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Gazzettino – Dolo “Chirurgia non chiude”

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25

gen

2015

DOLO – Risposta alle preoccupazioni dei comitati: «Non si opera solo nel weekend»

Il direttore dell’Asl 13 Gumirato: «Interventi dal lunedì al venerdì»

Nessuna chiusura del reparto di Chirurgia a Dolo, i comitati stiano tranquilli. Parola di Gino Gumirato, direttore generale dell’Asl 13: «La chirurgia continuerà ad esserci, come pure ostetricia e ginecologia, con un’attività di “day e week surgery”».

Durante la presentazione del piano di investimenti da 28 milioni di euro che interesserà gli ospedali di Dolo, Mirano e Noale, il direttore è tornato sul tema “caldo” della chirurgia, che ha suscitato molte polemiche e preoccupazioni in particolare da parte del Comitato Bruno Marcato, ma anche dei consiglieri regionali dell’area. La trasformazione da Unità complessa di Chirurgia a Dolo, come è oggi, a Unità semplice, secondo i comitati penalizzerebbe infatti l’intero ospedale, che non potrebbe usufruire di un servizio chirurgico lungo tutte le 24 ore.

«Innanzitutto voglio precisare che nell’ospedale di Dolo sono previsti 360 posti letto contro i 260 di Mirano – ha sottolineato Gumirato – e mi domando come si possa pensare che con questi numeri si possa chiudere un ospedale. Inoltre – ha aggiunto il direttore generale – la maggior parte dell’attività chirurgica a Dolo riguarda interventi programmati. Per questo motivo nelle schede ospedaliere la chirurgia di Dolo, che manterrà 25 posti letto più 2 aggiuntivi, diventerà “day e week surgery”, ovvero normalmente non prevederà ricoveri venerdì pomeriggio, sabato e domenica. Da qui il termine day-week surgery. C’è inoltre da sottolineare che l’ospedale di Dolo in questi anni è diventato un punto di riferimento per quanto riguarda la chirurgia laparoscopica, che riduce notevolmente il ricovero in ospedale. Figuriamoci se possiamo fare a meno di un servizio così rilevante. Insomma – ha sottolineato Gumirato – l’unica modifica sostanziale sarà che la chirurgia di Dolo e quella di Mirano avranno un unico primario anziché due».

In un recente convegno sulla chirurgia laparoscopica svoltosi in Riviera, infatti, è emerso come in Italia solo il 22% degli interventi al colon retto venga eseguito per via laparoscopica. Il Veneto si attesta su valori medi del 33% con realtà come quella di Dolo che si fregia del 70% dei casi trattati per via laparoscopica.

Luisa Giantin

 

«Il nuovo consiglio di amministrazione di Cav non dimentichi l’importanza delle barriere fonoassorbenti».

Il consigliere comunale di Spinea Mauro Armelao (Fratelli d’Italia), lancia un appello ai futuri componenti del Cda che saranno nominati giovedì 29: «Mi appello affinché siano maggiormente sensibili al tema ambientale e pensino di progettare delle barriere fonoassorbenti su tutto il tracciato».

Oltre alla questione del rumore e dell’inquinamento, secondo Armelao, installando su tutto il tracciato (esclusi i tratti in trincea) anche i pannelli solari, Cav potrebbe produrre abbastanza energia elettrica da alimentare l’illuminazione dello stesso passante, da distribuirne ai Comuni e soprattutto, a titolo gratuito, alle abitazioni private situate fino a 200 metri di distanza dal passante.

«In questo modo – aggiunge Armelao – potrebbero ricompensarli dal danno subito a causa del passaggio di questa autostrada e dalla perdita di non meno del 30% del valore commerciale delle loro abitazioni. Tanti residenti non sono stati risarciti perché più distanti di soli 60 metri dall’arteria autostradale».

E fa l’esempio del Comune di Oppeano, in provincia di Verona, dove le barriere riducono quasi a zero il rumore e catturano le polveri sottili prodotte dai gas di scarico.

(m.fus.)

