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INCHIESTA MOSE/ L’EX SINDACO NEGA OGNI ADDEBITO

I legali di Orsoni attaccano la Procura: «Nasconde le accuse»

Inchiesta Mose: è scontro tra i legali dell’ex sindaco di Venezia Giorgio Orsoni e la Procura della Repubblica: «I magistrati hanno mantenuto segrete le accuse sulla presunta valigetta da 200mila euro e poi le abbiamo apprese dai giornali», attaccano gli avvocati, che proclamano l’estraneità del loro assistito.

 

DOPO L’INTERROGATORIO – È scontro aperto con la Procura per i 200mila euro portati in studio

LE VERSIONI A CONFRONTO «Abbiamo respinto ogni addebito: la ricostruzione è contraddittoria»

Orsoni, le nuove accuse fanno infuriare i difensori

È proprio scontro aperto tra i difensori dell’ex sindaco di Venezia Giorgio Orsoni e la Procura lagunare.

Non si può definire in altro modo la dura presa di posizione degli avvocati Francesco Arata e Daniele Grasso dopo aver letto i dettagli sulle nuove accuse rivolte da Federico Sutto, braccio destro di Giovanni Mazzacurati al Consorzio Venezia Nuova, all’ex primo cittadino.

Sutto, che tempo fa ha patteggiato due anni, avrebbe dichiarato agli inquirenti di aver portato personalmente a Orsoni 200mila euro per la campagna elettorale per la carica a sindaco di Venezia. Una notizia che il Gazzettino aveva dato proprio nel giorno in cui c’era stato il lungo interrogatorio in Procura.

Ma a quanto pare di questo tema non si è parlato più di tanto nel corso dell’ultima deposizione di Orsoni avvenuta venerdì mattina in Tribunale.

Da qui la secca replica dei legali dell’ex sindaco di Venezia che accusano la Procura di aver «preferito» di fatto i media rispetto alla difesa del soggetto direttamente coinvolto.

«La difesa di Orsoni rimane attonita di fronte al fatto che le dichiarazioni asseritamente accusatorie di Sutto, ancora coperte dal segreto investigativo e neppure consegnate ai legali e neppure allegate al verbale di interrogatorio di venerdì – attaccano in una lettera Arata e Grasso – vengano invece date alla stampa. I due pm, nel corso dell’interrogatorio di venerdì non hanno neppure contestato al professor Orsoni il contenuto preciso delle dichiarazioni asseritamente accusatorie di Sutto e taluni particolari la difesa li apprende solo dalla lettura dei giornali».

Poi i legali dell’ex sindaco entrano nel merito dell’interrogatorio avvenuto davanti ai pubblici ministeri Stefano Ancilotto e Stefano Buccini per mettere in luce alcuni particolari di una certa importanza nell’ambito dell’inchiesta sul Mose e sui finanziamenti ai politici.

«Orsoni ha subito respinto con fermezza le accuse della Procura che deriverebbero dalle dichiarazioni di Sutto le quali, peraltro, da quanto indicato dai pm risulterebbero clamorosamente contrastanti con quanto affermato da Sutto in altra fase dell’indagine – spiegano Arata e Grasso – Non solo, ma le dichiarazioni di Sutto sono state assunte senza che i pm abbiano ritenuto di procedere all’incidente probatorio per consentire un esame in contraddittorio come reiteratamente richiesto dalla difesa di Orsoni, anche alla luce di una consolidata prassi giurisprudenziale. Tanto più che certe dichiarazioni sono prese poco prima che Sutto definisse con il patteggiamento la propria posizione processuale».

Secondo i due avvocati dell’ex sindaco di Venezia, infine, in tutta questa storia ci sono diverse analogie anche con la vicenda Mazzacurati.

«Analoga considerazione era già stata espressa – concludono infatti Arata e Grasso – in relazione al mancato incidente probatorio per assumere le contraddittorie dichiarazioni di Mazzacurati, il cui stato di salute e l’assenza dall’Italia rendono evidentemente problematica qualsiasi verifica».

Gianpaolo Bonzio

 

La sinistra contro il “monarca” Gumirato

DOLO – Ancora commenti e critiche al direttore generale all’Asl 13 dopo le decisioni del Crite regionale della scorsa settimana. Il responsabile sanità del Pd provinciale, Gabriele Scaramuzza, si augura che «il Piano investimenti dell’Asl 13 si adegui alle scelte fatte dal Consiglio regionale del Veneto. Nessuna scelta unilaterale del Direttore generale perché quello del Crite è solo un parere consultivo e tocca alla Giunta regionale del Veneto approvare in via definitiva il piano degli investimenti in Azienda. Alla stessa Giunta si chiede di essere coerente con l’indirizzo votato all’unanimità del Consiglio regionale che ha tenuto conto delle valutazioni fatte dalla Conferenza dei sindaci oltre un anno fa».

