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ALTIVOLE. Voleva presentare un libro contro la Superstrada Pedemontana, ma dal prefetto arriva il consiglio di posticipare l’appuntamento a dopo le elezioni. E il comune si adegua.

Il libro in questione è “Strade Morte. Dal sogno del grande Veneto allo scandalo delle grandi opere”, scritto da Marco Miloni, Carlo Costantini, Massimo Follesa e Francesco Celotto, gli ultimi due attivisti del Covepa, il comitato che si batte contro l’infrastruttura viaria.

A richiedere l’auditorium comunale invece Elvio Gatto, referente trevigiano dello stesso comitato, che aveva indicato quattro serate tra cui sceglierne una, dal 25 al 28 maggio.

Ma lunedi è arrivata la risposta negativa del Comune sulla base del parere pervenuto dalla Prefettura: «Si giudica opportuno procrastinare la presentazione del libro in questione a data successiva allo svolgimento delle elezioni regionali».

«Una opportunità che ora la Prefettura dovrà spiegarmi », dice Elvio Gatto, «visto che non capisco cosa c’entri la presentazione di un libro con le elezioni».

Evidentemente che non si tratta di un romanzo ma di un’opera fortemente critica sulla Pedemontana.

«Si», continua Gatto, «ed è per questo che se ne voleva parlare proprio nei giorni precedenti al voto. Ma mentre ai partiti che partecipano alle elezioni è riservato il giusto spazio anche per parlare di questo, a noi no. Una censura che non capisco proprio».

Ma come mai la Prefettura si è occupata di questo appuntamento cultural-politico? Lo spiega il sindaco, Sergio Baldin: «Vi sono regolamenti che prevedono di informare il prefetto di appuntamenti che si tengono durante la campagna elettorale se si ritiene che questi in qualche modo possano entrare nel merito. Su quello richiesto da Gatto, essendo chiaro il tema del libro e dell’incontro, abbiamo sottoposto la questione al prefetto, che ha dato il suo parere sull’opportunità di tenerlo in questi giorni. Diverso sarebbe stato se questa presentazione fosse stata fatta nell’ambito di un appuntamento elettorale«.

Ma la spiegazione fa infuocare ancora di più Elvio Gatto: «Sta a vedere che adesso solo chi si candida alle elezioni ha diritto di parlare. Ma siamo in democrazia o no? Ad Altivole due frazioni su tre stanno per essere percorse dalla Pedemontana, le ruspe sono già in azione, e per una scelta voluta dalla Lega che ora amministra il Comune. Non dovremmo parlarne?».

 

Pederobba: sos di arianova

PEDEROBBA. «Egregi sindaci e assessori all’ambiente, basta usare diserbanti lungo i cigli stradali per evitare i costi degli sfalci»: questo l’appello che Arianova ha mandato a sindaci e assessori dei comuni di Cornuda, Crocetta, Maser, Monfumo, Pederobba, Valdobbiadene, Cavaso, Asolo, Castelcucco, insomma a tutta la fascia pedemontana. Un appello allo stop ai diserbanti. Dice l’appello inviato dall’associazione ambientalista: «Arianova chiede a tutti i Comuni della pedemontana trevigiana e in particolare a Pederobba, Cavaso, Cornuda, Valdobbiadene, Crocetta, Monfumo, Castelcucco, Asolo, Maser, di dare disposizione urgenti ai propri uffici affinché non spargano diserbanti lungo le strade e negli spazi pubblici perché inquinanti, nel tempo controproducenti, deturpanti per l’immagine del paesaggio che offriamo ai cittadini locali e ai turisti». Insomma meglio sfalciare che inquinare. Certo i costi possono essere maggiori, ma l’associazione spiega che le conseguenze sono ben più gravi di un costo maggiore. Arianova è certa che i diserbanti vengano usati per non sfalciare. «Basta vedere i cigli stradali con erba bruciata» spiega «e si può star sicuri che lì è stato messo del diserbante». Per convincere sindaci e assessori a dire basta ai diserbanti e preferire l’uso dello sfalcio, ai Comuni interessati l’associazione ha inviato anche una relazione di Fabio Taffetani, biologi all’Università delle Marche, dove si legge che «la pratica del diserbo, nata per il controllo delle commensali in agricoltura, erroneamente considerata come alternativa allo sfalcio, viene ora proposta da amministrazioni locali, Anas e Società Autostrade, grazie al sostegno delle industrie chimiche che producono il diserbante più aggressivo e meno selettivo oggi sul mercato, per la manutenzione sistematica delle strade pubbliche».

