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MOSE – Gli ambientalisti veneziani hanno presentato due distinti esposti

Mose, doppio esposto «Il fronte del sì paghi»

«Potrebbero esserci problemi nella tenuta delle paratie»

Beppe Caccia: «Voci preoccupanti sul trasferimento di chi ha indagato»

Si chiede all’Europa di verificare l’utilizzo dei fondi versati a suo tempo

Doppio affondo contro il progetto del Mose. L’assemblea permanente, Ambientevenezia e Medicina democratica tornano all’attacco con due distinti esposti per cercare di fare luce sulla vicenda.
Ieri mattina Luciano Mazzolin, anche a nome del gruppo Misto, del gruppo In Comune, del movimento Cinque stelle e della federazione della sinistra, ha presentato i due documenti sul progetto che sfiora il costo finale di sei miliardi di euro.
Il primo esposto è stato inviato alla Corte dei conti e mira a dar vita ad una sorta di azione preventiva per realizzare un provvedimento cautelativo nei confronti di tutti quei tecnici e politici che, nelle varie sedi nazionali e locali, hanno di fatto approvato il progetto. Questo esposto nasce dal timore che, in presenza del problema della risonanza, si verifichino gravi instabilità nelle paratie.

«L’indagine della Guardia di finanza su Mantovani e Consorzio Venezia Nuova – ha spiegato Mazzolin – ha portato alla luce un pesante quadro di illegalità. Il sistema Mose, così come è progettato, avrà alti costi di gestione e manutenzione. Per questo è necessario far luce sulle persone che hanno concretamente contribuito alla realizzazione dell’opera». Alcuni studi alternativi non sarebbero stati presi in esame e per questo gli ambientalisti temono che possano verificarsi problemi nella tenuta della paratie. Anche perchè, è stato detto, le verifiche vanno fatte con il mare quasi in burrasca e non certo in una situazione di normalità.

«Di questo tema sui giornali nazionali non si è parlato abbastanza – ha rincarato il consigliere Beppe Caccia – e anche il nuovo vertice del Consorzio dovrebbe prendere maggiormente le distanze da Baita e Mazzacurati. Da giorni filtrano voci sul trasferimento dei finanzieri che hanno realizzato l’indagine e questo sarebbe molto grave, così come è grave che il Consorzio, dopo aver incassato i fondi, voglia sciogliersi due anni dopo la creazione del Mose».

Il secondo esposto è stato invece inviato all’Unione europea. Qui, sempre alla luce dell’inchiesta della Procura, si mira a coinvolgere la Banca europea degli investimenti per accertare se parte dei fondi stanziati a suo tempo, circa un miliardo come ha spiegato l’europarlamentare dei Verdi Andrea Zanoni, sia stato distratto per realizzare “fondi neri” o comunque per finalità corruttive.
A tal proposito gli ambientalisti hanno anche chiesto alla Commissione europea di fissare una nuova audizione con due tecnici, Armando Danella e Paolo Pirazzoli, che da tempo seguono da vicino il progetto contestato.

Gianpaolo Bonzio

 

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