 

PREGANZIOL – Non conosce pause la battaglia dei pendolari di “Treno, fermati”. La conferma al termine dell’assemblea pubblica dell’altra sera in sala Granziol.

Irene Mori e Cristina Vianello, promotrici della raccolta di 940 firme e del sit-in della scorsa settimana in stazione, hanno confermato che proseguiranno le iniziative per ottenere le stesse fermate dei treni della stazione di Mogliano.

Richieste ribadite nella lettera che il comitato ha inviato al presidente della Regione Luca Zaia, all’assessore alla mobilità Elena Donazzan e ai consiglieri della Seconda Commissione regionale che si occupa anche di trasporti.

I pendolari ricordano che prima dell’entrata in vigore dell’orario cadenzato a Preganziol fermavano 230 treni in più nell’arco di una settimana.

«Le stazioni di Preganziol e San Trovaso -sostengono i pendolari- servono un bacino d’utenza molto ampio che va dalla zona di Treviso sud fino a Casier, Casale, Quinto e Zero Branco».

Chiedono perciò il ripristino del treno che parte da Venezia a mezzanotte, utile a chi lavora nel settore alberghiero. Attualmente l’ultimo treno da Venezia è alle 21.15.

(nd)

 

Gazzettino – Pigozzo: Zaia fermi la Tav litoranea

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25

gen

2015

SAN DONA – «Per fermare e archiviare definitivamente il tracciato litoraneo della Tav, proposto a suo tempo dalla Regione Veneto, è necessario che il presidente Zaia si muova». Bruno Pigozzo, consigliere regionale del Pd e vicepresidente della commissione Trasporti, replica all’iniziativa del deputato leghista Emanuele Prataviera che ha inviato una lettera al ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi per avere rassicurazioni sul “congelamento” del cosiddetto tracciato balneare della Tav Venezia-Trieste.

«Lo stop al tracciato litoraneo – sostiene Pigozzo – è un problema che riguarda Zaia che deve recarsi a Roma e portare a casa un atto definitivo che metta la parola fine a questa ipotesi. È dal giugno 2012 che è stata votata la mia mozione in Consiglio regionale per chiedere che la Giunta mettesse in archivio il tracciato balneare. Evidentemente Zaia non vuole compiere il passo decisivo».

(m.mar.)

 

JESOLO – L’Aja: «A rischio il mare Adriatico». Plauso di Luca Zaia: «Roma e Croazia ci ascoltino»

«No alle trivellazioni in Adriatico». Il presidente dell’Associazione jesolana albergatori Massimiliano Schiavon, lancia un vero e proprio appello per difendere le coste venete, incassando da subito l’appoggio del governatore del Venero Luca Zaia.

Sotto accusa le trivellazioni petrolifere della Croazia che, secondo gli albergatori jesolani, potrebbero creare delle ripercussioni in tutto l’Adriatico.

«È inconcepibile che si faccia una battaglia per evitare le trivellazioni in Adriatico lato Italia – attacca Schiavon – se poi i nostri dirimpettai croati, distanti poco più di 60 chilometri da noi, avviano trivellazioni che saranno certamente pericolose per l’ecosistema complessivo del mare».

Il presidente dell’Aja chiede alla Regione di difendere le proprie coste, facendo sentire la propria voce in ogni sede: dalla Regione al Parlamento e all’Europa.

«Per evitare che vengano distrutti decenni di sforzi per sviluppare il mercato del turismo – conclude Schiavon – i nostri rappresentanti politici ci spieghino che cosa stanno facendo perché non venga stuprato il mare Adriatico».

Parole già condivise dal presidente veneto Luca Zaia. «Ci stiamo opponendo a questa nefanda decisione – spiega il Governatore del Veneto – che mette a rischio la risorsa ambientale ed economica che si chiama mare Adriatico. Non a caso abbiamo impugnato davanti alla Corte Costituzionale alcune disposizioni del decreto “Sblocca Italia” che legittimano le trivellazioni in Alto Adriatico».

