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In venti fanno fronte comune per bloccare 17 milioni di metri cubi da scavare nei prossimi 10 anni

TREVIGNANO. Da Spresiano a Nervesa, da Ponzano a Castelfranco, da Vedelago a Trevignano, da Montebelluna a Istrana, da Volpago ad Arcade, da Paese a Povegliano, ecc. Erano una ventina i comuni presenti con sindaco o assessore ieri sera a Trevignano, per concordare una linea comune sul nuovo piano regionale per le attività di cava. Sono questi i paesi della fascia trevigiana della ghiaia, tutta localizzata nella zona immediatamente a sud dell’area pedemontana. Tutti comuni disseminati di buchi, dal paesaggio lunare, reduci da anni e anni di battaglie, regolarmente perse, contro i cavatori.

Argomenti di discussione l’adozione del piano dell’attività di cava da parte della giunta regionale che dovrebbe dare una svolta nell’attività delle ruspe. Alla provincia di Treviso assegna, infatti, volumi per i prossimi dieci anni pari a 17 milioni di metri cubi. Basti pensare che nel solo territorio comunale di Montebelluna sono già autorizzati ma ancora da scavare 13 milioni di metri cubi di ghiaia e sabbia tra le cave Caravaggio, Montebelluna, San Gaetano, Campilonghi e Sud-Est.

Basta aggiungere una piccola cava altrove e i 17 milioni di metri cubi sono già coperti per la provincia di Treviso. Se poi si sommano tutte le escavazioni già autorizzate nella fascia trevigiana della ghiaia, i 17 milioni sono abbondantemente superati. Quindi, i comuni trevigiani dovrebbero essere al riparo da nuove autorizzazioni. Però non intendono abbassare la guardia, perché si ricordano bene come quel limite del 3% del territorio agricolo da destinare ad escavazione, fissato dal precedente piano fosse stato poi dribblato tirando in ballo la compresenza di argilla e innalzato al 4%. (e.f.)

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I sindaci dicono stop alle escavazioni

TREVIGNANO – I comuni trevigiani della fascia della ghiaia vogliono avere un ruolo in tema di cave, soprattutto sotto l’aspetto della ricomposizione ambientale. I rappresentanti delle amministrazioni locali si sono trovati ieri a Villa Onigo a Trevignano, convocati dal sindaco di Volpago, Roberto Toffoletto, per dire la loro sul nuovo piano regionale per le attività di cava adottato dalla giunta veneta. Valutazione positiva rispetto al precedente piano. Ma ci sono alcune cose da puntualizzare e per questo i sindaci hanno chiesto e ottenuto, per mercoledì prossimo alle 16, sempre nella sede di Villa Onigo, di incontrare l’assessore regionale all’ambiente Maurizio Conte. Intanto una cosa è stata detta chiara e tonda nel vertice di ieri sera : i 17 milioni di metri cubi di ghiaia e sabbia da scavare nella fascia dell’alto trevigiano ci sono già nelle autorizzazioni già in essere e quindi nuove autorizzazioni o ulteriori ampliamenti non hanno per loro giustificazione. Altro punto su cui vogliono dire la loro è la ricomposizione ambientale: il nuovo piano per le cave punta molto sulla ricomposizione.

«Ma noi vogliamo una ricomposizione che non riguardi il singolo buco», spiega il sindaco di Montebelluna Marzio Favero, «ma vogliamo una ricomposizione ambientale che riguardi tutto un territorio, insomma un modello urbanistico di ricomposizione di un territorio contrassegnato da tanti buchi».

Altro problema su cui gli amministratori trevigiani vogliono confrontarsi con l’assessore regionale è il conflitto cave da una parte e strade e case dall’altra. Chedono una revisione delle distanze che ponga fine a quei conflitti tra attività delle ruspe e vicinanza di case, tra il passaggio dei camion della ghiaia e le strade da essi percorse che passano in mezzo ai paesi.

«Non è giusto», aggiunge il sindaco di Montebelluna, «che Barcon sia sottoposta a un passaggio continuo di camion di ghiaia».

E poi è stato rivendicato un ruolo delle amministrazioni comunali che non sia solo di facciata. Troppo spesso i sindaci si sono recati in commissione a Venezia a riferire che i propri consigli comunali avevano espresso parere negativo su quella tal autorizzazione, su tal altro ampliamento. E si sono accorti che quanto dicevano nella sede veneziana non contava nulla e le decisioni erano sempre contrarie alle loro istanze. Non vogliono accada più questo. E così nell’incontro di ieri hanno inserito come punto fondamentale il concetto che i comuni devono avere un ruolo fondamentale nella tutela del territorio e quindi le loro istanze diventino fondamentali nell’esame dei progetti.

«Nella nostra provincia le autorizzazioni già esistenti soddisfano i volumi previsti dal piano regionale», afferma il sindaco di Montebelluna, « quindi non ci devono essere nuove autorizzazioni. E’ un bene che sia stato superato il concetto del 3-4% del territorio agricolo destinato ad attività di cava, ma adesso dobbiamo fare un passo in avanti in tema di ricomposizione ambientale e progettarla in una visione urbanistica complessiva, non limitata ai singoli siti».

«Il nuovo piano», sottolinea il sindaco di Volpago, Roberto Toffoletto, «non prevede scavi sotto falda, non prevede nuovi siti, ma solo ampliamenti delle cave esistenti. Però, sui 50 milioni complessivi in Regione di ghiaia e sabbia, 17 milioni di metri cubi in 10 anni sono previsti in provincia di Treviso e sono già coperti da quanto autorizzato. Potrebbero sembrare tanti, ma sono in dieci anni e una sola grande cava è in grado di produrli. Piuttosto bisogna far derivare il piano dalla normativa. Solo che questa è ancora all’esame della commissione, mentre il piano è già stato adottato».

Insomma, i sindaci non vorrebbero trovarsi con qualche sorpresa nella normativa che vanifichi i limiti posti dal piano.

«C’è un passo avanti rispetto al precedente piano», commenta il sindaco di Trevignano Ruggero Feltrin, «Adesso c’è da fare un ulteriore passo in avanti. Vogliamo una maggiore tutela del territorio e su questo i sindaci devono avere un ruolo decisivo».

«Ci sono problemi da approfondire», dice il sindaco di Nervesa Fabio Vettori, «e su questi vogliamo confrontarci, mercoledì prossimo, con l’assessore Maurizio Conte che potrà darci maggiori delucidazioni».

(e.f.)

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