Segui @OpzioneZero Gli aggiornamenti principali anche su Facebook e Twitter. Clicca su "Mi piace" o "Segui".

Questo sito utilizza cookie di profilazione, propri o di terze parti per rendere migliore l'esperienza d'uso degli utenti. Continuando la navigazione acconsenti all'uso dei cookie. Per maggiori informazioni cliccare qui



Sostieni la battaglia contro l'inceneritore di Fusina, contribuisci alle spese legali per il ricorso al Consiglio di Stato. Versamento su cc intestato a Opzione Zero IBAN IT12C0501812101000017280280 causale "Sottoscrizione per ricorso Consiglio di Stato contro inceneritore Fusina" Per maggiori informazioni cliccare qui

DOLO – L’opposizione attacca il sindaco e chiede agli assessori di dimettersi

RIGETTO  “Colata di cemento senza alcuna visione strategica”

“DEVASTANTE” – Secondo la minoranza è un piano «privo d’identità e devastante per uno sviluppo sostenibile del paese. Ci sono soltanto migliaia di metri cubi di cemento»

«La Gottardo ha cancellato la democrazia nel nostro comune. Assessori e consiglieri di maggioranza, dimettetevi!».

È dura la reazione dei dieci consiglieri di opposizione Alberto Polo, Giorgio Gei, Mario Vescovi, Adriano Spolaore, Andrea Zingano, Gianluigi Naletto, Gianni Lazzari, Giovanni Fattoretto, Marco Cagnin, Vincenzo Crisafi che avevano chiesto al Tar di sospendere la nomina dei due commissari ad acta per l’approvazione del Pati invece approvato dagli stessi. «Con una laconica mail di sole due righe – accusa l’opposizione – il sindaco, Maddalena Gottardo, ha comunicato al Consiglio che commissari e dirigenti hanno approvato il Pati. La Gottardo ha cancellato, con l’arroganza che contraddistingue il suo mandato, la democrazia».

Ma perché le opposizioni sono contrarie al Pati proposto dalla maggioranza? «In quel documento non c’è alcuna visione strategica della città; non c’è alcuno spunto capace di rilanciare Dolo, Arino e Sambruson; non c’è alcuno spunto in grado di sollevare il nostro territorio dalla fase di crisi e stagnazione è precipitato. Ci sono soltanto metri cubi di cemento. Un piano urbanistico privo d’identità e devastante per uno sviluppo sostenibile del paese. Basti ricordare soltanto i 185.000 metri cubi di nuovo volume edificatorio, oltre ai 300.000 metri cubi già previsti dal vigente Piano regolatore generale e non ancora realizzati, o ancora la prevista colata di nuovo cemento su 220.000 metri quadrati di terreno agricolo di notevole interesse paesaggistico e di delicato equilibrio idraulico».

Per le opposizioni è l’ultimo atto di una gestione negativa. «Il mandato della Gottardo si è aperto con consigli comunali presidiati dalle forze di polizia in assetto antisommossa per approvare Veneto City, per il quale non vi era alcuna penale nel caso non fosse stato votato, e si chiude con due righe con il quale ci comunicano di aver deciso il futuro di noi e dei nostri figli».

Come intendete muovervi? «Il ricorso che abbiamo presentato come opposizione, a questo punto, acquisisce ulteriore giustificazione: andremo avanti fino in fondo».

Lino Perini

 

Gazzettino – Ferrovia. Pendolari, Conte bussa in Regione

Posted by Opzione Zero in Rassegna stampa | 0 Comments

26

feb

2015

QUARTO D’ALTINO «Nessun riscontro alle critiche sul nuovo orario»

QUARTO D’ALTINO – Il tempo stringe, le elezioni si avvicinano e le pressioni, per la giunta regionale, arrivano da ogni angolo della Regione. I pendolari della tratta Venezia-Portogruaro, però, aspettano una convocazione in Regione da dicembre. E prima che sia troppo tardi, la sindaca di Quarto d’Altino, Silvia Conte, ha deciso di spedire una nuova lettera all’assessore regionale ai trasporti Elena Donazzan.

«Avevamo trasmesso la stessa richiesta all’assessore a gennaio, per conoscere quali misure si intendano intraprendere in merito alle più volte segnalate criticità della tratta ferroviaria Venezia-Portogruaro, di competenza della Regione Veneto – spiega Conte – e ci aveva preannunciato che a breve sarebbe stato organizzato un confronto per un aggiornamento. Ma non si è più mosso nulla».