(e.f.)

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I proprietari convocati in municipio, intanto Veneto Strade conferma: per il sottopasso di via Piave i lavori nel 2015

MONTEBELLUNA. È prossimo l’arrivo dei cantieri della Pedemontana Veneta nel trevigiano e nel giro di una settimana saranno convocati in Comune a Montebelluna gli espropriandi per l’incontro con i tecnici della Sis e il vicecommissario alla Pedemontana Veneta.

Questa la novità emersa nell’incontro che si è tenuto ieri pomeriggio alla sede di Veneto Strade a Mestre con i sindaci di Montebelluna, Marzio Favero, Volpago, Roberto Toffoletto, e Trevignano, Ruggero Feltrin. I tre primi cittadini erano lì soprattutto per visionare i progetti e conoscere i tempi di realizzazione delle opere accessorie ricavate dai risparmi in seguito alla modifica del casello di Montebelluna est, ma per l’occasione sono stati informati di questo incontro che si terrà a breve con i proprietari dei terreni da espropriare per realizzare la superstrada che si terrà, appunto, a Montebelluna.

Quanto alle opere, il sottopasso di via Piave arriverà a fine anno al progetto definitivo, quindi agli inizi del 2015 ci sarà il progetto esecutivo e a seguire l’apertura del cantiere per questa opera da 5 milioni di euro. «Non c’è solo il sottopasso di via Piave, c’è anche la rotonda tra casello e Feltrina e c’è il primo pezzo di tangenziale dal casello fino al secondo sottopasso alla ferrovia da dove la strada proseguirà fino a via Villette» dice il sindaco di Montebelluna Marzio Favero «C’è da aggiungere che questi progetti andranno direttamente alla valutazione di impatto ambientale senza passare più per il Cipe e quindi è stato dato a queste opere un canale privilegiato». Per Volpago c’era in ballo anche il prolungamento dei tratti in trincea, chiesto dal Comitato Volpago Ambiente, prolungamento che veniva chiesto per i tratti di Venegazzù e Selva. Risultato? «Come era già stato detto al comitato» spiega il sindaco di Volpago, Roberto Toffoletto «sarà possibile un breve allungamento della trincea a Venegazzù, dove possono abbassarsi un po’, mentre per l’altro tratto non c’è nulla da fare, rimarrà come è progettato. Piuttosto sarà possibile togliere il sovrappasso su via Fornace Vecchia. Mi è stato detto che non ci sono problemi a togliere quel sovrappasso che diventava un autentico muro, basta che l’amministrazione comunale formalizzi la richiesta. Cosa che provvederemo a fare e quindi sarà eliminato dal progetto. Per le altre opere accessorie previste, invece, non ci sono problemi».

Enzo Favero

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Centodiciassette proprietari preoccupati dal passaggio della superstrada Guidolin: porterò i loro dubbi in Consiglio. Perin: ascolteremo le osservazioni

VEDELAGO. 117 espropri per realizzare la Pedemontana, parte la rivolta e il caso finisce in consiglio comunale. Il progetto relativo alla Superstrada Pedemontana Veneta coinvolge in larga parte anche i vedelaghesi. Da qualche settimana sono state aperte le pratiche per l’avvio degli espropri dei terreni interessati dal passaggio della nuova arteria (zona nord del territorio comunale). Sono 117.

Di questo si è discusso durante un incontro organizzato il 17 aprile scorso in paese dal Coordinamento Veneto Pedemontana Alternativa e dall’associazione Fattore Z che si battono per una revisione del progetto della Pedemontana.

