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L’ente di Muraro approva la variante urbanistica proposta dalla giunta Dussin

Il sindaco lancia un sondaggio tra i possibili acquirenti: asta se troverò interesse

CASTELFRANCO – La Provincia approva la variante relativa all’area industriale in via Lovara. A un anno di distanza da quando il Comune lanciò il progetto, è arrivato qualche giorno fa l’ok da parte della Provincia alla realizzazione di un’area industriale nel lotto all’angolo tra via Lovara e via Sile. Si tratta del terreno interessato dal progetto della cartiera Rotocart. Con l’approvazione della Provincia, si apre la strada alla possibile realizzazione di uno stabilimento industriale da oltre 700mila metri cubi di cemento. Domani sera il tema sarà discusso in commissione urbanistica. Poi si andrà in consiglio comunale per il recepimento della decisione della Provincia e l’approvazione definitiva della variante. Successivamente sarà realizzata una nuova asta, presumibilmente con l’inizio del nuovo anno. «Non faremo aste al buio», puntualizza il sindaco Luciano Dussin, «verificheremo se ci sono interessi da parte di privati ad acquistare l’area. Se questi interessi ci saranno confermati, la metteremo in vendita. Altrimenti no. Non si tratta di una vendita destinata a fare cassa. Quell’area, situata in prossimità dello scalo merci, è una zona che intendiamo mettere a disposizioni di aziende intenzionate a investire sul territorio invece di andare via. La posizione la rende particolarmente appetibile rispetto ad altre aree». La vicenda risale al novembre 2012 quando, all’inizio di una commissione urbanistica, rappresentanti della maggioranza annunciarono l’intenzione di mettere all’asta questo lotto da 120 mila mq. Un’area precedentemente destinata a uso misto, ovvero a centri direzionali, uffici e altro. Intenzione della giunta era di trasformarla in area industriale, dal momento che un privato si era fatto avanti per comprare. La Rotocart spa di Piombino Dese, infatti, dopo aver abbandonato l’ipotesi di costruire a Barcon, aveva manifestato interesse verso questo lotto di terra. In fretta a furia la maggioranza approvò la variante, con voto contrario delle minoranze Pd-lista Sartor e Vivere Castelfranco. I consiglieri comunali di questi 2 gruppi presentarono anche un esposto contro la procedura con cui venne messa in vendita l’area. Nacque il comitato spontaneo “No ecomostro” che raccolse oltre 3 mila firme contro il progetto. L’asta, peraltro fatta prima che l’iter burocratico relativo alla variante urbanistica fosse completato, andò deserta. La giunta tuttavia tirò dritto e portò avanti il progetto. La variante urbanistica seguì l’iter procedurale. Ottenne l’ok della Regione e qualche giorno fa anche quello della Provincia.

Daniele Quarello

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ZANONI SU PAESE

PAESE – Stop della Provincia alla discarica Dal Zilio a Castagnole, arriva il plauso dell’eurodeputato trevigiano Andrea Zanoni:

«Apprendo con immensa soddisfazione la decisione del Sant’Artemio che ha riconosciuto che nel territorio di Paese non si può autorizzare più alcun impianto che possa procurare altri danni all’ambiente e ai suoi abitanti».

Ora la decisione finale è in mano alla Regione che, come sottolinea Zanoni, «non potrà fare altro che rispettare il parere vincolante della Provincia».

Il progetto presentato dalla “Dal Zilio Inerti” prevede otto anni di conferimento per un totale di 430 mila metri cubi di rifiuti speciali non tossico nocivi. Il parere negativo del Sant’Artemio è arrivato all’unanimità.

«Il consiglio provinciale ha anteposto a meri interessi economici la tutela della salute dei cittadini e di un territorio già martoriato. Il principio di precauzione, in questo caso, deve essere massimo e mi auguro venga rispettato anche dalla Regione», ha aggiunto l’eurodeputato, «Do tanti anni durante i quali il Gruppo Paeseambiente, di cui sono presidente, ha denunciato la situazione di Paese, la politica se ne è resa conto e ha ascoltato i cittadini».

(ru. b.)

 

Incontro al Bhr tra 20 magnati da Mosca e gli operatori trevigiani del settore immobiliare

I pezzi pregiati: villa Raspi a Villorba (15 milioni) e l’area su cui aveva già messo gli occhi Ikea

TREVISO. Ville di pregio, aree commerciali e industriali a ridosso dei caselli autostradali. È quanto la Marca ha messo in vendita ai venti magnati russi arrivati in questi giorni in provincia di Treviso alla ricerca di opportunità immobiliari interessanti e di alto livello. Banche e immobiliaristi soprattutto, al seguito di Valeriy Kaseykin, membro della Duma e vice coordinatore del programma di sviluppo edilizia residenziale. L’incontro finale si è svolto ieri mattina al Bhr di Quinto sotto la regia di Paolo Bellini, presidente dell’Ira (Italian Russian Association).