Intanto i treni restano sempre quelli, con i loro ritardi, le cancellazioni, i “buchi” di un orario poco cadenzato e le corse ridotte nel fine settimana o nelle vacanze scolastiche.

«Resta una situazione critica lungo la tratta – continua Conte – E durante l’incontro dello scorso ottobre con i tecnici regionali della direzione mobilità e un dirigente di Trenitalia, ci era stato garantito che le varie criticità rappresentate da sindaci e rappresentanti dei Comitati dei pendolari sarebbero state affrontate. Ma a distanza di quasi quattro mesi non abbiamo ancora avuto risposte chiare».

Pendolari e sindaci, oltre a chiedere aggiustamenti al nuovo orario e l’avvio del tavolo permanente della mobilità, attendono anche un riscontro alla proposta di orario ferroviario cadenzato consegnata all’assessore Chisso nel 2013.

Melody Fusaro

 

SULL’IDROVIA – Le ronde contro i cacciatori di frodo

Guerra ai predoni del pesce e ronde notturne lungo il corso dell’idrovia Padova-Venezia per contrastarne l’attività illegale. Ad agire sarebbero squadre ben organizzate composte da bracconieri esperti nella pesca. Proverrebbero dalla zona del Delta del Danubio, in Romania. Gente pericolosa che a quanto pare non va tanto per il sottile e sa usare le armi. Pescano di notte con apposite reti e fanno razzia della fauna ittica, che vendono principalmente a loro connazionali. A volte per pescare userebbero anche la corrente elettrica tramite batterie. Sono stati visti pescare a Vigonovo lungo l’idrovia Padova-Venezia, nella zona compresa tra le chiuse del Brenta e la passerella ciclo-pedonale di via Ariosto.

Per contrastare il fenomeno si è costituito a Vigonovo un gruppo spontaneo di appassionati. L’associazione si chiama “Difesa acque”, ha una quindicina di simpatizzanti, tutti pescatori, ed è stata fondata da un giovane, Nicola Carletti. «La situazione è tragica – denuncia Carletti. È per tale motivo che ci stiamo organizzando e abbiamo anche fondato un gruppo su facebook. Siamo in contatto con analoghi gruppi del Rodigino e del Ferrarese. Ogni notte siamo di ronda e abbiamo già recuperato un tramaglio e due bilance abbandonate. Il 2 marzo ci ritroveremo in assemblea per fare il punto della situazione».

Il problema dei pescatori di frodo si dibatte da tempo. È difficile beccarli perché operano di notte, è complicato individuare movimenti e lenze. Arrivano con gommoni o barche leggere trasportate su furgoni, calano centinaia di metri di reti tipo tramaglio e se ne vanno con quintali di pesce. Il fenomeno è esteso in molti corsi d’acqua del territorio. Le specie ittiche più pescate sono le carpe e i siluri. Il bracconaggio rappresenta un grosso danno ambientale e riguarda tutta l’Italia. Si è calcolato che negli ultimi 10 anni si sia perduto il 40% del patrimonio ittico nazionale.

 

Gazzettino – Jesolo. Centri commerciali, battaglia in vista.

Posted by Opzione Zero in Rassegna stampa | 0 Comments

26

feb

2015

JESOLO – Il tema verrà affrontato questa sera in consiglio comunale

JESOLO – Commercio e centri commerciali ancora in discussione. È quanto verrà affrontato nel consiglio comunale di questa sera. Una seduta che si annuncia piuttosto «calda», addirittura con due punti all’ordine del giorno attorno alla possibilità di dare vita ai nuovi insediamenti commerciali e tra l’altro provenienti entrambi dalla stessa maggioranza.

Da una parte infatti c’è il provvedimento voluto dal sindaco e dal resto dell’Amministrazione per vietare l’apertura di nuovi grandi strutture commerciali con superficie superiore a 2500 metri quadrati. Dall’altra, invece, la mozione presentata ancora una volta dal consigliere, ufficialmente ancora di maggioranza ma da tempo in netta rottura con il resto dell’Amministrazione, Mirco Crosera che proporrà al Consiglio comunale un atto ancora più radicale. Ovvero un totale divieto alla realizzazione di nuovi centri commerciali.

