Gazzettino – Dopo sei anni di iter autorizzativo l’elettrodotto Dolo-Camin riparte da zero.
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21
dic
2013
Vallone Moranzani di nuovo a rischio per lo stop a Terna
L’intervento di risanamento a Marghera era subordinato all’interramento dell’elettrodotto.
Soddisfazione tra sindaci e comitati della Riviera del Brenta
Tutto da rifare. L’iter dell’elettrodotto Dolo-Camin, contestato in Riviera del Brenta ma necessario a garantire l’autosufficienza energetica di buona parte del Veneto, dovrà ripartire da zero. Lo ha ribadito il Consiglio di Stato, che ieri ha negato a Terna la possibilità di proseguire i lavori “viziati” da un parere sulla distanza di un traliccio da villa Sagredo, a Vigonovo. Ma lo “stop”, accolto con soddisfazione in Riviera del Brenta, rischia di compromettere il progetto del Vallone Moranzani, con l’interramento dell’elettrodotto e la realizzazione di un grande parco urbano a Malcontenta sopra la collina che, oltre ai rifiuti industriali, dovrebbe accogliere anche i fanghi tossici scavati in laguna.
FAVOREVOLI – Soddisfazione tra i Comuni della Riviera del Brenta che chiedono l’interramento dell’elettrodotto
ENERGIA – Il progetto di razionalizzazione di Terna bocciato dal Consiglio di Stato: «In fumo 290 milioni»
“Azzerata” la rete elettrica Padova-Venezia
L’iter autorizzativo deve ricominciare da zero. Tutto era iniziato con il ricorso di un privato
Si ricomincia da capo, come nel gioco dell’oca. Il progetto di razionalizzazione della rete elettrica fra Padova e Venezia, che comprende la riqualificazione del Vallone Moranzani a Marghera e l’elettrodotto Dolo-Camin ad opera di Terna, è stato “azzerato”. Lo ha stabilito ieri il Consiglio di Stato che, in risposta al giudizio di ottemperanza presentato nel luglio scorso dalla società promotrice del progetto, ha revocato l’autorizzazione rilasciata al termine di un iter durato quasi sei anni.
La decisione dei giudici amministrativi è stata presa dopo che, nel giugno scorso, era stato accolto il ricorso presentato da un privato che contestava il passaggio dell’elettrodotto sopra Villa Sagredo, in Riviera del Brenta. Nello specifico, il Consiglio di Stato aveva ritenuto «non adeguatamente motivato» il parere favorevole del ministero dei Beni culturali (uno degli 80 enti coinvolti nelle consultazioni degli anni scorsi) sulla distanza fra un sostegno – un traliccio a uno stelo – e la villa. Invano Terna aveva chiesto di proseguire i lavori sugli altri lotti, in attesa di chiarire i termini del vincolo che gravava sulla dimora storica. Di fatto, l’iter autorizzativo deve ricominciare da zero.
La notizia è stata accolta con favore in Riviera del Brenta, dove Comuni e comitati di cittadini chiedevano a Terna che l’elettrodotto venisse interrato. Opposti gli umori a Venezia, dato che la decisione della giustizia amministrativa rischia di affossare anche il progetto ambientale del Vallone Moranzani. Qui, in un’area contaminata da rifiuti pericolosi a ridosso di Porto Marghera, dovevano essere stoccati i fanghi tossici scavati in laguna sopra i quali, con una copertura stagna, sarebbe sorto un grande parco. L’elettrodotto in questo tratto sarebbe stato interrato e il costo per realizzare il progetto sarebbe stato comunque inferiore alla spesa sostenuta per stoccare i fanghi in un’isola della laguna, come avviene adesso. Il timore, ora, è che lo “stop” imposto da Roma vanifichi anni di lavoro condotto a Venezia da Comune, Regione e commissario per le Bonifiche. «Il progetto deve andare avanti – dice l’assessore comunale all’Ambiente Gianfranco Bettin – il Vallone Moranzani, un’estensione della centrale di Fusina, non va compreso nel progetto dell’elettrodotto bloccato a Roma».