Quello che la delegazione ha voluto comunque mettere in chiaro fin da subito è che c’è la piena disponibilità a fare business, ma non a prezzi folli. «Quando ho chiesto come mai il valore di un immobile era di 4.000 euro al metro quadro, cifra secondo me esagerata», spiega l’intermediario Alexandr Kosirev, «mi è stato risposto perché è molto bello. Purtroppo questo non basta più. L’Italia non può uscire dalla crisi economica attraverso la bellezza. Non siamo disposti a pagare cifre folli, ma le cifre giuste. Comunque abbiamo visto diverse offerte interessanti sia in provincia di Treviso che in diverse altre parti del Veneto, e non solo a Venezia».

Tra i gioielli di Marca mostrati ieri agli investitori russi c’è villa Raspi a Villorba, fino a 15 milioni di euro, e una villa a Pederobba messa in vendita a 1 milione e 600.000 euro. Tra le aree e strutture sul mercato potrebbe finire anche il Centro Leonardo (Bhr Hotel) e l’area destinata a Veneto City di Dolo. Oltre a diverse ville venete a carattere storico come le due del coneglianese che verranno sottoposti agli investitori dell’Est: villa Cannello valore stimato sui 10 milioni di euro e villa Costabella di oltre 4 milioni di euro.

Tra i 20 investitori provenienti da Mosca e presenti a Treviso in questi giorni, tre rappresentavano le più importanti agenzie di Mosca. Gorshkova Elvira, capo di investimento immobiliare in Russia di una primaria società di costruzione, Tatiana Ilyina Assistente personale del Direttore Generale di expo design di Mosca, e Alla Popova uno dei maggiori esperti in sviluppo di progetti immobiliari di Mosca. Solo per citarne alcuni. Tra gli operatori che hanno sottoposto le opportunità immobiliari ai potenziali investitori ad esempio l’agenzia immobiliare Marchesan di Castelfranco e Caorle Riviera di Venezia.

A catalizzare l’interesse degli investitori è la grande area, vicino al casello di Preganziol, dove già aveva messo gli occhi Ikea per i suoi progetti di sviluppo. Si tratta di un’area di sviluppo residenziale e commerciale alle porte di Treviso di oltre 50 mila metri quadri, dove si potranno realizzare palazzi condominiali, villette a schiera e una piastra commerciale di oltre 10 mila metri quadri.

Su questo attivismo immobiliare da parte degli investitori russi aveva espresso forte scetticismo Paolo Camolei, assessore all’Urbanistica di Ca’ Sugana: «Queste operazioni purtroppo stanno diventando comuni in tutto il territorio, basta pensare a Cortina e le città d’arte. A preoccupare è che ville venete con incredibile valore storico vadano in mano a persone che non sapranno valorizzarle. Mi domando come siamo arrivati a questo punto, a svendere il nostro patrimonio perché non abbiamo soldi. Ora sono le ville e i centri commerciali, tra un po’ saranno anche case e appartamenti del centro».

Giorgio Barbieri

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Tribuna di Treviso – Ferrovie. Il caos dei nuovi orari.

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1

dic

2013

Ultimo treno anticipato, coro di proteste

Cene e visite serali a Venezia impossibili. E chi viaggia su lunghe percorrenze rischia di passare la notte a Mestre

Abbonato storico – Cladio Peris ha studiato le varie possibilità e ha gettato la spugna: sarò costretto a usare l’auto per andare al lavoro

Trevigiani e friulani in “fuga” da Venezia, se usano il treno. Col nuovo orario, dal 15 dicembre, il coprifuoco scatterà intorno alle 23. Un’ora prima di oggi, quando l’ultimo treno è alle 23.56. Nella città lagunare, dunque, l’appassionato della Fenice dovrà lasciare il teatro alle 22.30 per recarsi in stazione sicuro di salire sull’ultimo convoglio, alle 23.04. Tempi strettissimi per cene più o meno intime.

Infuriati i pendolari. «Io dovrò usare l’auto», ammette Claudio Peris, uno degli abbonati storici sulla linea Vittorio Veneto-Conegliano. Così pure un suo collega, che addirittura deve salire a Calalzo di Cadore, passando da Treviso e Conegliano. A Mestre l’ultima coincidenza possibile sarà alle 22.16, chi arriverà da Milano (o da Padova, Vicenza, Verona) con le Frecce, successivamente, dovrà trascorrere la notte in stazione, fino alle 5.16 del mattino. E sapete per quanti minuti di differenza? Sette in un caso, 11 nel secondo. La Frecciargento 9454 arriva, salvo ritardi, alle 23.23, la Frecciabianca 9753 alle 23.38. Per non dire del regionale veloce da Padova delle 23.33 o dell’Euro Night dell’1.02. L’alternativa al bivacco? Pigliarsi un taxi, una trentina di euro – trattando – fino a Treviso, una sessantina, sempre trattando, fino a Conegliano. In verità, un’altra soluzione c’è: scendere a Mestre in auto o farsi rimorchiare. Come spesso è accaduto a Peris, con i treni soppressi.