«Abbiamo già approvato una delibera di Giunta – dice il sindaco Valerio Zoggia – per chiarire una precedente deliberazione. La nostra è una posizione chiara: stabiliremo anche attraverso il consiglio comunale il blocco all’apertura nel centro storico di nuove grandi strutture con superficie di vendita superiore a 2.500 metri quadrati».

Dal canto suo il consigliere Crosera non molla la propria posizione. «Visto che lo stesso sindaco – dice il consigliere Crosera – ha già detto che non ci saranno centri commerciali, che l’attuale tessuto economico, sociale e urbanistico della città di Jesolo non è in grado di sopportare nuovi insediamenti commerciali e che la precedente deliberazione di Giunta non dà la giusta chiarezza, propongo di approvare un atto che vieti ogni variante per la riconversione di ogni immobile individuato nelle aree di degrado».

G.Bab.

 

I TERRENI INCOLTI AI GIOVANI

I Comuni: non abbiamo risorse né strumenti per i censimenti

Manzato: norma importante, mettiamo a disposizione Avepa

VENEZIA – Il «grazie» era stato sventolato con decine di fazzoletti gialli in consiglio regionale del Veneto da un gruppetto di giovani agricoltori della Coldiretti, dopo che l’assemblea legislativa aveva approvato la legge che svincolava gli appezzamenti incolti di proprietà pubblica. «Siamo pronti a ridare fertilità a questi campi», avevano detto. Sei mesi dopo, la norma rischia di restare incompiuta perché i Comuni dicono di non avere le risorse per censire le terre incolte.

“Banca della terra veneta”: si intitola così la legge che punta a valorizzare le terre agricole incolte o abbandonate, al fine di contenere il degrado ambientale, salvaguardare il suolo, limitare gli incendi boschivi, nonché favorire l’insediamento di giovani imprenditori agricoli. Approvata la scorsa estate, la legge aveva bisogno dei criteri applicativi, cosa che ha fatto l’assessore all’Agricoltura Franco Manzato con una apposita delibera. Il provvedimento approvato dalla giunta prevede che nella “Banca della terra” entrino terreni abbandonati od incolti, terreni messi a disposizione dai proprietari pubblici e privati per cederne la conduzione a terzi, ma anche terreni confiscati alla criminalità organizzata e mafiosa.

Ma quanti sono questi terreni? E dove si trovano?

Qui entrano in ballo i Comuni cui viene demandato l’incarico di effettuare un censimento. Solo che i Comuni hanno risposto “picche”: lo scorso 3 febbraio la Conferenza permanente Regione-Autonomie Locali ha dato parere “non favorevole”.

Per la precisione: l’assessore Roberto Ciambetti e il consigliere regionale Bruno Pigozzo hanno dato parere favorevole, mentre Ennio Vigne delle Comunità montane e Antonio Bertoncello e Francesco Pietrobon dell’Anci (Associazione dei Comuni) hanno dato parere contrario, l’Unione delle Province con Leonardo Muraro invece ha scelto l’astensione.

Morale: no alla “Banca della terra”. Con quali motivazioni? Semplice: i Comuni non possono sobbarcarsi anche il censimento, già hanno poche risorse, non si può chiedere loro dell’altro. Pigozzo aveva tentato una mediazione, proponendo che la materia passasse alla Regione, ma non c’è stato verso. E adesso?

La delibera con i criteri andrà comunque all’esame della commissione Agricoltura. E l’assessore Manzato è deciso a non lasciare la legge in un cassetto. «Anche la Regione è senza fondi – ha detto Manzato – basti pensare che l’anno scorso il mio assessorato aveva a disposizione 14 milioni di euro, che già erano la metà dell’anno prima, e per il 2015 il budget è di 7 milioni. Ma bisogna andare avanti: metteremo a disposizione i dati e le competenze dell’agenzia regionale Avepa per rendere operativa la “Banca della terra”».

Al.Va.

 

Gazzettino – Venezia. Le colpe delle crociere.

Posted by Opzione Zero in Rassegna stampa | 0 Comments

25

feb

2015

L’OPINIONE

di Silvio Testa – Autore dei saggi “E le chiamano navi” e “Invertire la rotta”

Nel suo intervento su “Il Gazzettino” di domenica 22 febbraio (“Il crocierista non è turista”) il presidente dell’Autorità Portuale, Paolo Costa, conferma già nel titolo ciò che sostengono da tempo quanti in città si oppongono a un modello di crocerismo incompatibile con la città e con la laguna: e cioè che l’apporto delle grandi navi all’economia turistica veneziana è veramente scarso.

