Segui @OpzioneZero Gli aggiornamenti principali anche su Facebook e Twitter. Clicca su "Mi piace" o "Segui".

Questo sito utilizza cookie di profilazione, propri o di terze parti per rendere migliore l'esperienza d'uso degli utenti. Continuando la navigazione acconsenti all'uso dei cookie. Per maggiori informazioni cliccare qui



Sostieni la battaglia contro l'inceneritore di Fusina, contribuisci alle spese legali per il ricorso al Consiglio di Stato. Versamento su cc intestato a Opzione Zero IBAN IT12C0501812101000017280280 causale "Sottoscrizione per ricorso Consiglio di Stato contro inceneritore Fusina" Per maggiori informazioni cliccare qui

IL LAVORO FESTIVO » “DOMENICA NO GRAZIE” CI CREDE

«Chiediamo alla Chiesa di appoggiarci»

Appello a Moraglia, il papà del bambino che ha scritto al Papa aspetta il sì per un’audizione in Vaticano a gennaio

L’audizione in Vaticano, nella speranza di poter parlare faccia a faccia con il Santo Padre, e un appuntamento con il patriarca Francesco Moraglia, per chiedere aiuto anche a lui. Il movimento “Domenica No Grazie Veneto” si sente ancora più forte dopo la telefonata di Papa Francesco ad uno dei lavoratori che aveva portato ad Assisi il 4 ottobre le lettere di tanti “schiavi della domenica” sfruttati e il libro denuncia della leader trevigiana Tiziana D’Andrea. Il pontefice è rimasto colpito dalla letterina di un bimbo veneziano di 7 anni che scrive, con parole sue, di essere triste perché entrambi i genitori durante le feste lavorano in un centro commerciale di Marcon e lui sta sempre con i nonni. Così Papa Francesco ha chiamato il papà che ha i turni da conciliare con quelli della moglie.

«La gente ci scrive disperata», spiega la D’Andrea. «Noi lo sappiamo bene cosa significa, tantissimi lo vivono sulla loro pelle. Avevamo un po’ di pudore, non volevamo in principio far sapere della telefonata, ma ora speriamo che sia un segnale di speranza per tutte le persone che non riescono a conciliare lavoro e famiglia, che non riescono ad andare a prendere i figli, a portarli in un parco giochi, a divertirsi durante i fine settimana, semplicemente stare con loro. La politica oggi (ieri, ndr) ha rimandato ancora la discussione in aula della materia: in Parlamento avrebbero dovuto parlare di aperture domenicali e prendere in esame le nostre richieste, ma non l’hanno fatto. Noi lo leggiamo come un segnale positivo: da un’iniziale chiusura ora vediamo che in maniera non ufficiosa qualcosa il Parlamento ci concede».

Domenica No Grazie Veneto, confluito in Domenica No Grazie Italia, ci crede e auspica una svolta. «Confidiamo in una presa d’atto dell’errore. Speriamo anche di andare presto dal Papa in udienza, nonostante il nostro progetto non voglia legarsi ad un concetto solo religioso».

«Sono ancora fuori di me per quanto mi è accaduto», racconta il lavoratore di Marcon. «Provo una gioia infinita, ma non vorrei attirare l’attenzione sulla mia persona, non trovo giusto fare pubblicità a me stesso, non è questo che conta, è quello che ha detto il Papa, il suo messaggio, il significato per noi che non sappiamo davvero come fare. Vorrei che servisse a sensibilizzare le persone, a responsabilizzarle».

Un monito a chi la domenica va a fare la spesa anziché stare in famiglia e a chi può fare qualche cosa per migliorare la situazione.

«A gennaio attendiamo conferma dal Vaticano, in vista di una nostra audizione», continua il lavoratore di Marcon. «La prossima settimana chiederò un appuntamento al patriarca Moraglia, per parlare anche con lui, per chiedere aiuto a lui e riuscire a far passare il nostro messaggio, perché la Chiesa si faccia portavoce che andare la domenica nei centri commerciali non aiuta nessuno».

Il primo a sostenere “Domenica No Grazie” è don Enrico Torta, che nei giorni scorsi ha ospitato i lavoratori in canonica: «Noi tutti bisogna avere un voce unanime, ci vuole un’ondata di ribellione, solo l’unione fa la forza. La Chiesa potrebbe fare molto in questo senso, puntando sulla dignità della persona umana e sull’aiutare la famiglia a recuperare i valori di affetto, per non svuotare le relazioni. Ma dobbiamo farlo insieme, ci vuole un indirizzo. Non è una guerra contro nessuno, questo vorrei si capisse: la famiglia è il luogo in cui sviluppare la relazione, io non vado contro i supermercati. Non andiamo al centro commerciale la domenica perché abbiamo altro da fare, perché abbiamo centri di interesse più validi. I supermercati non pensino che andiamo contro di loro, io lancio un appello perché ricordino che l’uomo è più importante dell’aspetto economico».

