporre oggi la Romea Commerciale significa tornare indietro di almeno 30 anni – dichiarano dal comitato – buttando definitivamente nel cestino le tante promesse di messa in sicurezza della statale. In questo tempo il mondo è cambiato completamente, i problemi e le sfide che abbiamo di fronte, a cominciare dalla crisi ecologica e climatica, ci impongono di trasformare radicalmente e nel più breve tempo possibile tutto il sistema economico e sociale, compreso il sistema dei trasporti. Invece la Giunta Zaia, così come il Governo Meloni-Salvini, sono rimasti inchiodati alla logica “fossile” del cemento, dell’asfalto e della gomma. Non si tratta solo di una scelta in favore delle lobby che sostengono questo sistema di potere, ma di una vera e propria incapacità di risolvere i problemi di ieri e di oggi con una prospettiva che guardi al futuro. D’altra parte il disastro ecologico del Veneto è sotto gli occhi di tutti. La Riviera del Brenta ha già respinto una volta l’assalto dei cementificatori, li fermeremo anche questa volta”.
Il Comitato Opzione Zero, nato ormai quasi 20 anni fa proprio in risposta alla minaccia della Romea Commerciale, attacca ANAS e la Regione sulla sicurezza “La sicurezza viene sempre tirata in ballo per giustificare il raddoppio autostradale, ma tanto per cominciare vorremmo chiedere a ANAS e all’assessore De Berti dove sono finiti i progetti di messa in sicurezza della statale. Sono ormai 8 anni che aspettiamo la realizzazione delle rotonde e dei sottopassi ciclopedonali al posto degli incroci pericolosi; i progetti ci sono e i soldi pure, perché i cantieri non sono mai partiti? Da decenni si susseguono incidenti gravissimi su questa strada, soprattutto sul tratto Chioggia-Mestre, ma nessuno è mai intervenuto seriamente per dare risposte concrete a questo problema. Chi continua a parlare di autostrada dovrebbe farsi un bell’esame di coscienza”.
In effetti, nel 2016 ANAS aveva presentato un piano di manutenzione straordinaria e di riqualificazione dell’intera tratta E45-E55, stanziando 1,6 miliardi di euro; il piano prevedeva interventi strutturali anche sulla Romea; negli anni a seguire se ne è discusso a più riprese, ma siamo ancora a un nulla di fatto.
Sulla questione del traffico e dei mezzi pesanti, per Opzione Zero la situazione non è cambiata, così come valide e facilmente attuabili rimangono le proposte alternative:
“Il traffico sulla SS 309 Romea è intenso ma si attesta sempre su livelli modesti, tali da non giustificare in alcun modo la realizzazione di una nuova autostrada, a meno che la Giunta Zaia non pensi di creare un altro buco nero come quello della Pedemontana. Il problema è il traffico pesante, soprattutto quello di lunga percorrenza, che transita su questa direttrice proprio per evitare i pedaggi. Ma ci sono ormai molti modi per deviare i camion sulla A-13, oppure per farli transitare sulla SS 309 di notte o comunque in momenti diversi dagli orari di punta, rendendo così più agevole e sicura la strada per i pendolari e per i cittadini dei vari Comuni attraversati. Questi interventi, fattibili in breve tempo e con costi modesti, unitamente alla realizzazione di rotonde, svincoli e sottopassi risolverebbero il problema nel giro di 2-3 anni. Di contro la realizzazione di una nuova autostrada, oltre ad avere impatti ambientali devastanti e a sfigurare la Riviera, richiederebbe almeno 10 anni di tempo, l’esborso di oltre 5 miliardi di euro, per altro senza risolvere problemi della statale. Infatti, come accade per la Pedemontana, con pedaggi elevati, il traffico sia leggero che pesante continuerebbe a riversarsi sul vecchio tracciato. Da sempre proponiamo queste soluzioni, ma mai nessuno ha voluto rispondere in merito. E’ evidente che chi continua a proporre l’autostrada persegue altri interessi; ma si sbaglia se pensa di avere gioco facile.”
“Ai Sindaci della Riviera del Brenta chiediamo di non tradire le aspettative della comunità rivierasca, più volte sancite nei diversi Consigli Comunali anche nel recente passato. Noi siamo pronti al dialogo e al confronto vero, ma siamo altrettanto pronti a dare battaglia, mobilitando le popolazioni da qui fino a Cesena, la rete dei comitati è sempre attiva e combattiva”.
FUORI DAL VIRUS, FUORI DAL FOSSILE, assemblea nazionale 9 maggio
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3
mag
2020
FUORI DAL VIRUS, FUORI DAL FOSSILE 9 maggio ore 17.30
Assemblea nazionale della Campagna dei comitati per il Clima Fuori dal Fossile
IL FUTURO C’E’, RIPRENDIAMOCELO!
La Campagna “ Per il clima, fuori dal fossile!” sta costruendo un percorso di convergenza e di lotta coordinata tra molte realtà italiane che vogliono contrastare quelle opere energetiche alteranti il clima, l’ambiente e la vita sociale di popoli e comunità. Lo abbiamo fatto per la prima volta unitariamente nel corteo il 23 marzo 2019 a Roma, lo facciamo da anni nelle tante battaglie territoriali o coordinate a livello nazionale.