Commercianti, esercenti, in parte gli albergatori, gli operatori del comparto che si stracciano le vesti solo all’idea di cambiare questo modello, dovrebbero ascoltare le parole di Costa, che però non fa il passo in più, per sostenere invece devastati progetti di nuovi scavi di canali marittimi: navi più piccole in Marittima, della filiera del lusso, e se necessario un nuovo attracco fuori dalla laguna (ci sono due progetti nella bocca di porto di Lido), garantirebbero un indotto generale certamente più alto dell’attuale e un indotto turistico superiore al presente, ma con meno disagi.

Certo, le navi di lusso bisogna conquistarsele, senza lucrare sulle rendite di posizione e non adattandosi passivamente alle politiche delle grandi compagnie da crociera, destinate a una clientela di massa e improntate a un gigantismo kitch sempre meno tollerabile, come viceversa ha fatto fino ad oggi la Venezia Terminal Passeggeri.

Sull’indotto generale, decantato come un mantra da quanti sostengono l’attuale crocerismo, ci sarebbe molto da discutere, e per questo rimando ai tanti articoli e ai lavori del prof. Giuseppe Tattara e al libro bianco da lui scritto assieme al prof. Gianni Fabbri (“Venezia, laguna, porto e gigantismo navale”, Moretti&Vitali editori), ma come mai Costa si preoccupa tanto di negare il peso turistico del crocerismo?

Il fatto è, come spiega egli stesso, che Venezia sta morendo di troppo turismo, e dunque il presidente dell’Autorità Portuale cerca di difendere le grandi navi dall’accusa di essere corresponsabili di tanto scempio.

Ma davvero il crocerismo è innocente? Davvero il crocerismo non pesa sul turismo veneziano, anche se “il crocerista non è un turista”?

La macchina turistica si alimenta dell’immagine della città, ma a sua volta la pompa per continuare a garantirsi la “benzina” che fa girare il motore. Dunque, qualsiasi attività che giochi sul nome di Venezia, e che contribuisca a diffonderne sempre di più il fascino attrattivo, in realtà è complice del degrado progressivo, a prescindere dal numero dei turisti che quella stessa attività genera.

E qualcuno può davvero pensare che nel boom del crocerismo lagunare non abbia pesato il richiamo di Venezia? O che le compagnie non abbiano giocato sul suo nome, per attirare più clienti, contribuendo così a propagandarne in assoluto il richiamo?

Per salvarsi, Venezia dovrebbe essere dimenticata per un po’ di anni, mentre è interesse di tutti coloro che girano nella sua giostra, comprese le crociere, far sì che la sua immagine pervada i più sperduti angoli del mondo.

 

Il Tar: grandi navi, grande caos

Il presidente: «Il decreto Clini-Passera? Singolare inadegutezza»

Un decreto ministeriale, il famoso Clini-Passera, di «singolare indeterminatezza» che il Tar non poteva che cassare. Così il presidente del Tribunale amministrativa regionale, Bruno Amoroso, ha voluto difendere le decisioni del “suo” Tar che – come noto – prima aveva sospeso, poi ha addirittura annullato i divieti di transito per le grandi navi in Bacino di San Marco e nel canale della Giudecca. Annullamento, quest’ultimo, di poco più di un mese fa, contro cui il ministero dei trasporti ha già annunciato ricorso al Consiglio di stato. Insomma tema caldissimo, al centro di accese polemiche, a cui ieri, all’inaugurazione dell’anno giudiziario a San Rocco, il presidente ha dedicato un ampio passaggio della sua tradizionale relazione, per il resto tutta incentrata sulle questioni generali della giustizia amministrativa.

Sulle grandi navi – ha sostenuto Amoroso – i fatti sono stati «travisati», ed ecco la necessità di un «chiarimento». Tutto parte all’«indeterminatezza» di quel decreto Clini-Passera, «emanato all’indomani della tragedia del Giglio, senza alcuna preliminare e responsabile istruttoria, disponendo una serie di divieti alla navigazione nel canale della Giudecca che sarebbero dovuti diventare operativi soltanto a partire dal momento in cui fossero state rese concretamente disponibili altre vie di transito». «Vie queste, assolutamente indefinite – ha sottolineato il presidente -, materialmente inesistenti e solo successivamente individuate, o forse meglio, “ipotizzate”, nel secondo provvedimento ministeriale…».

