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EVASIONE FISCALE – Nei guai l’imprenditore veronese Montresor e la moglie per una dichiarazione dei redditi irrisoria

Valle Ossi, effetto domino. Tutto è partito con l’operazione che la Guardia di Finanza di Venezia non a caso aveva battezzato “Arpagone”, volendo indicare la similitudine fra l’avaro di Moliere e il deus ex machina del mega progetto urbanistico in riva al mare a Eraclea che, intestatario di un impero economico nel 2011, aveva dichiarato al Fisco un reddito annuo di 4 euro. Da ieri l’intero patrimonio riconducibile al veronese di Bussolengo Giovanni “Lolo” Montresor, 70 anni, e alla sua famiglia (coniuge più tre figli) è stato posto sotto sequestro dal Tribunale scaligero che ha accolto la richiesta della Procura avanzata sulla base delle indagini del Gico lagunare al comando del tenente colonnello Nicola Sibilia: nove società (che gestiscono anche alberghi di lusso), oltre 2 milioni e 350mila metri quadrati di terreni sparsi fra le province di Verona, Belluno, Gorizia e Brescia (l’equivalente di più di 300 campi di calcio), 18 unità immobiliari (fra cui la villa di residenza) e sette autoveicoli per un valore complessivo stimabile in circa 300 milioni di euro, che ora sono stati affidati all’amministratore giudiziario nominato, il ragionier Umberto Belluzzo. Montresor, da allevatore di bestiame a imprenditore immobiliare a tycoon del fotovoltaico conosciutissimo nella città dell’Arena, potrà riottenere i suoi beni solo se ne dimostrerà la legittima provenienza, altrimenti si aprirà la strada della confisca. Gli inquirenti sono giunti a qualificarlo come persona che «per la condotta e il tenore di vita debba ritenersi vivere abitualmente, anche in parte, con i proventi di attività delittuose».

A essere fatale a Montresor, come detto, è stata proprio la compravendita avvenuta nel 2008 dei 200 ettari pregiati a ridosso della Laguna del Mort: a cederli al Fondo Copernico per 65 milioni di euro, una società lussemburghese di fatto di Montresor e signora, che si scordò di versare le imposte di legge su quanto incassato. A far venire a galla la maxievasione furono le verifiche avviate due anni fa dal Nucleo di polizia tributaria provinciale, allora diretto dal colonnello Renzo Nisi: tra tasse, Iva, Ici, Ires e relative multe, i coniugi Montresor secondo i calcoli delle Fiamme Gialle devono pagare allo Stato circa 60 milioni di euro e a titolo cautelativo furono sequestrate, a garanzia delle pretese erariali, e azioni per 52 milioni di euro. Per questo filone dell’inchiesta, la prima udienza del processo è fissata all’inizio del prossimo mese davanti ai giudici veronesi.

L’errore, da quanto ricostruito dai finanzieri, fu quello su consiglio del commercialista di riportare in Italia una delle società create all’estero, con la conseguente presentazione della dichiarazione dei redditi come persona fisica. Era il 2009 e Montresor dichiarò la bellezza di 4 euro, saliti a 5 l’anno seguente, per ritornare a 4 nel 2011. Perfettamente in linea anche la moglie: il reddito che nel 2010 era nullo nel 2011 saliva a un euro. Mentre gli 007 in grigioverde avrebbero individuato oltre confine investimenti fra i 140 e i 200 milioni di euro.

Monica Andolfatto

 

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