Stiamo lottando contro l’Eni, la Snam, la Tap, contro le centrali a carbone e quelle turbogas che non sono state bloccate nemmeno in piena emergenza sanitaria. Così come lottiamo contro quelle istituzioni pubbliche sempre di più asservite al mercato. Un potere economico e politico che, nonostante siano evidenti le criminali responsabilità nella crisi, vuole continuare ancora di più a devastare in nome dell’economia del profitto capitalistico il nostro mondo ed i nostri diritti.
Lottare nelle condizioni che viviamo oggi rende sempre più necessario scambiare opinioni, proposte, azioni di alternativa senza le quali non ci sarà nessun cambiamento dei rapporti di forza esistenti condannandoci ad una sconfitta epocale. Significa evidenziare nessi, costruire piattaforme semplici e connessioni reali che vivano nel corpo sociale e non solo nel giro ristretto dei militanti.
Per queste ragioni abbiamo pensato di lanciare una vera e propria assemblea, la più ampia e partecipata possibile, nella quale condividere la nostra Piattaforma, le nostre proposte, accoglierne di altre e lanciare finalmente una mobilitazione nazionale ed unitaria per uscire dal fossile ORA! Proposte di lotta che possano trovare sponda e forza nella miriade di gruppi, comitati, snodi territoriali che esistono e resistono ma anche in altri movimenti, soprattutto quelli contro il crimine climatico, le grandi opere inutili e le privatizzazioni dei beni comuni.
Partecipa alla assemblea del 9 di maggio dalle 17,30 della Campagna, fai ascoltare la tua voce, le tue proposte, troviamo le modalità e le azioni da movimentare da ora e nel futuro. Perché da soli non se ne esce, perché vogliamo, tutti ed insieme, costruire un nuovo mondo di relazioni umane e sociali fuori dal ricatto del mercato, delle Borse e dalla violenza del sistema estrattivista e patriarcale!
FUORI DAL VIRUS, FUORI DAL FOSSILE!
L’assemblea si terrà sulla piattaforma Adobe. Dalle ore 17.00 del 9 maggio sarà possibile fare prova microfono e webcam.
Per iscrizioni inviare una mail a perilclimafuoridalfossile@gmail.com.
Puoi leggere la piattaforma al link: https://www.globalproject.info/it/in_movimento/fuori-dal-virus-fuori-dal-fossile/22735
C.S. Op.Zero 12/11/19 – Orte-Mestre revival: un nuovo avvistamento
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12
nov
2019
COMUNICATO STAMPA OPZIONE ZERO 12/11/19
Orte-Mestre revival: un nuovo avvistamento
Come per il mostro di Loch Ness, che periodicamente torna alla ribalta delle cronache, in questi giorni ha rifatto capolino il mitologico progetto della Orte-Mestre (nota in Veneto come Nuova Romea Commerciale).
Ne dà notizia un articolo del Corriere del Veneto del 9 novembre scorso, secondo il quale la Regione Veneto e l’ANAS sarebbero in pressing al MIT per la versione “ridotta”, ribattezzata “Cesena-Mestre”. E sembra si stia valutando anche un nuovo tracciato, più interno, con passaggio in tunnel nel cuore della Riviera del Brenta e innesto a Roncoduro.
Una desolante riproposizione che fa leva, oltretutto, sulla solita bugiarda preoccupazione per la sicurezza dell’attuale Romea che continua ad essere pericolosa perché da decenni gli stessi decisori politici tardano volutamente a imporsi per la sua definitiva messa in sicurezza, con opere precise e puntuali e deviando il traffico pesante sulle direttrici già esistenti delle A4 e A13, come hanno sempre chiesto i territori e gli abitanti, e completando il raccordo Ferrara – Ravenna nel tratto tra Argenta – Alfonsine – Ravenna.
Il progetto Orte-Mestre, soprattutto nel previsto tratto di nuova costruzione Cesena-Mestre, si è sempre dimostrato insostenibile da ogni punto di vista, da quello economico-finanziario a quello ambientale, con impatti che adesso ancora di più sarebbero incalcolabili, dato lo stato disastroso dei nostri territori (il Veneto nel frattempo è balzato al primo posto in Italia come consumo di suolo).
Impatti talmente macroscopici e assurdi che hanno coalizzato in 5 regioni comitati, associazioni di categoria e amministrazioni locali con atti di mobilitazione civile e documenti formali di rigetto totale dell’opera “né qui né altrove”, culminati nel 2014 con la Conferenza dei Sindaci della Riviera unanime nel dirsi indisponibile a negoziazioni e nel respingere l’intero progetto.
Siamo, tutti, prontissimi a rimettere mano alle carte, a fare e rifare le pulci ai numeri e alle norme, e a dimostrare ancora una volta con i dati l’assurdità di questo ridicolo revival, peraltro molto prevedibile: sappiamo che l’intento del progetto originario puntava sulla nuova tratta Cesena-Mestre dove si possono fare più affari, che i nuovi scenari politici attuali avrebbero rinfocolato gli appetiti, che avrebbero pensato alla vecchia tattica di lasciare languire la Nuova Romea per un po’, giocando sulla smemoratezza italica (gli scandali e le manette che hanno investito il sistema Veneto delle grandi opere, ad esempio), confidando sull’indebolimento degli oppositori. Ma si sbagliano, l’esasperazione sui territori è alle stelle.