Sulla stessa lunghezza d’onda anche le parole del consigliere regionale della Federazione sinistra Veneta Pietrangelo Pettenò: «Gumirato ascolti le istituzioni e i cittadini e la smetta di fare di testa sua». Il consigliere osserva che «i toni entusiastici con cui il direttore generale dell’Asl 13 Gino Gumirato ha annunciato il parere favorevole della Commissione regionale sugli investimenti da fare stridono non poco con la decisioni del Consiglio regionale di martedì che, di fatto, hanno affossato la concezione che lo stesso dg ha del modo di intendere il proprio ruolo, forse più vicino ad un monarca poco illuminato che a un servitore degli interessi di tutti i cittadini. Il Consiglio regionale – prosegue Pettenò – ha approvato all’unanimità una mozione che impegna la Giunta ad intervenire presso la direzione dell’Asl 13 affinché siano sospesi i provvedimenti relativi all’atto aziendale, ciò nonostante Gumirato prosegue a spron battuto nella sua opera di smantellamento dei servizi».

(L.Per.)

 

MIRA – Il via libera al nuovo sistema di raccolta dei rifiuti arriva a notte fonda: polemica sul “no” all’anticipo della discussione

Il 2015 sarà l’anno del “porta a porta” a Mira. La maggioranza ha approvato in consiglio comunale, verso l’una della notte tra venerdì e sabato, il nuovo sistema di raccolta dei rifiuti. Ma lo scontro con l’opposizione è iniziato subito, già all’apertura dei lavori dell’assemblea. La sala consiliare era gremita di cittadini, incuriositi dall’ordine del giorno che riguardava proprio la riorganizzazione della gestione rifiuti.

Un cambio radicale di abitudini che porterà a differenziare ancor di più il rifiuto, uniformando anche il sistema di raccolta nel territorio. Oggi infatti un terzo del comune utilizza il sistema a calotta mente i due terzi hanno i cassonetti semplici. Proprio in virtù della nutrita partecipazione al consiglio le opposizioni avevano chiesto di anticipare la discussione e l’approvazione sul “porta a porta” all’inizio dell’ordine del giorno. Un cambio negato però dalla maggioranza grillina che ha preferito seguire l’iter programmato. «Si trattava di un semplice gesto di cortesia e di attenzione verso i numerosi cittadini presenti – spiegano Fabio Zaccarin (gruppo misto), Maurizio Barberini, Gabriele Bolzoni e Renato Martin e Francesco Sacco del Pd e Roberto Marcato della civica “Noi per Mira” – I cittadini hanno invece potuto constatare di persona la spocchia dell’amministrazione M5S; secondo il sindaco infatti la richiesta doveva essere fatta precedentemente nella riunione dei capigruppo che, purtroppo, la presidente del Consiglio non ha mai convocato».

Pronta la replica del sindaco Maniero, allibito dalle osservazioni delle opposizioni: «Su un tema così importante l’unico commento delle opposizioni riguarda l’ordine del giorno – commenta Maniero – : lo trovo assurdo. Gli altri punti erano comunque importanti, riguardavano i 50 mila euro di finanziamenti alle scuole e i 40 mila euro in più per il sociale. Speravo in una contestazione sul metodo, sui risultati, sullo scarto, una discussione attorno alle comparazioni tra sistemi di raccolta dei rifiuti. Il progetto approvato non è carta da formaggio ma una scelta ponderata, suffragata da dati ufficiali a consuntivo. Il dato reale e concreto è che nei comuni che utilizzano la calotta c’è un costo di scarto doppio rispetto a chi invece utilizza il “porta a porta”. Il Pd invece su questo non ha saputo dire niente ma a questo punto siano chiari e dicano chiaramente se voglionono recuperare il materiale o se a loro interessa solo mandare tutto all’inceneritore».

Le opposizioni però insistono: «Il progetto continua a non convincere sia per il costo del servizio che si riverserà sulle tasche dei miresi che per il disagio che esso comporterà».

Luisa Giantin

 

RIFIUTI / 2

A gennaio una campagna informativa. Con il nuovo sistema 30 posti di lavoro in più

MIRA – Una campagna informativa capillare per informare i cittadini sul nuovo sistema del “porta a porta” inizierà già da gennaio. «Partiremo dai numeri – avverte il sindaco Alvise Maniero – Presentandoli alla cittadinanza nei vari incontri, illustrando tutti i dati, peraltro molti dei quali già consultabili sul sito di Veritas, e confrontando i risultati dei due sistemi di raccolta, i costi ma anche i benefici, per la salute e l’ambiente».

In consiglio comunale è stata annunciata anche l’istituzione di un ufficio per informazioni e chiarimenti sul nuovo sistema, ufficio nel quale i cittadini potranno recarsi per chiedere chiarimenti, in aggiunta naturalmente agli incontri informativi. Inoltre dalla discussione è emerso inoltre che con il nuovo sistema ci sarà un incremento di occupazione. Il “porta a porta”, al di là dell’utilizzo di bidoni di dimensioni minori rispetto a quelli a calotta e con rotelle, chiederà una maggiore presenza di risorse: una trentina di nuove assunzioni secondo il progetto presentato da Veritas.

L.Gia.

