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Nuova Venezia – Grandi navi, il giorno delle decisioni.

Posted by Opzione Zero in Rassegna stampa | 0 Comments

5

nov

2013

Ieri l’audizione in commissione Ambiente del Senato.

Oggi l’incontro con Letta e i ministri Lupi e Orlando, progetti a confronto

Il giorno delle grandi navi. Oggi a palazzo Chigi vertice convocato dai ministri delle Infrastrutture Maurizio Lupi e dell’Ambiente Andrea Orlando. Ci saranno Regione, Comune e Autorità portuale. E si dovrà finalmente decidere sulle soluzioni alternative al transito delle grandi navi in laguna. Vietato dal decreto Clini Passera di un anno e mezzo fa, ma mai applicato. L’accordo auspicato dal ministro Lupi sulle alternative fino ad oggi non è arrivato. Restano idee e prospettive molto diverse su come togliere le grandi navi dal Bacino San Marco.

Ieri se n’è parlato anche davanti alla Commissione Ambiente del Senato, in visita a Venezia. Il nuovo testo di legge prevede che sia la città a decidere sui transiti nelle sue acque. Cosa che oggi non succede, dal momento che le autorità competenti in laguna e in canale della Giudecca-Bacino San Marco sono il Magistrato alle Acque, l’Autorità portuale e la Capitaneria di porto. Intanto dovrà decidere il governo. E oggi, forse anche alla presenza del premier Enrico Letta, si dovrebbe arrivare alla prima decisione dopo quasi due anni di impasse dopo il tragico naufragio della Costa Concordia.

«Speriamo sia una scelta definitiva», dice il presidente della Regione Luca Zaia, «oggi dovremmo stilare insieme una road map per uscire dall’emergenza. I punti fondamentali sono due: escludere le navi troppo grandi da San Marco ma al tempo stesso farle arrivare alla Marittima, che va salvaguardata, attraverso il nuovo canale Contorta Sant’Angelo. Se ci mettiamo tutti di buona lena si può fare in due-tre anni». Soluzione caldeggiata anche dall’Autorità portuale e dall’Autorità marittima. Ma non dal Comune e dai comitati. «La soluzione di scavare un nuovo canale mi lascia molto perplesso», ha ribadito ieri il sindaco Orsoni, «io credo che ci dovremmo avvicinare al problema con un po’ di buon senso. Se ognuno mantiene le sue pregiudiziali non si va da nessuna parte».

L’idea del sindaco, già inviata al governo sotto forma di progetto, è quella di realizzare in tempi molto rapidi un nuovo terminal a Marghera, tra il canale Industriale Nord e il canale Brentella. Banchine già pronte ma terreni da bonificare.

«Chiaro che andare a Marghera comporterà alcuni problemi», risponde Orsoni, «ma se ci si blocca di fronte a questo non si arriva a nessuna soluzione. E una riflessione a lungo termine va fatta».

A Marghera le navi arriverebbero per il canale Vittorio Emanuele («dei Petroli») per poi ormeggiarsi nelle banchine di fronte agli attuali depositi dell’Eni. Che per ora non saranno dismessi, ma «riciclati» per i carburanti verdi. Intorno all’isola dei depositi Agip, il progetto prevede la possibilità di evoluzione per navi fino a 333 metri di lunghezza e di 140 mila tonnellate. Proprio le navi che secondo i docenti Iuav Stefano Boato e Maria Rosa Vittadini, ieri presenti alle audizioni, «non dovrebbero entrare in laguna». I due hanno presentato alla commissione una variante al progetto De Piccoli, che prevede di ormeggiare davanti all’isola del Mose, in bocca di Lido, quattro supernavi oltre le 120 mila tonnellate.

«Se queste restassero fuori dalla laguna», hanno spiegato al sindaco Orsoni, «le navi piccole e gli yacht potrebbero andare in Marittima, le medie a Marghera. Una soluzione «mista» che potrebbe accontentare tutti.

Alberto Vitucci

 

«Marghera? I tempi sono troppo lunghi»

Il presidente degli Industriali Zoppas boccia l’idea del sindaco. Zanetti per l’ipotesi della Giudecca 

«Marghera? Ci vorrebbero troppi anni». Otto, secondo il presidente del Porto Paolo Costa. Dieci per il presidente degli Industriali Matteo Zoppas. Che si dice disponibile a discuterne, «ma solo a lungo termine visti i tempi». «Oggi intanto», ha detto ieri Zoppas all’audizione della commissione Legge Speciale, «occorre prendere una soluzione ponderata, che tenga conto anche degli investimenti fin qui fatti in Marittima». Una voce a sostegno dell’ipotesi del canale Contorta Sant’Angelo. Il progetto da molti ritenuto in pole position nella corsa alle alternative sulle grandi navi davanti a San Marco Quattro chilometri di canale dal Malamocco Marghera alla Marittima, 150 milioni di spesa, almeno due anni di lavori. Obiettivo, collegare la bocca di porto di Lido alla Marittima. Che dunque resterebbe il terminal per le grandi navi. Un nuovo canale in laguna che secondo il Porto potrebbe rappresentare l’occasione per costruire barene e riequilibrare anche la laguna centrale con i fanghi scavati.

«Non è così», ribattono gli ambientalisti, «Magistrato ale Acque e Porto hanno presentato in Salvaguardia un progetto per arginare i sette chilometri e mezzo del canale dei Pertroli con enormi massi. Interventi estranei alla laguna e proibiti dal Palav». Il Contorta, dunque.

Il secondo progetto sul tavolo oggi sarà lo scavo di un altro canale a sud della Giudecca. per consentire il passaggio delle grandi navi che continuerebbero a entrare dalla bocca di Lido girando all’altezza di San Servolo verso il canale dell’Orfano. Ipotesi lanciata da Enrico Zanetti, economista di Scelta civica e finanziato da Venezia terminal passeggeri, la società delle crociere del Porto.

