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Mattino di Padova – E’ alluvione, seicento gli sfollati.

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5

feb

2014

ALLUVIONE»BATTAGLIA TERME E LA BASSA

Stato di calamità. Bovolenta paese fantasma, via da casa anche a Battaglia

Piani terra allagati arrivano le barche

All’Ortazzo e a Chiodare acqua alta un metro e ottanta Cinquanta persone evacuate. Dure accuse dal sindaco

BATTAGLIA TERME – Una cinquantina di persone evacuate, decine di abitazioni invase dall’acqua, strade con un metro e ottanta d’acqua. È il disastroso bilancio dell’esondazione che a Battaglia ha travolto la zona dell’Ortazzo e di Chiodare, non risparmiando nemmeno le vie limitrofe. La paura. Che la situazione sia drammatica comincia a essere chiaro dalla nottata tra lunedì e martedì. Al mattino, l’acqua continua a salire senza sosta. Le più colpite sono le vie Chiodare e Ortazzo: l’acqua raggiunge un livello medio di un metro e 20 centimetri, con punte di un metro e ottanta. Impossibile spostarsi se non a bordo delle barche. Allagate anche via Pescheria, via Chiesa e via Officine, pure nelle case affacciate sulla statale 16 comincia a filtrare l’acqua, invadendo gli scantinati. La disperazione. Protezione civile e vigili del fuoco fanno la spola su e giù per via Ortazzo e Chiodare con le imbarcazioni, invitando la gente a prendere gli effetti personali più importanti e lasciare le case, e traghettando i residenti fino all’inizio di via Chiodare. Vengono tratti in salvo anche due novantenni, Ennio e Lina Sultato, che abitano da soli: la loro casa è completamente allagata. I residenti scendono con gli stivaloni o sacchi della spazzatura avvolti intorno alle gambe, si fanno strada nell’acqua portando bacinelle e sporte di nylon con dentro i pochi vestiti e oggetti che sono riusciti a salvare. Alcuni, tuttavia, si rifiutano di lasciare le case. Preferendo rifugiarsi ai piani superiori: una decina le persone che sono rimaste in casa anche per la nottata. Mentre altri sono tornati nel pomeriggio, in barca, a recuperare vestiti e preziosi. Isolato dall’alluvione anche il vicino bed&breakfast, con due ospiti alloggiati. I soccorsi. Oltre a protezione civile e vigili del fuoco, sul posto ci sono la polizia locale, i carabinieri e le autorità municipali, con il sindaco Daniele Donà a coordinare l’emergenza. Preparato anche un centro di accoglienza per far fronte alle esigenze degli sfollati: si trova alla Casa del Gemellaggio per i pasti e nella sala del Riccio con le brande della protezione civile. Ma per ora gli sfollati si sono rifugiati da parenti e amici. La rabbia. «Sono due giorni che lottiamo con il prefetto e il genio civile chiedendo che chiudano l’Arco di Mezzo», sbotta il sindaco Daniele Donà. «Con un metro e mezzo di apertura costante, e il mare che non riceveva le acque e non permetteva il deflusso, il Vigenzone ha retto finché ha retto. Il prefetto mi ha risposto che i tecnici del Genio civile hanno detto che l’equilibrio delle acque si tiene così, altrimenti va tutto sotto acqua. Io vedo che ci sono altri canali e scoli quasi vuoti, mi dicano allora perché e per salvare chi Battaglia Terme deve andare sotto acqua, la situazione è da denuncia alla Procura della Repubblica». Le testimonianza. «Abbiamo un metro e 20 centimetri di acqua in casa», raccontano Michele Sorti e Alessia Menegolli, che abitano al civico 57 di via Ortazzo. «L’allerta l’abbiamo avuta, già alle 9 la protezione civile aveva messo in moto i volontari, sabbia ce n’era ma non è certo bastata quella. Fino alle 5 di ieri pomeriggio con le motopompe si era riusciti a mantenere sotto controllo il livello dell’acqua, poi dalle 6 non c’è stato più niente da fare, il livello del canale ha cominciato a crescere in modo così esagerato da non poter fare altro. Noi abbiamo la casa invasa dall’acqua, il pianterreno completamente allagato con più di un metro d’acqua, il soggiorno, la cucina, il frigo, la lavatrice, è tutto da buttare». Abita invece nel primo condominio, al civico 1, di via Chiodare Marco Raffagnato: ieri per uscire da casa sua, al primo piano, ha dovuto usare la scala poggiata al muro dai vigili del fuoco. Il pianterreno è tutto allagato. «Stamattina l’acqua ha cominciato a salire sempre più rapidamente», racconta. «Gli appartamenti e un magazzino che si trovano al piano terra sono completamente invasi dall’acqua. A me che abito al primo piano è toccato uscire con la scala, al pianterreno siamo a un metro e mezzo di acqua in casa». Arrivano conferme: «I miei genitori hanno tutto il pianterreno allagato, 70-80 centimetri di acqua, tutto che galleggia», dice Laura Mandricardo. «Si sono organizzati per restare lì, vogliono rimanere almeno finché ci sono acqua e gas». «Anche a casa mia in via Maggiore ho l’acqua in casa, mezzo metro in garage e in cantina», aggiunge Italo Pitteo. Allagato il museo. Non si è salvato nemmeno pianterreno del Museo della navigazione fluviale: danneggiate soprattutto tantissime fotografie storiche. «Siamo andati a salvare la biblioteca del museo, portandola al primo piano», racconta il fondatore Riccardo Cappellozza «Dentro c’è mezzo metro d’acqua, un disastro, e il livello cresce ancora. Da sessant’anni nel nostro territorio manca la manutenzione, e intanto qui continuiamo ad andare sotto. Nel canale di Battaglia c’è un metro e mezzo di sedimenti, ci vuole pulizia». Strade sommerse. Completamente allagato e chiuso anche il tratto della strada provinciale 63 di fronte al castello del Catajo, dove ha esondato lo scolo parallelo. L’acqua ha invaso la strada e i campi, rendendo impossibile la circolazione. Posizionati sacchi di sabbia anche in via Corso a Due Carrare.

