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Il presidente Scarpa segnala la realizzazione di un fossato Opera necessaria o lavoro abusivo? Coinvolto l’Ente Parco

CASALE – Romeo Scarpa, presidente di Italia Nostra Treviso, accende i riflettori sull’intervento sul fossato Battiliana a Lughignano: «Pronti a denunciare se verranno ravvisati abusi».

E sul caso si innesca la guerra tra Parco del Sile e Comune. L’intervento in questione era stato prima autorizzato e poi bocciato ad aprile dal Parco: i lavori di espurgo del fossato Battilana previsti dal Consorzio di bonifica Acque Risorgive, si legge nella nota firmata dall’allora direttore Bucci, «sono funzionali anche alla discarica Coveri, perché è dimostrato che i lavori migliorano notevolmente il deflusso delle acque prodotte dalla discarica stessa, immettendole nei laghetti della cava protetta».

Il Parco aveva quindi deciso di stoppare l’intervento così da evitare di dare l’asso alla Coveri per l’ok alla discarica. Il patatrac esplode nei giorni scorsi: è del 13 dicembre l’ordinanza del Comune per la chiusura di via Vecchia Trevigiana per i lavori di espurgo del fosso.

Il presidente di Italia Nostra Treviso, che è anche consigliere del Parco, è andato in sopralluogo a Lughignano. «Ciò che appare», spiega, «è un lavoro diverso da un semplice espurgo, con l’escavazione di un bel fossato rettilineo. Sono lavori autorizzati o si tratta di un’evidente forzatura?». Quindi l’affondo: «Lo chiederemo all’Ente Parco e al Comune: se risultassero lavori abusivi, denunceremo e chiederemo l’applicazione di sanzioni. Se inoltre risultasse che i lavori sono una forzatura per modificare o attuare prescrizioni richieste in sede di Autorizzazione integrata ambientale o Valutazione d’impatto ambientale, segnaleremo alla Regione».

Sulla sua pagina Facebook, Ruggero Sartorato, assessore del Parco, tuona contro il Comune: «L’amministrazione era a conoscenza dei lavori tanto da aver emesso l’ordinanza. Un esempio di celerità nella realizzazione delle opere pubbliche. Peccato che serviranno solo alla discarica. Ma questa amministrazione con chi sta?». Dal canto suo, il gruppo Casale Futura sottolinea che «i casalesi Moro e Sartorato, che siedono nella giunta dell’Ente Parco, si sono autoincensati unici salvatori di Casale per essere riusciti a bloccare l’esecuzione del fossato, almeno fino alla delibera regionale. Ebbene, l’apprensione oggi aumenta visto che i lavori sono iniziati e della delibera non c’è traccia».

Rubina Bon

 

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