«È meramente un conto economico, quello che fanno le Ferrovie», sottolinea Enrico Caberlotto, che anima il Comitato di pendolari di Vittorio Veneto e ha partecipato in questi mesi a numerose trattative, concludendo che «non tutto si deve buttar via dell’orario “cadenzato”, perché se peggiorano le condizioni da Vittorio Veneto verso Venezia, migliorano quelle verso le Dolomiti».

Un conto economico, però, che non convince Peris. «Il treno di mezzanotte, l’ultimo verso Treviso e Udine, ha una media, per come ho potuto constatare, fra i 200 e i 300 passeggeri. È vero che si dimezza a Treviso, ma a Conegliano ne restano sempre una cinquantina. I conti, dunque, dovrebbero tornare».

Problemi non meno pesanti all’alba in treno. La sveglia non scatta prima delle 6, con grave pregiudizio per i numerosi pendolari da Treviso (ma anche da Conegliano e perfino da Sacile) verso Marghera. «Stiamo trattando con Trenitalia per ripristinare il convoglio da Sacile delle 4.25 con arrivo a Conegliano alle 4.37», anticipa l’assessore regionale ai trasporti, Renato Chisso. Il primo treno utile da Treviso per Mestre e Venezia è infatti quello delle 5.04, proveniente da Sacile-Conegliano. Con il nuovo orario, il primo treno utile da Treviso è posticipato di oltre 30 minuti, alle 5.36 con arrivo a Mestre alle 6.02, inutile per i pendolari con il turno che inizia alle 6.

“Vorrà dire», puntualizza Peris, «che il sottoscritto dovrà recarsi in auto fino a Treviso, non potrò usufruire del primo treno che transita da Conegliano alle 5.40». Su alcuni aspetti si sta ancora trattando fra Regione e Trenitalia. L’assessore Chisso conferma che una soluzione è stata trovata per Oderzo, con la reintroduzione del treno delle 7.30 del mattino. A Conegliano faranno tappa i nuovi convogli per Vittorio Veneto e Belluno, i Minuetto.

Francesco dal Mas

 

Effetto domino sulle coincidenze

Problemi per chi deve rincasare con le “Frecce” da Milano, Roma e Bologna

Il taglio di due treni «notturni» dall’orario cadenzato invernale non mette in crisi solo i turisti e i comuni visitatori che vanno a Venezia per cenare, guardare uno spettacolo o fare una semplice e romantica passeggiata serale. Rischia infatti di lasciare a piedi anche viaggiatori in arrivo da Milano, Bologna, Roma. Così com’è infatti, oggi «l’invernale» di Trenitalia ha depennato il treno diretto Venezia-Treviso delle 23.18 e quello per Udine in partenza da Venezia alle 23.56. Due treni non certo stipati di viaggiatori, ma utili per dare continuità al servizio garantendo una copertura serale (non certo notturna) a Venezia, ma anche alle coincidenze delle «Frecce» in arrivo a Mestre dalle 23.16 in poi. Quelle che da domani non coincideranno più con nulla. Provare per credere.

Partenze da Milano alle 21. A Mestre arrivi, ma alle 23.28 (ritardi permettendo), e l’ultimo treno diretto a Udine (quindi Treviso, Conegliano, …) è già passato da una decina di minuti. Alternative? Nessuna a parte costosi taxi o una gelida notte in stazione (il primo treno è all’alba). Non resta che partire prima da Milano, dove l’ultima possibilità di viaggio per azzeccare la coincidenza a Mestre è alle 20.05.

Arrivi da Bologna. L’ultimo treno utile per poter raggiungere la Marca è quello che parte da Bologna alle 21.10 perchè il regionale veloce che parte da Bologna solo 10 minuti dopo arriva a Mestre alle 23.06, con un’altissima dose di rischio di perdere la coincidenza delle 23.16 e quello dopo (Frecciargento delle 22.10 da Bologna con arrivo alle 23.23) di fatto non trova nessun treno ad aspettarla.

In arrivo da Roma? Ovviamente nessuno sconto nemmeno per i viaggiatori in arrivo dalla capitale, anzi. L’ultimo treno utile è quello che parte da Termini alle 18.50 e arriva a Mestre alle 22.23. Tutti quelli seguenti non hanno coincidenze che permettano ai viaggiatori di arrivare Treviso e oltre. Alternative? Un treno notturno che prevede sette ore di viaggio e arriva a Treviso (e solo lì) alle 6.12 o cambi – sempre notturni – tra euronight e i primi regionali del mattino a Verona e Mestre. Prima almeno c’era il treno delle 19.50 che arrivava a Mestre alle 23.23.