Francesca Segato

 

In caso di emergenza i leoni non si salvano

Il Parco faunistico Valcorba di Pozzonovo per ora non è in pericolo, ma si pensa al piano di soccorso

POZZONOVO – In caso di allagamenti, come salvare tutti gli animali del Parco faunistico Valcorba? Per rispondere a questa domanda c’è stato un vertice ieri in municipio tra l’amministrazione, la polizia provinciale, la protezione civile e la proprietà. «Per il momento non ci sono pericoli», premette l’assessore Domenico Riolfatto. «Abbiamo valutato un eventuale piano di evacuazione del parco, che comprende 280 animali tra cui una ventina di grandi felini, tigri e leoni. Abbiamo fatto il punto per vedere se nel caso malaugurato di un aggravamento della situazione con possibilità di rottura degli argini si può approntare un piano. È emerso però che lo spostamento degli animali è impossibile in fase di emergenza, richiede una preparazione giorni prima, si deve fare in situazioni di calma». Nel caso di emergenze, si potrebbero salvare gli animali più docili ma difficilmente i grandi felini. Intanto ieri sera l’amministrazione ha incontrato i cittadini in chiesa a Stroppare per fare il punto delle misure prese: resta lo stato di preallarme per la tenuta del Gorzone, arrivato venti centimetri oltre il livello del 2010. Predisposto un pronto intervento per evacuare anziani e persone inferme. Anche a Stanghella situazione sotto stretta osservazione: qui a far paura sono gli argini del Gorzone, dove ieri pomeriggio si è aperto un fontanazzo sulla riva sinistra, poco dopo il ponte. Le infiltrazioni ormai sono presenti su tutto l’argine, soggetto a continue sollecitazioni, e la paura di rotture è alta. Istituito un punto di raccolta al centro anziani per anziani o persone sole.

(f.se.)

 

LA SITUAZIONE A MONSELICE

Scoli intasati, tante strade inagibili

Chiuso il ponte della Cementeria. Sulla Rocca nuovi smottamenti 

MONSELICE Allerta e strade sotto acqua ieri anche a Monselice. Strade allagate e chiuse in via Arzerdimezzo, via Cavallino e buona parte della frazione di San Cosma, dove in via Cuora un furgone è uscito di strada. Gli scoli consortili non scaricano più, e quindi l’acqua ristagna. Qualche allagamento di scantinati si è avuto anche in via Valli. Anche ieri è rimasto sempre alzato il ponte della cementeria, chiuso per l’alto livello del Bisatto. Paura anche per i residenti della zona di Savellon Molini, impauriti dall’alto livello raggiunto dal canale Bagnarolo. «Il Bisatto resta sorvegliato speciale», dice il delegato alla Protezione civile Giuseppe Rangon, che sta coordinando l’emergenza insieme all’ingegner Mario Raniolo. «La piena è alta, il nodo idraulico di Battaglia è intasato, il Vigenzone è al limite». Sul fronte delle frane, ancora martoriata la Rocca: anche ieri smottamenti su via Galilei e in cava. Fermi invece i cedimenti sul Montericco. In municipio resta allestita la sala operativa mentre le squadre della protezione civile pattugliano gli argini.