 

MOGLIANO – «Stop all’uso degli inceneritori nella gestione dei rifiuti». Nella riunione dell’altra sera del Consiglio comunale di Mogliano è stata votata all’unanimità la mozione con la quale si chiede alla Regione di bloccare ogni nuovo impianto di incenerimento o di rimessa in funzione di quelli esistenti. L’iniziativa è stata illustrata da Davide Bortolato, presidente della “Commissione speciale rifiuti-no inceneritori”.

In questi giorni il Consiglio regionale sta discutendo il nuovo Piano regionale dei rifiuti urbani e speciali. «Il Piano -spiega il presidente Bortolato- è stato oggetto di una serie di osservazioni prodotte dal comune di Mogliano, quale capofila delle cinque amministrazioni comunali che si battono contro i progetti degli inceneritori di Unindustria previsti a Silea e a Bonisiolo di Mogliano. Dobbiamo tenere alta la guardia in difesa dell’ambiente e della salute pubblica».

Soddisfatto del voto unanime del Consiglio comunale anche l’assessore all’ambiente Oscar Mancini. «La mozione, che ha trovato l’unanimità di consensi di tutte le forze politiche, comprende la richiesta al presidente del Consiglio dei ministri Matteo Renzi di riformulare l’articolo 35 del decreto “Sblocca Italia” affinché siano incentivati gli impianti di riciclaggio dei rifiuti anziché smaltirli negli inceneritori. Rifiuti che oggi, con la nuova legge, possono uscire tranquillamente dai confini regionali».

(nd)

 

Gazzettino – “Portai 200mila euro nello studio di Orsoni”

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20

dic

2014

L’INTERROGATORIO – Per due ore l’ex sindaco di Venezia ha risposto ai pm dell’inchiesta Mose

NUOVI VERBALI – La dichiarazione segreta di Federico Sutto: due dazioni da 100 mila euro

ACCUSATORE – Federico Sutto conferma che furono 200mila i soldi che consegnò a Orsoni nello studio di Venezia

«Portai 200mila euro nello studio di Orsoni»

Non c’è soltanto Giovanni Mazzacurati ad accusare l’ex sindaco di Venezia, Giorgio Orsoni, di aver ricevuto contributi “in nero” durante la campagna elettorale del 2010 per la corsa a Ca’ Farsetti. Federico Sutto, uno dei più stretti collaboratori dell’allora presidente del Consorzio Venezia Nuova, prima di patteggiare la pena di due anni di reclusione, ha confessato ai pm Stefano Ancilotto e Stefano Buccini di aver personalmente consegnato al professor Orsoni 200mila euro in contanti, versati in due tranches di 100mila euro ciascuna. Le due consegne, stando al racconto messo a verbale da Sutto, sarebbbero avvenute nello studio professionale di Orsoni, a Venezia.

Le dichiarazioni rese da Sutto poche settimane fa, e tenute finora segrete, sono state contestate a Orsoni nel corso dell’interrogatorio svoltosi in Procura, ieri mattina, dalla 10.30 alle 12.30, davanti ai due magistrati che hanno indagato l’ex sindaco per finanziamento illecito ai partiti.

Fino a quel momento il professor Orsoni, difeso dagli avvocati Daniele Grasso e Francesco Arata, aveva respinto ogni accusa, negando di aver mai chiesto o percepito alcun finanziamento illecito e sostenendo che Mazzacurati lo ha accusato per ritorsione, per vendicarsi della posizione che il sindaco aveva assunto contro il Cvn in relazione all’assegnazione di alcuni spazi all’Arsenale. Di fronte alle dichiarazioni di Sutto, che confermano il racconto reso nel luglio del 2013 da Mazzacurati, Orsoni ha ribadito la tesi delle accuse totalmente infondate, della calunnia a suo carico.

I legali dell’ex sindaco hanno chiesto un incidente probatorio per poter ascoltare gli accusatori del professore in contraddittorio, e hanno anticipato una lunga serie di eccezioni sull’inutilizzabilità di tutte le prove raccolte finora dagli inquirenti.

Mazzacurati, finito agli arresti domiciliari lo scorso anno con l’accusa di aver truccato un appalto per lavori portuali, è stato il primo a parlare dei finanziamenti a Orsoni. In particolare ha riferito di un presunto versamento di circa 450mila euro, in parte effettuato personalmente, in parte tramite il suo fedele collaboratore, Federico Sutto, che ora ha confermato la circostanza. Piergiorgio Baita, all’epoca presidente della Mantovani e socio di peso nel Cvn, ha raccontato di essersi fatto carico del contributo per l’ammontare di 50mila euro, affidati per la consegna sempre a Sutto.

Vero, falso? A questo punto il compito di stabilirlo spetterà con molte probabilità al Tribunale. L’interrogatorio di ieri ha infatti costituito per la Procura l’ultimo passo prima della chiusura delle indagini preliminari, e della successiva richiesta di processo.

