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La decisione del tribunale del riesame

VENEZIA – Resta in carcere, Piergiorgio Baita. E l’inchiesta rimane della Procura di Venezia. Così ha deciso, ieri, il Tribunale del Riesame – presieduto da Angelo Risi – respingendo il doppio ricorso presentato dalla difesa dell’imprenditore, accusato dal pm Stefano Ancillotto di frode fiscale aggravata e di essere a capo di un’associazione per delinquere finalizzata a creare fondi neri con un giro di false fatturazioni intestate all’impresa Mantovani, della quale Baita è stata fino al giorno dell’arresto l’indiscusso e potente presidente. Il Riesame ha escluso il pericolo di fuga, ma ha confermato a carico di Baita sia il rischio di inquinamento delle prove sia quello della reiterazione del reato. Per giustificare la competenza territoriale, la Procura ha prodotto in udienza stralci di testimonianze che confermano come sia Claudia Minutillo (ex segretaria di Galan, poi a capo di Adria Investimenti) sia William Ambrogio Colombelli (titolare della Bmc Broker di San Marino, “cartiera” per la Mantovani) avessero riconsegnato a Baita – a Venezia – i soldi che erano usciti dalla società per i finti pagamenti. Minutillo e Colombelli hanno collaborato con la Procura, ottenendo gli arresti domiciliari: ieri pomeriggio anche il broker sanmarinese ha lasciato Santa Maria Maggiore, direttamente su disposizione del gip Scaramuzza che ha riconosciuto il venir meno della necessità della custodia cautelare, dopo il lungo, collaborativo interrogatorio con i pm Ancillotto e Stefano Buccini. Il meccanismo per creare fondi neri ricostruito dalla Procura e dai finanzieri del Gico in due anni d’ indagini era ormai oliato: Bmc produceva le false fatture (intestate alla Mantovani, ma anche ad altre società), Baita le pagava per conto della sua società con bonifici su conti sanmarinesi, i fondi venivano trasferiti su altri conti e nel giro di una settimana incassati cash (tranne la quota del 20% riservata a Colombelli) e riconsegnati in contanti a Baita. Tra i verbali depositati ieri anche le testimonianze delle impiegate della Bmc, che hanno detto come l’unica attività della società fosse di “cartiera” e stralci dell’interrogatorio del padovano Mirco Voltazza, che ha confermato di aver procurato a Baita alcune nuove società-cartiere. Così ai 10 milioni “neri” contestati inizialmente dalla Procura, se ne aggiunge un altro paio. Ieri la difesa di Baita – l’avvocata Paola Rubini, assente il parlamentare Pietro Longo – non ha mai contestato nel merito i «gravi indizi» che giustificano l’arresto, contestando la necessità della carcerazione e la competenza territoriale. «In questo momento è facile dare tutta la colpa a Baita», ha commentato l’avvocata al termine dell’udienza, «per ora ci stiamo concentrando sulla verifica del rispetto delle procedure: non ci sono i presupposti dell’esigenza cautelare, che viene utilizzata solo per cercare di minarlo psicologicamente. Abbiamo consigliato noi Baita di non venire in aula, per non essere sottoposto alla pressione mediatica, ma è sereno e sta bene». La difesa ricorrerà in Cassazione contro la decisione del Riesame.

Roberta De Rossi

 

«Mai avuto rapporti»

Via Pepe a Mestre: Bellamio smentisce contatti e conoscenze

VENEZIA – In relazione all’articolo giornalistico, a firma di Paolo Baron, pubblicato a pagina 8 il 13 marzo 2013, sono a chiedere, ai sensi e per gli effetti di cui all’art. 8 L. 8/02/1948, n. 47, di voler pubblicare la seguente rettifica nell’interesse del dott. Paolo Bellamio, da me assistito fiduciariamente. «In relazione all’articolo pubblicato, il 13 marzo 2013, con titolo “Il malaffare in Veneto Gli intrecci societari Quattro indagini e un solo indirizzo. Via Pepe 12 a Mestre è il crocevia di interessi milionari tra Bellamio, Minutillo e Baita. E tra […] e Barone”, il dott. Paolo Bellamio desidera precisare che non ha mai conosciuto né ha mai avuto rapporti professionali o di altro genere né con l’ing. Baita, né con la sig.ra Minutillo, né con l’avv. […], né con il sig. Barone. Via Carducci n. 45 – 30171 Mestre Venezia – tel. 0415060898 fax 0415060902 E-mail: segreteria@studioma.it. Il dott. Paolo Bellamio non ha mai neppure prestato alcuna attività professionale alla società Investimenti srl, di cui sarebbe stata socia, secondo l’articolista, la sig.ra Minutillo. Ogni collegamento tra tutti questi soggetti ed il dott. Paolo Bellamio è frutto di pura fantasia. Il dott. Bellamio, a fronte di notizie così infondate e gratuite, si riserva ogni azione a tutela della propria reputazione personale e professionale». Con i miei migliori saluti. Avv. Alessandro Rampinelli. Nell’articolo, in effetti, si specifica chiaramente che si tratta di quattro inchieste diverse, che hanno un punto in comune: l’indirizzo (p.b.)