(f.se.)

 

Allarme per le case ma ora è l’agricoltura a contare i danni

Nella Bassa preoccupano il Fratta-Gorzone e il Terrazzo Canile allagato a Merlara, animali trasferiti in un ricovero

Bisatto e Brancaglia fanno tremare Este per tutta la giornata

Due famiglie soccorse dalle forze dell’ordine

Preavviso di sgombero per i residenti delle zone più a rischio

ESTE – Tre anni fa era il Frassine, oggi sono il Fratta-Gorzone e il Bisatto a tenere in scacco la Bassa Padovana. La tenuta di questi corsi d’acqua e dei canali ad essi collegati ha costretto numerosi Comuni ad attivare centri di raccolta sfollati e a mettere in pre-allerta i rispettivi cittadini. I danni alle abitazioni, fortunatamente, sono stati minimi. Più pesante, invece, è stato il bilancio dei terreni agricoli e vallivi finiti sott’acqua. Fratta e Terrazzo. Il canale è veronese ma i danni sono anche padovani. Non c’è geografia che tenga quando si tratta di emergenza idrica e così ieri i cittadini di Merlara hanno dovuto scontare l’esondazione del canale Terrazzo, corso d’acqua che segna i confini con il territorio veronese. L’acqua di questo canale non poteva essere pompata nel Fratta, per evitare il collasso ben più dannoso di questo fiume: la tracimazione del canale, avvenuta nella mattinata di ieri, ha lasciato in ammollo la frazione Minotte e quella veronese di Begosso. L’esondazione del Terrazzo e le acque sempre più alte del Fratta hanno fatto sì che Comune e volontari di Merlara bussassero casa per casa invitando i residenti a mettere in sicurezza i primi piani, costringendo all’evacuazione due famiglie e chiudendo poi al transito le vie Marabia, Cavallona, Zurlara, Graizzara, Aguzzan, Argine e Dolza. Il problema principale è stato probabilmente quello del canile Leudica, letteralmente sommerso dalle acque del Terrazzo: per tutta la notte una decina di volontari hanno trasferito 120 cani nel ricovero d’emergenza del magazzino comunale. Alcuni di questi animali sono stati ospitati da famiglie. Ora l’associazione Leudica chiede aiuto: chiunque volesse contribuire può contattare il 338-7053738. Gorzone e rotture. Vescovana, Granze, Stanghella: sono solo alcuni dei Comuni che gravitano attorno al Fratta-Gorzone e che dal primo pomeriggio hanno diffuso ai propri cittadini il messaggio di preallerta vista la delicata situazione del fiume. L’invito era quello di liberare piani terra e primi piani e di rivolgersi per emergenze agli uffici comunali, dirottando eventuali anziani o sfollati verso i rispettivi centri di raccolta. A Vighizzolo d’Este il sindaco Michele Barbetta ha invece ordinato l’evacuazione immediata dei residenti dell’intero bacino tra via Botte e Tre Canne, a seguito del sifonamento dell’Argine Consorziale a valle dell’Idrovora Anconetta. L’assessore regionale alla protezione civile, Daniele Stival, aveva annunciato anche una possibile rottura programmata dell’argine in questa zona – ipotesi coccolata anche da alcuni sindaci e dall’ente consortile – per alleggerire il carico del Fratta-Gorzone ed evitare tracimazioni nei centri abitati, ma l’operazione è stata bocciata dalle autorità competenti. Este, Bisatto e Brancaglia. Il Bisatto dei record – mai così alto nelle rilevazioni degli ultimi anni – e le acque del Brancaglia hanno fatto tremare la cittadina sin da ieri notte, quando volontari e forze dell’ordine sono dovuti intervenire con sacchi di sabbia per soccorrere due famiglie e un allevamento in via Sostegno, dove l’argine del Brancaglia è molto basso e le acque sono tracimate invadendo i campi circostanti e lambendo le abitazioni e l’allevamento. Nel pomeriggio di ieri, oltre ad alcuni blackout in zona duomo (dall’istituto Atestino alle vie Garibaldi, Zanchi e Tiepolo), la protezione civile è dovuta inoltre intervenire su cinque fontanazzi e infiltrazioni che si sono creati lungo l’argine del Bisatto. Quando i livelli idrometrici hanno ripreso ad aumentare progressivamente, il Comune ha quindi emanato un preavviso di sgombero per gli abitanti nelle zone più basse di via Sostegno, via Argine Sinistro Brancaglia, via Argine Destro Bisatto, a rischio esondazione. È stato allestito un centro di accoglienza per ospitare gli eventuali sfollati, presso l’ostello “Colli Euganei” di Valle San Giorgio, che assicura 52 posti letto. Le famiglie interessate sono state direttamente informate dalla polizia locale. Oggi le scuole sono assicurate, un po’ meno invece la tranquilla circolazione visti i ponti ancora chiusi e la difficoltà ad accedere al centro storico. Resta attivo anche il centralino telefonico per segnalare eventuali problemi: il numero è lo 0429-2688.

