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Minutillo vuota il sacco il giudice le dà i domiciliari

Arresti domiciliari per Claudia Minutillo, coinvolta nell’inchiesta delle false fatturazioni del gruppo Mantovani. La presidente di Adria Infrastrutture avrebbe ricostruito il meccanismo di truffa. Si fa vivo il ragionier Voltazza “latitante” e si dice pronto a tornare e spiegare tutto.

Secretati i verbali e qualcuno adesso trema

Parere favorevole del pm Ancilotto e il gip ha firmato la scarcerazione

RICORSO AL RIESAME – Nuove deposizioni sono state allegate dai pubblici ministeri

L’ex segretaria di Galan ha ricostruito il sistema delle false fatturazioni della Mantovani e dato indicazioni sulla destinazione dei milioni di euro “in nero” rientrati da San Marino

Minutillo vuota il sacco e ottiene i “domiciliari”

ATTESI SVILUPPI – Dopo una settimana prime rilevanti crepenel muro di silenzio

Arresti domiciliari per Claudia Minutillo. La presidente di Adria Infrastrutture è uscita dal carcere femminile della Giudecca ieri pomeriggio, dopo che il Gip di Venezia, Alberto Scaramuzza, ha accolto l’istanza presentata dal suo difensore, l’avvocato Carlo Augenti. Il sostituto procuratore Stefano Ancilotto ha dato parere favorevole alla concessione della misura cautelare meno afflittiva spiegando che l’ex segretaria dell’allora presidente della Regione, Giancarlo Galan, ha chiarito la sua posizione. Ma, evidentemente, c’è molto di più: nel lungo interrogatorio di lunedì l’indagata deve aver davvero “vuotato il sacco”, come si usa dire, non limitandosi soltanto a fornire conferme in merito alle false fatturazioni emesse della Bmc Broker di San Marino a favore della sua società e della Mantovani spa di Piergiorgio Baita, per le quali gli inquirenti ritengono, peraltro, di avere già suffienti elementi di prova documentali. Il verbale con le sue dichiarazioni è stato secretato e, quindi, è immaginabile che contenga particolari nuovi e forieri di ulteriori sviluppi dell’inchiesta; forse proprio nella direzione auspicata dagli investigatori, che stanno cercando di scoprire a cosa siano servite e a chi siano finite le provviste in “nero” realizzate grazie alle numerose fatture emesse a fronte di operazioni inesistenti.
Le dichiarazioni della Minutillo sono state trasmesse al Tribunale del Riesame di Venezia che, venerdì prossimo, nell’udienza presieduta da Angelo Risi, dovrà effettuare un primo vaglio in merito alla fondatezza delle accusa formulate dal sostituto procuratore Stefano Ancilotto. I difensori di Baita, gli avvocati Piero Longo e Paola Rubini, hanno anche sollevato un’eccezione di incompetenza dei giudici veneziani, sostenendo che l’indagine spetta alla magistratura di Padova dove si trovano gli uffici amministrativi della Mantovani (che a Venezia ha invece la sede legale). Davanti al Riesame la Procura avrebbe depositato anche i verbali di un paio di altri testimoni che, secondo indiscrezioni, hanno rilasciato dichiarazioni ritenute importanti per riscontrare gli elementi probatori già contestati nell’ordinanza di custodia cautelare.
Altre novità nell’inchiesta potrebbero arrivare dalla copiosa documentazione sequestrata contestualmente ai quattro arresti della scorsa settimana. La Guardia di Finanza ha già messo mano su una serie di documenti, alcuni dei quali rinvenuti in abitazioni private, che proverebbero l’esistenza di altre “cartiere”, ovvero di altre società del tipo della Bmc Broker, il cui principale compito sarebbe stato quello di produrre fatture fittizie.
Il meccanismo contestato alla Bmc Broker di William Alfonso Colombelli è piuttosto semplice e ha funzionato a lungo, probabilmente perché tutti confidavano sul fatto che la Repubblica di San Marino è uno dei “paradisi fiscali” inespugnabili. Invece le rogatorie del pm Ancilotto hanno consentito alle Fiamme Gialle a ottenere le informazioni che cercavano e di scoprire che, sulla base di una serie di contratti per la realizzazione di studi e progetti (che in realtà non sarebbero mai stati prodotti), Mantovani e Adria Infrastrutture hanno versato nel corso degli anni svariati milioni di euro alla società sanmarinese. Colombelli avrebbe trattenuto una percentuale del 15-20 per cento, per poi prelevare il rimanente in contanti e restituirlo a Baita e Minutillo. Nel corso degli anni in questo modo sarebbero state create riserve in “nero” per somme consistenti che potrebbero essere state utilizzate in svariati modi.