 

«Ci saranno pullman sostitutivi»

L’assessore Chisso: pochissimi viaggiatori, taglio inevitabile. Ma stiamo trattando

L’ultimo convoglio da Venezia per Treviso ed il Friuli parte alle 23.04. Dal 15 dicembre, con l’orario cadenzato. Oggi, invece, i viaggiatori hanno la possibilità di posticipare la partenza fin quasi a mezzanotte. «Abbiamo fatto di tutto per convincere Trenitalia a confermare questo orario», afferma l’assessore regionale Renato Chisso, «niente da fare. I viaggiatori sono pochissimi. Quindi stiamo trattando per pullman sostitutivi». Il trevigiano che va alla Fenice deve arrangiarsi. Così il friulano. «L’ha sempre fatto, per la verità. Come colui che si recava alla spiaggia del Lido e si fermava a cenare, per poi rientrare». Ma arrangiarsi come? «Utilizzando la propria auto. Vorrei però tranquillizzare: gli orari non sono stati ancora definiti. Abbiamo una settimana di tempo, fino al 9 dicembre. Stiamo trattando la soluzione di tutti i problemi aperti. E speriamo di individuarla nella maggior parte dei casi. Poi ci sarà una verifica del “cadenzato” nei primi 3 mesi di sperimentazione. Altre correzioni sono dunque possibili. Dico subito, per onestà, che al momento per il rientro da Venezia dopo quell’ultimo treno, il problema si presenta complicato». Con la metropolitana di superficie i collegamenti si prolungheranno fino alle 2 di notte. Ma quando? «Non ci sono dubbi, entro il 2015. L’orario cadenzato ne è l’avvio concreto. Sarei tentato di immaginare che fra un anno, con l’arrivo dell’orario 2015 si verificheranno possibili anticipazioni. Vedremo». A sentire Cgil Trasporti, l’orario cadenzato è in generale un disastro. L’alba è davvero impossibile per i pendolari. «Con il nuovo orario avremo il 20% di corse in più, il 30% da marzo, quando, con i nuovi treni si creeranno 40 nuovi posti di lavoro, due per ogni nuovo convoglio in arrivo. È questo il disastro? Si abbia la pazienza di attendere fino al prossimo mese di marzo».

(f.d.m.)

 

GIAVERA «Il Ministero per i Beni e le Attività Culturali intende far rispettare il vincolo di tutela storica artistica e ambientale del prezioso immobile pre-Palladiano di Villa Agostini Tiretta a Giavera?»: è una delle domande riguardanti la Pedemontana Veneta che Simonetta Rubinato.

Ermete Realacci e Federico Ginato hanno posto in una interrogazione al presidente del consiglio Enrico Letta e ai ministri delle infrastrutture, dell’ambiente e dei beni culturali. La superstrada a pedaggio, i cui cantieri sono giunti dalle parti di Rosà, passa infatti nei pressi della villa, fatto che aveva già sollevato polemiche.

Le altre domande riguardano soprattutto un argomento che è stato sempre motivo di scontro tra le associazioni e il commissario straordinario Silvano Vernizzi: la trasparenza sulla convenzione economica e sul piano economico-finanziario, ma anche il ruolo di Vernizzi e i costi.

Per questi ultimi i tre parlamentari chiedono a Letta e ai suoi ministri «se intendano interessare Cipe e Corte dei conti sulla correttezza e la congruità della spesa necessaria alla realizzazione dell’opera».

Quanto agli altri punti, l’interrogazione si concentra su alcuni nodi: «dal possibile conflitto di interessi tra i diversi ruoli esercitati dall’ingegner Vernizzi, che assomma le funzioni di presidente della Commissione regionale di Valutazione Impatto Ambientale, commissario per la Pedemontana Veneta e amministratore delegato di Veneto Strade» scrivono «all’ingente costo dell’opera, oltre 3,6 miliardi di euro. Secondo quando certificato da Anas e Aiscat, inoltre, vi sarà un costante calo del traffico commerciale e privato dovuto sia alla crisi che da diverse scelte di mobilità sostenibile».

(e.f.)

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Ultimo treno da Venezia alle 23.04: un’ora prima

Previsto anche l’orario cadenzato: partenze e arrivi sempre agli stessi minuti

Per la prima volta nella storia dei treni regionali delle Ferrovie dello Stato nel Veneto, l’orario sarà «cadenzato», ossia scandito da intervalli regolari e ripetuti di ora in ora. Si parte il 15 dicembre. L’orario è già consultabile nel sito di Trenitalia e Deutsche Bahn. E dal 2 al 13 dicembre ogni giorno dalle 15 alle 19 saranno organizzati dei desk informativi in tutte le stazioni principali del Veneto e nella Marca a Treviso e Castelfranco. Gli ultimi regionali da Venezia? Una delle novità sostanziali, per Treviso, è che sulla linea Mogliano-Preganziol-Treviso l’ultimo treno parte alle 23.04 da Venezia (oggi l’ultimo è alle 23.56). Ben cinquanta minuti di anticipo.

Lunga percorrenza. Nessun cambiamento, e nemmeno per le Frecce Argento Venezia-Roma o le Frecce Bianche Venezia-Milano/Torino. L’unica attesa novità sarà il ritorno dopo 4 anni dell’Eurocity, gestito dalle Ferrovie Austriache, anche di giorno, sulla linea Venezia Santa Lucia (15.59)- Treviso (16.30)-Udine–Tarvisio-Vienna.