E di superstrada veneta si è stato discusso anche in consiglio comunale martedì scorso. Alessia Guidolin, del gruppo Pdl, è intervenuta sottolineando come non vi fossero rappresentanti dell’amministrazione all’incontro con gli espropriandi. «Leggendo il consuntivo, si dice che l’attività espropriativa delle aree è iniziata nel mese di aprile», ha notato Guidolin, « e che il commissario avrebbe concordato il miglioramento di alcune parti del progetto definitivo. In cosa consistono questi miglioramenti?». Guidolin ha chiesto la convocazione di un consiglio comunale sul tema Pedemontana. «Molti cittadini cui saranno espropriati terreni», aggiunge Alessia Guidolin, «hanno lamentato la scarsità d’informazione in merito». Della Pedemontana Veneta si sta occupando il vicesindaco Marco Perin. «L’incontro a cui non abbiamo partecipato era organizzato da associazioni che si battono contro la Pedemontana», replica Perin, «noi invece siamo favorevoli, non la vogliamo contrastare, ma spiegare. Per questo non abbiamo partecipato. Stiamo studiando e approfondendo il progetto definitivo dell’opera. Stiamo raccogliendo le osservazioni dei cittadini cui saranno espropriati terreni. Una volta raccolte, ce ne faremo carico portandole a Veneto Strade e cercando delle soluzioni. Va detto che al momento sono partite le procedure di esproprio. È stato comunicato ai cittadini che saranno fatti gli espropri, ma l’attuazione avverrà tra settembre ed ottobre da quanto ci dice Veneto Strade. Ci sarà il tempo per raccogliere tutte le osservazioni nel frattempo».

Daniele Quarello

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Ripristinato il Venezia-Preganziol

Ritorna il treno della mezzanotte. Proteste a Quarto in vista degli orari estivi

MOGLIANO. Per chiedere il ripristino del treno della notte da Venezia per Treviso, con fermate in tutte le stazioni della tratta, si erano mossi con una raccolta firme persino gli orchestrali e i dipendenti della Fenice di Venezia, lasciati a piedi nella tarda serata veneziana per colpa del nuovo orario cadenzato.

Per non parlare dei disagi patiti dal pubblico del teatro, dei turisti che soggiornano in terraferma per risparmiare e dei pendolari che lavorano in laguna e vivono nella Marca e tra Marcon e Quarto d’Altino. I problemi sono destinati a soluzione: a breve sarà reintrodotto il treno della notte, al pari del primo convoglio alla mattina per Venezia, poco dopo le cinque, usato soprattutto dai turnisti. A spiegarlo è Roberto Zamberlan, assessore a Preganziol, che nei giorni scorsi assieme al sindaco Sergio Marton ha incontrato Renato Chisso. «L’assessore regionale alla Mobilità si è impegnato su un paio di fronti. Quanto prima, compatibilmente ai tempi tecnici per la formazione del personale, sarà aumentato il servizio alla stazione di Preganziol con l’integrazione di un paio di treni regionali che effettueranno tutte le fermate nella tratta Treviso- Venezia: il primo con partenza da Treviso Centrale alle 5.07 e arrivo a Venezia alla 5.46, il secondo nella direzione opposta con partenza da Venezia alle 0.04».

Non solo: «Verrà presa in seria considerazione la possibilità di far fermare a Preganziol il treno che attualmente transita in direzione Venezia e ferma a Mogliano alle 22.44, come pure quello in direzione Treviso che ferma a Mogliano alle 23.25».

I problemi maggiori nel trasporto ferroviario lungo la linea Venezia-Treviso si concentrano alla sera per chi dalla laguna deve rientrare verso Preganziol. L’ultimo treno da Venezia che ferma in paese è alle 21.15: un orario troppo anticipato per tornare a casa.

A protestare vivamente, invece, sono i pendolari altinati che si recano a Venezia. «Dal 7 giugno», attacca il portavoce Luciano Ferro, «ci toglieranno anche il treno da Quarto delle 5.45 che ferma a Mestre e che a quell’ora è sempre pieno di pendolari. Come faremo ad andare a lavoro? Forse Trenitalia o la regione Veneto, non hanno fatto bene i conti e pensano che noi turnisti pendolari siamo studenti. Non bastasse l’orario cadenzato che funziona solo dal lunedì al venerdì, ci mancava anche questa adesso». Ferro ha scritto al premier Matteo Renzi, per segnalare il disagio.