Gianluca Amadori

 

IL RETROSCENA   «Mi fu consigliato di andarmene via»

Si cercano altre “cartiere” di documenti taroccati

VENEZIA – Arriva in redazione una mail con le generalità del ragioniere padovano “latitante”

Voltazza: «Pronto a rientrare»

«Sono pronto a rientrare in Italia». Con un messaggio spedito via e-mail ieri, attorno a mezzogiorno, firmato Mirco Voltazza, il ragioniere padovano consulente della mantovani per l’Expo 2015 avrebbe annunciato l’intenzione di tornare «per fare piena luce su questa vicenda». Il condizionale è d’obbligo in quando non è stato possibile contattare Voltazza per avere conferma dell’autenticità del messaggio, inviato da un indirizzo di posta elettronica nel quale figurano il suo nome e cognome.
In questa e-mail, inviata alle redazioni dei principali mezzi d’informazione, il ragioniere conferma di avere una condanna passata in giudicato da scontare e spiega che gli «è stato consigliato vivamente di andare fuori onde evitare altre problematiche». Nel messaggio a firma Voltazza non si precisa chi gli avrebbe consigliato di andarsene, né quali sarebbero le altre problematiche da evitare. In compenso il ragioniere aggiunge che ha deciso «di disattendere i “consigli” e questo anche a costo della mia personale incolumità (spero che non si arrabbieranno in molti) per fare luce su questa vicenda».
Nella mail si parla di «falsità» riferite sul suo conto in relazione al caso Mantovani: «Penso all’ing. Baita e al rag. Buson che sono in carcere e stanno pagando colpe che bisognerà dimostrare, e invece “finti collaboratori o pentiti” dell’ultimo momento che magari sono i reali artefici di certe operazioni poco chiare e poi per salvarsi incolpano gli altri? Non è che dietro ci possono essere altri interessi?» scrive il ragioniere chiedendosi quali saranno gli scenari futuri per la Mantovani e per i suoi concorrenti.

REGIONE VENETO – Luca Zaia il primo firmatario

Commissione d’inchiesta, depositata la proposta

VENEZIA – Il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, è il primo firmatario della proposta depositata ieri in Consiglio regionale dal Pd per istituire una commissione speciale d’inchiesta sulle vicende di presunta frode fiscale e fondi neri che sta coinvolgendo la maggiore impresa veneta di costruzioni e ha messo sotto la lente della magistratura la realizzazione delle più importanti opere pubbliche regionali. La proposta, avanzata dal Pd due giorni, è sottoscritta dai capigruppo Lucio Tiozzo (Pd), Stefano Valdegamberi (Udc), Antonino Pipitone (IdV), Diego Bottacin (gruppo misto) e Pietrangelo Pettenò (Sinistra veneta). Per il Pdl la proposta è firmata da Carlo Alberto Tesserin. La commissione avrà una durata di sei mesi (prorogabili a 12), sarà composta da 9 consiglieri nominati dall’Ufficio di Presidenza (5 di maggioranza e 4 di opposizione) e sarà presieduta da un esponente dell’opposizione. Il compito? «Verificare procedure, costi e tempi di affidamento, aggiudicazione e realizzazione dei lavori pubblici di competenza regionale, con particolare riguardo a quelli eseguiti con il project financing». E verificare, dal 2005, i rapporti «tra società partecipate dalla Regione e soggetti aventi sede all’estero».

 

VALDOBBIADENE – La trappola al ristorante Riva de Milan

Finanziere vestito da cameriere al pranzo “con le ossa del maiale”

L’invito dell’imprenditore Dal Borgo aveva indotto le Fiamme Gialle a piazzare telecamere e cimici per ascoltare i discorsi dei commensali