C’è poi il progetto Marghera. Presentato dal sindaco direttamente al governo. Che prevede la realizzazione di cinque nuovi terminal crociere in I zona industriale, tra il canale Industriale Nord e il canale Brentella. Su questo è partito il fuoco di fila del Porto e dei sindacati. Non ci sta, potrebbe penalizzare il traffico commerciale». «Non è vero», obietta il sindaco, «si può fare».

Infine, l’ipotesi di porto fuori dalla laguna. Terminal galleggianti, leggeri e rimovibili, in bocca di porto di Lido davanti all’isola del Mose. Idea depositata da Cesare De Piccoli che prevede anche un piccolo terminal lagunare a San Pietro di Castello, in laguna nord.

(a.v.)

 

I comitati: «Mose occorre aprire un’inchiesta»

Una commissione di inchiesta sul Mose e sui miliardi di euro arrivati in laguna negli ultimi anni. L’hanno chiesta ieri a nome dei comitati veneziani alla commissione del Senato i rappresentanti dell’Associazione Ambiente Venezia Luciano Mazzolin e Armando Danella, il primo esponente di Medicina democratica, il secondo dirigente della Legge Speciale del Comune fino a pochi anni fa.

«La prima cosa da fare», hanno spiegato ai senatori, «è quella di far luce su quelle vicende e sui pareri che hanno portato ad approvare progetti a nostro parere non adatti a salvaguardare la città».

Un dossier è stato consegnato ai membri della commissione.

«È necessario varare al più presto la nuova legge», hanno detto, «perché le decisioni sul territorio siano prese dalla città. Priorità, l’allontanamento delle grandi navi non compatibili dalla laguna, le verifiche sul Mose e sullo stato della laguna fatte da soggetti scientifici super partes e affidabili».

(a.v.)

 

Legge Speciale federalista «Un’aliquota resti a noi»

Orsoni chiede di poter gestire a livello locale una parte delle imposte

Zaia: «Non deve più decidere il governo».

Casson: «Un’autorità per le bonifiche» 

Un’aliquota dell’Irpef alla città per finanziare la nuova Legge Speciale. E una riforma «federalista» che affidi poteri e competenze agli enti locali, lasciando fuori il governo centrale. Il presidente leghista del Veneto Luca Zaia e il sindaco di centrosinistra Giorgio Orsoni sembrano in perfetta sintonia nel chiedere ai senatori della Commissione Ambiente di palazzo Madama una nuova legge «più attenta al territorio».

Non solo grandi opere e finanziamenti distribuiti a pioggia, com’era nel passato. Ma attenzione alla città e alla sua laguna e risorse da garantire in altro modo. Finiti i tempi d’oro, quando alla città arrivavano anche 250 miliardi di lire in un anno – 125 milioni di euro, poi ridotti a zero, infine solo in piccola parte ripristinati – è ora di cambiare rotta. Se ne parla da anni, nell’ambito della riforma di una Legge Speciale che risale ormai a quarant’anni fa. Modificata nel 1984 per introdurre il concessionario unico per i lavori in laguna, il Consorzio Venezia Nuova. Diversi i testi di legge depositati in Senato, poi bloccati per la fine anticipata della legislatura.

Adesso l’iter ricomincia, e la discussione riparte dal testo presentato due anni fa dal senatore veneziano del Pd Felice Casson.

Poteri al sindaco sulle acque di sua competenza, nuove regole per le bonifiche, limiti alle grandi opere e all’accesso delle grandi navi in laguna. Ieri la XIII commissione di Palazzo Madama, presieduta dal senatore del Pdl Giuseppe Francesco Maria Marinello ha compiuto due sopralluoghi alla Stazione Marittima e all’Arsenale, poi avviato in Prefettura una fitta serie di consultazioni con enti locali, parti sociali e associazioni di categoria.

Primo a essere ricevuto, come vuole il protocollo, il presidente della Regione. «La nuova legge speciale deve essere pienamente federalista, questo ho detto ai senatori», commenta al termine dell’audizione, «dobbiamo uscire dalla mentalità del mendicante: quelli che chiediamo sono soldi nostri». D’accordo sul riordino delle competenze: «Alla Regione va la funzione programmatoria, agli altri a cascata il resto». Dunque il Comune dovrà governare pienamente sulle sue acque e sui territori oggi preclusi come porto e aeroporto?

«Va bene», dice Zaia, «l’importante è che i romani non decidano per noi. Noi veneti sappiamo benissimo cosa fare». Zaia ha poi criticato alcuni passaggi del testo in discussione. «Io non metterei ad esempio che è vietato fare delle cose sott’acqua. Perché se in un prossimo futuro ci fossero davvero delle tecnologìe a impatto zero ci precluderemmo la possibilità di realizzare una sublagunare».

«Solo con una percentuale fissa sulle entrate dello Stato lasciate nel territorio, come un’aliquota sulle imposte dirette e indirette», ha detto il sindaco, «si può avere la certezza di gestire la salvaguardia. Non si può andare con il cappello in mano a pietire i fondi. Che lo Stato poi non ci dà, pur avendo dichiarato Venezia di preminente interesse nazionale».

Felice Casson, senatore primo firmatario della proposta di legge, ha ribadito che il sistema di finanziamento va cambiato. «Bisogna prendere sul territorio le risorse, utilizzando le imposte ma anche i proventi del Porto», ha spiegato ieri, «come già si fa in Friuli Venezia Giulia. Occorre una autorità unica per la laguna, una autorità per le bonifiche di Porto Marghera, per dare risposte celeri e trasparenti ai cittadini».

Alberto Vitucci

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