Orsoni, pur avendo sempre negato ogni responsabilità, lo scorso giugno, dopo una settimana agli arresti domiciliari, aveva concordato con la pubblica accusa di patteggiare la pena di 4 mesi, pur di tornare in libertà, chiudere la vicenda e cercare di evitare il commissariamento del Comune, ma il gip Massimo Vicinanza rigettò l’istanza ritenendo la pena troppo bassa. Dopo il no al patteggiamento l’ex sindaco ha annunciato di volersi difendere nel corso del dibattimento per dimostrare la propria innocenza. «Non ci siamo mai sottratti, fornendo fin da subito tutti i chiarimenti per ribadire l’estraneità di Orsoni da ogni accusa. – ha dichiarato l’avvocato Arata – Ora c’è un’esigenza di celerità nella definizione del processo, per evitare il rischio di finire in una palude: è per questo che chiediamo che il giudizio venga definito al più presto».

Oltre al presunto contributo “in nero” di 450mila euro, la Procura contesta a Orsoni anche un finanziamento “in bianco” di 110mila euro, formalmente proveniente da alcune aziende e regolarmente registrato dal mandatario elettorale del candidato sindaco, ma che secondo i magistrati proveniva in realtà dal Cvn attraverso false fatturazioni e, di conseguenza, è da considerare illecito. Orsoni ha sempre ribadito di essere stato convinto che i soldi arrivassero dalle aziende indicate e che, dunque, il finanziamento è regolare.

La vicenda che riguarda l’ex sindaco di Venezia è sicuramente minore rispetto alle “mazzette” milionarie (e dunque al più grave reato di corruzione) contestato ai principali imputati, quali l’ex presidente della Regione, Giancarlo Galan, l’ex assessore Renato Chisso, nonché altri funzionari pubblici ed imprenditori. Ma il clamore che ha avuto è enorme, alla luce del ruolo ricoperto da Orsoni e al risalto ottienuto da ogni evento che ha come scenario Venezia.

 

L’AUTODIFESA Così l’ex sindaco ha rigettato le accuse

«Mai preso nè gestito denaro. Con il Pd solo incontri politici»

Il procuratore aggiunto Carlo Nordio: «Abbiamo comunicato all’indagato le nuove fonti di prova che abbiamo acquisito»

VENEZIA – «Non sapevo quanto denaro costasse la campagna elettorale e non me ne sono mai occupato, tant’è che non ho preso né gestito denaro». E ancora: «Con i rappresentanti del Pd ho avuto confronti a livello politico e su questioni politiche, mai riunioni o incontri per parlare di finanziamenti: di questi argomenti non mi sono mai occupato. Tanto meno di finanziamenti illeciti».

Lo ha dichiarato ai giornalisti l’ex sindaco di Venezia, Giorgio Orsoni, all’uscita dall’interrogatorio sostenuto, ieri mattina, di fronte ai magistrati che ipotizzano a suo carico l’accusa di finanziamento illecito ai partiti, nell’ambito delle indagini sul cosiddetto “sistema Mose”. «Ho contestato tutte le accuse – ha spiegato Orsoni – Credo di avere chiarito tutto».

L’avvocato Daniele Grasso, uno dei due difensori dell’ex sindaco, ha aggiunto che non vi è contrasto tra le affermazioni di Orsoni «e quanto riferito dai due parlamentari del Partito democratico ora indagati per la stessa vicenda», ovvero Davide Zoggia e Michele Mognato, ascoltati in Procura la scorsa settimana in relazione agli stessi finanziamenti elettorali contestati al candidato sindaco di Venezia. «Orsoni – ha precisato l’avvocato Grasso – aveva detto che della campagna elettorale e del suo finanziamento si occupavano i vertici del partito e mai lui in prima persona». Affermazioni che, secondo il legale, «non stridono» con quanto dichiarato da Mognato e Zoggia i quali «si sono detti a loro volta estranei».

Quanto ai rapporti intrattenuti con Giovanni Mazzacurati, ex presidente del Consorzio Venezia Nuova e indicato dalla Procura come “grande burattinaio” di numerose operazioni illecite, l’avvocato Grasso ha spiegato che Orsoni ha ammesso di aver avuto numerosi contatti con lui, ma si trattava «di rapporti di lavoro legati alla gestione di problemi cittadini e agli interessi del Consorzio Venezia Nuova in città e non su questioni economiche illecite».

Nel cortile della Cittadella della Giustizia, ad interrogatorio concluso, l’ex sindaco di Venezia è poi intervenuto per opporsi all’immagine di Venezia come città del malaffare: «Se ci sono delle situazioni non chiare dipendono tutte da Roma; guarda caso il Consorzio Venezia Nuova era gestito da Roma», ha dichiarato – Venezia è vista come un teatro», ma sul palcoscenico «non c’è alcun esponente della politica veneziana».

Orsoni ha poi aggiunto che «l’amministrazione comunale veneziana è corretta e trasparente, del tutto immune da qualsiasi problema di malaffare. Forse ai politici veneziani si può imputare un po’ di debolezza: diciamo che non ci sono grandi personalità che riescono a contrapporsi ad una violenza dei media che sfruttano queste situazioni per enfatizzare un malaffare che non c’è. Ci tengo a dirlo – ha concluso l’ex sindaco – per difendere l’immagine di questa città che purtroppo da parte di troppi non viene considerata un bene prezioso di tutti».