Hanno passato un intero pomeriggio a installare telecamere. A trasformare l’agriturismo ai piedi delle colline del Prosecco in una sorta di Grande Fratello. Un piano e un’organizzazione da far invidia a Csi, con tanto, parrebbe, di finanziere vestito da cameriere a servire ai tavoli. L’obiettivo delle Fiamme Gialle? Filmare il pranzo “attorno alle ossa del maiale”. L’appuntamento, su invito del bellunese Luigi Dal Borgo, coinvolto nell’inchiesta sul gruppo Mantovani, era nella vecchia casa colonica Riva de Milan, azienda vinicola, con ristorante e locanda, gestita dai fratelli Bernardi.
Tutta la struttura domina una collina alle porte di Valdobbiadene: due chilometri prima del centro, sulla sinistra, si imbocca un viale tra i filari di vite, annunciati d’estate dalla fioritura dei roseti. Si abbandona la strada principale e ci si ritrova in un’altra dimensione. Quella appunto della famiglia Bernardi. Da decenni, dopo aver riscattato l’azienda da un’antica mezzadria, sono un punto fisso attorno al quale ruotano le realtà più diverse. Tra le valli e i clinali del Prosecco di Valdobbiadene Riva de Milan è un’istituzione. Punto di ritrovo di politici, amministratori ma anche di cultori del buon bere. Ci arriva gente da ogni parte della regione. E di ogni livello. Loro, i fratelli Bernardi, conoscono tutti e tutto. Eppure del famoso convivio dicono di non saper nulla. «Quale pranzo? Io non so nulla». Così liquida la faccenda uno dei fratelli, intenzionato a non rispondere a qualsivoglia domanda. Ma qualcosa dovrebbe ricordare visto che quel giorno il ristorante e’ stato aperto solo per l’allegra compagnia di Dal Borgo, un habitue’ del luogo alla pari dei suoi soci e amici Franco Ferlin e Mirco Voltazza. L’agriturismo infatti fa servizio solo da marzo a settembre. Pure ieri era chiuso. Praticamente non c’era nessuno: piazzale vuoto, luci spente, nessuno intorno. Nei mesi invernali il ristorante apre le porte solo per occasioni speciali o iniziative particolari. Come quella dello scorso 2 febbraio: il famoso pranzo tutto dedicato al maiale. E alle Fiamme Gialle. «Finanza? Non so nulla», sorride Bernardi mentre torna a ribadire ciò che ripeterà per una decina di volte: «Non so nulla».
Sulla sfondo bucolico di Riva de Milan resta così il mistero di chi abbia informato quel giorno il ragioniere Mirco Voltazza degli “sgraditi”( per lui) ospiti. Arrivato nel piazzale dell’agriturismo, il consulente di Baita oggi rifugiatosi all’estero, ha fatto infatti retromarcia e se n’è andato. Sembra pero’ che a salvarlo non sia stato il suo intuito, quanto un provvidenziale messaggino che lo avvisava della trappola che era stata tesa dalla Gdf. Per lui niente prelibatezze suine e prosecchino, ma un bel viaggetto in Croazia. È qui che i finanzieri hanno perso le sue tracce. Di tutti gli altri commensali (amici di Dal Borgo ma anche amministratori pubblici) le tracce, invece, sono note e pure filmate. Che dire, è proprio vero che del maiale non si butta via niente.
La replica di Bond: «Io a quel pranzo non sono andato»

Dario Bond, capogruppo del Partito delle Libertà nel Consiglio regionale del Veneto ha diffuso ieri una nota in merito alla notizia (apparsa ieri su “Il Gazzettino”) del pranzo filmato dalla Finanza a Valdobbiadene, lo scorso 2 febbraio. Nelle perquisizioni la Finanza avrebbe acquisito documenti da cui risulta l’invio degli inviti al pranzo da parte dell’imprenditore Luigi Dal Borgo, i cui uffici a Marghera sono stati perquisiti.
«Non so quale sia la fonte e non so da dove provenga. Io non ho partecipato a nessun pranzo chiamato “Intorno alle ossa del maiale” all’agriturismo “Riva de Milan”. Il mio amico Michele Noal mi aveva accennato a questo appuntamento enogastronomico, ma non ero presente anche perchè solitamente al sabato faccio attività politica sul territorio». Dario Bond, poi, ricorda: «Quel giorno, per esempio, ero stato in ospedale a Feltre per la festa di San Biagio. Per questo non voglio che il mio nome venga utilizzato in maniera maldestra e strumentale».

