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Gazzettino – “La Regione dimentica la Romea”

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5

mar

2015

MIRA – Dura nota di Opzione zero sulla sicurezza

Per il Comitato la Regione non si cura minimamente della messa in sicurezza della Romea.

MIRA – «La messa in sicurezza della ’Romea’ è l’ultimo deo pensieri della Regione, che invece continua a sostenere le grandi opere».

Dura presa di posizione del Comitato Opzione zero attraverso le portavoci Rebecca Rovoletto e Lisa Causin ed il presidente Mattia Donadel sulle recenti delibere regionali in tema di viabilità: «In due recenti decisioni della Giunta – afferma Opzione Zero – la Regione continua a investire miliardi senza curarsi di una delle arterie più pericolose d’Italia. A gennaio è stato approvato un indirizzo sugli interventi tra il 2015 e il 2020 sui circa 740 km. di strade statali che attraversano il territorio regionale. La messa in sicurezza della ’Romea’, nonostante i continui incidenti e le richieste di comitati e amministrazioni locali, non compare nemmeno nell’elenco dei semplici miglioramenti. Invece nella lista delle infrastrutture prioritarie compaiono 13 nuove strade, tra bretelle, varianti e tratti di collegamento».

Opzione Zero lo scorso settembre organizò una manifestazione in “Romea” per evidenziare il problema sicurezza ed esprimere la contrarietà alla Mestre-Orte.

«Il 13 febbraio scorso – sottolineano ancora gli esponenti di Opzione Zero – Zaia ha firmato una delibera nella quale la Regione indica al Governo quali sono le opere ritenute ’strategiche’ e ’indifferibili’. Si va dalla Pedemontana alla Valdastico nord, dal Gra di Padova alla Nuova Valsugana e pure la Mestre-Orte. Della ’Romea’ nessuna traccia».

(L.Gia)

 

Gazzettino – Spinea. Strada pronta, ma resta chiusa.

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5

mar

2015

SPINEA – Residenti esasperati. Nuovo Centrodestra: situazione allucinante

Il Comune: «Mancano solo gli ultimi dettagli, a fine mese contiamo di aprirla»

I cittadini vedono quella strada pronta da un anno e sono sempre più impazienti. L’asfalto e la segnaletica sono nuovi di zecca e ogni notte si accende la fila di lampioni. Ma la bretella sud, che collega via Capitanio e via Martiri, continua a restare chiusa.

A sollevare di nuovo la questione è il Nuovo Centrodestra (Area Popolare) di Spinea che si fa portavoce delle proteste. «Troviamo allucinante questa situazione che si sta trascinando da più di un anno – si legge in una nota di Ap Ncd -. Questa strada era nata con una funzione ben precisa: decongestionare il traffico di via Roma. Veneto Strade la considera ultimata e chiediamo all’amministrazione di adoperarsi per riceverla in dotazione. Anche perché è assurdo che continui a restare deserta ma illuminata dalla sera alla mattina, con consumi non indifferenti».

Il primo chiarimento dell’amministrazione è proprio sui consumi: l’illuminazione, infatti, è del cantiere e non rappresenta un costo per i cittadini.

«Se non è stata ancora aperta – spiega l’assessore Gianpier Chinellato – è perché abbiamo chiesto a Veneto Strade alcuni accorgimenti per la sicurezza».

Insomma, da dicembre 2013, quella che ai cittadini sembrava una strada pronta in realtà è ancora un cantiere.

«Abbiamo chiesto il collegamento ciclopedonale della rotonda di via Capitanio perché i residenti, a piedi o in bici, avrebbero dovuto attraversarla» – aggiunge Chinellato. Veneto Strade quindi si è attivato per fare gli espropri e proseguire con i lavori.

«Ora mancano le finiture e il collaudo – conclude Chinellato – Ma per questo intervento si attendevano temperature più alte, dovrebbe essere ormai questione di giorni. Poi saranno aggiunti i cartelli per il passaggio ciclopedonale e infine prenderemo in consegna la strada».