Secondo Zaia verrebbero calpestate alcune importanti competenze regionali, «ma soprattutto si possono produrre enormi danni ambientali, per la salute e per l’economia delle popolazioni che vivono sulle sponde del nostro mare – conclude il presidente della Regione -. La nostra è una posizione netta di contrarietà a questo atteggiamento folle dei governi italiano e croato. È ovvio che serve un’azione forte nei confronti di Zagabria da parte di Roma, perché un auspicabile ripensamento dell’Italia a nulla varrebbe se i nostri dirimpettai decidessero di proseguire in questo progetto».

 

SANITÀ

«Reparti trasferiti solo a lavori finiti»

Il direttore Gumirato risponde ai comitati: «Garantiremo qualità in un’ottica di integrazione»

PIANO DETTAGLIATO – La “slide” dell’Asl 13 con gli interventi previsti nell’area ospedaliera di Dolo

«Ecco come investiremo i 28 milioni di euro degli ospedali di Dolo, Mirano e Noale: la parola d’ordine è sicurezza». Il direttore generale dell’Asl 13 Gino Gumirato ha illustrato ieri il Piano degli investimenti triennale dell’Asl, pari a 28,12 milioni di euro, alla quale lo scorso 18 dicembre 2014 la Commissione regionale per l’investimento in Tecnologia ed edilizia (Crite) ha dato il via libera. Oggi a disposizione ci sono già 19,56 milioni di euro, 9,36 dei quali già finanziati dalla Regione e 10,20 autofinanziati dall’Asl stessa.

«L’investimento che ha approvato la Regione dimostra che questa Asl, seppur limitrofa a due realtà importanti come Padova e Venezia – ha sottolineato Gumirato – con i suoi ospedali e i suoi servizi è un’Azienda che mantiene la sua centralità per un territorio vasto e complesso. In questo modo garantiremo qualità e sicurezza ai nostri cittadini, in un’ottica di integrazione efficiente e rivolta al futuro».

Il direttore ha illustrato ospedale per ospedale le varie tempistiche e priorità. «Le schede ospedaliere prevedono il trasferimento di alcuni reparti – ha spiegato Gumirato. – Il trasferimento di Chirurgia, Ortopedia e Urologia da Dolo a Mirano, la Neurologia e l’Oncologia da Mirano a Dolo e poi la lungodegenza da Noale a Dolo con l’aggiunta di 25 posti letto di riabilitazione e la Dialisi da Noale a Mirano. Ma per procedere a questi trasferimenti dovremmo prima aver attuato il piano degli investimenti triennale ed aver concluso i lavori previsti».

Tutto il piano, che non è vincolato da alcuna alienazione degli immobili da dismettere è incentrato sulla messa in sicurezza antisismica degli ospedali e Dolo, con un monoblocco da sei piani che oggi ospita anche Pronto Soccorso, Ortopedia, Ginecologie Ostetrica è il punto più debole.

«Non voglio che accada quanto successo a Modena nel 2012 – afferma Gumirato – che alla seconda scossa di terremoto dovemmo chiudere tre ospedali su quattro mentre pazienti e feriti furono trasferiti in un ospedale da campo della Protezione Civile».

 

IL PROGETTO PER DOLO

Sicurezza, interventi antisismici anche nel vecchio monoblocco

DOLO – Il Piano triennale prevede investimenti a Dolo per 14,2 milioni di euro con realizzazione di un nuovo mini monoblocco da 2000 metri quadrati collocato nell’area dell’ex Pronto Soccorso.

«Il primo step riguarda, entro il 2015, la messa in sicurezza dell’ospedale ed in particolare del vecchio monoblocco – ha affermato Gumirato. – Nell’ingresso sud verranno create due nuove sale operatorie antisismiche (che si aggiungono alle sei esistenti), collegate da nuovi ascensori di sicurezza a tutti i reparti. Ciò consentirà la continuità assoluta di servizio durante i lavori previsti in tutto il complesso (messa in sicurezza di impianti, scale antincendio e ascensori, che oggi sono in parte promiscui). Quest’anno inizieranno le procedure, e speriamo anche l’avvio dei lavori, del nuovo monoblocco da due piani, un piano da 1000 mq per il nuovo Pronto Soccorso e il secondo piano per la piastra radiologica. Non si stratta di un “prefabbricato” come ha detto qualcuno – ha evidenziato Gumirato – ma di una struttura altamente tecnologica, realizzata con materiali antisismici ma di semplice e veloce realizzazione».