Lo stesso decreto affidava, poi, alla Capitaneria di Porto («nelle more della individuazione e realizzazione di percorsi alternativi») l’«arduo compito, parimenti indefinito» – ha denunciato Amoroso – di «adottare misure temporanee che valessero a mitigare i possibili danni derivanti dalla navigazione sul canale della Giudecca».

Si arrivò così alle ordinanze per ridurre i transiti «impugnate al Tar sia dal Comune, per la ritenuta loro insufficienza, che da organismi facenti capo alla vita del Porto, in quanto considerati eccessivamente penalizzanti, dunque invisi a tutti. Su questi presupposti il Tribunale sospese gli atti in questione, in funzione propositiva, dando spazio alle autorità competenti, la possibilità di intervenire tempestivamente con altre determinazioni sul problema». Questa l’intenzione del Tar, secondo il suo presidente. Ma…

«Dopo oltre dieci mesi di sostanziale inattività, nonostante ripetute riunioni di organi tecnici e politici, il Tar annullò i provvedimenti impugnati al fine di restituire alle amministrazione di settore, il compito di procedere a nuovi interventi di seria salvaguardia dell’ambiente lagunare, della città, e della sfera economica del porto con i connessi profili occupazionali, fattori questi rimasti sostanzialmente privi di considerazione».

Così ha ricostruito Amoroso e, come ultima annotazione, ha ribadito quando già scritto in sentenza, e cioè che l’«effetto della sospensione degli atti disposta dal Tar fu di fatto irrilevante in quanto si ebbero 714 transiti sulla Giudecca, invece dei 708 preventivati dalla Capitaneria».

 

Gazzettino – Apertura del casello. Cav smentisce il sindaco.

Posted by Opzione Zero in Rassegna stampa | 0 Comments

25

feb

2015

SCORZÈ – Non il 3 marzo ma nella seconda metà del mese: bisognerà aspettare ancora almeno tre settimane per vedere aperti il casello di Martellago-Scorzè e la nuova viabilità di adduzione.

Dalla segreteria dell’amministratore delegato di Concessioni Autostradali Venete, Piero Buoncristiano, ieri hanno infatti chiarito che non ci sarà alcuna apertura martedì prossimo, data peraltro mai diffusa né ufficializzata dalla società: era stato il sindaco di Scorzè, Giovanni Battista Mestriner, ad anticiparla come papabile, «ma in via ufficiosa» tiene a precisare.

Dalla Cav aggiungono anche che il casello sarà aperto dopo il 15 marzo, quindi nella seconda metà del mese, tempo di ultimare gli adempimenti tecnici, in primis quelli legati all’automazione delle stazioni d’esazione, a di acquisire le autorizzazioni.

Sarà la stessa Cav nei prossimi giorni a comunicare in via ufficiale il d-day e, ciò che più interessa gli utenti, il costo del pedaggio. Con l’entrata in funzione della nuova barriera, che completa le opere del Passante a sette anni dalla sua apertura (è l’ultimo casello che mancava), sarà aperta anche la nuova viabilità di collegamento compresa nel «pacchetto» e ultimata da tempo: la tangenziale nord, che dal casello si allaccia alla Castellana, a est, presso la Kelemata, attraversando via Cà Nove, Ponte Nuovo e Morosini e tagliando il centro di Martellago, e la bretella ovest, che dal casello si collega in via Boschi.

Per chiudere il quadro delle strade complementari concertate con i Comuni manca solo la «complanarina»: la bretella che collegherà casello e Moglianese, correndo parallela al Passante, e il cui iter è rimasto indietro essendo stata aggiunta in un secondo tempo, sarà realizzata da Veneto Strade con fondi Cav (6 milioni) e pronta tra un anno e mezzo-due.

Nicola De Rossi

 

Il commissario Cesare Castelli scrive ai sindaci di Mirano e Santa Maria di Sala chiedendo che questi, il direttore generale di Veneto Strade e il direttore dell’area Infrastrutture della Regione Veneto si incontrino lunedì 2 marzo alle 10.30 a Venezia, a palazzo Cà Corner in sala Giunta al fine di trovare un’intesa su Via Desman.

«La Provincia – si legge nella lettera – fin dal 2009 ha promosso un progetto di adeguamento della strada medesima».