Colpa della stampa, insomma. Di «certa stampa», ha precisato Orsoni.

La finalità dell’interrogatorio di ieri è stata illustrata in tarda mattinata dal procuratore aggiunto di Venezia, Carlo Nordio: «Abbiamo voluto comunicare ad Orsoni di essere in possesso di nuove fonti di prova nei suoi confronti, quindi si è ritenuto doveroso mettergliele a disposizione».

(gla)

 

L’OPINIONE

Leggo sul Gazzettino di martedì 9 dicembre, un po’ allibito, ma con il sospetto che la campagna elettorale del Comune sia iniziata, l’intervento di Maurizio Crovato, nel quale – sintetizzo ed esemplifico – afferma che i vari interventi fatti nel tempo in laguna non ne hanno compromesso l’esistenza. Al di la del fatto che trovo poco plausibile questa teoria e la ritengo un alibi per proporre qualsiasi scempio, ho avuto il sospetto che non si trattasse nemmeno dello stesso Crovato che, contraddittoriamente, ha scritto su Venezia Eventi: “L’idea di scavare l’antico canale di Contorta per rendere raggiungibile la Marittima direttamente dal porto di Malamocco mi sembra pura follia. Mi sembra l’operazione canale dei Petroli bis. Quella che portò nel 1966 (la data non è solo simbolica…) il mare in laguna e l’appiattimento delle barene. La distruzione del patrimonio floro-faunistico. Con i fondali a 15 metri all’interno di un sistema delicato tutto si livella”.

Effettivamente il Canale dei Petroli si è portato in mare tutta la barena circostante, tanto che si è parlato di ricrearla e si pensa addirittura di arginarlo (le frequenti alte maree dipendono anche dal fatto che non vi è più nessun ostacolo all’avanzata dell’acqua). Ma secondo questa logica, anche il Petrolchimico non ha ucciso la laguna, ci è andato solo vicino e Mario Rigo, in un intervento al Gazzettino per il medesimo argomento, se ne è pure vantato, definendolo orgoglio mondiale. Ma se e vero che questo orgoglio mondiale ha dato lavoro, è anche vero che a distanza di 40 anni ciò che ha lasciato è un’eredità pazzesca, di inquinamento e purtroppo anche di vite perse.

Se pensiamo che il Canale dei Petroli si è portato in mare la barena, allo stesso modo possiamo pensare che il Contorta – più fondo, largo e senza il “cul de sac” del Vittorio Emanuele, in un circuito libero, largo 200 metri e fondo 15, collegato al Petroli da una parte e al Giudecca dall’altra, strozzatura che aumenterebbe la pressione dell’acqua – possa portare fuori ciò che gli sta intorno e cioè il sedime su cui poggia la città di Venezia. Pompando acqua come un sifone fra le antiche pietre e pochi secondi dopo, per l’azione contraria, espellendone il materiale, riproponendo in parte il problema causato dalla restia della navi.

Credo, anche, che l’ulteriore e forse più vero controsenso del Contorta, sia lasciare in marittima delle navi enormi che inquinano (il combustibile ecologico non esiste, inquina sempre), che rilasciano le antivegetative velenosissime, che hanno gli scarichi direttamente in acqua. E che potrebbero benissimo stare al porto di San Leonardo visto che il canale dei Petroli purtroppo esiste e arriva proprio là (magari invece della torre si poteva fare il porto Pier Cardin) o in un porto off shore, sfruttando i lavori del Mose, lasciando la Marittima, opportunamente attrezzata, agli yacht di qualche miliardario, che magari qualche soldino a Venezia lo lascia ben volentieri.

Concludo sottolineando che ciò che affermava Rigo, è assolutamente antitetico a quanto afferma Crovato: “decido di occuparmi della mia città, contro gli idioti per cui la laguna è eterna, sempre uguale a se stessa”, infatti, evidenzia che gli interventi vanno fatti per la laguna non contro di essa e il Contorta non verrebbe certamente fatto per migliorarne la condizione.

Alessandro Dissera Bragadin

 

ASL 13 Il direttore Gumirato: «Giornata importante». Ma Pigozzo è scettico

Il Crite ha approvato gli investimenti per gli ospedali di Dolo, Mirano e Noale

Il 2015 sarà l’anno della svolta per l’Asl 13? Ne è convinta la Commissione regionale per l’investimento in tecnologia ed edilizia che ha dato il via libera a 28 milioni per gli ospedali di Dolo, Mirano e Noale. Dopo anni di incertezze è arrivato finalmente l’ok per l’abbandono definitivo degli affitti del “Mariutto” a Mirano e dei locali amministrativi di Dolo per trasferire l’area direzionale a Noale.