Nel piano di investimenti si prevede la sistemazione dell’ingresso sud del vecchio monoblocco, con la creazione di un punto informativo, di una sala d’attesa e della nuova accettazione del Day Hospital Oncologico. Previsto anche l’ampliamento della sala d’attesa del Centro Unico di Prenotazione. Il Punto Prelievi verrà spostato presso il nuovo Cup, vicino all’ingresso di via Arino, da piazza Mercato.

L.Gia.

 

A MIRANO – Nuova centrale di sterilizzazione e trasferimento della Dialisi

All’ospedale di Mirano verrà trasferita la Dialisi di Noale e verrà realizzata una nuova centrale di sterilizzazione. «Gli investimenti complessivi per l’ospedale di Mirano, che ha comunque un monoblocco a due piani e non a sei come Dolo e di più recente costruzione – ha spiegato Gumirato – ammontano a 8,2 milioni di euro».

Oltre al trasferimento della Dialisi da Noale a Mirano, presso il De Carlo2, e la realizzazione della nuova centrale di sterilizzazione, vicina e collegata al De Carlo 1, verranno spostati vicino al Pronto soccorso la mensa, gli ambulatori dell’ex Mariutto e altri servizi. Verranno liberati gli spazi dell’attuale farmacia poiché tutti i servizi legati al farmaco sono stati esternalizzati mentre verranno effettuate opere di parziale messa in sicurezza antisismica e antincendio, tra cui lo spostamento dell’attuale centro prelievi.

«Confermata nel 2015 la disdetta dei contratti di affitto con il Mariutto – ha sottolineato Gumirato – che ci permetteranno di risparmiare oltre 1,5 milioni di costi per gli affitti. Acquisiremo la parte di Ostetricia di cui l’Asl 13 non è proprietaria e la camera mortuaria verrà trasferita nell’area ospedaliera».

(L.Gia.)

 

A NOALE – Arriva l’area direzionale dell’Asl 13 ma altre strutture verranno vendute

Nell’ospedale di Noale il piano di investimenti triennale prevede lavori per 5,7 milioni di euro. «Innanzitutto entro la fine del 2015, al massimo nei primi mesi del 2016 – ha spiegato il direttore generale dell’Asl 13 – l’obiettivo primario è il completamento del quarto piano del monoblocco, sul quale andremo a intervenire anche al terzo piano secondo tre fasi programmate». Con l’abbandono degli edifici del “Mariutto” a Mirano gli uffici amministrativi e l’area direzionale dell’intera Asl 13 verranno trasferiti nel monoblocco di Noale.

Analogo destino anche per altri uffici che attualmente sono dislocati in 12 sedi periferiche attorno all’area ospedaliera di Dolo, e troveranno posto sempre a Noale. «Fermo restando che il piano di investimenti dell’Asl 13 non ha tenuto in alcun conto le alienazioni previste – ha sottolineato Gumirato – a Noale le strutture da dismettere sono molte, dall’ex casa di riposo, disponibile già da ora, agli edifici Ferrante e Fassina, di ben sei piani, che andranno venduti».

(L.Gia.)

 

La docente Andreina Zitelli commenta le 27 pagine di rilievi della commissione Via pubblicati sul portale dell’Ambiente

Trenta giorni di tempo per rispondere con i fatti a 27 pagine di richieste di integrazioni al progetto Contorta presentate dalla Commissione per la Valutazione d’impatto ambientale. Un termine che potrebbe sembrare congruo se si trattasse solo di scrivere qualche motivazione o allungare qualche pagina di studio, ma non è così.