In tempi di conclamata emergenza climatica e di conseguenti eventi estremi, sempre più intensi e frequenti, la pensata è quella di riesumare un ulteriore taglio trasversale dell’idrografia principale del Veneto con un’altra barriera di asfalto. Anziché pensare alle urgenti mitigazioni, a pianificare diffusamente le necessarie opere di adattamento, l’idea è quella di aggravare le condizioni di vulnerabilità di territori e comunità.
Le numerose campagne che Opzione Zero, assieme alla Rete Nazionale Stop Or-Me, ha condotto per dieci anni contro il progetto monstre, sono pronte a riprendere con inedita forza di fronte alla proditoria e inutile gerontofilia infrastrutturale di vecchi e nuovi boiardi dell’asfalto. Confidiamo che, ora come allora, tutte le amministrazioni locali, specialmente quelle della Riviera e del Veneto, abbiano il coraggio di ribadire una posizione netta di rigetto dell’autostrada.
Romea commerciale: indietro non si torna
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27
apr
2019
Comunicato stampa Opzione Zero 26 aprile 2019
Romea commerciale: indietro non si torna
Messa in sicurezza e riduzione dei TIR rimangono le priorità.
Pronti a contrastare con ogni mezzo la Romea commerciale.
I cambiamenti climatici impongono un drastico cambio di rotta e l’uscita immediata dai combustibili fossili.
Chi come Zaia propone ancora cemento e asfalto è fermo all’anno 0, oppure è in combutta con le lobby delle “grandi opere”.
Basta dare fiducia a chi, come la Lega, promuove progetti che distruggono l’ambiente e minacciano la salute delle persone.
“Sulla Romea indietro non si torna: ANAS deve concludere in fretta i lavori di messa in sicurezza della SS 309 e dissuadere in tutti i modi il transito dei TIR di lunga percorrenza, solo così si possono risolvere in tempi rapidi i problemi della statale più pericolosa d’Italia. Opzione Zero e gli altri comitati della Rete Stop Orte-Mestre continuano a monitorare le mosse del Governo, e sono pronti in ogni momento a riprendere la lotta per contrastare qualsiasi ipotesi di autostrada, opera inutile, distruttiva e antistorica” – questa la secca risposta di Opzione Zero alle recenti e ripetute prese di posizione di vari esponenti politici e istituzionali a favore dell’autostrada Orte-Mestre o della sua versione ridotta Mestre-Ravenna.
Il riferimento è alle dichiarazioni del presidente regionale, il leghista Luca Zaia, e dall’AD di Veneto Strade Silvano Vernizzi rilasciate alla Nuova Venezia lo scorso 22 aprile: secondo i due amministratori, la famigerata autostrada dovrebbe tornare ad essere in cima alle priorità del Governo. A fare loro eco anche Remo Sernagiotto candidato alle elezioni europee per Fratelli D’Italia, che addirittura rilancia proponendo il completamento della A27 fino a Monaco e l’autostrada del mare.
“Siamo una delle regioni più inquinate, più cementificate, più dissestate di tutto il Paese; una delle regioni che per prima ha sperimentato cosa significa il “sistema delle grandi opere”, dal Mose al Passante, alla Pedemontana: un sistema fatto di corruzione, infiltrazioni mafiose, illeciti ambientali, spreco di miliardi di euro pubblici. Eppure – proseguono dal comitato – per questi personaggi che da decenni governano e amministrano il Veneto, e che dunque hanno la responsabilità quanto meno politica di una situazione disastrosa, le priorità e la soluzione dei problemi stanno ancora nel cemento e nell’asfalto”.
Per Opzione Zero, di fronte a questo quadro, di fronte alla gravissima emergenza dei cambiamenti climatici che dovrebbe imporre a tutti, e in particolare ai decisori politici, un cambio totale di rotta, simili dichiarazioni si spiegano in due soli modi: o con una visione politica “fossilizzata”, o con la commistione di interessi tra finanza, politica, lobby economiche e criminalità organizzata che spesso si annidano dietro alle “grandi opere”.
In entrambe i casi si tratta di due validi motivi per non dare più alcuna fiducia a esponenti e forze politiche come la Lega, che continuano a promuovere un modello economico devastante per l’ambiente e per la salute delle persone.
Orte – Mestre: vi piace vincere facile?
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22
dic
2016
COMUNICATO STAMPA OPZIONE ZERO 22 DICEMBRE 2016
ORTE-MESTRE: VI PIACE VINCERE FACILE?
E’ di ieri la notizia che la cordata dei proponenti, della famigerata autostrada Orte-Mestre, guidata dalla GFIP Holding del pregiudicato Vito Bonsignore, avrebbe chiesto i danni allo Stato per la mancata approvazione del progetto.
Siamo alla farsa, sembra di stare sulla scena dello sketch pubblicitario del gratta e vinci “Ti piace vincere facile?” dove non c’è mai partita e il premio è sempre assicurato.
