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l’eurodeputato Berlato va all’attacco

VICENZA «Ho piena fiducia nella magistratura. Credo che dopo le inchieste sulla Mantovani e Baita ci saranno altre sorprese. Del resto, è dal 2009 che gli imprenditori fanno sentire la loro voce critica contro il sistema degli appalti in Veneto: l’impressione è che esista un cartello che si aggiudica le opere più importanti. Le prime segnalazioni le ho raccolte durante un meeting con gli imprenditori edili del Vicentino e le ho riferite subito ai giudici».

Sergio Berlato, eurodeputato del Pdl, va all’attacco. La magistratura di Vicenza, il 16 ottobre scorso, gli ha notificato un avviso di chiusura indagini su 28 tessere false del Pdl, ma lui non si scompone. Eppure tutti ricordano come i nemici interni abbiano documentato la scalata di Berlato alla guida del Pdl vicentino: gran parte degli iscritti alle associazioni dei cacciatori sono finiti negli elenchi dei preiscritti del Pdl.

Lui ribatte: «Mi pare un’inchiesta ad orologeria, un tentativo di screditarmi pochi mesi prima delle elezioni europee. Io però non mi faccio intimidire, anzi ribadisco piena fiducia alla magistratura». Ma chi è quel politico che avrebbe proposto una tregua all’eurodeputato: «Tu ritiri i tuoi esposti, noi lasciamo perdere la guerra delle tessere»? «Il nome l’ho fatto al comando della GdF di Mestre che assieme alla procura di Venezia sta svolgendo le indagini sul Mose», afferma Berlato. Che ai giornali invia poi l’interrogazione depositata il 3 marzo scorso all’europarlamento.

Dopo aver ricordato i fatti di cronaca, con la retata della Procura di Venezia, Berlato scrive: «Sembrerebbe che il metodo del project financing fosse stato utilizzato per gonfiare il costo delle opere pubbliche pagate con i soldi della collettività e per garantire l’assegnazione degli appalti, attraverso l’utilizzo di metodi altamente soggettivi e discrezionali, ad aziende compiacenti che avrebbero poi stornato una parte dei proventi utilizzando il metodo estero su estero».

Berlato, nella sua interrogazione, interroga urgentemente la Commissione affinché verifichi «se in Veneto siano stati utilizzati indebitamente fondi comunitari per la realizzazione di infrastrutture e se parte di questi fondi siano stati utilizzati per finanziare azioni illecite da parte di alcuni privati, di alcuni amministratori regionali e di alcuni personaggi».

I nomi non ci sono. Ma sul sito dell’eurodeputato sono stampate le 8 domande depositate alla procura della Repubblica di Venezia, in cui si sollevano gli stessi dubbi sull’assegnazione degli appalti. E le tessere false?«Nulla da temere».

 

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