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Gazzettino – Venezia, ecco il porto in mare aperto

Posted by Opzione Zero in Rassegna stampa | 0 Comments

8

ott

2012

GRANDI OPERE – A 8 miglia al largo, di fronte alla bocca di Malamocco, nascerà la grande piattaforma

Attraccheranno petroliere e portacontainer. Un oleodotto di 26 chilometri fino a Marghera

IL PROGETTO – Una cittadella portuale da realizzare in 7 anni

Il Senato ieri ha confermato Paolo Costa alla presidenza dell’Autorità portuale di Venezia

Sarà una “cittadella portuale” nel cuore del Golfo di Venezia. A otto miglia (circa 15 chilometri) al largo della Serenissima proprio di fronte alla bocca di porto di Malamocco. Qui nascerà il futuro porto off-shore della città. Una grande piattaforma che consentirà, grazie alla costruzione di una “diga foranea” di 4 chilometri appoggiata su un fondale a 20 metri di profondità, la realizzazione di un terminal petrolifero con un oleodotto sotterraneo di 26 chilometri che, dopo aver transitato in laguna, raggiungerà la cosiddetta “Isola dei Serbatoi” a Porto Marghera per lo stoccaggio del greggio.
Ma non solo. La “piattaforma” in Adriatico, che potrà essere realizzata in sette anni dopo aver ottenuto l’ultimo permesso, avrà anche un terminal container con un sistema di movimentazione che consentirà il carico/scarico dei “contenitori” e il loro trasferimento dentro la laguna a bordo di chiatte lunghe 26 metri “liberando” il bacino veneziano dalle grandi navi mercantili.
Sono stati questi alcuni degli aspetti raccontati ieri a Venezia in una riunione nella sede del Magistrato alle Acque da un pool di tecnici, guidati dal presidente dell’Autorità portuale di Venezia, Paolo Costa, che hanno illustrato il progetto e lo studio di Valutazione di impatto ambientale (Via) della futura “cittadella portuale” in mare aperto. «Questa struttura – ha detto Costa davanti ad un pubblico composito di associazioni, sindacati e tecnici – potrà ospitare contemporaneamente due navi oceaniche portacontainer; il terminal petrolifero, invece, sarà in grado di ospitare almeno tre navi “tanker”. Il liquido andrà in terraferma via oleodotto, mentre le merci verranno posizionate su chiatte che entreranno in laguna e arriveranno anch’esse a Porto Marghera in un’area individuata di 90 ettari».
Ma è stato sulle conseguenze del progetto dal punto di vista ambientale che l’Autorità Portuale e Magistrato alle Acque hanno inteso puntare l’attenzione. E qui ci sarà da discutere anche perché la Via è stata illustrata ieri per la prima volta. Di certo ci sono luci & ombre che possono essere indicate in più fasi, quella della costruzione e quella della gestione dell’impianto. In questo senso la Via chiarisce che ci saranno azioni di modifica dell’habitat naturale (fondali, torbidità dell’acque, mezzi di cantiere, scavi e re-interramenti, emissione di gas in atmosfera, polveri e rumori). In una seconda fase, quando la “cittadella” sarà a regime potrebbero esserci problemi di congestionamento legato al traffico marittimo; effetti sull’ambiente idrico e all’habitat naturale. Ma al di là delle “criticità”, che Autorità portuale e Magistrato ritengono comunque a basso impatto, potranno esserci anche effetti positivi come l’esclusione delle petroliere e/o portacontainer dalla laguna e riflessi sull’occupazione (è previsto l’impiego di almeno 1200 persone) e pure sul sistema complessivo dello scalo marittimo con un sostanziale decongestionamento della rete stradale; il maggior uso delle ferrovie e non del trasporto su gomma, fino allo sviluppo di nuove competitività favorevoli al Nordest e ai mercati nel cuore dell’Europa.

 

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