LA PROCURA – Si vuole far luce su alcuni documenti

L’INDAGINE – Tra gli accertamenti spunta anche la “Pannorica srl”

GUARDIA DI FINANZA – Si cercano gli intrecci con Franco Ferlin

Mantovani, a S. Marco lo snodo dell’impero delle società “cartiera”

C’è anche una società del centro storico tra quelle finite, indirettamente, nel mirino dalla Guardia di Finanza nell’ambito dell’inchiesta sulle presunte false fatture della Mantovani spa e delle “cartiere” che sarebbero state utilizzate per realizzarle. Si tratta della società Pannorica srl con sede a San Marco 2065 a pochi passi da San Moisè.
L’indagine in questione è condotta dal pubblico ministero Stefano Ancilotto, titolare dell’inchiesta.
Da quanto è stato accertato dagli inquirenti questa società è spuntata fuori dopo gli accertamenti su Franco Ferlin, a suo tempo segretario dell’ex Ministero ed ex presidente del Veneto, Carlo Bernini. Secondo la Guardia di finanza Franco Ferlin risulta amministratore della Ipros-Agri Bio Energy con sede in via Einaudi 74 a Mestre e con sede operativa in via Fratelli Bandiera 45. Dalle verifiche delle Fiamme Gialle di Padova e Venezia emerge che la maggior parte delle quote di Ipros appartiene a Finard srl e l’oggetto di questa entità è l’attività amministrativa societaria logistica nei confronti delle società partecipate (i soci sono Franco Ferlin e Luigi Dal Borgo).
La maggior parte delle quote appartengono alla Pannorica srl specializzata in amministrazione di beni per conto terzi che ha sede, appunto, a San Moisè. Il presidente del consiglio di amministrazione risulta Renato Murer, commercialista molto conosciuto e stimato a San Donà di Piave sia per la sua attività professionale (ha realizzato diverse pubblicazioni in tema di diritto civile e collabora con Ca’ Foscari) sia per essere stato anche presidente di Atvo. E la Pannorica, tra le varie attività di consulenza, figurava anche nel pacchetto azionario del Vicenza calcio. Ora la Guardia di finanza sta cercando di fare piena luce su questi collegamenti per accertare se, nell’intreccio societario e soprattutto nell’attività di queste imprese, siano state commesse eventuali irregolarità.
Al momento, quindi, si tratta solo di accertamenti sulle documentazioni.

 

Armando Mannino, ingegnere ex consulente del Magistrato alle acque

Ha lanciato pesanti accuse sulla gestione dei lavori del Mose

Il Consorzio: «Mammino dimostri se e come le imprese gonfiavano i costi»

«La congerie di supposizioni, accuse e denunce emerse a ben più di tre anni dai fatti contestati, e forse strumentalmente uscite dal cappello solo in questi giorni, fa di tutt’erba un fascio».
È piccata la replica del Consorzio Venezia Nuova all’indomani delle dichiarazioni rilasciate dall’ingegner Armando Mammino, uno dei consulenti del Magistrato alle Acque che ha raccontato di aver ricevuto la lettera di revoca dell’incarico dopo aver sollevato critiche ad alcuni progetti del Consorzio Venezia Nuova in sede di approvazione, nonostante la disponibilità a trovare dei correttivi di cui il Consorzio non avrebbe approfittato.
«Si mette insieme – ribatte il Consorzio – il supposto rigonfiamento dei costi dell’opera da parte delle imprese, l’invio a Bologna dell’ingegner Piva da parte del Ministero delle Infrastrutture; il mancato reincarico dell’ingegner Armando Mammino da parte del Magistrato alle Acque di Venezia, interpretato come rappresaglia per aver espresso suggerimenti non accolti su progetti del Consorzio Venezia Nuova per altro poi approvati dall’intero Comitato tecnico di Magistratura e le dimissioni dallo stesso consesso del professor Fellin, che comunque afferma che la normativa dava ragione al Consorzio».
«A queste contestazioni di livello e contenuto diversi, risponderà l’Amministrazione nei luoghi deputati e con le modalità e i tempi che riterrà più opportuni – prosegue il Consorzio Venezia nuova – Quanto alla perentoria affermazione che “il Mose con gli Olandesi sarebbe costato un terzo” seguita dalla considerazione che “come in altre opere pubbliche, tutti calcavano la mano”, il Consorzio Venezia Nuova, che è sottoposto in quanto concessionario all’alta sorveglianza sia tecnica che amministrativa del Magistrato alle Acque di Venezia, si riserva autonomamente di difendersi, naturalmente quando il professor Mammino, oltre che contrapporre genericamente gli Olandesi agli Italiani per il costo delle opere, indicherà dove e quando e per che importo si sia verificato questo fenomeno in rapporto alla costruzione del Mose».

 

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