Prima di togliere le barriere, ultimi ritocchi: quelli decisi con i cittadini per mettere in sicurezza via Capitanio e dirottare parte del traffico verso il Villaggio dei Fiori e via Pastrengo. «Entro una ventina di giorni dovrebbero consegnarci l’arteria – ripete Chinellato – e per fine marzo speriamo di aprirla».

Melody Fusaro

 

CAORLE – La proprietà ha illustrato il progetto, meno impattante di quanto previsto

CAORLE – Finalmente svelato il progetto relativo al villaggio turistico da realizzare a Brussa. Martedì sera, la famiglia Lovati, proprietaria dei terreni agricoli sui quali dovrebbe sorgere il villaggio, ha svelato la propria proposta di sviluppo, presentandola alle associazioni ambientaliste che avevano criticato la previsione del villaggio turistico a Brussa contenuta nel Pat di Caorle: il documento urbanistico prevedeva inizialmente di realizzare un villaggio vacanze da 50 ettari di superficie e con oltre 6mila posti letto.

Il progetto della famiglia Lovati prevede, invece, un villaggio turistico che occuperebbe circa 24 ettari e che ospiterebbe al massimo 1192 posti letto. Un parcheggio da 106 posti, 88 piazzole per camper, 196 piazzole per tende e roulotte, 3,5 chilometri di piste ciclabili, 4200 metri cubi di volumetrie per edifici di supporto al campeggio, 2500 nuovi alberi piantati, una piscina ed un’area per le «mobil-home».

La proposta di accordo con il Comune di Caorle prevede inoltre la creazione di un nuovo parcheggio scambiatore da 530 posti ad uso pubblico per consentire l’accesso all’oasi di Valle vecchia.

«Questo progetto – ha spiegato il proponente – vuole essere il meno impattante possibile e consentirà a 12 giovani di Brussa di trovare una nuova occupazione».

Le associazioni ambientaliste hanno però subito fatto capire che, prima di discutere di sviluppo ricettivo, è necessaria una fondamentale premessa: l’istituzione del parco lagunare.

«All’interno del progetto di Parco – ha commentato il consigliere comunale Marco Favaro – potranno trovare spazio strutture per i visitatori. Chiaramente nelle forme compatibili con l’obiettivo primario del Parco che è la protezione della laguna, e la sua valorizzazione, anche a fini turistici. Abbiamo comunque apprezzato la disponibilità di Lovati a confrontarsi con noi».

(r.cop.)

 

Gazzettino – Regione. Vitalizi, nessuna vergogna

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4

mar

2015

Una difesa spudorata dai toni accesi e piccati quella degli ex consiglieri regionali veneti pro vitalizio che sconcerta ed offende. Sconcerta sentire che il taglio, per altro minimo, dei vitalizi “è un provvedimento spot senza significato se non quello di soddisfare il popolo”.

Lasciando stare morale ed etica, morte e sepolte da tempo nell’agire politico, ci sono due questioni spicce da risolvere. Mi rivolgo agli ex consiglieri: se non si possono togliere diritti acquisiti, perchè ciò dovrebbe riguardare solo vostri e non i nostri, che ci avete decurtato o addirittura tolto pensioni, salari, assegni d’invalidità, accompagnatorie già da fame.

La seconda: se, come sempre voi stessi affermate, non c’è un euro in cassa e tutti devono sacrificarsi, perchè quel tutti riguarda ancora solamente noi e mai voi? Ed offende leggere che “con questi soldi vivono le famiglie di tanti colleghi deceduti, soldi già decurtati con la reversibilità” o vedere come possiate sommarne più d’uno, di vitalizio, aggiungendoci pure le pensioni dorate di parlamentare oltre che quella della vostra professione d’origine.