Nicola Cesaro

 

ALLUVIONE»BOVOLENTA E IL PIOVESE

Un incubo che si ripete in 340 lasciano la casa

Dopo due notti di allarme il centro del paese si svuota, come nel 2010

Ma c’è anche chi resiste con rassegnazione: «Passerà anche questa»

BOVOLENTA – L’incubo si ripete: per la terza volta in tre anni i 340 residenti nel centro del paese sono costretti a fare i bagagli e ad andarsene in fretta. Tutti gli altri invece restano a guardare dove arriverà l’acqua stavolta e come andrà a finire. Una giornata di passione per Bovolenta, racchiusa fra due notti insonni, con gli occhi rossi e i nervi a fior di pelle. Ancora una volta, la quinta in poco più di 36 mesi, l’acqua fa paura. Come a Cagnola di Cartura, dove il Vigenzone, il fiume che a Bovolenta si unisce al Bacchiglione, ieri pomeriggio è arrivato al livello del ponte della provinciale Conselvana, generando apprensione. L’allarme. Lo sgombero del centro storico, il “catino” chiuso fra l’argine del Bacchiglione – Roncajette e il vecchio ramo del fiume, scatta alle 8 del mattino, al termine di una notte in cui pochi sono riusciti a chiudere occhio. Viale Italia, via Dante, via Mazzini, piazza Umberto: chi abita qui sa benissimo che non ci sono scelte quando l’acqua supera il livello di guardia. L’argine a nord del paese è debole, tutti lo sanno e da prima dell’alluvione del 2010 c’è un progetto pronto per costruire un diaframma di rinforzo. Ci sono anche un po’ di soldi, due milioni per iniziare i lavori, ma le ruspe non si sono ancora viste. L’evacuazione. La maggior parte dei 340 residenti ha fatto da sé, mettendo in moto la rete di parentele, chiedendo ospitalità in attesa che l’emergenza passi. I volontari della protezione civile e i carabinieri sono passati casa per casa, chiedendo se c’era bisogno di aiuto. Già prima delle 9 l’intera area era semideserta: chiuse le scuole, la chiesa e la canonica, gli impianti sportivi. Aperti solamente il Comune e la caserma dei carabinieri. Lo scuolabus giallo ha raccolto le persone sole e anziane e le ha portate al centro di accoglienza di Polverara, mentre un paio di ambulanze e un mezzo della protezione civile hanno trasportato gli ammalati e le persone con difficoltà nel muoversi. Come Antonio Alverdi, residente con la moglie in viale Italia. «Dobbiamo andarcene, non abbiamo altra scelta, speriamo solamente di tornare presto». Una famiglia di immigrati africani, genitori con quattro figli, si allontana da casa a piedi con qualche borsa. Sono diretti dall’altra parte del paese, saranno ospitati da amici. Ma c’è anche chi cerca di resistere. È il caso della giovane Anna Zatti, che con la sua famiglia resterà in casa. «Ormai ci abbiamo fatto l’abitudine» spiega «ce la caveremo anche stavolta». Come loro qualche altra decina di persone ha preferito rimandare la partenza. L’attesa. Al di là del Ponte Azzurro, l’altra porzione del paese ha continuato a vivere, almeno fino a mezzogiorno. Poi tutta l’area è dichiarata “off limits” per i non residenti, per motivi di sicurezza. Come ogni mattina Zeno Longo, il fornaio, esce con le ceste di pane per la consegna a domicilio. «Oggi il giro sarà più corto ma ho buona parte del paese da raggiungere. Lo scandalo è che in 55 anni che sono qui non ho mai visto una volta dragare il fiume. Sono stato anche minacciato per queste affermazioni». Anche il macellaio Giovanni Dall’Orco ha tenuto aperto il negozio: «Sono passati i carabinieri a dirmi di mettere in sicurezza l’attrezzatura in caso di allagamenti ma come faccio? Intanto resto qua». Roberto Negrisolo attraversa la piazza e guarda con preoccupazione al fiume, mentre Doimica Olaru, moldava da sette anni a Bovolenta, ricorda le altre emergenze e dice di aver paura. Anche Antonio Luisetto non nasconde i propri timori e indica gli zampilli dei murazzi, ogni volta sempre più numerosi e preoccupanti. La tensione. Impossibile non notare i volti stanchi e tirati fra le tute gialle della protezione civile e gli uomini impegnati nell’emergenza giunta al culmine dopo quattro giorni e quattro notti. «Siamo sempre gli stessi in prima linea», commenta amaro il sindaco Vittorio Meneghello. «Oggi ho ricevuto le telefonate di Zaia e di molte altre autorità. A tutti ho ricordato che siamo in questa situazione perché non è ancora stato messo in sicurezza l’argine a nord del paese. Cominciamo ad essere stanchi di ripetere le stesse cose». Anche oggi le scuole resteranno chiuse, così come i ponti del centro e il primo tratto di via Garibaldi, allagata dagli zampilli del murazzo, nel pomeriggio rafforzato con una palizzata. «Le infiltrazioni sono decine» spiega il coordinatore della protezione civile Josè Oletto «e sono un campanello d’allarme da non sottovalutare».