Metrò ancora fermo. Neanche questa volta partirà la SMFR, ossia il metrò sulla tratta Padova-Venezia, sebbene quasi tutte le opere del progetto, partito 25 anni fa, siano state ultimate con una spesa di oltre cento milioni.

«O l’assessore Renato Chisso spiega le cause del ritardo clamoroso oppure si deve dimettere subito» attacca Nino Pipitone, consigliere d’IDV.

I nuovi regionali. Due, essenzialmente, invece, le novità sulle linee regionali. Per la prima volta nascono tredici coppie di treni regionali veloci sulla linea Venezia-Padova- Vicenza-Verona, con fermate anche a San Bonifacio e Verona P. Vescovo e, sempre per la prima volta, 13 coppie di regionali collegheranno Treviso direttamente con Padova. PD-BL. Pochi cambiamenti sulla linea delle Dolomiti che parte da Padova, via Montebelluna e Feltre. L’orario sarà cadenzato. Il primo da Belluno partirà alle 4.48 e l’ultimo alle 19.48.

Felice Paduano

 

Appello dall’Opitergino: «Tv-Portogruaro penalizzata»

«L’assessore Chisso faccia un ultimo sforzo: con i ritorni delle 13.30 e 15.30 e la chiusura corse da Treviso alle 21.30 », questo l’appello del sindaco di Ponte di Piave Roberto Zanchetta dopo che l’assessore Chisso ha confermato che il treno delle 7.30 non sarà soppresso.

«Quando ho deciso di convocare la conferenza sullo spinoso tema del maltrattamento della tratta ferroviaria Treviso-Portogruaro a dispetto del suo crescente utilizzo da parte dei tanti pendolari, ero convinto che il nostro ruolo di sindaci avrebbe fatto da cassa di risonanza, e così è stato, perché il messaggio è arrivato forte a chi di dovere. Non tutti i risultati, evidentemente, sono stati subito centrati, ma il più importante sicuramente sì: il ripristino del treno mattutino delle 7.34 utile comunque per arrivare a Treviso in tempo per l’inizio delle attività scolastiche e lavorative. Ad esso si aggiungano i ritorni dal capoluogo delle 13.30 e 15.30 e la chiusura corse da Treviso alle 21.30. A tutti i pendolari raccolti nel movimento spontaneo va il mio personale grazie per una battaglia vinta assieme; ringraziamento evidentemente esteso anche ai sindaci che hanno subito aderito all’appello dell’intero territorio».

Anche il sindaco di Oderzo Pietro Dalla Libera è soddisfatto del risultato ottenuto anche con la mozione approvata in consiglio comunale:

«L’assessore Regionale Chisso ha ufficialmente confermato la corsa delle 7.30 per Treviso. Al pomeriggio partenza da Treviso alle 13.30 e 15.30: manca la corsa delle 14.20. Siamo moderatamente soddisfatti ma continuiamo a batterci per la corsa delle 14.20 da Treviso. All’incontro insieme a me c’erano anche l’assessore De Luca e il consigliere Montagner a significare che l’amministrazione è a fianco di studenti e lavoratori pendolari nella loro giusta battaglia», conclude il sindaco di Oderzo. Nei giorni scorsi i pendolari della tratta Treviso-Portogruaro avevano recapitato in Regione una petizione con oltre 800 firme per chiedere si essere ascoltati.

(gi.pi.)

 

I nuovi orari penalizzano i turnisti che viaggiano all’alba e in tarda serata.

Casale si allea con Marcon e Quarto d’Altino

CASALE – Pendolari casalesi in rivolta per l’entrata in vigore, a partire dal 15 dicembre, del cosiddetto orario ferroviario cadenzato lungo la linea Venezia-Portogruaro. Si tratta di una vera e propria rivoluzione decisa dalla Regione con Rfi, Rete ferroviaria italiana, che prevede la partenza dei treni da ogni stazione della tratta a minuti fissi di ogni ora. I pendolari casalesi, sia studenti che lavoratori, fanno riferimento alla stazione di Quarto d’Altino che dista solo pochi chilometri dal paese. E proprio la linea che passa per Quarto d’Altino sarà al centro della contestata rivoluzione. Per questo l’allerta dei casalesi è massimo, tanto che alcune rimostranze relativamente ai nuovi orari sono arrivate direttamente al sindaco Stefano Giuliato.

«Di fronte al disagio manifestato dai miei cittadini, ho deciso di fare rete con i sindaci di Quarto d’Altino e Marcon per portare avanti questa istanza», spiega il primo cittadino di Casale. Ieri sera un rappresentante dell’amministrazione Giuliato ha partecipato all’incontro organizzato a Quarto d’Altino con i pendolari per analizzare, per quanto ad ora si sa, l’orario cadenzato.

