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la norma contestata

Rossi: la legge regionale è incostituzionale e devastante per la città. Le simulazioni del Comune sul nuovo skyline

Grattacieli in corso Milano, torri di trenta piani al Torresino, Largo Europa incastrato tra palazzoni. Questo è il rischio che corre Padova con il nuovo Piano Casa approvato dalla Regione, secondo quanto denunciato dal sindaco Ivo Rossi con tanto di foto-simulazione (elaborate dagli uffici Urbanistica dell’assessore Marta Dalla Vecchia) di come rischia di diventare Padova. La scadenza. Il piano, che negli ultimi mesi è stato al centro di dibattiti e riunioni tra i sindaci di tutto il Veneto, torna di stretta attualità alla luce della scadenza di domenica prossima, termine entro cui il Consiglio dei Ministri potrà apportare eventuali modifiche.

«Per come è concepito potrebbe causare effetti devastanti», ha dichiarato Rossi, «Il centro storico, in alcune aree di pregio, potrebbe subire modifiche che andrebbero a ledere l’identità della città».

Rossi non ci sta a piegarsi alla volontà della Regione e ribadisce l’incostituzionalità del Piano Casa: «Il governo deve dire se la legge licenziata dalla giunta regionale è costituzionale oppure no», ha ribadito, «Con questo piano casa viene cancellata ogni traccia della cultura di pianificazione, viene messo in discussione il paesaggio stesso, vengono azzerate le specificità del territorio. Si rischia davvero di modificare lo skyline delle nostre città».

La nuova legge. La nuova legge autorizza la costruzione di 150 metri cubi in tutto il Veneto, in deroga ai Prg, e ampliamenti fino all’80 per cento del volume se realizzati in bioedilizia. Inoltre prevede che i palazzi possano essere elevati senza nessun limite, che non ci siano necessariamente i dieci metri di spazio tra un edificio e l’altro e non pone limiti ai cambi di destinazione.

Sarebbero pochissime, sostiene Rossi, le aree salvaguardate nel centro storico, mentre il Portello, via Altinate, Città Giardino, via Orsini, corso Milano sono tutte zone a rischio intervento. Su tutto questo i Comuni non avrebbero nessuna autorità.

I grattacieli. «I cambiamenti se devono essere fatti devono rispettare criteri di qualità», ha proseguito Ivo Rossi, «perché se un giorno veramente in corso Milano avremo un grattacielo (in foto le simulazioni) saremo considerati noi responsabili, quando invece a guidare i processi sono altri».

Dieci giorni fa i sindaci dei comuni veneti si erano incontrati a Venezia, per la seconda volta (primo incontro a Padova a novembre), per parlarne anche alla presenza del ministro allo Sviluppo economico Flavio Zanonato, che si era detto pronto a portare il caso davanti al consiglio dei Ministri, e ricorrere eventualmente alla Corte Costituzionale.

L’appello. «Con gli altri comuni », ha concluso Rossi, «abbiamo ultimato un lavoro che dimostra l’incostituzionalità del Piano e una volta che verrà approvato da tutti i consigli comunali verrà portato in Regione. Cancellando tutti gli strumenti di pianificazione e di governo del territorio si azzerano trent’anni di cultura urbanistica. Ci vuole un grande senso d’equilibrio, capacità di progettare il futuro e rigenerare i quartieri degradati».

Nei giorni scorsi, la giunta comunale di Venezia aveva licenziato un atto di indirizzo che incaricava le direzioni comunali Sviluppo del territorio e Sportello unico per l’edilizia a redigere una proposta di legge regionale, di iniziativa del consiglio comunale, per modificare il Piano Casa. Una proposta che è stata condivisa con le altre amministrazioni dei capoluoghi di provincia, Padova compresa. Quello che chiedono i primi cittadini dei comuni veneti, in primis Rossi, è che il Governo imponga alla Regione di ascoltare i comuni e di farsi indicare le aree bisognose d’intervento.

Luca Preziusi

 

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