“Peccato che si tratti di una questione seria e che a incassare la vincita rischiano di essere sempre i soliti noti – affermano Rebecca Rovoletto e Lisa Causin di Opzione Zero – mentre intanto sulla Romea, abbandonata per anni proprio per giustificare la nuova autostrada, gli incidenti continuano a fioccare ogni giorno. Ci vuole un bel coraggio a chiedere i danni per la mancata approvazione di un’opera devastante e palesemente insostenibile. E’ incredibile come queste multinazionali del cemento e della finanza, fautori del liberismo più sfrenato, tentino in ogni modo di scaricare i costi e gli insuccessi sulle spalle dei contribuenti. Ma il rischio di impresa va bene solo quando c’è da spartirsi dividendi milionari?”.
E’ bene ricordare – rincarano dal comitato – che il progetto Orte-Mestre è un project-financing, e che quindi per sua stessa natura nasce su istanza della cordata privata capeggiata da GEFIP Holding, e non invece (come erroneamente riportata dalla stampa) da un bando pubblico di ANAS. D’altra parte se la Orte-Mestre non è andata in porto ciò è dovuto in primo luogo alle carenze tecniche, alla palese insostenibilità economica, alla incompatibilità ambientale del progetto depositato dai proponenti. Non si vede per quale assurdo motivo ora i cittadini dovrebbero farsi carico di oltre 300 milioni di euro di presunti danni richiesti da un’impresa privata che ha fallito per sua stessa incapacità.
D’altra parte è ormai sotto la luce del Sole quanto denunciato in tutti questi anni dai comitati, e cioè che l’unico vero motore dell’opera è sempre stato ed è tutt’ora il malaffare. Bonsignore presentava la sua versione di autostrada nel 2004 prolungando la tratta da Ravenna fino a Orte, mettendo così fuori gioco la Nuova Romea spa (la società costituita da molte delle imprese emiliano-venete coinvolte nello scandalo MOSE) che aveva già depositato un progetto di autostrada limitato al tratto Mestre-Ravenna. La causa intentata dalla newco Nuova Romea a seguito della scelta di ANAS di privilegiare la proposta di Bonsignore & C. fu superata solo grazie alla mediazione di Piergiorgio Baita (ex AD della Mantovani) e la liquidazione da parte di GEFIP di 4 milioni di euro.
Successivamente nel 2013, il CIPE approvava in modo surrettizio il progetto preliminare, senza passare il vaglio del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici e facendo leva su agevolazioni fiscali di cui l’opera non poteva beneficiare, come puntualmente rilevato dalla Corte dei Conti nell’agosto del 2014. Il problema fu superato solo grazie ad una norma introdotta nello Sblocca Italia appositamente per la Orte-Mestre su diretta pressione dei proponenti e grazie alla complicità dall’allora ministro Lupi e di Ercole Incalza, l’ex super dirigente del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti poi arrestato nell’ambito dell’inchiesta “Sistema”. E’ noto inoltre come anche la “cricca” fosse fortemente interessata alla nuova autostrada, un’altra gallina dalle uova d’oro, quanto e più del MOSE. Infine da non dimenticare l’inchiesta per truffa che ha travolto la CARIGE, il principale istituto finanziatore dell’opera legato a doppio filo alla famiglia Bonsignore.
Il Governo Gentiloni-Renzi, invece che continuare ad approvare progetti bidone come la TAV Torino-Lione o il Ponte sullo stretto di Messina, dovrebbe chiudere definitivamente con la logica delle “grandi opere” inutili e dannose ed occuparsi finalmente in modo concreto dei veri problemi del Paese, come ad esempio la messa in sicurezza della Romea, per la quale i tempi di attesa si prefigurano ancora troppo lunghi.
C.S. Op.Zero 03-11-16 – Sicurezza in Romea: Opzione Zero in consiglio comunale a Mira.
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3
nov
2016
Precisazione. Nel video non si cita il raccordo Ravenna- Ferrara (vedi immagine): consentirebbe al traffico di lunga percorrenza (soprattutto TIR) di avere un’alternativa alla romea.
Comunicato Stampa Opzione Zero 3 novembre 2016
SICUREZZA IN ROMEA: OPZIONE ZERO IN CONSIGLIO COMUNALE A MIRA
La questione della messa in sicurezza della Romea sarà il tema del Consiglio Comunale straordinario convocato a Mira per giovedì 10 novembre alle ore 20.00 in Municipio.
La seduta del “parlamentino” di Mira in sessione straordinaria è stata ottenuta su iniziativa del gruppo Mira Fuori del Comune e di alcuni altri consiglieri di minoranza e di maggioranza dopo gli ultimi gravi incidenti e su sollecitazione proprio dei comitati e di cittadini residenti a Giare, una delle frazioni maggiormente colpite.
E’ prevista la partecipazione di un rappresentante di ANAS, dei Sindaci della zona, dell’assessore Regionale ai Trasporti, e dei Deputati dell’area veneziana presenti in Commissione Trasporti alla Camera.