I cittadini che utilizzano il treno sulla tratta Venezia-Portogruaro chiedono che i nuovi orari, ad oggi ancora top secret, non vadano a peggiorare il servizio ferroviario. In particolare i problemi si concentrerebbero soprattutto per coloro che lavorano a turni, con la fascia dalla tarda serata alla mattina presto praticamente scoperta. Tra le richieste dei Comuni alla Regione c’è quella di mantenere i treni attorno alla mezzanotte da Venezia che servono ai turnisti ma anche ai turisti che visitano la città lagunare ma dormono nel Veneziano per risparmiare. Ci sarebbero poi dei “buchi” di orario nella tarda mattinata. E circa la metà dei treni fermerebbe a Mestre: chi dovrà arrivare a Venezia sarà dunque costretto a cambiare convoglio. Per protestare contro l’introduzione del nuovo orario, è in programma una manifestazione nel pomeriggio di martedì 3 dicembre, a cui sono invitati anche i pendolari casalesi. Il ritrovo è fissato alle 14 alla stazione Santa Lucia di Venezia, il corteo marcerà verso Palazzo Balbi, sede della regione. L’invito ad aderire alla manifestazione è esteso ai comitati di pendolari del Veneto Orientale e ai cittadini che utilizzano la linea Venezia-Portogruaro.

Rubina Bon

 

oggi presidio a Palazzo Linetti

Lettera di Da Villa (Cinquestelle) al ministro Lupi: «Stop al progetto». E Caccia scrive a Zaia

«Per le Grandi navi stiamo studiando un passaggio alternativo», dice alla Camera il ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi rispondendo all’interrogazione del deputato di Sc Andrea Causin. Ma sulla finalità degli studi la polemica cresce. Stamattina la commissione di Salvaguardia dovrebbe esaminare il contestato progetto di scogliere ai lati del canale Malamocco-Marghera, preludio, sostengono gli ambientalisti, allo scavo del canale Contorta e al passaggio ad alta velocità delle grandi navi.

«Le navi incompatibili devono star fuori dalla laguna», ripete Luciano Mazzolin del comitato Ambiente Venezia. Producendo un nuovo dossier che documenta dei danni provocati alla laguna dal passaggio delle navi.

Si mobilita anche il comitato che oggi alle 10 presidierà la sede della commissione di Salvaguardia a palazzo Linetti. «Lo dicono anche gli scienziati, non si devono scavare nuovi canali in laguna», attacca il portavoce Silvio Testa, «avrebbero conseguenze distruttive».

Sulla stessa linea il Movimento Cinquestelle. Il parlamentare veneziano Marco Da Villa ha chiesto al ministro delle Infrastrutture di ritirare il progetto di marginamento con scogliere lungo i 7 chilometri e mezzo del canale dei Petroli. «Opera vecchia e distruttiva», dice, «che non ha senso».

Beppe Caccia (Lista In Comune) ha scritto invece al presidente della Regione Luca Zaia, presidente anche della Salvaguardia, invitandolo a fermare «il progetto della mostruosa scogliera che taglierebbe in due la laguna».

Proposta firmata dall’Autorità portuale e dal Magistrato alle Acque, progetto dello studio Rinaldo per conto del Consorzio Venezia Nuova. Prevede di mettere 700 mila metri cubi di scogliere ai lati del canale per «proteggerlo» e di scaricare sopra le barene milioni di metri cubi di fanghi.

«È anche contro la legge e i Piani urbanistici vigenti», dice Stefano Boato, rappresentante del ministero per l’Ambiente in Salvaguardia. Il dibattito va avanti, anche sulle possibili alternative presentate per le navi. «C’è un decreto che vieta il passaggio nel canale della Giudecca, dobbiamo rispettarlo», ha detto ieri il ministro Lupi. Ma il Porto spinge sul canale Contorta.

(a.v.)

 

Princess sbarca a Marghera scoppia la protesta al porto

Assemblee contro la scelta di spostare le navi da crociera allo scalo commerciale

Oggi in Autorità il confronto con i sindacati. «A rischio l’agibilità delle banchine»

Alla banchina Veneto della Tiv, al porto commerciale di Marghera, la nave da crociere Pacific Princess è arrivata ieri mattina, come previsto, con i suoi 680 passeggeri che sono stati fatti sbarcare e poi condotti in Marittima sui bus messi a disposizione da Venezia Terminal Passeggeri. Ad accoglierli, non solo il nuovo panorama del porto commerciale di Marghera, ma anche un presidio di lavoratori organizzati dalla Cgil. «Assemblee volanti», spiega Antonio Cappiello della Filt Cgil per una iniziativa di protesta che decreta il via all’agitazione del sindacato contro la convivenza forzata tra navi da crociera e porto commerciale «che mette a rischio l’agibilità del porto commerciale». E continua: «Perché», spiega il sindacalista, «ora prima entrano le navi passeggeri, poi i traghetti, poi tocca a petroliere, rinfusiere e navi porta container e se c’è già la nave da crociera ferma in banchina non si può lavorare nel frattempo, per le operazioni del porto commerciale». Una convivenza difficile, continua a spiegare Cappiello, anche perché «si fanno scendere i passeggeri a fianco di una fila di container e in mezzo alle polveri. Insomma, un panorama ben diverso e il traffico commerciale nel frattempo finisce con il subire rallentamenti. È già successo», continua a segnalare il sindacalista, «che una nave portacointaner sia stata dirottata su altro scalo. Avremmo voluto che il sindaco di Venezia, Orsoni, fosse stato qui oggi a vedere la situazione. Invece non c’era. Di fatto, per risolvere un problema se ne stanno creando altri».