La Provincia si riferisce a un progetto preliminare per la realizzazione di un percorso ciclabile, progetto per cui l’ente si era attivato per ottenere i finanziamenti necessari per la realizzazione dell’opera attraverso un atto aggiuntivo all’Accordo di Programma del 2008 e attraverso una richiesta inoltrata il 21 ottobre 2014 ai Comuni di Mirano e Santa Maria di Sala per far sì che aderissero al bando regionale per i finanziamenti per piste ciclabili.

«Alla richiesta – scrive la Provincia – Mirano non ha risposto e Santa Maria di Sala ha comunicato di non poter accogliere la richiesta».

«Un bando – invece – dichiara l’ex sindaco Paolo Bertoldo, consigliere Lista Salese – a cui il sindaco di Santa Maria di Sala Nicola Fragomeni aveva dichiarato di aver partecipato».

A rispondere ora sarà Fragomeni che sarà presente domani giovedì per la seduta straordinaria del Consiglio comunale alle ore 18 nella Sala Teatro Pertini di Villa Farsetti. Una convocazione richiesta dalle minoranze salesi per discutere solo di via Desman.

(s.bet.)

 

Gazzettino – Pontebbana e Postumia vetrina per i megastore

Posted by Opzione Zero in Rassegna stampa | 0 Comments

25

feb

2015

PRIMO PASSO – Una variante urbanistica

Il piano: salvare l’area che si affaccia sulle due arterie, giù tutto il resto

LA SCOMMESSA – Zona industriale in completo abbandono. Ma la giunta Serena ha un’idea

Non più vecchi capannoni, ma megastore sullo stile di Zara e Media World da piazzare ai bordi della Pontebbana e della Postumia. È questo il futuro pensato dalla giunta Serena per la zona industriale delle Castrette, una delle più grandi della Marca, ormai finita nel degrado. E non si tratta solamente di un’idea.

Nel consiglio comunale di lunedì sera è infatti passata una variante al piano urbanistico che punta ad agevolare in tutti i modi possibili l’insediamento di strutture di vendita con una superficie di oltre 1.500 metri quadrati.

«Se potessi raderei al suolo quella zona industriale» aveva detto ieri il sindaco. E così è. Ma puntando in primis a trasformare le fasce che corrono lungo la Pontebbana e la Postumia, percorse da circa 40mila auto al giorno, in una sorta di terra promessa per i megastore. Il sogno, invece, è di riportare i campi nella parte interna dell’area produttiva, dove ci sono comunque dei negozi che provano a resistere, per trasferirla pari pari, con saldo zero tra i metri cubi rimossi e quelli costruiti, nella zona dietro via della cartiera, tra Villorba e Spresiano, vicino alla sede di Benetton.

«Non vogliamo speculazioni -mette in chiaro Serena- ma riordinare il territorio mantenendo invariata la cubatura».

Il sindaco ha messo nel mirino la trasformazione della vecchia zona industriale delle Castrette e ha intenzione di andare fino in fondo. Dopotutto in mano ha uno studio sulla situazione delle imprese, iniziato un anno fa in collaborazione con l’università di Venezia, che evidenzia tutte le difficoltà di quell’area: le aziende con base tra la Pontebbana e la Postumia, è la sintesi che ne esce, sono per la maggior parte di natura commerciale, non proiettate sull’export, senza intenzione di assumere, senza velleità di investimenti e senza l’idea di allargarsi. È desolante. Ma tant’è. I dati verranno resi pubblici nelle prossime settimane.

Già si sa, però, che circa il 47% delle aziende delle Castrette sono di natura commerciale e che il 24% ha aperto qui, il più delle volte in affitto, dopo il 2000. Principalmente per convenienze logistiche. La vera nota dolente, vista la stagnazione interna, è che il 70% di queste non lavora con i mercati esteri. A fare da contraltare ci sono i giudizi delle stesse imprese sulla zona industriale: il 55% pensa che le strutture e le strade siano adeguate, la maggior parte assicura che il servizio della raccolta differenziata funziona a dovere e l’80% è convinto che l’apertura di grandi poli, sullo stile di Zara e Media World, risolverebbero tutti i problemi.

Facile intuire la lettura che ne dà la giunta Serena: se una zona industriale considerata funzionale slitta nel degrado, vuol dire che ha dato tutto quello che doveva dare. E che adesso è tempo di cambiare.

Mauro Favaro

 

Copyrights © 2012-2015 by Opzione Zero

Per leggere la Privacy policy cliccare qui