Un’offesa squallida, lacerante e senza ragioni a quell’invalido di Spinea a cui avete negato la casa di ricovero “perchè sano di mente” o a mio zio Vincenzo, emigrato in gioventù in Canada e poi tornato, a cui avete imposto di scegliere tra la pensione canadese e quella italiana, o ad Adelina ultraottantenne affetta da pluricronicità a cui avete tolto accompagnatoria (125 euro) e assegno di reversibilità (531 euro) costringendola a peregrinare da una commissione medica all’altra. Davvero stento a credere, cari ex, che non proviate nessun brivido di vergogna e nessuna remora, tantomeno un’auspicabile sussulto d’orgoglio che vi faccia recedere da questa miseritudine.

Vittore Trabucco – Treviso

 

LETTERE AL DIRETTORE

Vitalizio, principesco trattamento pagato con i soldi dei cittadini

Caro direttore,
quando anni fa Stella e Rizzo coniarono il termine la casta per definire i politici, sembrava che essi in un rigurgito di orgoglio potessero offendersi. Nel tempo essi invece si sono assuefatti e ne vanno quasi fieri quasi costituisse un titolo nobiliare: sono un membro della casta. Essi non vivono nel nostro pianeta, navigano molto al di sopra e se ne fregano delle difficoltà della gente. La Regione ha ottenuto dei risparmi nel 2014, perché farne ancora tagliando i vitalizi? Il vitalizio è un diritto acquisito ed un contributo per il reinserimento sociale alla cessazione del mandato: come un diamante è per sempre! Fino a quando dovremo subire i loro soprusi?

Oscar Marcer – Soligo (Treviso)

——
Caro lettore,
alcuni dei 60 ex consiglieri regionali che hanno fatto ricorso contro il mini-taglio del loro vitalizio, si sono difesi dicendo: “Voi non potete capire”. In realtà, con la dovuta dose di umiltà, penso che capiamo benissimo. E se qualche dettaglio ancora ci sfuggiva, a chiarirci definitivamente le idee e’ stato un ex consigliere regionale veneto, Andrea Causin, uno dei pochi ad aver rinunciato al vitalizio.

Cuasin ha calcolato che, nell’ipotesi di vivere fino a 85 anni, avendo fatto per 8 anni il consigliere regionale, avrebbe incassato dalla Regione Veneto nel corso della sua esistenza 1,2 milioni di euro pur avendone versati come contributi poco più’ di un decimo: 137mila euro.

E’ mai possibile? Nessun lavoratore pubblico o privato gode di un simile, principesco trattamento. E come lo si deve definire questo se non un privilegio pagato con i soldi dei cittadini?

Non prendiamoci in giro: è questo e solo questo che i 60 ex vogliono tutelare, altro che questioni di principio o presidi di democrazia.

E si badi bene: agli ex consiglieri regionali veneti non e’ stato chiesto di rinunciare in toto al loro cospicuo vitalizio, ma di fare un sacrificio, rinunciando al 5-15 per cento per 3 anni. Niente da fare: in 60 su 266 hanno detto di no e hanno fatto ricorso.

Poichè si sono affidati a due bravi avvocati e poichè la legge che eroga le pensioni d’oro se la sono fatta in casa, e’ possibile che in tribunale i nostri ex consiglieri anti-tagli vedano riconosciute le loro (presunte) ragioni. E mantenuti i loro privilegi casta.

 

Gazzettino – Asl 13. “All’ospedale come in hotel”

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4

mar

2015

ASL 13 – Il direttore Gumirato vuole investire anche sul fronte dell’ospitalità

Steward in Pronto soccorso e wi-fi «perché i malati si sentano a casa»

In ospedale come in albergo: all’Asl 13 l’obiettivo è rendere confortevole la permanenza del paziente. «La buona sanità – sostiene il direttore generale Gino Gumirato – è fatta da tre cose: validi professionisti, comfort e alta tecnologia». È infatti su questa linea che la direzione dell’Azienda sanitaria di Dolo e Mirano si sta orientando, partendo dall’introduzione degli steward nei Pronto soccorso di Dolo e Mirano fino al più recente sistema wi-fi nei reparti per permettere ai pazienti l’uso, dove possibile, di smartphone e tablet.