Per oggi, alle 9.30, la Cgil ha già messo in agenda con le altre organizzazioni sindacali del Porto una riunione in Autorità portuale proprio per discutere del trasferimento delle navi passeggeri al porto commerciale, decisione contestata ieri dal presidio della Cgil. Che contesta anche la provvisoria chiusura della bocca di Lido, che rimane chiusa fino al prossimo 3 aprile per i lavori del Mose.

Contestata anche la presenza del personale Vtp (Venezia Terminal Passeggeri) sulle banchine del porto commerciale, che sono di altri terminalisti, e poco conta per il sindacato che da qui a Natale siamo solo cinque le navi in arrivo. In Porto a Marghera l’idea dello spostamento, secondo il disegno portato avanti dal sindaco Giorgio Orsoni, non piace per niente. La nave Pacific Princess pesa 30 mila tonnellate ed è lunga 181 metri. Si trova, quindi, sotto il limite di 40 mila tonnellate previsto dal decreto Clini-Passera. Per la Vtp, la nave ha effettuato solo un transito, senza operazioni di carico scarico dei bagagli. In questi giorni due navi della Costa, la Fascinosa e la Magica, sono state dirottate su Trieste mentre un’altra, la Celebrity Silhouette, è andata in Marittima lo scorso fine settimana con i suoi oltre 2.800 passeggeri. La ripartenza è prevista per domani alle 13.

(m.ch.)

 

Costa e Tattara, faccia a faccia a Mestre per la presentazione del libro di Bologna

“Banche e crisi. Dal petrolio al container». La presentazione del libro di Sergio Bologna oggi al centro Laurentianum in piazza Ferretto alle ore 18 diventa l’occasione per un confronto sul tema delle grandi navi tra i principali protagonisti del confronto. Con l’autore, uno dei massimi analisti europei di trasporti e logistica, infatti discutono nell’incontro pubblico Paolo Costa, presidente dell’ Autorità Portuale di Venezia, Paolo Feltrin docente all’Università di Trieste, Giuseppe Tattara, già docente di Ca’ Foscari oggi attivo nel Comitato No Grandi Navi e Fabrizio Vettosi, manager del fondo Venice Shipping and Logistic.

Bologna nel suo libro (edito da DeriveApprodi ) ha inteso motivare il rischio che una nuova crisi da bolla speculativa possa venire dal mare. E racconta, in due contributi anticipati in primavera online, che hanno fatto il giro del mondo suscitando interesse e discussione anche presso importanti periodici sullo shipping internazionale, lo spropositato incremento di offerta di navi container gigantesche rispetto alla domanda. Questa differenza mostra la stessa forma delle crisi economiche precedenti, in particolare con quella petrolifera del 1973. Un’offerta così abnorme di gigantismo navale, osserva l’ autore, ha tre effetti rilevanti: alimenta speculazioni dei fondi chiusi, soprattutto in Germania; ha un impatto distorsivo sull’ economia reale e inoltre, come nel caso della portualità italiana, poiché non vi è un disegno strategico sulle connessioni tra i porti e gli hinterland produttivi che questi devono connettere, una concorrenza intra-nazionale di tutti contro tutti, trascina verso il basso tutti i valori economici del settore.

 

Lettera a prefetto e sindaco per trovare una soluzione: «La gente non riesce più a pagare l’affitto»

CASTELFRANCO. Duemila locali sfitti, 300 sfratti l’anno e un boom di richieste di case popolari. È un quadro a dir poco drammatico quello che emerge dall’ultima indagine effettuata dal Sunia, il sindacato unitario nazionale degli inquilini assegnatari, sulla situazione abitativa dei cittadini di Castelfranco.

I dati preoccupano il sindacato che nei giorni scorsi ha scritto una lettera al sindaco Luciano Dussin e al viceprefetto vicario di Treviso Pietro Signoriello per chiedere provvedimenti urgenti per arginare la situazione. Dall’indagine effettuata dal Sunia risulta che a Castelfranco sono 2 mila i locali sfitti, tra appartamenti, negozi, uffici e piccoli magazzini. Un numero impressionante dunque sintomatico di una situazione abitativa che risente pesantemente della crisi economica attuale. Di questi 2 mila locali sfitti, un terzo sono in vendita, un altro terzo necessita di ristrutturazione oppure gode di rendita di posizione (ai proprietari rende di più tenerlo sfitto piuttosto che impegnarlo). Un altro terzo invece è vuoto a seguito del turnover affittuario. Si tratta cioè di locali rimasti vuoti dopo che l’ultimo affittuario se n’è andato e in attesa di un nuovo affittuario.