Nicola cesaro

 

A Polverara, tra i veterani delle evacuazioni

Il centro di accoglienza ospita gli sfollati. Come Giovanni Burattin: «Per me è la ventunesima volta»

POLVERARA – Giovanni Burattin, 66 anni, è un “veterano” delle evacuazioni. Fino all’alluvione del 2010 abitava alla “Ponta” di Bovolenta, nella prima casa al di là del murazzo. «Sono stato sfollato per venti volte», racconta, «poi mi sono stancato e mi sono trasferito in viale Italia. Anche da lì stamattina sono stato costretto a scappare, per la ventunesima volta». Quando ancora abitava nella casa alla “Ponta”, durante una delle tante piene, entrò e uscì dalla sua abitazione circondata da un metro e mezzo d’acqua camminando su una passerella sospesa tra il murazzo e la finestra al primo piano. «Ho visto tante alluvioni, troppe», aggiunge, seduto nel centro di accoglienza di Polverara. Qui ieri mattina ha trovato ospitalità qualche decina degli oltre 300 sfollati dal centro di Bovolenta. Per lo più si tratta di anziani o di persone sole e ammalate. Ci sono famiglie di extracomunitari e qualcuno viene accompagnato in ambulanza dalla Croce Rossa e dalla Croce Blu, che ha sede proprio a Bovolenta. È il caso dell’anziana madre di Massimiliano Tosello: «Abito in via Dante con i miei genitori e non ho un posto dove andare. Ci hanno detto che c’era la possibilità di trascorrere la giornata e anche la notte qui a Polverara e abbiamo accettato. Speriamo di tornare a casa presto». Elsa Baldin e Agnese Baraldo sono state fatte accomodare sulle sedie della sala al primo piano, davanti a loro ci sono due bambini moldavi che giocano. «Siamo anziane e qui siamo state accolte bene. Non ci resta che aspettare e sperare che tutto si risolva. Non è la prima volta che ci tocca lasciare la nostra casa ma anche in questa occasione siamo fiduciose. Abbiamo trovato tante persone gentili». Il centro, gestito dai comuni di Polverara e Bovolenta con i gruppi della protezione civile del Piovese, dovrebbe accogliere fino ad un centinaio di persone, molte delle quali di passaggio. Dovrebbero essere circa una trentina quelle che si fermeranno per la notte. «Stiamo attrezzando le brande» spiega Sabrina Rampin, sindaco di Polverara. «Per i pasti dovremo ce la caveremo con la nostra mensa e con i volontari. Se ci sarà bisogno abbiamo la disponibilità della parrocchia».

(n.s.)

 

I Comuni della Saccisica tengono chiuse le scuole

Preoccupa il livello del Bacchiglione, sei sindaci scelgono la linea della prudenza

A Codevigo si prepara l’evacuazione delle famiglie che abitano vicino agli argini

