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La Regione rilancia il progetto della linea ad Alta Velocità-Alta Capacità (Av-Ac) Venezia-Trieste. È stata pubblicata, sul Bollettino ufficiale regionale, la bozza del protocollo d’intesa che la giunta Zaia sottoscriverà con Trenitalia per l’avvio del nuovo orario cadenzato in Veneto.

Ma nel documento, già approvato dalla giunta regionale e ora in attesa della firma con le Ferrovie, c’è anche un passaggio relativo alla contestata linea Tav Venezia-Trieste. All’articolo 7 si legge che «in ragione dell’importanza di realizzare le linee Av-Ac, nell’ambito dei contratti di programma con il governo, si rinnova l’impegno a considerare prioritario il completamento dell’asse ferroviario interessato dal Corridoio 5», con il richiamo esplicito alla tratta Venezia-Trieste. Insomma, dalla Regione un’indicazione ad andare avanti, che non è passata inosservata a sindacati e ambientalisti.

«È chiaramente una forzatura dell’assessore Chisso, sembra un’azione di giustificazione delle delibere già adottate a suo tempo da parte della giunta regionale», commentano da Legambiente Veneto Orientale, «di fronte ai tagli che si continuano a fare nei trasporti pubblici, siamo convinti che sia un contro senso voler continuare a spendere soldi, anche solo in termini di progettazione, per un’infrastruttura che non ha giustificazione. È da condannare questo volersi incaponire su un progetto, quando non ci sono né le condizioni economiche né quelle future di traffico. Almeno per i prossimi 15 o 20 anni le risposte ci sono tranquillamente nel potenziamento della tratta».

Ipotesi di cui ha già parlato il commissario Mainardi e a cui guarderebbe anche Rete Ferroviaria Italiana, almeno stando a quanto emerso in un recente convegno della Cgil in cui era stato stimato in 800 milioni di euro l’investimento sufficiente a eliminare per decenni tutte le strozzature sulla Venezia- Trieste.

«La Regione dovrebbe essere coerente. Visto che ha voluto la nomina del commissario, ora affronti la questione come l’ha suggerita Mainardi, incontrando anche il nostro consenso»

concludono da Legambiente.

Giovanni Monforte

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