Per quanto riguarda gli sfratti, sono 150 l’anno quelli avvenuti a seguito di un provvedimento del tribunale (considerando Castelfranco e i Comuni limitrofi). Il 90% di questi sono dovuti a morosità, ovvero al mancato pagamento delle quote di affitto. Solo 10% invece sono conseguenti alla scadenza del contratto. Ci sono poi altri 150 sfratti l’anno che avvengono in maniera «consensuale» tra chi affitta e chi è affittuario. Casi in cui il proprietario preferisce abbonare qualche mensilità a chi è in affitto purché liberi l’appartamento oppure concorda degli «sconti» al fine di liberare l’alloggio. Nel complesso dunque ci sono 300 sfratti, tra quelli giudiziari e quelli «concordati».

Sul versante delle case popolari, invece, è stato accertato che è in costante crescita il numero di persone a richiedere un alloggio convenzionato. Nella sola città di Castelfranco infatti sono oltre 350 le domande al Comune tra chi chiede la casa popolare e chi chiede un contributo per pagare l’affitto mensile. «Fino ad una decina di anni fa» spiega Luciano Bellotto, segretario provinciale del Sunia «gli sfratti per morosità erano solo il 10% del totale. Ora invece siamo al 90%. La situazione di povertà diffusa è dovuta nella gran parte dei casi alla difficoltà di far fronte all’affitto».

Daniele Quarello

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Tribuna di Treviso – Asolo, Folin rimette mano al Pat.

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28

nov

2013

 

Il piano di assetto delle polemiche torna all’esame dei progettisti di fama: «Valorizziamo il territorio»

ASOLO. I due professionisti Marino Folin, già rettore dell’Istituto universitario di Architettura di Venezia, e il collega Francesco Mancuso rimettono mano al contestato Pat di Asolo. Quello voluto dalla giunta Baldisser e bocciato tra sonore polemiche. Il piano ora passa direttamente nelle mani della Commissione Scientifica composta dall’ex rettore dello Iuav di Venezia, Marino Folin e dell’architetto Francesco Mancuso. Dopo le polemiche i due docenti avevano precisato di non aver partecipato alla preparazione di quel pat. E ora rientrano in campo, ma solo ad una condizione: «che il piano venga subito sottoposto ad una revisione».

Proprio la mancata partecipazione dei due professionisti era stata al centro nei mesi scorsi di una lettera della giunta Baldisser all’associazione temporanea di impresa (Ati), composta da due società di urbanisti e architetti (Proteco e la Tepco ) che grazie alle firme illustri dell’ex rettore e di Mancuso, era riuscita ad ottenere l’incarico per la redazione del pat. Solo che poi, a quanto pare, avevano inserito i loro prestigiosi nomi in calce al piano senza un effettivo coinvolgimento dei due professionisiti.

Così Ati e Proteco sono state ora costrette ad inviare nei giorni scorsi una lettera al Comune dove si parla appunto della revisione del piano con l’intervento dei due docenti. Uno scacco, questo, per il sindaco e per la sua maggioranza che in tutti questi mesi avevano insistito per conservare quel piano di assetto del territorio, presentato nell’aprile scorso, e che a tutti i costi, nonostante il rinvio del consiglio comunale, aveva voluto anche presentare ai cittadini in Municipio. Quel pat avrebbe fatto calare su Asolo una vera e propria colata di cemento, per 350 mila metri cubi, e una nuova zona industriale di 20 ettari ai piedi della collina quando già nell’attuale zona artigianale e industriale esistono intere cattedrali di cemento sfitte.

Insomma un pesante piano di edificazione si stava per abbattere sulla città dei cento orizzonti. Per minoranze, residenti e associazioni di categoria è stata battaglia fin da subito. Con sit in nelle piazze, una raccolta firme fiume e un interrogazione parlamentare il pat è stato subito stoppato. I due professionisti adesso mettono le mani avanti e nella lettera spiegano che «i temi da approfondire con la revisione sono molti e diversi, fra questi ci sono quelli che consentiranno di conferire al Prg un ruolo marcatamente e deliberatamente orientato alla valorizzazione del territorio». Nel precedente pat si era perso di vista l’ambiente, la salvaguardia del territorio e della storia della città facendo spazio al cemento, a villette e nuovi capannoni.

«Ora si tratta di seguire con attenzione i nuovi lavori di revisione e che siano effettivamente rispettati i principi e gli obiettivi dichiarati», sottolinea il capogruppo di Progetto Asolano, Gino Gregoris, «Questa amministrazione ha trasformato Asolo nell’emblema della cattiva gestione del territorio, adesso abbiamo la responsabilità di farlo tornare ad essere “la perla” della Marca trevigiana» .

Vera Manolli

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