«Le integrazioni richieste sono tante e di tale entità che investono in modo profondo tutti gli aspetti dello scavo del nuovo canale Contorta: i tre quadri programmatico, progettuale e ambientale dello studio ambientale prodotto dall’Autorità portuale sono giudicati del tutto insufficienti e carenti. Così si va verso un bilario morto e la città avrà perso solo molto tempo perché ritarderà anche la valutazione degli altri progetti».

La “sentenza” arriva da Andreina Zitelli, docente di valutazione ambientale e tra i più strenui oppositori del progetto. Le argomentazioni, firmate dal presidente della Commissione Guido Monteforte Specchi, sono state depositate e sono visibili anche sul portale del Ministero dell’Ambiente. Scorrendo quelle pagine è possibile vedere come le argomentazioni non siano di poco conto e che in diversi casi venga richiesto di rifare rilevazioni, studi e simulazioni.

Ad esempio, la caratterizzazione dei sedimenti da scavare, che il progetto afferma essere tutti di altissima qualità, la Commissione chiede di “realizzare una nuova e approfondita campagna incentrata sull’area di scavo, in relazione al fatto che la caratterizzazione del proponente non coincide in alcun modo con le campagne di caratterizzazione già svolte in laguna”. Sulle barene o velme che si intende mettere a marginamento dell’opera, la Commissione chiede che sia spiegata meglio la questione e soprattutto che sia predisposto un modello matematico che simuli la loro resistenza all’erosione.

L’analisi delle alternative viene cassata senza se e senza ma e si chiede di “implementare l’analisi delle alternative aprendola ad un numero più ampio di opzioni”.

«Ma non è niente – continua Zitelli – perché viene persino richiesta una nuova modelizzazione della intera idrodinamica del bacino investito dallo scavo. Le carenze messe in rilievo sono sostanziali e tali da richiedere una riflessione sulla opportunità di continuare con il progetto. Comunque vi sono i termini per richiedere la ripubblicazione dell’intero Progetto e di un nuovo Sia (Studio di impatto Ambientale), adeguato alle richieste avanzate dalla Commissione che ha molto ben lavorato».

Un altro aspetto di cui tener conto e che non può essere frutto di una breve ricerca è il modello matematico richiesto dalla Commissione Via per valutare l’impatto eventuale sull’acqua alta. Poi si chiede “che venga analizzato nel dettaglio il ruolo che il canale Malamocco Marghera ha avuto nell’amplificazione dei processi erosivi della laguna centrale”.

In definitiva, una mole di studi tale che difficilmente sarà esaurita in 30 giorni.

«Il termine non è perentorio – conclude Zitelli – ma con la richiesta di integrazioni la procedura è sospesa e ripartirà quando avranno ripresentato tutto».

 

Gazzettino – Autostrada gratis, casellanti in sciopero

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24

gen

2015

VENERDÌ PROSSIMO

«Venerdì 30 gennaio su tutti i caselli Cav si potrà passare gratis per sei ore. È stato indetto uno sciopero per le ultime due ore di ogni turno».

Ad annunciarlo è il segretario provinciale per la Ugl Viabilità e Logistica, Stefano Gusson, e lo sciopero è stato proclamato anche per tutti i venerdì del mese di febbraio: in questo caso le ore saranno tre perché i lavoratori sciopereranno nell’ultima ora di ogni turno.

«Confidiamo in una forte adesione» aggiunge il sindacato, rimarcando che il 30 gennaio gli orari interessati saranno dalle 4 alle 6 del mattino, dalle 12 alle 14 e dalle 20 alle 22. Nei venerdì di febbraio, invece, lo sciopero scatterà dalle 5 alle 6, dalle 13 alle 14 e dalle 21 alle 22.

«L’azienda intende diminuire il personale ai caselli, noi invece chiediamo un operatore per ogni casello. Non importa che sia tutto automatizzato, la presenza fisica del personale Cav è fondamentale» aggiunge Gusson, sottolineando che la battaglia sindacale riguarda anche diversi aspetti contrattuali.