«Molte delle strutture ospedaliere di Dolo e Mirano sono vecchie e obsolete – spiega Gumirato – ci stiamo lavorando attraverso un corposo programma di investimenti da 28 milioni di euro che ha come punto fondante la sicurezza e l’efficienza delle strutture, ma si tratta di tempi più lunghi. Stiamo investendo nelle dotazioni tecnologiche e nella professionalità ma il nostro obiettivo è di garantire una sempre maggiore attenzione al pazienti. Il malato entra in ospedale in un particolare momento di fragilità – sottolinea il direttore generale – sradicato dagli affetti familiari ma anche da casa. Vorremmo che in ospedale potesse trovare un ambiente il più possibile confortevole, dove possa sentirsi, nonostante le condizioni, rassicurato da persone che si prendano cura di lui, non solo della sua malattia».

Da qui la presenza degli steward nei Pronto soccorso di Dolo e Mirano. Si tratta di personale adeguatamente formato per fornire tutta l’assistenza necessaria a un paziente o ai famigliari in attesa: informazioni sui tempi d’attesa, sui motivi dellas stessa attesa, sulle condizioni della persona che si trova in trattamento.

Il wi-fi è stato introdotto qualche mese fa sempre in Pronto soccorso ma anche nei reparti di degenza, dove è concesso l’uso del telefonino, per poter utilizzare smartphone, pc e tablet e «far sentire il malato il più possibile a suo agio».

Luisa Giantin

 

ASL 13 / GLI INTERVENTI

DOLO – L’Asl 13 punta sull’alta tecnologia e investe 1 milione e 800mila euro in nuove apparecchiature per gli ospedali di Dolo e Mirano a garanzia della sicurezza dei pazienti. Nuove ambulanze, ecografi e defibrillatori di ultima generazione sono alcune delle tecnologie sanitarie che sostituiranno i vecchi apparecchi.

«Stiamo lavorando per garantire la sicurezza dei cittadini – ha spiegato il direttore generale dell’Asl 13 Gino Gumirato – per questo è fondamentale stare al passo con i tempi nelle tecnologie e nelle apparecchiature che andremo ad acquistare».

L’acquisto più corposo, circa 415 mila euro, ha riguardato la sostituzione di quattro ambulanze (tra Dolo e Mirano ce ne sono quattordici): due sono state già acquistate nel 2014 e altre due sono previste per quest’anno. Oltre all’ambulanza in sé infatti l’acquisto è comprensivo dell’allestimento con attrezzature per la rianimazione avanzata e defibrillatori capaci di trasmettere il tracciato dal luogo dell’evento all’Unità coronarica (dotazione presente nell’Ulss 13 dal 2010), consentendo così una migliore gestione del paziente critico.

L’aggiornamento tecnologico della Rianimazione di Mirano grazie alla sostituzione di dodici letti elettrici è costato circa 210mila euro mentre per le Ostetricie di Mirano e di Dolo sono stati acquistati due nuovi ecografi di alta tecnologia, per l’attività diagnostica e clinica, per 160mila euro.

Sarano destinati invece ai Pronto soccorso, alla Geriatria e alla Dialisi i sette nuovi sollevatori automatici (7 mila euro l’uno) per la movimentazione dei pazienti, in grado di sorreggere fino a 205 chili, mentre prossimamente ne arriveranno altri tre capaci di sollevare i 300 chili.

Nella lista delle nuove apparecchiature acquistate dall’Asl 13 quest’anno ci sono anche sette nuovi defibrillatori, del costo di 5 mila euro l’uno, un apparecchio portatile per Radioscopia da utilizzare in Chirurgia e Ortopedia per il blocco operatorio di Dolo, costato 110mila euro, e infine due nuove “stazioni” per Anestesia nei blocchi operatori di Mirano, per una spesa di circa 100mila euro.