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TRIBUNA DI TREVISO

Torna il treno della mezzanotte da Venezia a Preganziol-Treviso

L’assessore (e pendolare) Roberto Zamberlan ha ottenuto la promessa dall’assessore Chisso Gli orchestrali della Fenice e un comitato di viaggiatori avevano raccolto firme per il ripristino

PREGANZIOL. Per chiedere il ripristino del treno della notte da Venezia per Treviso, con fermate in tutte le stazioni della tratta, si erano mossi con una raccolta firme persino gli orchestrali e i dipendenti della Fenice, lasciati letteralmente a piedi nella tarda serata veneziana per colpa del nuovo orario cadenzato. Per non parlare dei disagi patiti dal pubblico del teatro, dei turisti che soggiornano in terraferma per risparmiare e soprattutto dei pendolari che lavorano in laguna e vivono nella Marca. I problemi tuttavia sono destinati a soluzione: a breve sarà reintrodotto il treno della notte, al pari del primo convoglio alla mattina per Venezia, poco dopo le cinque, usato soprattutto dai turnisti. A spiegarlo è Roberto Zamberlan, assessore a Preganziol e anch’egli pendolare sulla Preganziol-Venezia, che nei giorni scorsi assieme al sindaco Sergio Marton ha incontrato Renato Chisso. «L’assessore regionale alla Mobilità si è impegnato al momento su un paio di fronti. Quanto prima, compatibilmente ai tempi tecnici per la formazione del personale, sarà aumentato il servizio alla stazione di Preganziol con l’integrazione di un paio di treni regionali che effettueranno tutte le fermate nella tratta Treviso- Venezia: il primo con partenza da Treviso Centrale alle 5.07 e arrivo a Venezia alla 5.46, il secondo nella direzione opposta con partenza da Venezia alle ore 0.04».

Non solo: «Verrà presa in seria considerazione la possibilità di far fermare a Preganziol il treno che attualmente transita in direzione Venezia e ferma a Mogliano alle 22.44, come pure quello in direzione Treviso che attualmente ferma a Mogliano alle 23.25». I problemi maggiori nel trasporto ferroviario lungo la linea Venezia-Treviso si concentrano alla sera per chi dalla laguna deve rientrare verso Preganziol. L’ultimo treno da Venezia che con l’orario cadenzato ferma in paese è alle 21.15: un orario decisamente troppo anticipato per chi vuole semplicemente mangiare tra calli e campielli oppure partecipare a un evento dopocena. Per fare pressing sulla Regione e su Trenitalia, a dicembre si è costituito il comitato “Più treni a Preganziol” che aveva raccolto 1.200 firme, poi presentate alle istituzioni. I referenti dei pendolari a metà aprile sono stati con gli amministratori di Preganziol a colloquio con il presidente della Regione Luca Zaia. Nei giorni scorsi, il tanto atteso (e richiesto da mesi) incontro con l’assessore Chisso, i suoi tecnici e i dirigenti di Trenitalia. «Non abbiamo vinto ma siamo a buon punto, staremo sotto alla Regione e a Trenitalia perché mantengano la promessa», chiarisce l’assessore Zamberlan, «speriamo di ottenere quanto prima ciò che è stato annunciato, altrimenti siamo pronti a battere nuovamente i pugni».

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CITTADELLA DELLA SALUTE

Inchiesta della Procura sui project financing: «Troppo onerosi». Il sindaco e il Pd: «Subito un vertice con Usl 9 e Regione»

Giovanni Manildo: Invece di lanciare ultimatum il governatore Zaia ci garantisca le coperture per la grande opera e la futura viabilità

Consiglieri regionali già al lavoro per fare chiarezza sui costi dell’operazione Bottacin e Niero: urgono approfondimenti e maggiore trasparenza per evitare disastri

Il Pd chiede uno stop, c’è chi mette in discussione lo stesso project financing della Regione. Diego Bottacin chiede all’Usl 9 uno studio comparato sugli interessi, e al premier Renzi di autorizzare l’Usl 9 ad accedere al credito. Lo stesso sindaco Manildo invoca un tavolo a tre con Usl 9 e Regione.