Il sindacato spiega poi cosa succederà in caso di sciopero ai caselli della tratta Venezia-Padova Est: quelli che prevedono la presenza del personale avranno direttamente le sbarre alzate; per i caselli con sportelli automatici basterà premere il pulsante per l’intervento dell’operatore: se quest’ultimo sarà in sciopero la sbarra si alzerà automaticamente.

Nelle corsie Telepass gli utenti invece pagano regolarmente il pedaggio.

(g.pip.)

 

Gazzettino – Edilizia, compravendite dimezzate in sei anni

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24

gen

2015

I DATI NEL VENEZIANO

I mutui dal 2007 scesi da 300 a 100 milioni, cassa integrazione passata da zero a 600mila ore, perso il 20 per cento degli occupati

«Siamo indietro, non solo rispetto alla Germania ma anche rispetto ad altri paesi europei, come la Spagna». Secondo Giulio Fortuni, della segreteria Usr Cisl Veneto, il piano energetico regionale è un buco nero. E a fare le spese di mancati investimenti, sul risparmio energetico e sulla ristrutturazione degli immobili, è soprattutto il settore dell’edilizia e il suo indotto. La crisi, infatti, ha definitivamente travolto anche le imprese veneziane, ultime a cedere alla recessione: è ferma l’edilizia privata con migliaia di immobili invenduti ma anche quella pubblica, dai piccoli interventi gestiti dai Comuni alle grandi opere.

Di queste difficoltà, ma anche di opportunità da cogliere, si è parlato ieri mattina nel convegno organizzato dalla Cisl di Venezia con la Filca (la sua federazione di settore) alla Cittadella dell’Edilizia di Marghera. «Nel Veneziano – ha spiegato Lino Gottardello, segretario dell’Unione Territoriale – la crisi è arrivata più tardi sia per le caratteristiche insediative e costruttive del territorio, sia per i grandi lavori pubblici che si sono sviluppati in questo ultimo decennio, come il Mose, l’ospedale dell’Angelo e il Passante largo. Ora però, come spiega Paolo Bizzotto, segretario della Federazione delle Costruzioni «è più violenta perché arriva tutta insieme e le imprese sono impreparate ad affrontare il cambiamento di modello generale».

Per dare qualche dato, in provincia tra il 2007 e il 2013 le compravendite di immobili sia residenziali che commerciali si sono dimezzate (passando da circa 15mila a 8mila) e le erogazioni dei mutui per l’acquisto di immobili e abitazioni da parte delle famiglie, in sette anni (dal 2007 al 2014) si sono ridotte a un terzo, passando da 300 a 100 milioni di euro.

Inevitabile il riflesso sul mondo del lavoro, in cui si passa da una dinamica di quasi 11mila assunzioni e cessazioni di contratti (nel 2008) a circa 6mila attuali, con un numero di cessazioni sempre superiore a quello delle assunzioni. La perdita corrisponde a oltre il 20% degli occupati tra il 2009 e il 2013, quindi a circa 4200 posti di lavoro. Con il segno più, invece, il numero delle ore di cassa integrazione: quella straordinaria, ad esempio, è passata da 0 a oltre un milione di ore tra il 2008 e il 2012 e ora è scesa a 600mila ore.

Al termine dell’incontro, a cui hanno partecipato anche il presidente dell’Ance Ugo Cavallin ed il presidente di Confartigianato Marco Semenzato, Cisl e Filca hanno elaborato alcune proposte, tra le quali la proroga pluriennale degli incentivi fiscali per il miglioramento energetico e per la ristrutturazione degli edifici pubblici e privati, il varo del preannunciato piano di edilizia scolastica e una pianificazione per il recupero delle periferie e dei quartieri degradati.

Poi anche incentivi alle imprese, alle strutture alberghiere e accelerazione degli iter autorizzativi per la realizzazione di infrastrutture logistiche, portuali, aeroportuali, stradali e ferroviarie, nonché al disinquinamento e messa in sicurezza del territorio. La proposta per il rilancio del settore edile sarà ora affidata agli interlocutori politici e dell’impresa.