L’obiettivo prioritario è quello di ottenere da ANAS e dalle altre istituzioni impegni precisi e risposte certe in merito ai tempi e alle modalità di intervento annunciati con il piano di messa in sicurezza della Romea presentato lo scorso maggio. Al momento infatti si sa solo che le risorse stanziate per la SS 309 nel tratto Ravenna-Mestre ammontano a complessivi 118 milioni di euro; ben poca cosa se si pensa che il totale che il Governo intende mettere a disposizione per la sistemazione di E45 e E55 è di circa 1,5 miliardi, e che la tratta emiliano-veneta, lunga 127 km, è una delle più pericolose di tutta Italia.
Il Comitato Opzione Zero, che ormai da 12 anni si batte contro la realizzazione dell’autostrada Orte-Mestre e per la messa in sicurezza della Romea, sarà presente con una propria delegazione per ribadire, non solo l’importanza di interventi strutturali, ma anche la necessità di limitare immediatamente il transito dei TIR di lunga percorrenza.
“La pericolosità della Romea ha raggiunto livelli da vera e propria emergenza – ribadiscono dal Comitato – Moltissimi incidenti sono provocati dall’eccessiva presenza di camion diretti da e verso l’est europeo che scelgono la statale per evitare i pedaggi troppo esosi delle autostrade.
Un provvedimento di limitazione di transito per i TIR, seppure non risolutivo, andrebbe a scaricare la Romea di una quota di traffico pericoloso, riducendo sensibilmente il numero di incidenti”. Inoltre fondamentale rimane il completamento della variante alla Statale Adriatica SS 16 che collega Ravenna all’autostrada A-13 nei pressi di Ferrara. Questa nuova superstrada, di cui si parla da almeno 35 anni, è già stata finanziata e realizzata per buona parte del suo tracciato; basterebbero solo 100 milioni di euro per realizzare i collegamenti Ravenna-Alfonsine e Alfonsine-Argenta, ultimando così un’opera fondamentale per poter dirottare facilmente il traffico pesante dalla Romea alla A-13 e consentire finalmente di trasformare la statale in strada turistica e di servizio alle comunità locali, mandando definitivamente in soffitta l’autostrada Orte-Mestre.
Opzione Zero invita dunque tutti i cittadini ad essere presenti numerosi al Consiglio Comunale per mandare un messaggio forte e chiaro al Governo, ad ANAS, a tutti gli Enti competenti che sulla questione della messa in sicurezza della Romea non saranno tollerate altre deroghe e perdite di tempo.
C.S. Op.Zero 25-10-16 – Casello di Albarea: il Sindaco di Pianiga e’ un recidivo
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26
ott
2016
Comunicato Stampa Opzione Zero 25-10-2016
Casello di Albarea: il Sindaco di Pianiga è un recidivo
Il Sindaco di Pianiga Massimo Calzavara, al di là delle dichiarazioni buone per le campagne elettorali, continua nei fatti a promuovere le grandi opere. Ora ripropone il casello di Albarea come soluzione ai problemi di traffico della Riviera del Brenta. Per farlo cerca pure alleanze con le altre Amministrazioni: sembra infatti che proprio in questi giorni il primo cittadino di Pianiga abbia richiesto alla Conferenza dei Sindaci di scrivere una lettera unitaria al Presidente della Regione Veneto, il leghista Luca Zaia, e alla società CAV SpA per riattivare le procedure di approvazione del progetto di nuovo casello autostradale in località Albarea.
Questa opera faceva il paio con quello a nord di Scorzè, ed era stata voluta dal Commissario straordinario Silvano Vernizzi come opera complementare del Passante nel 2009. Nel 2011 la Commissione V.I.A. con parere n. 724, aveva dato il suo benestare ma con numerose e tali prescrizioni da indurre di fatto una profonda revisione della proposta. Successivamente, mentre il casello di Scorzè-Martellago è stato portato a compimento, quello di Albarea si è arenato. E non per caso: perché infatti come denunciato fin dal 2008 dai comitati, il nuovo casello di Albarea, apparentemente opera secondaria rispetto alle altre infrastrutture e ai progetti di cementificazione pianificate in Riviera del Brenta dalle Giunte venete guidate da Galan, Chisso e Zaia, in realtà era stato pensato come vera e propria porta di accesso a ovest di Veneto City, e come alternativa al mancato arretramento della barriera a Roncoduro per lasciare spazio all’innesto dell’autostrada Orte-Mestre a Roncoduro.
Questo disegno perverso è stato poi bloccato dalla forte opposizione dei comitati rivieraschi, dalla crisi e dalle inchieste giudiziarie, e si è rivelato per quello che effettivamente era: un’altra grande occasione di ulteriore speculazione ai danni della collettività e delle casse pubbliche, sullo sfondo di un territorio già segnato dallo scandalo “MOSE”.
Opzione Zero attacca: “Tornare a chiedere la realizzazione del casello di Albarea non è altro che un modo obliquo e maldestro di rimettere in gioco Veneto City, progetto tenuto ancora in vita proprio dalla dalle inadempienze e dalla volontà politica delle amministrazioni pubbliche coinvolte, a cominciare dai Comuni di Dolo e Pianiga. Il Sindaco Massimo Calzavara evidentemente è un nostalgico recidivo: continua a riproporre le opere architettate dalla “cricca veneta” delle “grandi opere” come se nel frattempo non fosse successo niente. Troppo difficile fare i conti con le proprie responsabilità politiche, visto e considerato che alcuni dei suoi iniziali sostenitori come l’ex assessore Renato Chisso sono poi finiti in gattabuia.