(l.gia)

 

Gazzettino – Stra “Privati, investite su Villa Pisani”

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4

mar

2015

STRA – Boom di visitatori nel gioiello della Riviera, secondo solo al Colosseo. Parte l’appello

Il soprintendente sprona ad approfittare della nuova legge che garantisce notevoli sgravi fiscali

Dopo il Colosseo, ecco Villa Pisani. Il sito più conosciuto della Riviera del Brenta è un gioiello prezioso e attraente, tanto che nel recente appuntamento dell’iniziativa nazionale “Domenica al museo”, fortemente voluta dal ministro dei Beni culturali Dario Franceschini per avvicinare il grande pubblico alle bellezze artistiche, si è classificato al secondo posto assoluto, con quasi ventimila presenze di turisti giunti da ogni dove.

Ma questo non significa che la conservazione dei tesori della Villa sia una questione da poco. In tempi di emergenza finanziaria per le casse pubbliche, le risorse statali rischiano infatti di non bastare. E allora anche Villa Pisani si apre ai privati, con un invito esplicito da parte del soprintendente ai beni architettonici del Veneto orientale, Antonella Ranaldi, e ddel direttore della “Reale” Giuseppe Rallo. Ranaldi e Rallo chiedono alle forze economiche della regione e in particolare della Riviera di avvicinarsi alle esigenze della monumentale costruzione approfittando della legge denominata “Art Bonus”, voluta dal ministro Franceschini, che offre una possibilità nuova di investire sui beni culturali di proprietà pubblica con uno sgravio fiscale del 65 per cento della somma investita.

«C’è dunque – osservano – la possibilità reale di contribuire a dare alle strutture museali pubbliche il ruolo trainante, sia economico sia educativo, che meritano e che da anni portiamo avanti lavorando con le scuole, compresi gli istituti alberghieri e professionali, e accogliendo stage di giovani».

Da almeno otto anni la Villa ospita importanti mostre di rilievo internazionale, dai Ciardi alle sculture contemporanee. «E il Museo di Villa Pisani – sottolineano Ranaldi e Rallo – quest’anno in fatto di presenze ha battuto ogni record, dimostrandosi un volano straordinario economico e culturale per la Riviera del Brenta e per il Veneto, conosciuto in tutto il mondo per il suo labirinto, per il suo straordinario salone con gli affreschi del Tiepolo e per altre meraviglie artistiche e architettoniche che meritano il rispetto e l’affetto che deriva da un senso di appartenenza, sia di chi se ne occupa sia dei cittadini. È insomma un bene della collettività, aperto e fruibile da tutti fin dal 1872».

 

MIRANESE – Dopo la clamorosa sentenza della Corte di Cassazione M5S all’attacco

Veritas non doveva far pagare l’Iva sulla Tia (Tariffa di igiene ambientale). Dopo la clamorosa sentenza della Corte di Cassazione dei giorni scorsi con cui si asserisce che Veritas non poteva chiedere il pagamento dell’Iva sulla Tia, i sei movimenti pentastellati dei comuni del Miranese si mobilitano e partono all’attacco. Da Santa Maria di Sala a Scorzè, da Mirano a Martellago, da Spinea a Noale, tutti a chiedere, mediante una richiesta di accesso agli atti, che Veritas renda noti quali sono i costi da lei sostenuti per i contenziosi con i contribuenti e quanti sono esattamente i giudizi pendenti oltre a quelli già definiti in primo e in secondo grado.

«Costi – dice il consigliere del Movimento 5 Stelle di Scorzè, Antonio Petenà – che saranno sicuramente stati spalmati nei Piani economici finanziari a discapito dei cittadini».

Già in sede di approvazione dei Piani, i movimenti pentastellati avevano sollevato obiezioni a riguardo, in molti casi non ascoltate dalle maggioranze che siedono nei vari consigli comunali.

«Cosa più importante poi – indica Petenà – è portare la questione alla conoscenza delle amministrazioni e dei cittadini, oltre che permettere a questi di riavere i soldi versati».

