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ELETTRODOTTO BLOCCATO » LA DECISIONE DEL CONSIGLIO DI STATO

Pressing di Comune e Regione anche sul governo, Bettin: «Così rischia di saltare il parco nel Vallone Moranzani»

Il Consiglio di Stato si è pronunciato e non c’è possibilità di presentare altri ricorsi. I cantieri per l’interramento degli elettrodotti che attraversano Malcontenta resteranno fermi fino a che Terna non presenterà di nuovo il progetto di razionalizzazione dell’intera rete di trasmissione elettrica.

Ma il Comune di Venezia e la Regione Veneto sono pronte a dare battaglia e chiedono a Terna di richiedere una nuova autorizzazione ambientale, come aveva già fatto con quella bocciata Consiglio di Stato malgrado il parere positivo della Commissione Via, che però «scorpori» il tratto Fusina-Malcontenta dal resto dell’elettrodotto, visto che la bocciatura riguarda solo una compatibilità paesaggistica nel tratto del nuovo elettrodotto aereo di Vigonovo. In ballo c’è un investimento da un miliardo di euro per un progetto che trova posto all’enorme quantità di fanghi contaminati scavati e da scavare nei canali lagunari da trattare e stoccare in sicurezza nel cosiddetto Vallone Moranzani, previo l’interramento dei tre elettrodotti aerei di Terna e uno dell’Enel che attraversano l’area in cui già sono stati sepolti nei decenni scorsi grandi quantità di terreni e scorie pericolose. Per il territorio e la popolazione di Marghera e Malcontenta, che ha partecipato con un referendum alla elaborazione e approvazione del progetto, è prevista dall’Accordo di Programma del 2008, una serie di interventi compensativi, leggi riqualificazione ambientale, paesaggistica, idraulica e viabilistica di tutta l’area di Malcontenta e Marghera che per troppo tempo sono state considerate la pattumiera delle industrie chimiche e siderurgiche, in gran parte oggi chiuse, di Porto Marghera.

L’unico problema è che questo intervento di risanamento ambientale, così nuovo e importante da venir scelto come modello a livello nazionale, è inglobato nel mega progetto «unico» di Terna che prevede la razionalizzazione dell’intera rete di elettrodotti che collega Marghera e Dolo alla stazione di Camin a Padova.

«C’è un solo modo per uscire dalla situazione creatasi con la sentenza del Consiglio di Stato», dice l’assessore comunale all’Ambiente, Gianfranco Bettin. «Terna, con il supporto del Governo, finora latitante su tale questione, deve richiedere una nuova autorizzazione che scorpori il tratto Fusina-Malcontenta dal resto dell’elettrodotto, facendo anche leva su quanto ha sempre affermato, e cioè che quel tratto è in effetti nient’altro che una parte della stessa centrale Enel di Fusina e quindi può e deve essere considerato separatamente dal resto dell’elettrodotto, sia per rispetto delle opinioni dei Comuni, dei comitati e degli abitanti che vivono sul tracciato del previsto elettrodotto sia per coerenza con la realtà dei fatti. L’elettrodotto ad alta tensione che grava da decenni sui cittadini di Malcontenta, insieme a tutti gli altri che da Fusina si dipanano verso il Nordest alimentandolo di energia, il risanamento della terra, dell’acqua e dell’aria, anche attraverso progetti straordinari come il Vallone Moranzani, sono interventi necessari, dovuti a una città che ha pagato un prezzo enorme in termini di vite umane, salute e ambiente per la presenza del polo industriale, portuale ed energetico di Marghera e Fusina, di cui si sono giovati e si giovano l’intero Nordest e l’intero Paese. Non consentiremo che si blocchi questo progetto».

Sulla stessa linea l’assessore regionale, Renato Chisso, sconcertato: «Le sentenze definitive non si possono cambiare, ma il progetto Moranzani e l’Accordo di Programma che lo prevede si può ancora salvare e attuare. Per questo mi batterò per una rapida convocazione di un tavolo territoriale per convincere i dirigenti di Terna a ripresentare il progetto per l’interramento previsto a Malcontenta, separandolo da tutto il resto in modo da avere una nuova autorizzazione in tempi più rapidi possibili. E se Terna dirà di no noi insisteremo».

Gianni Favarato

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IL FRONTE DEI CONTENTI

«Un regalo di Natale anticipato»

Sindaci della Riviera e Comitati: interramento dell’intera tratta

Un regalo di Natale in anticipo. Così viene vista in Riviera del Brenta la sentenza del Consiglio di Stato che ha bloccato il progetto dell’elettrodotto aereo Dolo-Camin previsto da Terna.

«Prendiamo atto con estrema soddisfazione della sentenza», spiega Damiano Zecchinato, sindaco di Vigonovo, «che ha stroncato tutto l’iter e che obbliga Terna a ripartire da capo, compresi gli accordi con la Regione».

