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I CASI BAITA E MAZZACURATI

FRODE FISCALE – I primi arresti a febbraio per false fatture milionarie alla società Mantovani

LA PROCURA – Gli inquirenti mantengono il massimo riserbo sugli sviluppi

CONFESSIONI – In molti hanno deciso di collaborare con gli investigatori

LA GIUDIZIARIA – Il Nucleo di polizia Tributaria stringe il cerchio: lo tsunami potrebbe investire presto la politica

L’inchiesta che fa tremare il Veneto

Tangenti, decisivi gli elementi forniti da Piergiorgio Baita e Giovanni Mazzacurati al pm Ancilotto

IL CONSORZIO – Nel mirino sono finiti anche alcuni appalti per la salvaguardia

È iniziata da un banale accertamento fiscale l’inchiesta penale che potrebbe condurre ad una nuova Tangentopoli, dopo quella che negli anni Novanta rovesciò gli equilibri politico-economici del Veneto.
A dieci mesi di distanza dai primi arresti la Procura di Venezia sta tirando le fila di un’indagine che, con il passar del tempo, si è fatto sempre più complessa e delicata. Tutti si aspettavano nuovi arresti per l’autunno, ma gli interrogatori fiume dell’ex presidente della Mantovani spa, Piergiorgio Baita, e dell’ex presidente del Consorzio Venezia Nuova, Giovanni Mazzacurati, hanno aperto decine di fronti nuovi sui quali si sono resi necessari riscontri e verifiche accurate. E così il 2013 si sta chiudendo senza senza nuovi indagati o arresti. Nei corridoi del Palazzo di giustizia di Venezia si ipotizzano novità per primavera e molti personaggi eccellenti – appartenenti sia al mondo imprenditoriale che a quello amministrativo che politico – hanno incaricato i rispettivi legali di verificare se anche il loro nome è finito all’attenzione degli inquirenti e se a breve siano attesi sviluppi. Ma dalla Procura il riserbo è assoluto e non arrivano conferme di alcun tipo.

GLI APPALTI – Baita che Mantovani hanno riempito migliaia di pagine di verbali. Il primo, in particolare, ha spiegato al pm Stefano Ancilotto – ora affiancato dai colleghi Stefano Buccini e Paola Tonini – che non vi era appalto per il quale non si pagasse. Dal suo racconto non verrebbe risparmiato nessuno, sia a centrodestra che a centrosinistra: finanziamenti non dichiarati – illeciti, insomma, nella migliore delle ipotesi; corruzione nella peggiore. Gli appalti finiti nel mirino sono numerosi il che fa pensare che l’inchiesta non si concluderà a breve e potrebbe avere pesanti effetti sugli equilibri politico-imprenditoriali che hanno governato il Veneto negli ultimi anni e che, in parte, continuano a gestirlo anche oggi.

28 FEBBRAIO – È la prima data da ricordare per ricostruire l’inchiesta che fa tremare il Veneto che conta: i finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria arrestano Baita con l’accusa di aver frodato il fisco attraverso la creazione di false fatture per circa 8 milioni di euro. Assieme a lui, su ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Alberto Scaramuzza, finiscono in carcere anche il direttore amministrativo della Mantovani, il ragionier Nicola Buson, 66 anni; Claudia Minutillo, 49 anni, di Mestre, ex segretaria dell’allora presidente della Regione, Giancarlo Galan, poi diventata collaboratrice di Baita in qualità di amministratore delegato di Adria Infrastrutture, e William Colombelli, 50 anni, presidente della società Bmc Broker Srl, con sede a San Marino, una delle “cartiere” utilizzate dalla Mantovani per le false fatture che, secondo le Fiamme Gialle, servirebbero per costituire fondi neri.

CONFESSIONI – Le prime conferme arrivano dopo poche settimane con le confessioni di Minutillo, Busanon, Colombelli, i quali finiscono presto ai domiciliari. Baita “cede” soltanto in tarda primavera, dopo aver lasciato il professor Piero Longo e aver preso come difensore Alessandro Rampinelli: da quel momento è un fiume in piena.

12 LUGLIO – In carcere, nell’ambito di un’inchiesta parallela coordinata dal pm Tonini, finisce Giovanni Mazzacurati, accusato di turbativa d’asta per aver pilotato l’esito di un appalto per lavori portuali. Anche il presidente del Consorzio Venezia Nuova, difeso da Giovanni Battista Muscari Tomaioli, sceglie la strada della collaborazione con la Procura e viene ben presto rimesso in libertà. I suoi verbali d’interrogatorio sarebbero pieni di spunti investigativi ritenuti molto interessati.

PATTEGGIAMENTI – In attesa delle attese svolte nell’inchiesta, lo scorso 5 dicembre Baita ha chiesto e ottenuto l’applicazione della pena – 1 anno e 8 mesi – per le false fatture milionarie, dopo che la Mantovani ha versato al Fisco circa 6 milioni di euro. Patteggiamento anche per Minutillo, Buson e Colombelli.

 

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