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LE VIE DEL LAVORO

Crollo del traffico, per gli autotrasportatori pesa (anche) il caro pedaggi. Cna e Confartigianato: «Sono il costo più alto dopo personale e benzina»

VENEZIA – Soltanto pochi mesi fa non si sarebbe neanche sognato di farlo: avrebbe preso l’autostrada, come sempre. Invece, la settimana scorsa, un autista della Semenzin autotrasporti di Dolcè (Verona) è salito sul camion diretto a Roma e, di sua iniziativa, ha attraversato longitudinalmente l’Italia guidando il mezzo lungo la E45 Ravenna-Orte, superstrada a due carreggiate che ha una caratteristica sempre più rara: è a percorrenza gratuita. «Mi ha spiegato che ci ha messo un po’ di tempo in più, neanche tanto – spiega la titolare della Semenzin, Angiolina Mignolli, che è anche la presidente regionale degli autotrasportatori Fita- Cna – ma che ha risparmiato 70 euro di pedaggio. E lo ha fatto, mi ha detto, pensando che quel risparmio dell’azienda sarebbe tornato utile anche al suo posto di lavoro». Così vanno le cose, nell’epoca in cui la crisi economica ha svuotato (anche) le autostrade del Veneto: 13 milioni di veicoli in meno nel raffronto tra 2012 e 2011, con picchi negativi dell’8% sulla tratta un tempo ricchissima tra Venezia e Padova.

Quando si devono far quadrare i conti, al cospetto di una recessione che ha drasticamente ridotto i volumi di merci da trasportare e malgrado la concorrenza al fortissimo ribasso praticata dagli autotrasportatori esteri (o finti esteri, perché spesso sono il paravento di aziende italiane che hanno aperto oltreconfine), anche i pedaggi pesano sui bilanci aziendali. Eccome, se pesano. «Soltanto di autostrada io ho un esborso mensile intorno ai 4.500 euro – mette in chiaro Mignolli – e li devo versare a 20 giorni dalla fattura, perché basta il ritardo di un pagamento e ti bloccano la Viacard. I miei clienti, invece, mi pagano a 150/180 giorni». Come dire: una sproporzione inaccettabile rispetto all’andamento del mercato. Alla quale sproporzione si aggiunge un altro elemento che, per gli autotrasportatori, grida vendetta: mentre tutto il mondo dell’economia gira al ribasso, le concessionarie autostradali aumentano le tariffe. L’ultima volta è accaduto all’inizio di questo 2013, con rincari che, su alcune tratte, hanno toccato e superato il 15%. «Le autostrade sono le uniche imprese che, di questi tempi, dichiarano utili – ironizza amaramente Maria Teresa Faresin, vicentina di Breganze, presidente del settore trasporti di Confartigianato Veneto – e sono anche le uniche che si possono permettere certi gettoni di presenza per i loro amministratori. Gli aumenti di inizio anno, con questa crisi, potevano veramente risparmiarseli. Del resto, è il governo che glieli concede…».

Ogni azienda di autotrasporti, piccola o grande, deve fare i conti con il caro-pedaggi e, se può, adottare misure che contribuiscano ad arginare l’esborso. «Le autostrade sono care e rappresentano un costo pesante – continua Faresin -, sicuramente il più alto dopo personale e carburante. È inevitabile che ci siano sempre più camion che ricorrono a percorsi alternativi, cercando di fare meno autostrada possibile: per esempio, quando ci sono tangenziali affiancate si cerca di sfruttarle». Rinforza il concetto Angiolina Mignolli: «Fino a qualche tempo fa non c’era alcun vantaggio, per l’autotrasportatore, a lasciare l’autostrada: fuori ci sono tempi di percorrenza più lunghi, più rischi legati al traffico, più divieti di transito. Oggi non è più così, da qualche parte dobbiamo pur risparmiare… E mi infastidisce non sapete quanto – continua Mignolli, con autentica rabbia – leggere che le concessionarie autostradali piangono per la riduzione dei flussi di traffico e per la conseguente, piccola flessione degli utili. Ma con quale coraggio si lamentano, in un momento come questo? Noi dobbiamo bloccare le nostre tariffe per riuscire a malapena a stare sul mercato, loro addirittura le aumentano. È una cosa fuori da ogni logica».

Alessandro Zuin

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