Zecchinato chiederà l’intervento del governatore Zaia. «Ho avuto rassicurazioni da Zaia sul fatto che, se il progetto fosse stato azzerato, la Regione avrebbe appoggiato la linea dei comuni che chiedono l’interramento della tratta e di essere coinvolti nei processi decisioni senza subire opere calate dall’alto».

La Riviera infatti si è sempre battuta per l’interramento della tratta. «Non siamo contrari all’opera né tantomeno alla riqualificazione del Vallone Moranzani», continua Zecchinato, «vogliamo solo che il Dolo-Camin sia interrato. Terna ha dimostrato, con l’elettrodotto presentato mesi fa tra Piemonte e Francia, che l’opera è possibile e il costo sarebbe recuperato in poco tempo. Questo salvaguarderebbe le bellezze della Riviera».

Soddisfazione espressa anche dal sindaco di Dolo, Maddalena Gottardo: «Auspico che questa sentenza crei un precedente per la Riviera. Speriamo che il territorio venga coinvolto anche per altre grandi opere che riteniamo devastanti come la Romea Commerciale».

Filippo Fogarin, vicesindaco di Vigonovo, commenta invece usando una metafora calcistica: «Vigonovo 2 – Terna 0».

Anche i comitati plaudono alla sentenza. «Una cosa deve essere chiara», spiega Adone Doni, «nel nuovo procedimento autorizzativo, in particolare per quanto riguarda il cosiddetto Accordo Moranzani, devono essere coinvolti i comuni del territorio finora sistematicamente esclusi».

I comitati rispondono poi al comunicato di Terna. «Terna parla di “costo del non-fare”», precisa Doni, «noi non siamo per il “non-fare”, ma per il fare bene per tutti. Se, oltre al Moranzani, si procedesse all’interramento del Dolo-Camin e del Malcontenta-Mirano, si creerebbero più investimenti e posti di lavoro qualificati. Inoltre Terna afferma che “resta critica ed esposta al blackout la rete elettrica veneta”. Ma di quale rischio parla? A luglio 2013 nel Triveneto i consumi sono diminuiti del 4,1% rispetto al 2012».

Giacomo Piran

 

LE TAPPE DELLA VICENDA

Quel “palo” a Villa Sagredo blocca la nuova rete elettrica

Il progetto del nuovo elettrodotto Camin-Dolo, lungo l’asse dell’Idrovia Padova-Venezia, prevede un nuovo elettrodotto aereo in doppia terna a 380 kV di circa 7,5 km tra Mirano e Malcontenta e l’interramento di tre linee «per migliorare la sicurezza e la flessibilità e l’economicità di esercizio della rete interessata dal trasporto delle produzioni delle centrali termoelettriche esistenti a Marghera e Fusina».

Pezzo forte del progetto sono i pali monostelo che prenderanno il posto dei vecchi e ben più ingombranti tralicci dell’alta tensione. I monostelo saranno alti in media 54 metri e solo in alcuni casi potranno raggiungere il massimo di 61 metri o un minimo di 42 metri. Secondo Terna i nuovi pali avranno, inoltre, un impatto sul suolo e visivo molto minore e saranno molti di meno rispetto agli attuali ingombranti tralicci che spariranno totalmente, insieme a 100 chilometri di vecchie linee che saranno demolite e in parte, come nel caso di Malcontenta, interrate.

La nuova linea, secondo il progetto bocciato dal Consiglio di Stato, prevede una linea aerea alta 60 metri tra Dolo e Camin che attraverserà Vigonovo sull’argine della idrovia, passando, tra l’altro, a meno di centro metri da Villa Sagredo, un complesso storico di origine medioevale il cui proprietario ha presentato ricorso prima al Tar (con una prima bocciatura della richiesta di sospensiva poi confermata in sede di giudizio di merito) e poi al Consiglio di Stato che gli aveva dato ragione, l’estate scorsa, sostendendo che le motivazioni con cui il ministero dei Beni Culturali giustificava la validità del monostelo dal punto di vista storico, paesaggistico e culturale.

E così, quel che non avevano potuto i sindaci della Riviera e i Comitati – che avevano presentato anche loro ricorso contro il progetto ma se l’erano visto bocciare dal Tar del Veneto – è riuscito al proprietario di Villa Sagredo per l’impatto paesaggistico di un unico monostelo. Per Terna la bocciatura dell’intero progetto mette a rischio la fornitura regolare di energia elettrica all’intera regione. «Il Veneto produce meno della metà di quel che consuma, con un deficit energetico regionale pari a -59,06% dei consumi «sostiene Terna «per questo deve importare l’energia elettrica di cui ha bisogno dalle Regioni vicine, utilizzando le autostrade dell’energia, cioè il sistema delle linee di trasmissione, che è fondamentale sia efficiente e sicuro, per questo con il nostro progetto vogliamo razionalizzarlo in Veneto, riducendo nel contempo l’impatto ambientale togliendo chilometri di linea e molti tralicci ».

 

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