«Questa Corte, in plurime occasioni – si legge nella sentenza degli ermellini – ha avuto modo di chiarire che si deve qui soltanto dar atto che la Tia, di cui si discute, ha natura tributaria e quindi non è soggetta a Iva». I fruitori del servizio potranno quindi richiedere entro i limiti della prescrizione decennale, la restituzione delle somme indebitamente percepite da Veritas fino a tutto il 2012, anno in cui la Tia venne sostituita con la Tari.

Già negli anni scorsi, alcune minoranze comunali avevano espresso la loro perplessità in merito all’appalto dei rifiuti alla società. «Non siamo mai stati d’accordo – ribadisce Paolo Bertoldo, consigliere (Lista Salese) di Santa Maria di Sala – Veritas non è altro che un carrozzone che non ha fatto altro che sanare i debiti del comune di Venezia. Ora ci attiveremo perché i cittadini possano riavere ciò che è stato loro tolto».

 

Gazzettino – Mose, Mazzacurati non torna dagli Stati Uniti.

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3

mar

2015

VENEZIA

Non ci sarà il faccia a faccia chiesto da Lia Sartori

Non ci sarà alcun faccia a faccia tra Giovanni Mazzacurati e l’ex eurodeputata Lia Sartori. L’ex presidente del Consorzio Venezia Nuova non si presenterà, lunedì 9 marzo, all’udienza fissata dal giudice Alberto Scaramuzza per l’incidente probatorio richiesto dall’esponente politica di Forza Italia, accusata di aver ricevuto finanziamento illeciti proprio dal Cvn.

Il legale di Mazzacurati, l’avvocato Giovanni Battista Muscari Tomaioli, ha infatti reso noto che all’udienza presenterà una consulenza medica dalla quale risulta l’impossibilità per l’ex presidente del Cvn di muoversi dalla California (dove risiede dallo scorso anno nella villa della moglie) a causa delle condizioni di salute. In ogni caso Mazzacurati soffre di un notevole deficit mnemonico che renderebbe inutile la sua audizione.

L’assenza all’udienza del 9 marzo aprirà sicuramente un contenzioso sull’utilizzabilità o meno delle dichiarazioni accusatorie rese da Mazzacurati nel corso delle indagini, che riempiono centinaia di pagine di verbale. Ma, su questo punto, difesa e accusa avranno tempo di discutere nel corso del processo: la Procura ha provveduto al deposito degli atti per tutti gli imputati che non hanno patteggiato ed è presumibile che l’udienza preliminare si svolga subito dopo l’estate. Lia Sartori nega ogni accusa e avrebbe voluto far interrogare Mazzacurati dai suoi avvocati, Franco Coppi e Pieranonio Zanettin, per fare emergere la verità. All’incidente probatorio avrebbero potuto partecipare anche gli altri imputati: ma senza Mazzacurati non se ne farà nulla.

(gla)

 

Gazzettino – Vitalizi, cosi’ sono lievitati gli assegni.

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3

mar

2015

VENETO – Inizialmente erano pari al 20% dell’indennità, adesso possono arrivare anche al 70%

La differenza con i contributi versati non ha eguali nel mondo lavorativo

Andrea Causin, uno dei tre consiglieri regionali che, più rari delle mosche bianche, dal 1970 ad oggi hanno rinunciato all’assegno vitalizio, ha fatto un paio di conti arrivando alla conclusione che non c’è nessun altro lavoro al mondo in grado di assicurare una pensione così sostanziosa con pochi anni di attività.

Solo in politica. I conti di Causin sono i seguenti: in poco più di 8 anni di consigliere regionale ha versato di contributi neanche 137mila euro. Se non avesse rinunciato, al compimento dei 65 anni Causin avrebbe preso un vitalizio di circa 2.800 euro al mese. Netti. Il costo per la Regione sarebbe stato più alto. «Ho calcolato circa 60.000 euro all’anno come costo per la Regione. Ipotizzando di vivere fino a 85 anni, i miei vent’anni di vitalizio sarebbero costati all’ente 1 milione e 200 euro. Non c’è nessuna proporzione».

