Gazzettino – Riviera. Patto anti-clandestini.
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27
gen
2014
Sindacati e imprenditori vogliono difendere il “Made in Riviera”
«Prefettura e Comuni verifichino i permessi di soggiorno nel territorio»
Sindacati ed imprenditori della Riviera pronti a difendere le produzioni “Made in Italy” e “Made in Riviera del Brenta” contro la concorrenza sleale ed i laboratori irregolari. Nella dell’Acrib a Stra si è tenuto un incontro tra organizzazioni sindacali, Acrib, Confindustria, Cgia e Cna di Padova e Venezia con all’ordine del giorno il contrasto ai “laboratori clandestini” che mettono in serio pericolo non solo la produzione di qualità della calzatura in Riviera, ma anche, e soprattutto, l’occupazione.
«Un incontro – commenta Massimo Meneghetti della Femca Cisl di Venezia – che ha fatto proprie le decisioni assunte il 17 gennaio in Regione con l’attivazione di un tavolo di confronto per definire le linee di contrasto al “lavoro Irregolare”. Ma a Stra siamo andati oltre, iniziando ad elaborare il “Patto contro il lavoro irregolare” da proporre a livello veneto».
Il primo impegno assunto dall’incontro di Stra è stato quello di coinvolgere Prefetture, Istituzioni locali e Forze dell’ordine per individuare i lavoratori clandestini, contrastando la loro attività irregolare. Imprenditori e sindacati si sono quindi impegnati a elaborare insieme il “Patto” da proporre alla Regione che «sia gestibile industrialmente».
Riprende Meneghetti: «La difesa e la promozione del “Made in Italy” e, di conseguenza, del “Made in Riviera” rappresenta una grande opportunità per il rilancio del sistema economico e produttivo. In Riviera del Brenta vengono prodotte le calzature dei brand famosi in tutto il mondo: Prada, Jill Sander, Gucci, Miu Miu, ma anche Armani e Lvmh, occupando complessivamente 10.860 dipendenti tra industria, artigianato e commercio, con appena un centinaio di aziende cinesi “riconosciute”. Il dato reale forse lo sanno solo i Comuni, magari confrontando i permessi di soggiorno e le residenze, ma la scoperta anche in Riviera di laboratori-alloggi cinesi clandestini al limite della vivibilità preoccupa non poco».