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GRANDI NAVI  «Serve che ci sia una decisione condivisa da parte del territorio, o toccherà a  noi».  

LA REGIONE  «Via solo i giganti del mare, sopra le 40.000 tonnellate»

IL GOVERNO  «Il territorio trovi un accordo se no dovremo decidere noi»

SOLUZIONE  «Abbiamo un piano transitorio. E’ un lavoro di mediazione»

L’ALLONTANAMENTO DA SAN MARCO – Grandi navi, entro fine mese la decisione sulle crociere

Il titolare dell’Ambiente: «Bisogna fare scelte strutturali, ma anche pensare ai prossimi mesi, con la chiusura dei lavori del Mose»

Due settimane e il passaggio delle grandi navi in Bacino di San Marco sarà definito. L’annuncio l’ha dato ieri mattina a Venezia, a margine della riunione sulle bonifiche di Marghera, il ministro dell’Ambiente, Andrea Orlando.

«Entro ottobre – ha detto il ministro – faremo a Roma una riunione per la decisione sul tema sia di quello che succederà in futuro, sia su quanto avverrà nel periodo transitorio, da aprile in poi».

Orlando, che in mattinata si era incontrata con il sindaco Giorgio Orsoni prima che questi partisse per New York, ha detto di condividere le preoccupazioni del primo cittadino con «la riapertura della laguna dopo i lavoro del Mose».

«Bisogna prendere una decisione – ha precisato – per il traguardo più a lungo termine, cioè come togliere a regime, con sistemazioni strutturali, le navi dal transito nel canale della Giudecca. Ma non possiamo limitarci a pensare che il problema sia solo cosa succederà tra cinque anni: come ho molto insistito, bisogna capire anche come intervenire nel transitorio. E anche Orsoni condivide la mia preoccupazione».

E dunque? Il ministro non si è sbilanciato: «Vedremo. Noi come ministero dell’Ambiente, in collaborazione con il ministro delle Infrastrutture, abbiamo una soluzione transitoria, su cui stiamo lavorando, e proporremo una ipotesi di mediazione tra le diverse ipotesi: vedremo se convincerà tutti. In ogni caso, come dice il ministro Lupi, sarà poi molto importante, per la soluzione definitiva, che il territorio riesca ad approdare a una soluzione che metta tutti insieme: se così non sarà, ci assumeremo noi la responsabilità di decidere».

E il governatore del Veneto, Luca Zaia, è tornato a puntualizzare: «Via le grandi navi dal canale della Giudecca e dal bacino di San Marco, ma via solo quelle grandi, sopra le 40mila tonnellate. Se qualcuno pensa “fuori tutte”, è no: i crocieristi, 1,9 milioni di passeggeri, noi li vogliamo qui, non li vogliamo mandare a Monfalcone o a Trieste». Il governatore ha aggiunto che va difeso il terminal attuale «anche perché può gestire navi a motori fermi» e che una situazione transitoria deve essere adottata solo mettendo le compagnie in condizione di riorganizzare i loro viaggi».

 

A proposito di…

L’ANALISI GLOBALE DEI MALI DI VENEZIA

L’analisi delle cause dei “mali di Venezia” è stata compiuta in questi anni: esse si conoscono in tutte le loro componenti ma ciò che manca, prima del passo decisivo, è ancora l’analisi globale e politica che sintetizzi in un unico coerente discorso la somma dei mali specifici e settoriali ed il loro negativo sinergismo…

La scoperta della logica che sta dietro alle singole azioni è analisi politica che dall’analisi urbanistica può trarre elementi di concretezza e di valutazione specifica. Occorre quindi una visione di insieme, politica e urbanistica. Occorre un Piano in cui siano necessariamente comprese anche le attività industriali e il Porto, che finora si sono considerate come forze indipendenti e privilegiati nell’uso del territorio. Un piano siffatto per esercitare la sua efficacia deve essere formato e gestito. Ma nessuna delle formule finora proposte sembra in grado di offrire atti operativi in cui siano garantiti la priorità dell’interesse pubblico e il controllo democratico.

Questo scriveva nel 1972 l’urbanistica Giovanni Astengo, in un periodo in cui erano in discussione la Legge Speciale, i progetti sulla “Sacca” del Tronchetto, le questioni dell’Idrovia, mentre era incipiente la crisi della zona industriale, continuava l’esodo da Venezia e l’espansione caotica della Terraferma.

C’è da chiedersi perchè a molte di queste riflessioni non siano state date – a 40 anni di distanza – ancora risposte sufficienti.

Ho anch’io sperimentato, da assessore all’Urbanistica, come la suddivisione di competenze sul territorio comunale e la frammentazione di interessi e di pareri a volte invalicabili abbiano triturato processi decisionali alimentati dalla sovrapposizione di decine fra Enti, Organismi e Settori Pubblici e Privati che nel fornire contribuiti a un continuo dibattito, hanno spesso dato appigli giuridici a difesa di interessi settoriali.

Ma la questione è forse più profonda e riguarda il Pensiero sulla Città, la cui visione fin dall’Ottocento, ha condotto ad una serie di Atti che hanno demolito progressivamente il tessuto urbano e sociale del Centro Storico e che è particolarmente visibile nelle aree attorno alla “Testa di ponte” Ferroviaria, Stradale e Marittima e dallo squallido sky-line del Garage al Tronchetto e adiacenze.

Una prova di inversione di tendenza sarebbe ad esempio il Palav approvato dal 1995, che impone anche dall’Ente Porto di adeguarvisi. Perchè a questo non si è ancora ottemperato? Il passaggio delle Grandi navi è la patologia di un modello urbano da ripensare. Culturalmente siamo ormai ad una faglia, dove i “concetti” ridotti a pezzi vagano sulla laguna. Bisogna consentire di rinsaldarli in un quadro di relazioni attratti dalla potenza della città e dalla sua storia. Per chi sa ascoltare, questo si può sentire dalle pietre mute, dentro alle quali chiamano decine di generazioni passate.

arch. Gianfranco Vecchiato – Venezia

 

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