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Finalmente la pista ciclabile per andare a Venezia diventerà presto una realtà ma se resta così com’è stata presentata non la userà quasi nessuno. Soprattutto tutti i ciclisti che provengono dalla parte Nord della città, perché dovranno farsi un giro più lungo di 4 chilometri e perché dovranno correre in mezzo alle fabbriche e al traffico.

Il dado, purtroppo, è tratto, ma una soluzione si potrebbe ancora trovare, basterebbe lasciar salire in tram anche le biciclette. Lo sostengono Gianfranco Albertini, Giovanni Alò, Giuseppe Licinio Caon, Carlo Coccato, Raimondo Don, Piero Francescon, Luciano Renier, Mario Torcinovich che nel 2011 e 2012 erano stati tra gli animatori di due grandi biciclettate organizzate proprio per chiedere una pista ciclabile dignitosa e non pericolosa per andare a Venezia. Ora hanno scritto una lettera con le loro proposte al sindaco Giorgio Orsoni e agli assessori ai Lavori Pubblici, Alessandro Maggioni, e alla Mobilità, Ugo Bergamo.

I vari comitati cittadini partono dall’analisi del progetto e delle due criticità maggiori che presenta: avendo l’ambizione di favorire non solo il contatto fra i Mestre e Venezia ma di inserire il percorso in una rete nazionale, la “Vento”, Venezia-Torino passando per l’Expo 2015, una pista larga 2 metri e 20, dove passeranno anche i pedoni, «è decisamente troppo piccola».

La seconda criticità sta nel mancato collegamento con il Parco di San Giuliano e il percorso tortuoso che, invece, si dovrà fare per raggiungere il ponte della Libertà:

«Bisognerà arrivare in via Torino, bypassare la ferrovia usando il sottopasso, percorrere via Pacinotti, passare in mezzo all’area industriale e tornare ai Pili attraverso la viabilità dei parcheggi per auto e Ztl bus».

Che fare? Due cose, propongono i firmatari, che chiedono al Comune di essere convocati per avviare un confronto: completare la ciclabile Parco del Piraghetto-Forte Marghera (la pista n. 16 del Biciplan) realizzando il ponte ciclo pedonale previsto, funzionale anche al collegamento dell’area universitaria con il Forte; «in secondo luogo modificare le norme che regolano l’accesso ai mezzi del trasporto pubblico, consentendo di salire in tram con le biciclette (e poi sull’Sfmr), come avviene in molte altre realtà in Italia e in Europa. Per cominciare basterebbe consentire l’accesso alla fermata di San Giuliano e in piazzale Roma».

 

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