“Ma – continua il comitato – se il punto vero della discussione è quello di alleggerire il traffico dalla Riviera del Brenta, allora è bene ricordare al primo cittadino di Pianiga e a tutti i suoi colleghi, a cominciare da quello di Dolo Alberto Polo, che la vera soluzione sta nella riapertura immediata del casello di Roncoduro, così come previsto dagli accordi del Passante. Il nuovo casello ad Albarea, non solo avrebbe impatti ambientali e paesaggistici distruttivi in un’area già pesantemente compromessa, ma costerebbe almeno 30 milioni di euro ai contribuenti. Per riaprire quello di Dolo bastano interventi di minima in tempi brevissimi, visto e considerato che sono state realizzate la maggior parte delle opere accessorie oltre che ben due bretelle. Ci appelliamo alla Conferenza dei Sindaci perché si attivi finalmente e seriamente in tal senso invece che guardare a un passato da incubo”.
C.S. Op.Zero 14/07/16 – Orte-Mestre: progetto insostenibile anche dal punto di vista tecnico. I Sindaci rispettino il mandato.
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15
lug
2016
Comunicato Stampa Opzione Zero 14-07-2016
Orte-Mestre: progetto insostenibile anche dal punto di vista tecnico. I Sindaci rispettino il mandato.
Sembra assurdo dover tornare a parlare di autostrada Orte-Mestre, soprattutto dopo il grave disastro ferroviario di due giorni fa in Puglia. Un disastro che dimostra per l’ennesima volta come la politica delle “grandi opere”, spesso inutili e insensate, abbia disastrato il Paese assorbendo miliardi e miliardi di euro che invece dovevano essere spesi per interventi di manutenzione, riqualificazione e messa in sicurezza delle infrastrutture esistenti. Se sulle ferrovie regionali si muore perché non si fanno investimenti sui dispositivi di sicurezza mentre si buttano 20 miliardi di euro per il tunnel di base della TAV in Val di Susa; qui da noi si continua a morire perché da decenni non si è voluti intervenire su una delle strade più pericolose d’Italia per giustificare la necessità dell’ennesima autostrada a debito.
Il Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici domani dovrà esprimere un parere decisivo per l’iter della Orte-Mestre: da quanto si apprende emerge in modo chiaro come anche i tecnici del Ministero si siano resi conto dell’insostenibilità di questo progetto. E non si tratta solo di insostenibilità ambientale ma anche tecnica ed economica; numerose infatti le osservazioni critiche presenti nel documento in discussione: dalla scarsità dei rilievi geologici e idrogeologici, alla mancanza di un’adeguata progettazione preliminare per tratti importanti come il tunnel sotto il Brenta, alla mancanza di uno studio di fattibilità, alle analisi dei flussi di traffico e di trasporto delle merci datati e inadeguati; anche la stima dei prezzi e la sostenibilità economica vengono messi in discussione.
Tutte questioni già sollevate in tante sedi da vari comitati e associazioni che come Opzione Zero aderiscono alla rete Nazionale Stop Orte-Mestre, ma rimaste troppo a lungo inascoltate.
Il fatto che questi rilievi ora emergano da documenti ufficiali del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici fa ben sperare, peccato però che non sia ancora stata scritta in modo chiaro quella che è la conclusione più logica, e cioè che questo progetto deve essere ritirato definitivamente.
In questo senso, il ruolo dei Sindaci alla riunione di domani è importantissimo, visto e considerato che oltre tutto il nuovo Codice degli Appalti, abolendo la Legge Obiettivo, torna a dare alle amministraioni locali un ruolo non secondario.
Ed è proprio ai Sindaci della Riviera del Brenta che si rivolge il Comitato Opzione Zero, rammentando loro come i Consigli Comunali di Mira, Dolo, Mirano, Camponogara e anche Pianiga abbiano approvato a stragrande maggioranza nel 2014 degli ordini del giorno con i quali si richiede al Governo la cancellazione della nuova autostrada e la messa in sicurezza immediata della Romea.
Un mandato espresso in modo forte e inequivocabile che non lascia spazio ad ambiguità e tentennamenti che in questo momento sarebbero deleteri e ingiustificabili; Opzione Zero è vigile e pronto a inchiodare alle proprie responsabilità i voltagabbana di turno.
Fatto Quotidiano – Autostrade, il paradosso dell’aumento dei pedaggi: i concessionari guadagnano senza investire
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18
gen
2016
Ogni anno crescono le tariffe, anche se gli investimenti garantiti dallo Stato sono già ammortizzati. I casi dell’Autobrennero, che il ministro Delrio vuole affidare a una società interamente posseduta dalla Regione Trentino-Alto Adige per evitare la gara, e delle proroghe in arrivo per la Sias del gruppo Gavio
Ogni anno si registrano aumenti di pedaggi autostradali, mentre dovrebbero registrarsi vistose diminuzioni, vista che per la gran parte la rete autostradale italiana è largamente ammortizzata. L’origine di questa assurda situazione è scritta in una serie di contratti di natura privatistica, difficilmente alterabili in modo unilaterale, che garantiscono ai concessionari elevati profitti e pochissimi rischi, a danno degli utenti e dell’economia.
