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Corriere del Veneto – Scaricabarile sui binari veneti

Posted by Opzione Zero in Rassegna stampa | 0 Comments

18

dic

2013

L’EDITORIALE

La rivoluzione e le criticità

Bisogna dare atto a Renato Chisso di avere coraggio. Con l’orario cadenzato, l’assessore ai Trasporti ha lanciato un’idea fortemente innovativa: treni con partenze fisse di ora in ora, possibilità di prendere coincidenze come su una metropolitana, integrazione (o almeno un primo tentativo) fra trasporto su rotaia e su gomma. Peccato che la rivoluzione abbia ben poche possibilità di decollare. E, al di là del flop degli esordi, rischi di non migliorare affatto, semmai di peggiorare, gli spostamenti dei 161.600 pendolari (più 6,3 per cento nel 2013) che ogni giorno si muovono sui 1.190 chilometri della rete ferroviaria regionale. Il motivo? Semplice. Per aumentare la qualità del servizio non bastano le idee. Servono materiali moderni, investimenti, quattrini sonanti. L’esatto contrario di quanto avviene: dal 2009 a oggi, a livello nazionale, i passeggeri sono cresciuti del 17 per cento, mentre le risorse per il trasporto locale si sono ridotte del 25. Trenitalia e regioni (compreso il Veneto) si guardano in cagnesco e si rimpallano le responsabilità di una situazione da terzo mondo, o quasi.

Mauro Moretti, amministratore delegato delle Ferrovie dello Stato, va molto fiero dei 42 milioni di viaggiatori sulle varie frecce ad alta velocità, sbandiera i 380 e passa milioni di utile e i margini operativi percentualmente superiori a quelli della Deutsche Bahn. Quanto al tasto dolente dei pendolari, promette (sempre) nuovi treni e comunque vede forti passi avanti. Sarà. Ma i pantografi che vanno in tilt al primo freddo nemmeno Vigonza si trovasse in Siberia? Le batterie scariche che non consentono di avviare i locomotori? Le coincidenze che si trasformano in miraggi? E che dire delle tratte come la Padova-Calalzo, dove i tempi di percorrenza sono fermi, se non superiori, a 50 anni fa? Moretti, minimo, dovrebbe fare come Innocenzo Cipolletta, che quando era presidente delle Fs se ne uscì con scuse ufficiali: «Mi fa male al cuore offrire un servizio non adeguato ai cittadini». Invece, di fronte alle organizzazioni dei pendolari e ai sindaci imbufaliti, il numero uno dell’azienda continua a gettare tutte le colpe sulle regioni, ree di tirare sul prezzo all’atto della stipula del contratto di servizio, la cornice che regolamenta linee, frequenza dei convogli, numero di carrozze e così via.

Brutto scaricabarile. Però è vero anche questo. Secondo il rapporto Pendolaria 2013, curato da Legambiente e appena pubblicato, il Veneto stanzia per il servizio ferroviario lo 0,31 per cento del bilancio regionale, quattro volte meno della Lombardia e sei volte e mezzo meno della provincia di Bolzano. Non finisce qui: nell’ultimo decennio, il Veneto ha destinato il 92,46 per cento del totale degli investimenti in infrastrutture alla realizzazione di strade e autostrade, mentre alle rotaie è andato un misero 7,54 per cento, in concreto sono 932 milioni contro 76. Chiaro che è necessario un salto di qualità. Politico, progettuale, finanziario. Altro che annunci ad effetto, come il famoso progetto Sfmr (Sistema ferroviario metropolitano regionale), di cui si favoleggia da una ventina d’anni. In fondo, se un giorno d’inverno un viaggiatore sale su un treno vorrebbe semplicemente arrivare in orario.

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