È di nuovo bufera sulla futura Cittadella Sanitaria, ossia il nuovo ospedale di Treviso, all’indomani della notizia, come riferito ieri dalla tribuna, dell’apertura di un fascicolo, da parte della Procura di Venezia, su tutti i project financing ospedalieri del Veneto. I magistrati vogliono valutare se gli interessi a carico degli enti pubblici sconfinino nell’usura. Le reazioni a Treviso sono immediate. Il sindaco Manildo fa una premessa: «Va sempre ricordato che i project come quello dell’Angelo o di Santorso sono diversi da quello di Treviso». Ma poi puntualizza: «Mi sembra però necessario, adesso, un confronto a tre fra Comune, Usl 9 e Regione sul finanziamento per costruire il nostro ospedale, e non solo sui problemi della viabilità, come sottolineato dal nostro gruppo consiliare. Anche per questo i nostri uomini in Regione stanno lavorando. Ma è evidente che le garanzie deve darle in primis il governatore Zaia». Il primo cittadino, dopo le minacce del governatore di adire le vie legali, si toglie un sassolino: «A questo punto credo sia chiaro a tutti come non ci possano essere ultimatum di alcun tipo, come quelli di Zaia sul via libera alla nostra variante urbanistica per poter costruire l’ospedale, ma serva un riesame globale di progetto, risorse finanziarie e opere collegate. Insisto: se Zaia pensa di risolvere con 100 mila euro i problemi collegati alla costruzione del nuovo ospedale si sbaglia». I toni si alzano, come si vede. Anche il consigliere regionale Pd Claudio Niero interviene: «Stiamo avviando anche in Regione una verifica su costi e oneri del project financing di Treviso, come del resto chiede l’amministrazione comunale. Sul metodo e sull’onerosità va fatta piena chiarezza». Intanto Maristella Caldato, consigliere comunale Pd, si affida a Facebook: «Urgono approfondimento da parte del sindaco anche sul project financing: è di competenza di Regione e Usl 9, ma il capoluogo è parte consistente della conferenza dei sindaci. E sulla variante chiesta dall’Usl si deve discutere: si può dire sì, ma anche no, a patto che si scelgano le vie della trasparenza».

Infine Diego Bottacin: il consigliere regionale del gruppo misto (ora vicino a Scelta Civica)va oltre: «L’ipotesi accusatoria è tutt’altro che peregrina, e potrebbe essere l’aiuto che la magistratura dà per rescindere o rivedere i contratti in essere. È vero che Treviso ha una formula completamente diversa dagli altri, ma è indubbio che questa iniziativa pone problemi. È un’altra tegola. C’è una rata, onerosa, da pagare, e questo avviene perché le Usl non possono accedere al credito». Di qui due proposte di Bottacin: «Basterebbe che il governo autorizzasse le Usl virtuose, come quella di Treviso, ad accedere al credito come gli altri enti pubblici. Così l’Usl 9 potrebbe chiedere un mutuo di 50 milioni, senza sottoporsi a oneri. In ogni caso, ora l’Usl 9 deve avviare un valutazione completa sull’onerosità del project, esaminare possibili alternative. Stiamo parlando di soldi pubblici».

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Il comitato pressa l’Arpav: serve un piano per dare l’allarme in caso di innalzamento dell’acqua

CASTELFRANCO. Allagamenti da falda, anche se l’emergenza è finita, il problema va tenuto presente per trovare una soluzione.

A chiederlo il Comitato Acqua di Falda che ora si aspetta che il Comune mantenga quanto promesso, ovvero una sensibilizzazione presso gli enti regionali e locali e soprattutto un incontro con l’Arpav anche per capire se ci sono alternative che possano evitare il ricorso alle pompe domestiche. L’uso intenso nei mesi scorsi per liberare garage e scantinati dall’acqua ha portato a sensibili aumenti nelle bollette elettriche, anche di dieci volte rispetto alla media dei mesi “normali”.

Attualmente la situazione nell’area di borgo Padova e frazioni a sud della città murata è tornata sotto controllo, ma fino a quando lo sarà? Il rischio di piovaschi che determinino altri allagamenti non si può escludere.

I dati riportati dal comitato dicono che il livello della falda è sceso di circa 70 centimetri rispetto al massimo del 3 marzo scorso.

In via Ugo Foscolo l’acqua di falda è a meno 3,16 metri sotto il livello stradale, pertanto appena sotto il pavimento dei garage e cantine. E la diminuzione media è stata di circa 1,4 centimetri al giorno. Troppo poco per escludere a priori il rischio di non dover rimettere mano alle pompe.