«A gennaio 2015 – spiega il direttore dell’Asl 13 Gino Gumirato – partiranno tutti gli iter e le fasi propedeutiche per dare inizio ai lavori sui tre presidi e dare risposte concrete al territorio. Un importante piano degli investimenti che certifica la volontà regionale di procedere nel percorso delineato con le schede ospedaliere».

Su Dolo in particolare sono previsti 14 milioni e 200mila euro di investimenti per mettere in sicurezza il blocco sud dell’Ospedale e realizzare il nuovo pronto soccorso, la piastra operatoria e radiologica. Previsto anche un nuovo edificio da costruire ex novo, di duemila mq, diviso su due piani e da realizzare di fronte al pronto soccorso.

A Mirano il piano prevede 8 milioni e 200mila per la messa a norma del blocco ospedaliero del De Carlo 1 e la ridefinizione logistica della sterilizzazione, la mensa, il magazzino dei farmaci.

Per Noale poi il progetto di investimenti, che ha ricevuto il via libera del Crite, prevede 5 milioni e 700mila per la messa in sicurezza e la ristrutturazione dei locali che andranno ad ospitare gli uffici direzionali.

«È un giorno importante per l’Asl 13, e in verità per tutti i cittadini che afferiscono ai nostri servizi – ha concluso Gumirato – da domani finalmente si comincia a lavorare per dare risposte concrete».

Non la pensa così però il consigliere regionale Bruno Pigozzo: «Il parere del Crite – tiene – è solo tecnico e per diventare operativo ha bisogno di una delibera di Giunta che lo renda attuativo. Vi sono due elementi di novità che andranno a revisionare il progetto: l’indirizzo dato dal Consiglio con l’approvazione delle due mozioni di martedì e dell’assestamento di bilancio regionale con lo storno dei 50 milioni stanziati per l’ospedale di Padova e che ora saranno ripartiti anche a favore dell’Asl 13»

Luisa Giantin (ha collaborato Lino Perini)

 

FERROVIE – La Venezia-Portogruaro al 5. posto della classifica nazionale delle peggiori linee

Aumentati i treni mattutini, ma tagliati quelli serali e notturni e dei giorni festivi

LINEA DA TERZO MONDO – Molte critiche sul collegamento con Treviso

Bocciato anche il collegamento con Treviso tanto che molti studenti preferiscono utilizzare l’automobile.

Per l’orario cadenzato una bocciatura senza appello. Legambiente ha presentato ieri, in municipio, il Rapporto Pendolaria 2014 e il dossier sul sistema ferroviario regionale veneto ad un anno dall’introduzione dell’orario cadenzato, che ha portato ad inserire al 5. posto della classifica nazionale delle peggiori linee italiane la Venezia-Portogruaro. Una tratta che è diventata simbolo non solo di tutti i problemi che affiggono il trasporto ferroviario regionale ma anche della mancanza di dialogo tra Veneto e Friuli Venezia Giulia nella programmazione del servizio.

Ne è un esempio il treno che arriva da Venezia a Portoguaro alle 14.23. La coincidenza per Casarsa non c’è perché il convoglio è partito alle 14.22 e quello dopo è alle 14.54. «Il rapporto di Legambiente – spiega Nicola Nucera, del Comitato pendolari – conferma che più si investe sul trasporto ferroviario più aumenta l’utenza. Nel 2014, il Veneto ha invece destinato a questo servizio solo lo 0,13 per cento del bilancio. Praticamente nulla. Con l’orario cadenzato sono stati risolti alcuni piccoli problemi ma ne sono stati creati altri più gravi: è stata aumentata l’offerta di treni nella fascia oraria tra le 7 e le 9 ma sono stati tagliati i treni serali e notturni e dei giorni festivi».

Alcuni numeri. Sulla Venezia-Portogruaro circolano 56 treni nei giorni lavorativi, 28 al sabato e solo 16 nei festivi. Con il nuovo orario cadenzato, il primo treno che giunge a Venezia il sabato arriva alle 6.50 e nei festivi alle 7.20. Ciò significa che le 200 persone che per lavoro usufruivano dei quattro treni che partivano prima, ora usano l’auto. Da terzo mondo anche la situazione della Portogruaro-Treviso, che nei giorni festivi presenta solo 4 corse ferroviarie a direzione e che è stata abbandonata da gran parte degli studenti che, per evitare lunghe attese prima e dopo la scuola, hanno preferito l’autobus.

Altra questione, i collegamenti tra pianura e montagna, ridotti nei sabati e festivi e, la sera, anticipati di parecchie ore rispetto ai giorni lavorativi.

In più, manca ancora l’integrazione tra il treno e la bici, limitando di fatto lo sviluppo del cicloturismo.

«L’orario cadenzato – commenta Maurizio Billotto di Legambiente Veneto Orientale – è stata un’operazione politica che non ha migliorato il servizio. Si è scelto di potenziare dove ci sono i grandi numeri, tagliando i servizi a tutti quei pendolari che si muovevano in fasce meno frequentate e che oggi sono costretti ad utilizzare l’auto. La qualità di un servizio ferroviario, tanto più su un’area metropolitana come lo diventerà la Provincia di Venezia, non va misurata sui grandi numeri ma va garantita a tutti, 7 giorni su 7».