PIOVE DI SACCO Lo spettro dell’esondazione del Bacchiglione ha raggiunto anche Polverara, Pontelongo, Correzzola e Codevigo: il livello impressionante del fiume tiene migliaia di persone con il fiato sospeso, aggrappate alla speranza che la piena passi senza danni e soffocati dal terrore dell’alluvione. Tutti i Comuni della Saccisica hanno ordinato la chiusura delle scuole per oggi: Piove di Sacco, Arzergrande, Brugine, Pontelongo, Correzzola e Codevigo hanno condiviso la medesima ordinanza e oggi verrà deciso se confermarla anche per altri giorni. Scuole aperte regolarmente a Sant’Angelo, invece, dove non si registrano allagamenti anche se la situazione di fossi e canali è al limite. A Polverara il sindaco Sabrina Rampin ha disposto la chiusura al traffico di via Argine sinistro nella frazione di isola dell’Abbà. Il Bacchiglione è sorvegliato speciale anche a Pontelongo, in particolare nel tratto che attraversa il centro: il livello dell’acqua è a un metro dal ponte principale che unisce le due parti del paese. La protezione civile sta monitorando costantemente la tenuta delle mura di contenimento lungo via Roma, dalla parte del municipio, dove è stato istituito un senso unico alternato per il traffico veicolare. A Codevigo l’amministrazione comunale ha distribuito ai residenti di Castelcaro, località a ridosso del Bacchiglione, un volantino con le istruzioni da seguire in caso di esondazione: i punti di raccolta sono fissati nelle scuole di Conche e Rosara, zone che sono al sicuro. A tutti è stato raccomandato di tenersi pronti per un’eventuale evacuazione, con automezzo, generi di prima necessità e quanto serve per ripararsi dal freddo. E di prendere contatti con familiari o amici disposti a ospitare chi lascia la casa. A Piove di Sacco c’è allerta per il livello del Fiumicello che ha raggiunto in via Barchette il ponte della ferrovia. L’idrometro sulla chiusa è sommerso. Qualche allagamento si registra in via Porto ad Arzerello e in via San Rocco, tra Piove e Brugine, dove sono tracimati i fossi che non riescono a scaricare sugli scoli principali. Resta monitorato anche il Brenta che tuttavia non sta destando particolare preoccupazione.

Elena Livieri

 

Campagne allagate, danni all’agricoltura Ma il Camposampierese regge all’urto

CAMPODARSEGO – È tornata alla normalità la situazione nel Camposampierese. Il livello dei corsi d’acqua maggiori – Muson dei Sassi, Tergola, Vandura e Muson Vecchio – è cominciato a scendere già lunedì sera, le strade si sono via via liberate, i fossati si sono svuotati. In alcuni punti del territorio, come a Santa Giustina in Colle e a San Giorgio delle Pertiche, larghi tratti di campagna ieri sera si presentavano ancora allagati a causa della grande quantità d’acqua che vi ristagnava. A Campodarsego tornano oggi nelle classi i bambini della primaria e dell’asilo parrocchiale, scuole rimaste chiuse perché il Tergola aveva superato il limite di sicurezza. Resta invece alloggiata ancora per oggi in albergo a Zeminiana la famiglia nordafricana evacuata dalla propria abitazione di via Pelosa a Borgoricco. Normalizzata anche la situazione di Villanova di Camposampiero, particolarmente colpita con l’allagamento di alcune strade e della parte nuova della zona artigianale. Tutto sommato il Camposampierese non ha registrato grossi danni e questo grazie non solo alla fortuna ma anche alle importanti opere di consolidamento eseguite sul Vandura e sul Muson dei Sassi. Quest’ultimo registra comunque un punto di criticità a Camposampiero, che va risolto. Si attende pure la realizzazione delle vasche di laminazione tra Santa Giustina e Camposampiero che avranno un volume di invaso di 72 mila metri cubi, un intervento che metterà al sicuro i due Comuni. Va detto però che l’allagamento delle campagne ha provocato danni alle aziende agricole che hanno colture in pieno campo, impossibile la raccolta dei prodotti invernali in parte destinati a marcire.

Giusy Andreoli

 

Muson, è allerta argini

Camposampiero: bloccato il transito su un tratto

CAMPOSAMPIERO – Continuano a soffrire e a sgretolarsi gli argini del Muson dei Sassi. La piena di questi giorni ha causato una nuova erosione sull’argine sinistro del torrente per cui i tecnici comunali hanno provveduto a chiudere la strada che collega la zona artigianale a via Colombaretta. «Per precauzione e per non mettere a rischio la tenuta del tratto di argine, abbiamo bloccato il transito in un breve tratto della strada. Non appena il livello delle acque sarà tornato nella normalità, potremo valutare effettivamente l’entità del danno e il Genio Civile, che abbiamo subito informato, potrà organizzare i lavori di ripristino» spiega l’assessore Salvatore Scirè. E non sarà la prima volta, visto che il Genio è già intervenuto in più occasioni, in entrambi gli argini, per ricostruirne tratti danneggiati con massicciate, iniezioni di cemento, palificate e riporto di terreno. Per tutta la giornata di ieri, la Protezione civile ha monitorato il livello dei corsi d’acqua giunti al limite nella notte di lunedì. Vandura, Muson vecchio, Muson dei Sassi, Tergolino, Rio Barbacane, Rio Storto, Orcone, e Marzeneghetto si reggono in equilibrio per questione di centimetri. «Siamo in allerta continua» conferma il sindaco Domenico Zanon che, stivali indosso, ha girato il centro e la periferia per verificare i punti critici. «Questa volta, nonostante la grande quantità d’acqua caduta, il deflusso ha funzionato e gli argini hanno retto, almeno fino ad ora» aggiunge il sindaco, non senza scongiuri e guardando il cielo. Il livello del Muson, intanto, scende.