«Su questo problema», spiega Sandro Folli del Comitato Acqua di Falda, «abbiamo formulato una petizione sottoscritta da seicento castellani che è stata consegnata in Regione e in Provincia. All’Arpav è stata richiesta l’istituzione di un sistema di allertamento di risalita falda, la realizzazione di uno studio sui fattori di innalzamento e su un metodo generale di difesa attiva e passiva per contenere i danni della risalita della falda. Nel mese di maggio ci attendiamo pertanto la convocazione per un incontro con l’Arpav. Speriamo con l’esperienza maturata su problematiche analoghe, si possano avere suggerimenti sulle contromisure da adottare per il contenimento del fenomeno, come ad esempio è avvenuto nel comune di Selvazzano Dentro in provincia di Padova».

Ma il comitato vuole anche capire come mai non ci siano stati vincoli per costruire in questa particolare zona. «Il problema degli allagamenti», continua Folli, «si presenta con ciclicità. Recentemente nel 2010 e, appunto, quest’anno, ma anche in passato si è verificato questo fenomeno. Vorremmo capire se il Comune nel dare il suo ok alle concessioni edilizie in borgo Padova ha tenuto presente questo problema, che ora sta costando parecchio a chi ha scelto di risiedere qui».

(d.n.)

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Oggi aperto solo il Billa ma a Pasquetta, 25 aprile e primo maggio serrande alzate ovunque

Supermercati e centri commerciali aperti a Pasqua, Pasquetta, 25 aprile e primo maggio. I sindacati invitano i lavoratori del commercio, senza obbligo, ad astenersi nei giorni di festività. «Stiamo lavorando perché si risolva questa vergognosa situazione che mette in vendita la vita dei lavoratori. Per questo non accettiamo intimidazioni all’azione sindacale o provocazioni da chi strumentalizza, anche politicamente, la questione».

L’attacco arriva da Filcams, Fisascat e Uiltucs di Treviso: oggi nel giorno di Pasqua rimarranno aperti solo i supermercati Billa (le sedi di via Risorgimento, viale IV Novembre e via Terraglio rimarranno infatti tutte e tre con le serrande alzate dalle ore 8 del mattino fino alle ore 13) ma in molti hanno già annunciato l’apertura nei giorni di Pasquetta( praticamente tutti), 25 aprile e primo maggio. «A più di due anni dal Decreto Salva Italia», continuano, «rileviamo solo disagi per i dipendenti e nessun recupero di vendite. Non accettiamo intimidazioni rispetto all’azione sindacale da chi sta strumentalizzando, forse a scopo elettorale, questa battaglia di diritti».

Il clima insomma si fa sempre più teso: a poco è servito l’annuncio (acquistando un’intera pagina pubblicitaria nei quotidiani locali) da parte dei vertici della catena austriaca che hanno affermato l’intenzione di devolvere in beneficenza gli incassi del giorno di Pasqua. Un’azione poco apprezzata dalle parti sindacali che annunciano per il prossimo 17 maggio lo sciopero dei lavoratori del Billa per il mancato rinnovo del contratto integrativo. Intanto sulla questione liberalizzazioni oggi la situazione appare in stallo: la presidenza della Camera dei Deputati ha incaricato il Cnel (Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro) di procedere ad approfondimenti con le parti sociali per discutere delle conseguenze relative alla rivisitazione del Decreto Liberalizzazioni.

Serena Gasparoni

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Approvato il piano degli interventi che mette al bando la grande distribuzione

Il sindaco assicura: niente speculazioni edilizie, freno alla lotteria urbanistica

MONTEBELLUNA. Il piano degli interventi è pronto e andrà in adozione in consiglio comunale dopo la presentazione a quartieri e associazioni di categoria. Con alcune novità: meno cubatura, minor percentuale di vani accessori, indicazione delle aree a maggior rischio sismico, più qualità nell’edificazione e soprattutto difesa del commercio. Nel piano degli interventi c’è l’introduzione del distretto commerciale che non è limitato al centro storico, ma arriva fino all’ospedale, una grande fascia che si allarga verso est e ovest e ha la finalità di evitare l’arrivo di nuovi ipermercati.

