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L’INCHIESTA DI VENEZIA

Proroga di sei mesi chiesta dal pm Tonini. Intanto il Riesame conferma gli arresti domiciliari per il trevigiano Sutto

VENEZIA – Mancava soltanto lui, ormai. E ieri, il Tribunale del riesame (presidente Stefano Manduzio) di Venezia ha respinto il ricorso del trevigiano Federico Sutto, agli arresti domiciliari dal 12 luglio scorso e, nonostante due interrogatori (l’ultimo con il pubblico ministero Paola Tonini è durato alcune ore) è ancora rinchiuso in casa sua.

Gli altri tredici indagati raggiunti quel giorno dai provvedimenti sono già tutti passati in Tribunale, con alterne fortune, mancava solo lui e il difensore, l’avvocato padovano Gianni Morrone, nei giorni scorsi ha presentato il ricorso. Sutto era il braccio destro di Mazzacurati per quanto riguarda i rapporti di rappresentanza, un tempo era socialista ed è stato segretario di Gianni De Michelis prima di Giorgio Casadei e sindaco di Zero Branco.

Intanto, il pubblico ministero Paola Tonini, prima di partire per le ferie d’agosto, ha chiesto una proroga di sei mesi per le sue indagini, sei mesi che probabilmente neppure utilizzerà tutti per chiudere la vicenda della turbativa d’asta della gara d’appalto per lo scavo dei canali dell’Autorità portuale e per la frode fiscale della Cooperativa San Martino. Ma per il codice la richiesta di proroga è prevista per sei mesi nè un giorno in meno nè un giorno in più. Non è escluso, infatti, che la rappresentante della Procura veneziana chieda il rinvio a giudizio per i quattordici indagati raggiunti dalla misure il 12 luglio scorso, proseguendo gli accertamenti per il resto. C’è, infatti, da considerare gli accertamenti avviati sulla base delle dichiarazioni di Mazzacurati, di Pio Savioli e di Sutto, che probabilmente si accavallano con le dichiarazioni rese da Claudia Minutillo e Piergiorgio Baita al pubblico ministero Stefano Ancilotto. Non è escluso, tra l’altro, che le due indagini vengano poi riunificate.

Il pm Tonin ha chiesto la proroga delle indagini per una trentina di persone. Non ci sono sorprese tra i nomi: si tratta di professionisti, imprenditori e dipendenti del Consorzio Venezia Nuova le cui identità erano già emerse nell’ordinanza di custodia cautelare per Mazzacurati e complici o nell’ampia informativa di oltre settecento pagine della Guardia di finanza, la metà delle quali coperte dagli omissis). L’unico nome nuovo è quello del geometra padovano Sergio Nave. (g.c.)

 

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