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VENEZIA – Soluzioni ‘green’ per la salvaguardia del patrimonio architettonico lagunare: al via 30 mesi di ricerca su nuovi prodotti chimici compatibili con l’ambiente e sicuri per restauratori e costruttori. Questi nuovi ritrovati serviranno a restaurare, ma anche a prevenire i danni futuri a edifici e opere d’arte di Venezia e altre città italiane.

A studiare e mettere a punto nuovi solventi, collanti e polimeri eco-compatibili, il Centro interdipartimentale Green Chemistry dell’Università Cà Foscari Venezia, tra i partner del progetto appena approvato dal Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca (Miur) nell’ambito del bando «Smart Cities & Communities» e in accordo con la Soprintendenza per i beni artistici e paesaggistici di Venezia e Laguna. (Nella foto restauri a palazzo Contarini del Bovolo).

L’obiettivo del progetto è sintetizzato nel titolo stesso: «Innovazione di prodotto e di processo per una manutenzione, conservazione e restauro sostenibile e programmato del patrimonio culturale».

Oltre a Ca’ Foscari, sono coinvolte alcune aziende, le università della Basilicata, dell’Aquila, e La Sapienza di Roma. Il costo totale del progetto è di 13,2 milioni di euro. Principale banco di prova sarà la pietra d’Istria che caratterizza l’architettura veneziana. Il coordinatore scientifico sarà il professor Pietro Tundo, che lavorerà in team con il vice-coordinatore, professor Andrea Vavasori, e i colleghi Fabio Aricò, Lucio Ronchin e Giuseppe Quartarone.

Da decenni l’Università di Ca’ Foscari è alla guida di un sistema universitari italiano (con collegamenti internazionali) per la ricerca e lo sviluppo della chimica verde. Dice il professor Tundo: «Dovremmo abituarci più in fretta a capire che il futuro della chimica è tale solo se è compatibile con l’ambiente, anzi aiuta a risolvere – come in questo caso con il recupero ambientale – gli stessi problemi dell’ambiente. Venezia è in testa da anni a questo sistema e sta diffondendolo in tutta Italia».

 

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