Delrio vuole dare senza gara l’Autobrennero
Vediamo ora due esempi molto illuminanti delle logiche in corso. Sembra che il ministro Delrio sia incline ad assegnare – senza gara – la concessione dell’Autobrennero, già scaduta da un anno, a una società interamente posseduta dalla Regione Trentino-Alto Adige, dalle due province di quella regione e per piccole quote da alcuni enti veneti. La scappatoia per evitare la gara (che vari governi hanno tentato invano di effettuare da anni) è stata infine trovata con la costituzione di una società interamente pubblica e il ricorso alla parola magica “in house”, cioè assimilando questo al caso di un ente pubblico che decida di gestire in proprio un servizio pubblico invece di affidarlo in gara a un gestore esterno. Ma questa operazione appare molto criticabile.
Un regalo che dura trent’anni
Come si può mai giustificare l’assegnazione gratuita per trent’anni di questa lucrosa infrastruttura (ricavi netti di 150 milioni l’anno) agli enti pubblici della regione? I pedaggi erano stati introdotti per finanziare l’investimento; visto che l’autostrada del Brennero è ormai pressoché interamente ammortizzata e non sono necessari nuovi rilevanti investimenti, i pedaggi dovrebbero, finita la concessione, essere eliminati o sostanzialmente ridotti. Lo Stato, con “arbitrio del principe”, può benissimo decidere di gestire in proprio l’autostrada a fine concessione e di mantenere i pedaggi: però questi dovrebbero essere chiamati e riconosciuti per quel che sono, cioè, almeno per la parte prevalente, imposte sul transito. Si creerebbe un precedente pericoloso. Se vale in questo caso la logica di assegnare gratuitamente autostrade, e quindi gli introiti di pedaggi assimilabili a imposte di transito, alle Regioni che da queste autostrade sono attraversate, come evitare poi che domande analoghe vengano avanzate da ogni altra Regione? E perché poi il principio non dovrebbe essere esteso anche a gasdotti, elettrodotti ed altre infrastrutture? Come giustificare una sola eccezione, per di più a favore di una Regione già tanto privilegiata?
I finanziamenti per l’autostrada li ha garantiti lo Stato. E ai privati restano 600 milioni di liquidità
Gli azionisti, nella società concessionaria dell’Autobrennero, versarono come capitale solo cifre simboliche. L’autostrada fu finanziata tutta a debito formalmente o sostanzialmente garantito dallo Stato. Ora, ripagati i debiti con i pedaggi, si ritrovano una società che ha più di 600 milioni di liquidità, con cui potrebbero finanziare molteplici opere pubbliche. La società ha poi anche oltre 500 milioni accantonati in esenzione fiscale per il “fondo ferrovia” da destinarsi al finanziamento del nuovo traforo del Brennero ma la cui titolarità è ancora incerta (e la società ha ritardato lo sblocco di questo fondo come arma di pressione sul governo), perché la legge che lo istituì (in una legge finanziaria del governo Prodi) non lo specificava.
Le proroghe in arrivo per il gruppo Gavio
Il ministro Delrio sta anche trattando col gruppo Gavio per concedere proroghe alle autostrade della Sias. Il suo predecessore, Maurizio Lupi, aveva sciaguratamente concordato di consolidare tutte le concessioni della Sias prorogandole al 2043 e aveva sottoposto questo piano all’approvazione della Commissione europea. Pertanto le tariffe erano state aumentate, a gennaio 2015, “solo” dell’1,5%, su richiesta del governo, in attesa dell’approvazione del piano suddetto. La direttiva europea sulle concessioni emanata successivamente aveva richiesto un ripensamento, e pare che il ministro Delrio sia orientato a concedere un proroga ma per minore durata. Il gruppo Sias minaccia ora ricorsi se non venisse approvato il piano concordato con Lupi o altro ad esso gradito, e pretende il recupero degli incrementi tariffari che sarebbero loro stati dovuti dal gennaio 2015 oltre al “solo” 1,5%. Attendiamoci dunque nuove proroghe e nuovi balzi di tariffe.
La maestria delle società di gestione
Le concessionarie sono maestre nell’alternare carota e bastone per ottenere nuovi privilegi, questa è la loro vera specialità, assai più difficile del banale lavoro di gestire un’autostrada. Le proroghe di concessioni senza gara, come quelle chieste dal gruppo Sias, sono sempre giustificate con la necessità di finanziare nuovi investimenti. Sembra che il nostro Stato sia tanto malmesso da aver bisogno di capitali privati per finanziare questi investimenti, ma la realtà è ben diversa: gli azionisti delle concessionarie non hanno mai versato capitali se non per cifre simboliche né prevedono di sottoscriverne di nuovi per finanziare questi piani. I concessionari finanzieranno tutto a debito, come sempre, contando sul flusso dei pedaggi con tariffe che garantiscono sempre e comunque lauti ritorni. Perché lo Stato non lascia decadere le concessioni alla loro scadenza contrattuale e finanzia i nuovi investimenti col flusso dei pedaggi, senza ricorrere alla costosissima “mediazione” dei concessionari? Mancano nel settore pubblico le competenze per gestire un’autostrada?