Teresa Infanti

 

DISAGI – Pendolari bloccati in stazione a San Donà per un guasto

Altri ritardi e cancellazioni

Al lavoro con un’ora di ritardo. È quanto accaduto ieri a Silvia Lasfanti, dipendente dell’Università Ca’ Foscari e capogruppo di «Città Insieme» in Consiglio a San Donà. Il treno da Trieste delle 6.41 è stato fermato a San Donà, per tutti i pendolari diretti a Venezia il primo treno disponibile è partito alle 8. Difficoltà si sono verificate anche in direzione opposta, il treno delle 7,41 da Venezia è stato cancellato, quello delle 8,11 per Portogruaro viaggiava con oltre 50 minuti di ritardo, costringendo parecchi pendolari a utilizzare il bus per raggiungere il Veneto Orientale. In totale due treni soppressi in direzione San Donà-Venezia, uno Venezia-San Donà e ritardi fino a 68 minuti sulle altre corse.

«A San Donà il marciapiede sembrava un formicaio e il treno era pienissimo – continua Lasfanti – Al solito, poche informazioni da Trenitalia. Tutti erano arrabbiati e incollati al telefono per informare colleghi, superiori, datori di lavoro». «È indispensabile che tutti facciano un reclamo sul sito di Trenitalia – continua Lasfanti – Solo così l’azienda e la Regione Veneto avranno percezione chiara del problema. Purtroppo la Regione continua a dimostrarsi sorda alle richieste di Comuni e Comitati dei Pendolari. Spero che qualcuno si unisca a loro, bisogna unire le forze». Trenitalia spiega che ritardi e cancellazioni si sono verificati a causa di un guasto al sistema di controllo definito «marcia-treno», verificatosi dalle 6,15 alle 7,18, con disagi che si sono ripercossi in entrambe le direzioni.

 

Gazzettino – La “retata storica”, Lezione per il futuro

Posted by Opzione Zero in Rassegna stampa | 0 Comments

18

dic

2014

IL LIBRO – A palazzo Prigioni la presentazione del volume dei cronisti del Gazzettino

Riconsiderare il costo della politica e i finanziamenti ai partiti, inasprire le pene per la corruzione, semplificare le procedure burocratiche, ribaltare completamente il contesto culturale. Sono solo alcune degli argomenti e delle proposte emersi ieri pomeriggio durante la presentazione del volume “Mose la retata storica” al Palazzo delle Prigioni, meta che non poteva essere più azzeccata in laguna per parlare dello scandalo che ha travolto Venezia.

Il volume, scritto dai giornalisti de “Il Gazzettino” Gianluca Amadori, Monica Andolfatto e Maurizio Dianese, è stato letto in alcune parti da tre studenti del liceo Marco Polo, che agli stessi giornalisti e ai magistrati presenti hanno poi rivolto domande e dubbi per un futuro diverso. Perché oggi il “sistema Mose” è diventato un precedente, metro di paragone per l’illegalità e la corruzione “sistematica” dove le mazzette, con il tempo, erano diventate veri e propri “stipendi” e anche “Tfr” per i soggetti coinvolti.

Al tavolo i magistrati che hanno guidato l’inchiesta coordinata dalla Guardia di Finanza, il procuratore aggiunto di Venezia Carlo Nordio e i pm Stefano Ancilotto e Stefano Buccini. «Occorre una rivoluzione culturale – ha detto Nordio – che comprenda un vasto programma di sistemi d’approccio alla corruzione: considerare le cause (costi della politica e avidità umana), migliorare ed estendere i reati antimafia, capire gli strumenti attraverso i quali la corruzione agisce e semplificare la normativa».

Al ruolo della magistratura si aggiunge quei giornalisti: «L’importanza dell’informazione è fondamentale – ha detto Amadori – oggi la carta è spesso sostitita da Internet ma occorre andare oltre le informazioni “spot” per approfondire le tematiche».

Tra i relatori anche il direttore de “Il Gazzettino” Roberto Papetti che ha ricostruito i passaggi fondamentali dell’inchiesta, esprimendo soddisfazione per il lavoro svolto dai giornalisti che l’hanno seguita in modo esauriente ed esaustivo, anticipando le altre testate.

A denunciare la corruzione dilagante anche il sociologo ed ex assessore Gianfranco Bettin il quale ha fatto riferimento al tema delle bonifiche di Porto Marghera e al business del turismo veneziano legato all’illegalità, ricordando la vicenda di Tronchetto: «Mai come oggi c’è estremo bisogno di garanti della legittimità», ha dichiarato.

 

Gazzettino – Dolo “Ospedale, rilancio possibile”

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18

dic

2014

DOLO «Evitare la specializzazione del polo sanitario. Chirurgia per tutte le 24 ore»

L’ottimismo dei consiglieri regionali dopo il “sì” alla mozione in Regione

Un punto a favore dell’ospedale di Dolo. Sono soddisfatti i firmatari delle due mozioni approvate all’unanimità dal consiglio regionale, relative all’organizzazione dei servizi sociosanitari dell’Ulss 13 e al blocco dell’Atto aziendale.