Marta Artico

 

I SINDACATI: IL GOVERNO ASCOLTI IL PONTEFICE

La telefonata di Francesco rilancia la battaglia

Rizzo: «Decidano gli enti locali», Boscaro: «Gli imprenditori vanno a messa, ma sono sordi»

La telefonata di Papa Francesco fa ingranare la marcia anche ai sindacati che, secondo lo zoccolo duro di alcune frange di lavoratori, avevano un po’ mollato la presa in questi ultimi mesi:

“La battaglia non è sopita per nulla” spiega Luigino Boscaro segretario della Uiltucs Uil. «Abbiamo raccolto le firme per la legge di iniziativa popolare, le abbiamo depositate, speriamo che vada in porto. Non si può fare guerriglia tutte le domeniche, noi siamo ancora convinti che non sia giusto quanto sta avvenendo nel modo del commercio, purtroppo però l’universo imprenditoriale è sordo: i dirigenti vanno a messa tutte le domeniche, ma non ci sentono. Questo Papa ci ha abituato a gesti straordinari, mi stavo quasi meravigliando che Chiesa non prendesse una posizione più decisa, specialmente da parte dei vescovi, sono tutte posizioni individuali, lasciate alla sensibilità di parroci ed esponenti cattolici, invece finalmente con questa telefonata, la situazione è cambiata. È un fatto positivo e straordinario, che ci dà forza, specialmente perché sembrerebbe che ci sia stata un’azione diplomatica nei confronti del presidente del consiglio. Oramai la domenica è un giorno qualunque e anche le catene e i marchi come Unicomm (Emisfero e Famila), le quali avevano annunciato che non avrebbero più aperto la domenica, si stanno ricredendo perché perdono un giorno di incassi. Il dato più preoccupante è che la gente va a fare la spesa di domenica e festivi e noi viviamo i disagi dei lavoratori».

«Il Papa», commenta con slancio Maurizia Rizzo, segretaria generale della Fisascat-Cisl, «è una delle poche persone credibili rimaste in Italia, perché con l’andamento politico cui assistiamo, la sfiducia della gente verso le istituzioni e la politica è completa. Ecco perché è davvero importante il messaggio di questa autorità ecclesiastica che guarda caso arriva in un periodo vicino al Natale, quando si profilano aperture no-stop. Vorrei auspicare che il Papa, essendo oggi, ribadisco, l’autorità che gode della maggior fiducia generale, venga ascoltato dal Governo, spero che tutti comprendano l’importanza del messaggio del Pontefice in questo contesto. Noi stiamo facendo il possibile, più forze politiche stanno lavorando per ridare agli enti locali potestà di scelta in tema di aperture per salvaguardare le relazioni e la quiete sociale».

«Riteniamo molto positiva questa sensibilità del Papa», commenta Adriano Filice (Filcams Cgil), «non avevamo comunque dubbi in merito ad una certa attenzione cattolica su questo tema: pur partendo da considerazioni diverse, c’è una convergenza sul rispetto delle persone e della dignità, tanto più oggi che c’è bisogno di condivisione, socialità e sostegno umano».

(m.a.)

 

LE OPINIONI

«È POSSIBILE GARANTIRE IL RIPOSO»

Don Barlese cerca la mediazione, De Poli: «Battaglia giusta»

«Quello del Papa è un bel messaggio, un modo di suggerire uno stile». Don Danilo Barlese, vicario episcopale, commenta così la telefonata di Papa Francesco al lavoratore di Marcon: «Il fatto di telefonare personalmente indica la vicinanza, è un gesto concreto di solidarietà, rientra nel suo modo di fare e ritengo che possa portare i suoi frutti. Il Pontefice, per quanto può, cerca di dare dei segni, coglie le problematiche ascoltando i sentimenti della gente. Certo, il suo gesto avrà sempre il carattere del segno, ma raggiungerà in questo modo moltissime persone, dando un’indicazione precisa a tutti. È chiaro che per noi la domenica è il giorno del Signore ed è fondamentale vivere il riposo, la famiglia, l’eucarestia. Certo, tutto ciò deve comporsi con una situazione complessa: se da una parte i servizi essenziali vanno garantiti e dunque non sarà possibile “salvare” tutti quelli che lavorano alla domenica, è altresì vero che costruendo virtuosamente un percorso d’impresa si trova il modo di garantire la giornata di riposo perché la famiglia si ritrovi. E questo non è contro il lavoro, ma a favore».

Ad intervenire è anche il senatore dell’Udc, Antonio De Poli: «Mi fa piacere, prima ancora che la risposta del Papa, il fatto che un bambino di 7 anni abbia colto, nella sua semplicità, il problema». De Poli nei mesi scorsi ha sottoscritto l’iniziativa “Liberaladomenica” di Confesercenti e Diocesi di tutta Italia contro le aperture domenicali di esercizi commerciali: «È una battaglia giusta per difendere il diritto al riposo domenicale. Non possiamo andare dietro alle logiche di mercato».

(m.a.)

 

Lascia una risposta

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

Copyrights © 2012-2015 by Opzione Zero

Per leggere la Privacy policy cliccare qui