Occorrerebbe muoversi in senso opposto, per proteggere gli utenti da rendite improprie: accelerare tutti i meccanismi di gara possibili, in particolare nell’affidamento dei lavori di manutenzione e di investimento, e frazionare il sistema, che non presenta economie di scala di rilievo. Questo nella grande tradizione della regolazione pubblica americana, che ha visto nello “spezzatino” delle aziende telefoniche e di quelle petrolifere i suoi maggiori successi storici.
Di Marco Ponti e Giorgio Ragazzi
da Il Fatto Quotidiano del 13/01/2016
C.S.Op.Zero 16/01/16 – Romea: vietare subito il transito ai TIR
Posted by Opzione Zero in Comunicati Stampa, Rassegna stampa | 0 Comments
16
gen
2016
Comunicato stampa Opzione Zero 16 gennaio 2016
Romea: vietare subito il transito ai TIR
Sulla sicurezza in Romea le promesse del Governo non bastano più, bisogna agire subito senza ambiguità, in gioco c’è la pubblica incolumità dei cittadini. Per ridurre drasticamente gli incidenti è necessario vietare il transito del traffico pesante di “attraversamento” con una ordinanza specifica delle Prefetture; un provvedimento facile, immediato e a costo zero che è già stato emanato in situazioni analoghe.
Come si sa uno dei problemi più grossi della Romea non è tanto il volume di traffico, ma la grande quantità di camion che la percorrono (almeno il 35% dei 18.000 veicoli medi giornalieri). La maggior parte dei TIR sono diretti o provengono dall’est europeo e usano la statale per non pagare i pedaggi autostradali.
Visto che l’elevata densità di traffico pesante è una delle maggiori cause di incidenti, Opzione Zero ribadisce la necessità di vietare il transito ai mezzi pesanti che usano la statale come alternativa all’autostrada. Si tratta di un provvedimento che le Prefetture competenti potrebbero emanare facilmente al fine di tutelare la pubblica incolumità, un modo concreto e tempestivo per dare finalmente una risposta all’annoso problema della sicurezza nella famigerata statale.
Opzione Zero torna a rilanciare con forza questa proposta soprattutto dopo la inconsistente risposta data dal Governo lo scorso 13 gennaio alla camera in occasione di una specifica interrogazione presentata dai Deputati veneti Crivellari e Mognato. Una risposta per nulla convincente secondo il comitato rivierasco, perché se da un lato viene confermato lo stanziamento di 1,6 miliardi di euro per la messa in sicurezza di E 45 e SS 309 nel periodo 2015-2019, nulla si dice su come questi fondi verranno ripartiti tra due tratte che necessitano di interventi ben differenti per complessità tecnica e per costi. Niente nemmeno sui tempi con i quali si intende avviare i cantieri, e intano già il primo dei 5 anni è stato perso inutilmente.
Nessuna risposta si trova poi sulla “Romea Commerciale”, tema ambiguamente inserito nella interrogazione dai due parlamentari del PD. Il silenzio del Governo sul futuro della nuova autostrada potrebbe essere letto positivamente, ma le preoccupazioni per i comitati rimangono tutte visto che il progetto non è ancora stato derubricato dalla Legge Obiettivo e potrebbe riprendere facilmente quota anche solo per la tratta Ravenna-Mestre.
Del resto solo pochi mesi fa era stato lo stesso assessore ai trasporti dell’Emilia Romagna a rilanciare l’idea di una nuova arteria (a due o quattro corsie) tra Ravenna e Mezzogoro attraverso le Valli del Mezzano sullo stesso tracciato della Orte-Mestre; una proposta questa che avrebbe senso solo in funzione di un completamento a nord fino al Passante di Mestre. L’idea dell’assessore Donini appare ulteriormente paradossale se si considera che proprio la Regione Emilia Romagna e ANAS sembrano finalmente interessati a completare la variante alla Statale Adriatica SS 16 che collega Ravenna all’autostrada A-13 nei pressi di Ferrara. Questa nuova superstrada, di cui si parla da almeno 35 anni, è già stata finanziata e realizzata per buona parte del suo tracciato; basterebbero solo 100 milioni di euro per realizzare i collegamenti Ravenna-Alfonsine e Alfonsine-Argenta, ultimando così un’opera fondamentale per poter dirottare facilmente il traffico pesante dalla Romea alla A-13 e consentire finalmente di trasformare la statale in strada turistica e di servizio alle comunità locali.
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L’A13 è l’alternativa alla romea per raggiungere Ravenna dall’innesto del Passante (Roncoduro, Dolo). Basterebbe completare la variante alla Statale Adriatica 16 (superstrada di cui si parla da almeno 35 anni). In rosso i tratti da realizzare (cliccare sull’immagine per ingrandirla).
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