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Nuova Venezia – Chisso respinge i treni lombardi in Veneto

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9

gen

2014

Altolà dell’assessore: «Noi guardiamo ai colossi svizzeri, austriaci, tedeschi non certo alla società regionale di Maroni»

VENEZIA – Una partita delicata e redditizia, destinata a riservare sorprese. In palio c’è l’appalto dei treni regionali nel Veneto a partire dal 2015. Vale 150 milioni di euro l’anno e la gara europea annunciata dalla Regione, che ha disdettato il contratto con Trenitalia rea di inadempienze e ritardi, suscita già molti appetiti. A cominciare da Milano, dove il governatore Roberto Maroni persegue la fusione tra le società Trenord (50% Regione Lombardia, 50% Trenitarlia) e Atm (l’azienda trasporti milanesi) capace di dar vita a un colosso “padano” del trasporto su ferro: «Se parte questo progetto», commenta il leghista «avremo un soggetto in grado di allargare la propria sfera d’azione anche al di fuori della Lombardia e avremo anche l’opportunità di sfruttare la grande occasione offerta dal fatto che la Regione Veneto ha disdetto il contratto con Rfi e presto bandirà una gara per aggiudicare il servizio di trasporto locale». La prospettiva, però, non entusiasma affatto Renato Chisso, l’assessore alla mobilità di Palazzo Balbi. Reduce da un pluriennale braccio di ferro di ferro con Trenitalia, alle prese tuttora con i guai dell’orario cadenzato e le proteste dei malcapitati pendolari, teme di cadere dalla padella alla brace: «Prima il Veneto», scandisce sornione l’esponente di Forza Italia echeggiando lo slogan elettorale di Luca Zaia «se i lombardi pensano di venire qui a farla da padroni, si sbagliano di grosso. I nostri treni non saranno affidati a una società regionale di medio calibro, abbiamo rinunciato a prolungare il contratto con Trenitalia per bandire una gara rivolta a società di spessore europei in grado di competere con Rfi nell’offrire un servizio all’altezza: parlo delle ferrovie svizzere, austriache, tedesche, inglesi, non certo dei candidati provinciali dell’ultima ora». Chisso avrà pure il dente avvelenato con l’omologo lombardo Maurizio Del Tenno («Abbiamo salvato i treni veneti», dichiarava pomposamente l’assessore del Pirellone dopo il ripristino degli otto convogli regionali Milano-Venezia, adibiti quasi esclusivamente ai pendolari meneghini… ) ma lo stesso Zaia – liquidate come «sciocchezze» le voci su fantomatici accordi nel segno della macroregione nordista – precisa che la gara avrà carattere rigorosamente internazionale: «Invieremo il bando da Stoccolma in giù», fa sapere «e a vincere sarà il migliore. L’obiettivo è uno solo: garantire ai viaggiatori veneti il miglior servizio ferroviario possibile». A frenare le candidature, però, potrebbe concorrere il vantaggio di cui, obiettivamente, gode Trenitalia: costola di Rfi, dispone in partenza di tratte, convogli, personale, depositi, officine, materiali… «È vero», replica il governatore «per questo chiedo al Governo di garantire la par condicio ai candidati, separando finalmente rete ferroviaria e gestore dei treni».

Filippo Tosatto

 

de poli (UDC) CONTRO L’ORARIO cadenzato

«Zaia viaggi con i pendolari»

VENEZIA «Il governatore Zaia faccia un tour sui treni affollati prima di riprendere a difendere l’orario cadenzato che ha solo un obiettivo: far risparmiare la Regione a danno dei pendolari. Così il sistema non va».

A lanciare la provocazione è il senatore dell’Udc e segretario del partito in Veneto, Antonio De Poli. «In questi giorni», continua «ricevo segnalazioni dai cittadini su ritardi e disagi»: sotto accusa, ancora una volta, c’è la tratta Bassano-Padova, già al centro delle polemiche nel giorno di esordio del cadenzato.

«Una mattinata da incubo per i pendolari. Treni affollati e decine di persone costrette a rimanere a terra», ricorda il senatore, che accoglie la protesta e le preoccupazioni espresse, fra gli altri, dall’assessore alle Politiche giovanili di San Giorgio in Bosco (Padova), Fabio Miotti: «Tra chi spara contro l’orario cadenzato c’è anche un sindaco che dovrebbe indirizzare a Zaia il video in cui vedono decine di persone costrette a viaggiare sui vagoni come sardine». Sulla questione, nei giorni scorsi, De Poli ha rivolto un’interrogazione al ministro delle infrastrutture e dei Trasporti, Maurizio Lupi.

 

Sfmr: «Si chiude con 28 milioni»

Net Engineering: alla delibera della Regione da sommare 4,4 milioni di interessi

VENEZIA «Metrò» del Veneto: non bastano 23 milioni di euro per chiudere il contenzioso tra la Regione e la Net Engineering di Monselice, la società che ha ottenuto negli anni Novanta da Bernini e Cremonese l’incarico di progettare il Sfmr, il sistema ferroviario metropolitano regionale. La società la cui sede è a Monselice ha fatto sapere che la cifra in ballo è più elevata perché vanno calcolati gli interessi legali: si va da un minimo di 2.895.034,39 euro ad un massimo di 4.417.962,43 per un totale di 28.309.368,76:

«Net Engineering si riserva di emettere un nuovo comunicato dopo il deposito del lodo arbitrale», dice una nota ufficiale a commento della delibera 2261 della giunta regionale del 10 dicembre scorso, pubblicata sul Bur.

Dopo 25 anni, è tempo di bilanci, con l’orario cadenzato entrato in vigore nell’asse metropolitano 1 Padova–Mestre, l’unico dei tre progettati entrato in funzione. Il progetto di Net è stato ereditato dall’assessore Renato Chisso che coadiuvato dall’avvocato Alfredo Biagini e dal segretario del Bilancio Mauro Trapani, ha dovuto affrontare il contenzioso legale dopo che l’ex governatore Giancarlo Galan aveva imposto lo stop al pagamento delle fatture del Sfmr.

Ne è nata una lite che si trascina dal 2007 nelle aule del tribunale, da quando Net Engineering ha accusato la Regione Veneto di non aver saldato le fatture relative alla progettazione definitiva ed esecutiva del Sfmr. Il primo accordo risale al 2008 ma la transazione non viene rispettata e nel 2010 Net sollecita un lodo arbitrale, che la vede vincitrice. A questo punto, la giunta Zaia che prende il posto di quella guida da Galan, alza bandiera bianca e avvia l’iter per saldare le fatture. L’ultimo atto è del 10 dicembre, con la delibera che fissa a 23 milioni di euro il contenzioso ma a Monselice hanno rifatto i conti con gli interessi legali. La delibera della giunta Zaia «pur riconoscendo sussistere in capo a Net un credito in linea capitale di 23.891.406,33 euro rappresenta una unilaterale proposta di modifica del contratto condiviso tra Regione Veneto e Net e sottoscritto in sede arbitrale l’8 agosto scorso», dice Net.

 

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