Ciò nonostante, la decisione del consiglio regionale del Veneto di ridurre per tre anni i vitalizi ha provocato polemiche e carte bollate, con 60 ex che hanno fatto ricorso al Tar. Chi sta fuori dei palazzi della politica fa fatica a capire anche perché i vitalizi se li sono auto-dati gli stessi consiglieri, applicando quote e parametri che non hanno eguali nel resto del mondo lavorativo. Ecco allora che val la pena ricordare come si è arrivati a “pensioni” così sostanziose, compreso il caso di quel consigliere regionale che è stato a Palazzo Ferro Fini sei mesi, ha usufruito della possibilità di versare i contributi volontari e adesso prende più di 3.500 euro netti al mese.

Tutto comincia nel 1973 quanto il consiglio regionale del Veneto approva una legge che istituisce, a far data dal 1970 (quando sono sorte le Regioni), la Cassa di previdenza per i consiglieri regionali. Questa Cassa ha lo scopo di provvedere alla corresponsione di un assegno vitalizio in favore dei consiglieri cessati dal mandato e, in caso di morte, di un assegno di reversibilità agli aventi diritto. Funziona così: i consiglieri versano alla Cassa il 10% dell’indennità consiliare lorda, il vitalizio scatta al compimento dei 55 anni di età dopo aver versato i contributi per almeno 5 anni ed è pari al 20% dell’indennità consiliare lorda. Per ogni anno di contribuzione l’assegno aumenta del 3% fino al limite massimo del 60% dell’indennità.

Nel 1975 vengono cambiate le quote: quella a carico dei consiglieri passa dal 10% al 13%. E l’assegno vitalizio “base” diventa più consistente: non più il 20% ma il 30% dell’indennità. Da registrare che sempre nel 1975 viene istituito un “premio di reinserimento nella vita professionale”: ai consiglieri che non vengono rieletti viene data una mensilità dell’indennità per ogni anno di mandato per un massimo di dieci mensilità. Il “premio di reinserimento”, poi chiamato indennità di fine mandato, quest’anno sarà un salasso per le casse di Palazzo Ferro Fini: tutti quelli che a maggio non saranno rieletti saranno pagati.

Quanto al vitalizio, le quote negli anni continuano a essere cambiate fino al 2007. Oggi la quota a carico dei consiglieri – finché fanno i consiglieri – è il 25% dell’indennità. Il vitalizio minimo resta fissato al 30% dell’indennità consiliare per 5 anni di contribuzione, fino a un massimo del 70%. Occhio, il riferimento è il Parlamento: “ai soli fini della determinazione dell’assegno vitalizio e dell’assegno di fine mandato, l’indennità consiliare lorda è pari all’80% dell’indennità parlamentare”. Ma chi paga in caso di disavanzi della Cassa di previdenza? Ovvio: il consiglio regionale. Tra parentesi: solo quest’anno la spesa per i 226 vitalizi ammonta a 11,2 milioni di euro.

Nel 2012 si stabilisce che dalla prossima legislatura il vitalizio è abolito. Chi sarà eletto il prossimo maggio avrà la “pensione” con il sistema contributivo. E non sarà più possibile avere la restituzione dei contributi versati.

Alda Vanzan

 

IL CASO DEI VITALIZI

Il Paese ha bisogno di una nuova stagione di etica pubblica

Nel settembre 2014 ho maturato la decisione di esercitare l’opzione di rinuncia al vitalizio, una scelta pubblica poiché soggetta a pubblicazione sul bollettino ufficiale della Regione Veneto. In questi anni non mi sono mai sottratto alle battaglie contro i privilegi della politica e, insieme a molti altri, ho votato la riduzione dei componenti del consiglio regionale, la riduzione di circa il 25% della indennità di carica, la cancellazione di vitalizi per i futuri consiglieri, la decurtazione dei trasferimenti ai gruppi consiliari, e molte altre cose, che apparivano pesantemente inique.