I consiglieri regionali Bruno Pigozzo, Pietrangelo Pettenò, Francesco Piccolo, Lucio Tiozzo chiedono «alla giunta di definire con chiarezza le risorse disponibili e in base a queste, attraverso una revisione della programmazione, evitare la specializzazione dei due ospedali in polo chirurgico (Mirano) e medico (Dolo): un modello che non tiene né dal punto di vista tecnico né da quello funzionale. Va invece perseguito il modello a forte integrazione tra i due poli già avviato in questi anni, che ha prodotto ottimi risultati: servizi di qualità, equilibrio territoriale, pareggio di bilancio. È indispensabile rimodulare le schede ospedaliere e garantire la chirurgia a Dolo 24 ore su 24 e 7 giorni su 7.

«Aspettiamo da anni – ha ricordato Bruno Pigozzo – le risorse per gli investimenti mai arrivati e vogliamo quindi che la Regione li garantisca e in base a questo chiediamo la rimodulazione degli interventi su Dolo, Mirano e Noale». «La riorganizzazione ospedaliera – ha ribadito Pietrangelo Pettenò – viene fatta senza tenere conto delle esigenze del territorio, dimostrando ancora una volta la necessità di dover ragionare per la riorganizzazione socio sanitaria in generale in una logica di aree vaste».

«Ci sono le condizioni – è convinto Francesco Piccolo – per il rilancio sia dal punto di vista socio-sanitario sia dal punto di vista strutturale. A Dolo, in particolare, dovranno partire i lavori per la realizzazione del nuovo pronto soccorso e di una struttura polivalente che permetta l’utilizzo e lo spostamento dei vari reparti in ristrutturazione».

Lino Perini

 

OSPEDALE / 2

Oggi in Regione l’esame del piano contestato

DOLO – Il Crite regionale esaminerà oggi il progetto del direttore generale dell’Asl 13 Gumirato per gli interventi ritenuti prioritari per la messa in sicurezza e a norma delle strutture ospedaliere di Dolo, Mirano e Noale.

Un progetto che non piace ai promotori del coordinamento a difesa dell’ospedale di Dolo, che si augurano la bocciatura del documento di programmazione.

«Non è accettabile sia dal punto di vista tecnico-funzionale che da quello economico – sostengono al coordinamento – È inspiegabile che nell’ospedale di Dolo si vogliano ristrutturare i prefabbricati a suo tempo usati per neurologia e psichiatria e nel contempo vengano dismessi 12 fabbricati, fra cui Villa Massari, ancora in grado di essere utilizzati e si trasferiscano altrove reparti e amministrazione. Sono operazioni poco accorte di risorse pubbliche in rapporto alle esigenze dei servizi».

Aggiungono inoltre, i comitati, che «non si capisce perché si preveda la necessità di svuotare i reparti per i lavori mentre in altre sedi, come Chioggia e Borgo Roma a Verona, si è lavorato con spostamenti dei reparti in altri padiglioni. A Dolo da anni è stato liberato il sesto piano, basterebbe utilizzarlo».

L.Per.

 

Noale, «posti-letto dentro l’Ospedale»

Approvata in Consiglio regionale la mozione di Pigozzo. “Avviso” all’Ulss 13

NOALE – «L’Ulss 13 preveda i 40 posti-letto dell’ospedale di comunità nella struttura pubblica dell’ospedale di Noale, anziché nella casa di riposo Santa Maria dei Battuti». Con una mozione approvata martedì, il consiglio regionale chiede un intervento alla giunta Zaia e lancia un chiaro messaggio al direttore dell’azienda sanitaria, Gino Gumirato.

Le schede ospedaliere emanate dalla Regione lo scorso giugno prevedono che a Noale venga attivato un ospedale di comunità (una struttura intermedia tra il tradizionale ospedale per acuti e la degenza a domicilio), nella mozione presentata dal noalese Bruno Pigozzo si chiede che questi posti siano previsti all’ospedale “Pier Fortunato Calvi” e non nella nuova Rsa di via de Pol. «I posti-letto devono essere attuati in strutture pubbliche e in via prioritaria laddove vi sia una presenza contestuale di una Medicina di Gruppo Integrato, così da poter garantire la copertura assistenziale 24 ore su 24 – si legge nella mozione -. Optare per una struttura privata come la casa di riposo Relaxxi significherebbe non seguire le indicazioni della Regione. L’ospedale di Noale risponde perfettamente ai criteri indicati per ospitare quei posti-letto». Questa posizione era già stata assunta anche dal sindaco di Noale Patrizia Andreotti con un atto di indirizzo firmato dalla sua giunta.

Nel processo di riorganizzazione dell’Ulss 13 il reparto di lungodegenza di Noale dovrebbe trasferirsi all’ospedale di Dolo, liberando proprio a Noale lo spazio per gli uffici direzionali dell’Ulss 13.

(g.pip.)

 

 

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