 

Gazzettino – “Tav, binario morto e i costi aumentano”

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24

gen

2015

L’INTERVISTA

Mainardi: «Pochi progetti, troppi contenziosi. Consorzi inutili, sono pessimista sui nuovi cantieri»

MAXI-SPESE – Per la Verona-Padova già 33 milioni

Le criticità non mancano. «La principale riguarda i costi». E si aggiungono anche i ritardi, che durano da anni. Bortolo Mainardi, architetto bellunese, componente della Commissione nazionale di Valutazione Impatto Ambientale, già commissario per l’alta velocità a Nordest, tifa per il raddoppio dei binari da Verona a Padova. Ma molti dubbi continua ad averli e non ha l’ottimismo di chi dice che “questione di mesi” e si vedranno i cantieri.

Mainardi, a fine 2014 l’impresa Salini-Impregilo, ha detto che la tratta Verona-Vicenza è finanziata.
«È curioso che l’annuncio l’abbia dato l’impresa, socia del Consorzio Iricav Due (Concessionario dello Stato per realizzare Verona-Padova), e non ci abbia pensato il ministro Lupi, titolare politico-istituzionale…».

Conta la sostanza.
«Vedremo. Intanto, stando a Salini-Impregilo, la subtratta Verona–Vicenza ha ottenuto il finanziamento di 1,5 miliardi con la Legge di Stabilità 2015, in aggiunta ai 369 milioni previsti nel 2014. Totale: un miliardo 869 milioni».

E i progetti?
«Dopo anni di dibattito, per i 76 Km Verona-Padova mancano un tracciato, un progetto completo, condiviso ed approvato. E i costi lievitano…».

Quali?
«Il tempo perso pesa sulle casse statali: nel 2012 sono stati pagati 147 milioni per arbitrati su contenziosi presentati dai consorzi Iricav Uno-Due e Cepav Uno».

Euro a go-go.
«Ad oggi per la Verona-Padova sono stati spesi 22 milioni per i progetti preliminari e 11 milioni per il contenzioso sollevato da Iricav Due: costi pagati da RFI, cioè dallo Stato».

Di qui, i dubbi sull’opportunità di continuare con i consorzi?
«I consorzi sono stati istituiti con la Legge Obiettivo per velocizzare la realizzazione di grandi opere. Invece, sono diventati un costo più che una risorsa, una sorta di monopolio nell’aggiudicazione dei lavori, con perplessità sull’efficacia dei controlli del “giusto costo”».

Quanto costerà la Brescia-Padova?
«Compreso l’attraversamento di Verona, in tutto 150 chilometri, si prevede una spesa di 10,5 miliardi, cioé 65 milioni a chilometro. A conti fatti, un triplo in più rispetto ai costi medi nel resto d’Europa».

Eppure, lavori entro l’anno…
«Però a tutt’oggi ci sono solamente le progettazioni preliminari da Verona a Montecchio (33 Km), da Grisignano a Padova (15 Km). Quanto al Vicentino (28 Km), siamo ancora in alto mare».

Il governo quanto ha stanziato?
«Detto che le risorse non servono subito, la Legge di Stabilità 2015 per le linee Brescia-Verona-Padova e Napoli-Bari, prevede per il 2017 appena 200 milioni e, dal 2018 altri 2,8 miliardi. Però tutte le linee del Nordest, non potranno attingere ai fondi dello Sblocca Italia. Il decreto è chiaro: non è possibile cantierare alcun “lotto costruttivo” entro il giugno prossimo in assenza dei progetti definitivi…».

I soldi possono arrivare dalla Ue con il Piano Juncker?
«Mancano ancora i testi legislativi. Vedremo se, dalla dotazione reale di equity per soli 21 miliardi, i 28 Paesi accetteranno le condizioni per far funzionare il moltiplicatore sul Fondo Investimenti e arrivare a 300 miliardi».

 

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