Francesco Zuanon

 

Una Madonnina a Ponte San Nicolò

PONTE SAN NICOLÒ – Per tutta la notte l’onda di piena ha continuato a interessare Ponte San Nicolò, Comune già colpito nel 2010. Un’emergenza affrontata con maggiore serenità rispetto al passato. La piena, infatti, non ha raggiunto i record registrati gli anni scorsi. Al di là di qualche piccola trasudazione dovuta alla pressione lungo gli argini, nessuna criticità è emersa, a parte la piccola infiltrazione d’acque bianche all’altezza dei lavori sulla rotta di Roncajette, già verificatasi in primavera: «Abbiamo segnalato il problema al Genio Civile», racconta il sindaco Enrico Rinuncini, «non c’è al momento nulla di cui preoccuparsi». Le scuole sono rimaste aperte. Solo le attività sportive sono state sospese. Tanta gente, ieri, si è radunata sugli argini per assistere al lento passaggio della piena. Ed in via Giotto, la prima che finì sott’acqua in quella terribile notte del 2 novembre, sul guard rail a ridosso del fiume qualcuno ha posizionato una statuetta della Madonna per chiedere la protezione del cielo.

Andrea Canton

 

ALLUVIONE»MONTEGROTTO E I COLLI

«Salvano Padova a nostre spese»

I sindaci Bordin e Claudio se la prendono con il Genio Civile Intanto l’acqua sale, la Protezione civile arriva in canotto

MONTEGROTTO TERME – L’acqua è ancora lì, ma a Montegrotto è già tempo di polemiche. Con il paese allagato, a sbottare è il primo cittadino Massimo Bordin che se la prende con il Genio Civile e lancia un sospetto destinato a galleggiare a lungo in mezzo a questa vicenda: «Il canale Battaglia è libero e non vorrei che qualcuno avesse studiato la strategia per salvare Padova e mandare sotto acqua comuni come Montegrotto», accusa. «Mi viene il sospetto che sia stato tutto fatto a posta. Spero che non sia una manovra mirata, visto che all’orizzonte ci sono a Padova le elezioni comunali». Inascoltato. Massimo Bordin accusa il Genio Civile di immobilismo: «Sta andando sotto tutta Montegrotto», aggiunge. «Ci sono case isolate e senza riscaldamento. Sono due giorni che chiedo di chiudere l’arco di mezzo per far scaricare anche noi sotto al canale Battaglia, ma non ho avuto nessuna risposta. È una vergogna che un sindaco non riesca a parlare con il Genio Civile e che la Prefettura non riesca a darci una mano. Il canale Battaglia fino a lunedì era mezzo vuoto ma per salvare Padova si è deciso di lasciare andare sotto altri comuni». Anche il sindaco di Abano Luca Claudio la pensa allo stesso modo. E anche lui ha firmato la diffida inviata da Bordin al Genio Civile. «È capitata la stessa cosa anche ad Abano», accusa Claudio. «Non è possibile che i sindaci siano così abbandonati. Questa è una mancanza di rispetto nei nostri confronti. Ci hanno lasciati soli. Almeno ci dessero pieni poteri per arrangiarci. Invece dipendiamo da Provincia, Regione e altri, e così perdiamo tempo e non riusciamo a mettere in sicurezza come vorremmo il nostro comune». Emergenza. A Montegrotto intanto è piena emergenza, soprattutto nella zona vicino alla stazione e a Mezzavia. L’acqua è arrivata in alcune zone a toccare gli 80 centimetri d’altezza, mettendo in crisi gli abitanti. Le condizioni più critiche si registrano in via Mezzavia, via Segni, via Einaudi, via Mantegna, via Sabotino, via Tiepolo e via Vallona. In tutte queste strade sono entrati in azione gli uomini della Protezione civile che hanno aiutato i cittadini a liberare con le idrovore gli scantinati allagati fino a un metro e mezzo e a mettere in sicurezza gli oggetti. Sfollati. In via Tiepolo, via Segni e via Einaudi sono intervenuti anche gli uomini della Saf della protezione civile di Padova, che hanno aiutato ad uscire di casa i residenti con un canotto. Con lo stesso canotto sono stati fatti rientrare nelle loro abitazioni i bambini appena usciti da scuola. L’emergenza ha costretto quattro disabili ad abbandonare la loro abitazione e la stessa cosa hanno fatto altrettanti anziani in difficoltà nel quartiere Luna. Si è registrato anche un ricovero di un uomo che era rimasto in casa con l’apparecchiatura per l’ossigeno e per precauzione è stato ricoverato al Policlinico di Abano, affinchè non restasse senza corrente elettrica in caso di emergenza. Scuole. Ieri il sindaco ha ordinato l’evacuazione della scuola di Mezzavia, con i bimbi trasportati con un pullmino fino alla vicina Vivaldi e la scuola Nievo. Oggi le scuole di Montegrotto rimarranno chiuse, tranne la Vivaldi e la scuola di Turri. «Non vogliamo rischiare disagi», spiega Bordin. «Ho ordinato la chiusura anche di tutte le palestre e in generale di tutte le strutture sportive inserite all’interno del nostro comune». Cavalli. Singolare anche la situazione che si è creata al Catajo, dove sono stati evacuati durante la giornata 50 cavalli che rimanendo all’interno del maneggio sarebbero stati in pericolo. A complicare la situazione a Montegrotto ci ha pensato anche un camioncino che è rimasto bloccato nel sottopasso della stazione, intralciando il traffico. Azione. Al Centro comunale di Montegrotto è stato allestito un punto ristoro per ricevere le persone che non riescono a farsi da mangiare in casa. La protezione civile ha iniziato comunque nel pomeriggio a girare per le abitazioni fornendo tè e viveri di prima necessità. Da Abano sono arrivati aiuti per i sampietrini, nella fattispecie 1500 sacchi di sabbia. L’Aliper ha donato generi alimentari per la protezione civile. Per far fronte all’emergenza si stanno mobilitando anche gli alberghi. L’Hotel Luna si è detto disponibile ad ospitare i cittadini, così come è pronto a fare il vicino bed&breakfast. «Stiamo lavorando in squadra», chiude Bordin. «Siamo impegnati noi del Comune, la Protezione civile, la polizia locale e tanti volontari. Stiamo ricevendo aiuti anche da Abano e dalla Protezione civile di Padova».