 

Un ex questore a capo della Mantovani

Carmine Damiano, da poco in pensione, nominato alla guida del più importante gruppo di costruzioni del Veneto

PADOVA – Un poliziotto a capo della più importante impresa di costruzioni del Veneto, decapitata da un’inchiesta giudiziaria che ha portato in carcere il suo ex presidente con delle accuse pesantissime. Carmine Damiano, 64 anni, una lunga carriera nella Polizia di Stato, è da ieri mattina il nuovo presidente del consiglio di amministrazione della Mantovani spa, il colosso delle costruzioni e degli appalti pubblici che ha ricostruito la Fenice, realizzato il Passante di Mestre, il nuovo ospedale All’Angelo ed è l’impresa di riferimento nei lavori del Mose a Venezia. Il suo ex presidente, Piergiorgio Baita, è nel carcere di Belluno in attesa di essere interrogato dai magistrati veneziani che indagano su un clamoroso giro di fatturazioni che, secondo l’accusa, sarebbero servite per creare delle «provviste» di denaro che avrebbe preso strade non proprio limpidissime. Proprio per dare un segnale, la famiglia Chiarotto (principale azionista) ha chiamato l’ex poliziotto, casa a Padova e una vasta rete di relazioni che vanno dal governatore Luca Zaia, con cui ha un ottimo rapporto, a tutti i principali magistrati del Veneto con i quali ha lavorato da investigatore. L’assemblea degli azionisti della Mantovani ha dunque accettato le dimissioni di Baita e nominato il nuovo «board» della società insediando alla presidenza proprio l’ex Questore di Treviso, in pensione da pochi mesi. Accanto a lui, nel segno della continuità aziendale, sono stati nominati amministratori delegati Giampaolo Chiarotto, Paolo Dalla Via e Gianfranco Zoletto. Ma è la scelta di Damiano – spiegata come «una risposta chiara e univoca dell’azionista per affermare rispetto della legge, etica, trasparenza» segnale al rispetto della legalità – che suscita una grande sorpresa. Carmine Damiano, nato a Benevento nel 1949, è entrato in Polizia di Stato nel 1976, dove ha costituito il primo nucleo della sezione antiterrorismo. Più tardi ha diretto la Digos e infine la Mobile. È conosciuto per aver seguito alcune delle più importanti indagini e operazioni sul terrorismo: a Padova l’inchiesta «7 aprile» con un giovane Pietro Calogero (eseguì personalmente l’arresto di Toni Negri a Milano), la liberazione del generale americano James Lee Dozier rapito dalle Br, la fuga dal carcere e la successiva cattura del boss della Mala del Brenta Felice Maniero. Quest’ultima «perla» gli procurò una minaccia di querela dell’ex boss, che oggi vive con una nuova identità in una località del Nord Italia. Dopo un breve periodo a Roma, è stato nominato questore a Belluno e, dal 2008 al 2012, ha ricoperto l’incarico di questore a Treviso. Da pochi mesi, dopo la pensione, aveva assunto un incarico di coordinamento dell’istituto di vigilanza Compiano. Il nuovo ruolo manageriale cui è stato chiamato lo costringerà a rivedere i propri programmi. La nomina di un poliziotto a capo della quindicesima impresa di costruzioni d’Italia (un portafoglio di tre miliardi, 400 milioni di fatturato, quasi quattrocento dipendenti) somiglia alla scelta compiuta dal Gruppo Ilva che ha nominato presidente l’ex prefetto Bruno Ferrante.

Daniele Ferrazza

 

DA TREVISO A PADOVA

«La mia nomina? Un segnale di trasparenza e legalità»

TREVISO – L’ex questore di Treviso nonché ex capo della Digos di Padova Carmine Damiano, 64 anni, dice di non averci dormito la notte dopo che, qualche giorno fa, il presidente della Holding Serenissima Romeo Chiarotto gli ha proposto la presidenza della Mantovani spa. Alla fine, però, ha accettato. «È una sfida», precisa, «e io l’ho accolta perché mi metto sempre in discussione. Si tratta di un impegno molto delicato, ma anche molto stimolante. Ne sono onorato». A proporglielo, appunto, Chiarotto in persona. «Ci conosciamo da qualche tempo, un rapporto formale», prosegue Damiano, «lui sa i miei pregi e i miei difetti». Caratteristiche che il neopresidente intende mettere al servizio della Mantovani: «L’azienda è un gioiello, il know how è eccezionale. E l’impegno, ora, sarà finalizzato a conservare il livello occupazionale in un territorio che ne ha estremamente bisogno». Ma l’emergenza, naturalmente, è anche un’altra: l’inchiesta della magistratura sui fondi neri che ha portato in cella, tra gli altri, l’ex ad della Mantovani Piergiorgio Baita. L’azzeramento dell’ex consiglio di amministrazione, sottolinea Damiano, è un segnale: «Il presidente ha voluto dare un segnale forte, univoco che non si presta a interpretazioni. Un segnale di trasparenza, di professionalità e di competenza: ha messo le persone giuste al posto giusto e mi riferisco a tutto il cda». A cominciare, appunto, dalla presidenza: «Ho fatto della legalità la mia missione e la mia professione», continua Damiano insistendo sull’aspetto anche simbolico di questa nomina, «È stato dato un indirizzo di trasparenza e di legalità». E, va da sè, di collaborazione con la magistratura: «Della vicenda giudiziaria conosco davvero poco, se non quello che ho letto negli ultimi giorni», afferma, «Ho profondo rispetto per l’autorità giudiziaria e piena fiducia nell’operato delle forze dell’ordine». Ma, fa capire, l’ex questore un conto è l’operato delle singole persone, un conto quello dell’azienda. «È mia intenzione prendere le distanze dall’operato di chi risulterà eventualmente coinvolto», assicura. Avanti, dunque, per rilanciare il colosso veneto nel settore delle opere pubbliche. «I prossimi atti saranno quelli necessari e doverosi per rilanciare l’azienda», annuncia Damiano che continuerà a svolgere attività di consulenza per Compiano, società trevigiana di vigilanza. Sabrina Tomè

 

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