La nuova legge regionale consente di realizzare centri commerciali nelle aree degradate. A ridosso del cuore della città ce ne sono: gli ex concimi a est e l’ex Pavo a ovest. L’arrivo di ulteriori centri commerciali in questi capannoni ora vuoti sarebbe una ulteriore mazzata per il commercio al dettaglio, così ecco l’allargamento del distretto commerciale fino all’ospedale e la sottolineatura che manca una viabilità adeguata a servizio delle aree degradate in modo da stoppare gli iper. Una mossa questa concordata anche con l’Ascom.

C’è poi il capitolo di quanto si possa costruire. Possibilità edificatorie ce ne sono nel Pat e quindi anche nel piano degli interventi, ma senza andare a sottrarre ulteriore area rurale. E così ecco che il piano viene definito a “cubatura zero” e contro le speculazioni edilizie.

Ovvero? L’indice di superficie, che non definiva le altezze degli stabili, viene sostituito con l’indice di cubatura e quindi con una definizione a priori di dimensioni e altezze degli stabili.

Inoltre la percentuale dei vani accessori viene ridotta dal 40% al 30%. Conseguenze? «Non cambia nulla in caso di realizzazione di monofamiliari, bifamiliari o anche di piccole unità a schiera, dati i generosi indici di zona», spiega il sindaco Marzio Favero, «mentre per la realizzazione di condomini o altri interventi rilevanti, diventa più difficile giocare su vani accessori che non sono né sgabuzzini né stanze a norma di legge e che, però, sul mercato come tali potrebbero venire presentate. È una misura a tutela degli acquirenti».

Altro capitolo: che deriva al Comune da interventi edificatori? Il 35%. Grazie alla perequazione. Quella che un tempo veniva chiamata la lotteria urbanistica, che vedeva il valore di un terreno aumentare a dismisura passando da agricolo e edificabile a esclusivo vantaggio del proprietario, adesso è cambiata: il 35% del valore va al Comune. «Ma», precisa il sindaco, «si paga solo quando si costruisce sul serio, in modo da non penalizzare i cittadini».

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Traffico di rifiuti pericolosi, si tornerà in tribunale il 28 novembre

ZERO BRANCO. Falsa partenza per il processo Mestrinaro. Ieri si è aperta solo formalmente la fase dibattimentale del procedimento che vede imputati Lino e Sandro Mario Mestrinaro, di 59 e 53 anni, cogestori della ditta Mestrinaro, e il responsabile della sicurezza della ditta, Italo Battistella, 51 anni, di Susegana. Sono accusati di traffico di rifiuti pericolosi. Il giudice ieri ha disposto un rinvio accogliendo un’eccezione dell’avvocato Fabio Pinelli. Il prossimo step del processo è fissato per il 28 novembre. Secondo la Procura, nell’azienda di Zero Branco arrivavano rifiuti inquinanti conferiti dalle imprese edili. La Mestrinaro avrebbe dovuto trattarli per renderli inerti: in realtà, secondo gli inquirenti, i materiali non sarebbero stati sottoposti a “bonifica”, ma mescolati a calce e cemento e rivenduti così com’erano (a 39 euro a tonnellata). Il materiale veniva poi utilizzato nei cantieri come base per strutture di ogni tipo, dal parcheggio dell’aeroporto Marco Polo alla terza corsia dell’A4.

La Mestrinaro è accusata non solo di non aver trattato i rifiuti conferiti nei suoi stabilimenti, ma anche di aver immesso nell’ambiente ingenti quantità di rifiuti pericolosi «cagionando contaminazione degli ambiti di destinazione». Completamente differente la posizione di un altro imputato Loris Guidolin, amministratore di Adriatica Strade. Secondo l’accusa Guidolin «avrebbe sottaciuto le analisi del materiale conferito alla Mestrinaro». Il suo avvocato, Elena Benvegnù, del foro di Treviso, sottolinea che il suo assistito «ha già provato la sua innocenza nel corso delle indagini preliminari, tanto che il pubblico ministero, all’udienza preliminare, ne ha chiesto il proscioglimento. Queste difese», conclude l’avvocato, «verranno ribadite nel corso del dibattimento». Nel procedimento si è costituito parte civile il Comune di Roncade: ha avanzato una richiesta di risarcimento per danno ambientale, così come aveva fatto in sede di udienza preliminare la Provincia di Treviso.

Fabiana Pesci

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