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Il comitato Iris aderisce alla campagna di Legambiente: «Siamo già pieni di abitazioni sfitte»

PADOVA – Proliferano i laghetti in città: dopo quello a Padova Est anche in via Canestrini le piogge di questi giorni hanno formato una grande pozza d’acqua che non convince i residenti visto che «qui i cantieri devono ancora iniziare», spiega il portavoce del Comitato Iris, Ernesto Ginestri.

E si riapre la ferita mai chiusa del progetto urbanistico: «In quest’area verde, tra il Parco iris, via Canestrini e via Forcellini, il Comune vorrebbe lasciare costruire altri 140 appartamenti, alla faccia del rischio allagamenti e della difesa del verde», ricorda Ginestri, «Eppure non c’è bisogno di nuove case: basta andare sul sito immobiliare.it per vedere che su un raggio di 1 km da quest’area verde, si possono trovare più di 200 abitazioni in vendita».

Il Comitato ha aderito alla campagna Via le mani dalla Città, promossa da Legambiente per chiedere ai candidati sindaco alle prossime amministrative impegni concreti sul fronte ambientale, a partire dalla riduzione della capacità edificatoria.

«Questa mattina dalle 10 alle 13, in piazzetta Forcellini, raccoglieremo le firme dei cittadini», annuncia Francesco Ranieri, studente IUAV e attivista Legambiente.

«Questa è una zona che si allaga facilmente», sottolinea Ginestri, «Il Comune ha detto che serve una nuova idrovora per scaricare l’acqua nel S. Gregorio, ma l’idrovora ancora manca e, anche ci fosse, potrebbe essere inutile in caso di piena del Bacchiglione. Abbiamo raccolto 5.000 firme, che chiedono di non edificare ancora in quest’area e siamo sconcertati dalla risposta del Sindaco Rossi affidata all’assessore Dalla Vecchia, con cui il Comune afferma di voler cambiare il progetto spostando le case di qualche decina di metri a nord, ma sempre all’interno della medesima area verde a rischio allagamenti».

(e.sci.)

 

Scolmatore Limenella-Fossetta, lavori ancora fermi 

PADOVA – Molti davano per scontata la partenza dei lavori del canale scolmatore di piena Limenella-Fossetta, già finanziato da Comune e Regione, progettato già dieci anni fa, che dovrebbe garantire la sicurezza idraulica per Padova Nord (Sacro Cuore, Altichiero, Arcella e Pontevigodarzere). Invece l’intervento tecnico è ancora fermo. Tutta colpa della burocrazia che, ancora oggi, impone troppi vincoli amministrativi. Il bando di gara, emanato dal Consorzio di Bonifica Bacchiglione Brenta, per la realizzazione delle opere civili del primo stralcio, finanziate con 11.279. 951 euro, è partito il 10 luglio 2012. Le offerte sono state tredici. A maggio del 2013 è stata fatta la verifica di congruità sull’azienda che si è aggiudicato l’appalto, mentre, nel frattempo, la seconda in graduatoria ha presentato ricorso al Tar. La prima classificata è stata giudicata decaduta “perché non poteva più esporre la regolarità contributiva”. I tecnici del Consorzio, con sede in via Vescovado, stanno sottoponendo a verifica la seconda in graduatoria e, quindi, sempre se la posizione risulterà regolare, l’appalto sarà assegnata fra due-tre mesi. «Noi come Consiglio di Quartiere Nord abbiamo considerato tale opera come la priorità delle priorità», dice Federico Bruson, coordinatore della commissione urbanistica, «Purtroppo la burocrazia va avanti a passi di lumaca». Nel frattempo gli amministratori del Consorzio Bacchiglione Brenta non sono rimasti con le mani in mano. Proprio negli ultimi tempi sono stati spesi 1.100.000 euro per potenziare gli impianti padovani a tutela del rischio idraulico. 750.000 per la riqualificazione e l’ammodernamento dell’impianto di San Lazzaro.

(f.pad.)

 

«Difesa del territorio, un deficit culturale»

Il responsabile della Protezione civile Gabrielli: «Appena superata la criticità, si passa ad altro» 

PADOVA «Stringiamoci a coorte, il momento è difficile». Usa un passo dell’inno di Mameli il responsabile nazionale della Protezione civile, Franco Gabrielli, per richiamare l’intero Paese in difesa del territorio, bene comune primario sempre più a rischio ogni qual volta il maltempo colpisce l’Italia. Ieri mattina il prefetto Gabrielli era a Padova per partecipare al convegno “Il nuovo meccanismo della Protezione Civile Europea per l’Europa delle Regioni”, organizzato dall’europarlamentare Elisabetta Gardini, deputato del gruppo Ppe al Parlamento Europeo. «Stiamo seguendo l’evolversi della situazione in Veneto, in Lazio, in Toscana, in Emilia Romagna, regioni che sono in condizioni di pericolo», ha risposto Gabrielli ai cronisti dopo aver fatto il suo intervento al convegno. «Stiamo monitorando e verificando se le strutture regionali hanno bisogno del sistema nazionale», ha sottolineato, «in questo momento, in alcuni ‘teatri’, la situazione è in miglioramento, in altri c’è una persistenza di precipitazioni. Ma c’è tutta una serie di variabili che possono cambiare da un momento all’altro. L’abbiamo visto con il Secchia: una situazione tendenzialmente governabile è diventata ingovernabile, perché si sono rotti 100 metri di argine». A Padova, dove ieri pomeriggio si attendeva la piena del Bacchiglione, la tenuta idrogeologica è un problema sentito, dopo che nel novembre 2010 diversi fiumi (Bacchiglione, Frassine, Tesina) hanno rotto gli argini provocando alluvioni in varie zone del territorio provinciale.

«Per quanto riguarda le tematiche del Cadore», ha aggiunto Gabrielli, «la principale attività è stata rimessa agli esercenti dell’energia elettrica, che stanno lavorando. Ma preoccupano di più le condizioni dei fiumi, perché possono portare a problemi di maggiore gravità. In questo momento ci preoccupa l’Arno. Purtroppo questo è un Paese in condizioni ormai di pericolo per la stessa incolumità delle persone».

A supportare l’amara constatazione di Gabrielli è la frequenza con cui negli ultimi anni fenomeni meteorologici ed eventi naturali provocano gravi emergenze ambientali e civili.

«La mancanza di sensibilità su questi temi è purtroppo culturale, riguarda sia i cittadini che le istituzioni», ha aggiunto Gabrielli, «sono temi di norma vissuti solo in coincidenza con l’urgenza dell’evento negativo verificato. Ma facendo così, appena finito il momento di criticità, si passa ad altro. Se mi capita di andare in città che vanno sotto acqua e 50 chilometri di fiumi sono stati tombinati o sono stati fatti 20 condoni, il problema di chi è? Del cambio climatico o di chi non ha governato? Il nuovo meccanismo di Protezione civile europea dovrebbe garantire maggiore collaborazione tra Stati e più finanziamenti dall’Europa».

Simone Varroto

 

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