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Nuova Venezia – Cave: dopo 30 anni stop a ruspa selvaggia.

Posted by Opzione Zero in Rassegna stampa | 0 Comments

5

nov

2013

L’assessore Conte riduce da 115 a 36 milioni il consumo di ghiaia e spalanca le porte al riutilizzo del materiale edilizio

VENEZIA «Ruspa selvaggia» messa a dieta con un drastico taglio del 65% della ghiaia estratta. Il nuovo slogan è: riciclo edilizio. Demolire e «tritare» le case e i capannoni dismessi e poi riutilizzare la polvere di cemento nelle nuove opere. Si apre la frontiera della «new economy edilizia», con la potente lobby dei cavatori costretta alla resa dalla svolta ecologista imboccata dalla giunta Zaia, che ieri ha adottato il Prac, l’acronimo di Piano regionale attività di cava. Una riforma epocale, trent’anni dopo la legge voluta dalla Dc dorotea di Bernini e Cremonese che con la «lobby dei cavatori» ha costruito le proprie fortune.

Ora si gira pagina. Per davvero. Stop al Veneto dai crateri lunari, la parola d’ordine è una sola: ricomposizione ambientale. Lo dice soddisfatto l’assessore Maurizio Conte: «Il territorio va salvaguardato, il nostro piano decennale guarda ad altre fonti: al materiale edilizio riciclato e ai cantieri della Pedemontana, che forniranno 10 milioni di mc di sabbia e ghiaia per l’edilizia».

I numeri del Prac. Il piano stima un fabbisogno per gli inerti da costruzione in 120 milioni di metri cubi. Considerate le riserve, alias il materiale già autorizzato e disponibile, il fabbisogno da soddisfare nel prossimo decennio scende a 41 milioni di metri cubi, di cui 36 milioni di sabbia e ghiaia, 3 milioni di detrito e 2 milioni di calcari per costruzioni. Il restante fabbisogno verrà coperto con il materiale da recupero rifiuti inerti (18 milioni) e dall’incremento del recupero dei materiali da opere pubbliche e private (27 milioni di mc): in cima alla lista c’è l’autostrada Pedemontana, che attraversa le province di Vicenza e Treviso. L’assessore all’Ambiente Conte ha modificato profondamente la proposta di Prac del 2008 che prevedeva autorizzazioni di cave di ghiaia per 115 milioni di mc: un taglio secco. Con questo piano si scende a 36 milioni: meno di un terzo. Le cave di ghiaia oggi forniscono 6 milioni di mc l’anno, il 65% in più delle autorizzazioni, e il Prac del 2008 non considerava gli inerti da recupero da demolizioni e dagli scavi di opere pubbliche. Ora si apre la nuova frontiera, con la speranza di trovare il comparto edile pronto alla svolta: la stagione delle vacche grasse è finita.

Il messaggio alle imprese. «La crisi pesante del settore delle costruzioni ci porta a ridurre drasticamente i quantitativi da estrarre, penso che gli imprenditori siano d’accordo con le nostre valutazioni: la tutela ambientale si sposa con la difesa dei prezzi di mercato. Se il settore dovesse ripartire, come tutti ci auguriamo, siamo pronti a rinegoziare il Prac ma al primo posto va messa la ricomposizione ambientale. Le cave dimesse non saranno mai più trasformate in discariche di rifiuti, le raccomandazioni dei nostri geologi sono state accolte fino all’ultima lettera. Credo che come modello di ricomposizione ambientale sia giusto ricordare «le Bandie» del gruppo Mosole: dopo aver estratto i materiali per l’autostrada A27 Venezia-Treviso, è stata realizzata una pista per le bici con albergo, oltre a strutture sportive minori. I terreni ricomposti vanno destinati all’agricoltura o al tempo libero», conclude Conte.

Anche con queste cifre l’Italia resta saldamente in testa alla classifica Ue di consumo di cemento con 565 kg per abitante, con la Spagna a 532, la Germania a 301 e il Regno Unito ad appena 159 kg. Che accadrà ora? Il Prac corre parallelo con la legge 44 che il consiglio regionale approverà a fine novembre, poi inizieranno le consultazioni con i Comuni e le associazioni di categoria. L’assessore Conte è ottimista: il boom edilizio può ripartire ma senza devastare il territorio.

Albino Salmaso

 

ok in giunta al nuovo prac

Al primo posto la ricomposizione ambientale, sono convinto che i sindaci e l’Ance saranno d’accordo con noi

VENEZIA – Stop al consumo di suolo agricolo, in 40 anni il Veneto si è «mangiato» 180 mila ettari, più o meno la provincia di Rovigo. Tre consiglieri regionali del Pd ieri hanno illustrato la proposta di legge che vuole congelare il consumo di superficie agricola. Una sfida alla giunta regionale, che con il vicepresidente Marino Zorzato ha ipotizzato nel Ptrc il consumo zero del suolo senza poi passare dalle parole ai fatti.

Ieri Lucio Tiozzo, capogruppo Pd; Bruno Pigozzo, vicepresidente della commissione urbanistica e Graziano Azzalin, vicepresidente della commissione Agricoltura hanno sottolineato la necessità di «cambiare modello di sviluppo: la paralisi del mercato immobiliare, residenziale e produttivo rende indispensabile una svolta che il governo Letta intende imboccare anche se timidamente. Infatti, il Consiglio dei ministri è orientato a contingentare il consumo di suolo lasciano ai Comuni la facoltà di scelta, ma in Veneto riteniamo ci voglia più coraggio. Dobbiamo sottrarre superficie alla cementificazione, senza andare in rotta di collisione con il piano casa che verrà adottato dal consiglio regionale. Le nostre proposte sono molto semplici: va bloccato il consumo di suolo con lo stop alle nuove concessioni urbanistiche. Di fatto è la paralisi urbanistica e il congelamento dei Prg. Di pari passo va realizzato d’intesa con i Comuni un censimento delle aree edificate, dismesse e degradate e dei nuclei rurali da riqualificare per inserirle nei piani comunali, con incentivi ad hoc».

Il tema è stato analizzato nel pomeriggio in un convegno con l’onorevole Gianni Dal Moro, la prof Viviana Ferrario dello Iuav, Mauro Pasquali di Slow Food e l’assessore all’Urbanistica di Vicenza Antonio Dalla Pozza.

Ma la proposta più curiosa l’ha formulata Bruno Pigozzo: nella legge prevediamo la possibilità di revoca unilaterale della possibilità edificatoria per non pagare più l’Imu. In altre parole, chi si è trovato con il terreno edificabile e il salasso Imu da pagare, può chiedere al sindaco di tornare al regime agricolo, con la perdita del potere edificatorio. Diventerà mai legge la proposta Pd? Il 2015 è alle porte.

(a.sal.)

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