Tuttavia, in questi anni mi è sempre sembrato ipocrita, un certo atteggiamento di una parte della politica, ad esempio quella che si definisce nuova, che ha cavalcato e cavalca questi temi per un po’ di visibilità che serve a nascondere il vuoto di esperienza, capacità e umanità. Come mi è sembrato ipocrita da parte di certi giornalisti, non certo Alda Vanzan che si è attenuta rigorosamente ai dati, lasciano ai cittadini il giudizio, strapagati in virtù di un canone pubblico, stare a raccontare che il problema del Paese sono i privilegi goduti oggi da parte di chi ha svolto cariche pubbliche oltre una ventina d’anni fa. Per non parlare di alcuni imprenditori benpensanti, che nelle interviste non mancano di fare sfoggio dell’antropologia negativa della politica. Quegli stessi imprenditori che poi sono sulla lista “Falciani” con grassi conti in Svizzera, che siedono nei consigli d’amministrazione del Banche e in virtù di questo si inventano ogni scorciatoia per avere soldi facili e fare speculazioni finanziarie. Oppure quei “servitori dello Stato” che sono diventati maestri nel servirsi dello Stato. Magistrati, funzionari, figure apicali, migliaia. In sovrannumero rispetto alla politica. Loro sì con privilegi, super-stipendi, potere vero e meccanismi di protezione inimmaginabili. Ma mai visibili. E molta gente comune, che ha una pensione dopo aver lavorato 19 anni, sei mesi e 1 giorno, o ha beneficiato di 15 anni di contributi per scivoli, ammortizzatori sociali, malattie professionali che spesso non sono riscontrabili. Chi ha evaso, eluso, frodato, fatto il furbo…e magari lo fa anche ora.

Fa comodo a tutti pensare che 7 anni di crisi profonda, disoccupazione, decrescita drammatica, siano imputabili ad una classe politica incapace, corrotta e che gode di privilegi ingiustificabili. Io credo che in parte ci sia anche questo, ed è forse questa la ragione per cui ho scelto di rinunciare ad un vitalizio che in prospettiva mi avrebbe garantito la sicurezza, ma che è oggettivamente ingiusto. Ma non è solo questo.

Se le cose oggi in Italia non vanno proprio bene come dovrebbero o come vorremmo, è perché la nostra nazione è segnata da 40 anni di “etica degli affari propri” in ogni campo della vita privata, civile e politica. Il nodo della questione è che un Paese come il nostro ha bisogno di una nuova stagione di etica pubblica, in cui ciascuno per la propria parte deve compiere il proprio dovere, ed evitare l’atteggiamento che ricordava il comico Natalino Balasso in un suo recente spettacolo…”faccio i cavoli miei, frego a più non posso….tanto è sempre colpa degli altri”.

Andrea Causin – Deputato di Area Popolare

 

STRA – “Domenica al museo”, Villa Pisani 2. in Italia. Con un record di presenze che supera i 320.000 visitatori (321.720), continua il successo di “Domenica al museo”, giunta domenica al suo nono appuntamento. I dati registrati a livello nazionale confermano l’esito positivo della rivoluzione delle tariffe e degli orari dei musei varata dal ministro dei Beni e delle attività culturali Dario Franceschini.

A guidare la classifica dei siti statali più visitati domenica scorsa troviamo il Colosseo con 30.156 presenze; a seguire Villa Pisani di Stra con 19.765; boom di presenze anche in Campania dove la Reggia di Caserta è stata visitata da 14.968 persone, quindi gli scavi di Pompei (10.380).

In Veneto globalmente si sono registrati 32.610 ingressi, più della meta dei quali, come detto, nel solo gioiello di Stra grazie anche all’evento “Carnevale in Villa”. I musei statali di Venezia hanno avuto un buon risultato, con 3.259 presenze alle Gallerie dell’Accademia, 2.260 alla Ca’ d’Oro, 1.194 all’archeologico, 1.134 a Palazzo Grimani e 924 al Museo d’Arte Orientale. Ottimo infine è stato il risultato del Museo Nazionale Atestino con 1.418 visitatori.

 

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