Federico Franchin

 

Scivola sui gradini di casa, muore a 87 anni

Elena Morocutti di Montegrotto è caduta ieri dalle scale bagnate per la rottura di un elettrodomestico

MONTEGROTTO TERME – Si chiamava Elena Morocutti e viveva in via Vallona 5 la donna che è deceduta ieri attorno alle 15.30 proprio in una delle case interessate dagli allagamenti. La morte della donna dell’età di 87 anni non è però riconducibile all’alluvione. Elena Morocutti stava infatti scendendo le scale, quando è scivolata sull’ultimo gradino, bagnato dalla perdita di acqua fuoriuscita da un elettrodomestico. L’anziana è stata ritrovata morta dal marito, Critophe Munda, che rientrato in casa ha visto la moglie atterra riversa in una pozza di sangue. A nulla sono serviti gli interventi dei medici del 118, che non hanno potuto fare altro che constatare il decesso della donna. Elena Morocutti era una donna molto riservata, che risiedeva a Montegrotto da una trentina di anni. Era solita restare nella sua villetta con i suoi cagnolini, che le tenevano compagnia durante la giornata. La morte lascia nello sconforto il marito Cristophe che, visibilmente scosso, non ha voluto commentare la vicenda, chiudendosi nel silenzio. Cristophe è ora solo, dato che la coppia non aveva figli. L’uomo era un personaggio noto in paese, come racconta l’ex primo cittadino Luca Claudio. «Conoscevo bene la coppia», dice l’attuale sindaco di Abano. «Cristophe veniva spesso alle riunioni che facevamo con Alleanza Nazionale. È una persona distinta, così come lo era la moglie, una donna sempre gentile e disponibile. Cristophe è stato impegnato per anni all’interno della Gestione Unica. Mi dispiace tanto, anche perché ha perso una donna per bene».

(f.fr.)

 

TRANSENNATA VIA BELVEDERE A ROVOLON

Crepe in strada, provinciale chiusa

Traffico interrotto anche tra Valbona e Lanzetta per un intervento

ROVOLON – Altra giornata di pioggia copiosa e di grande apprensione per la zona nord dei Colli. Amministratori comunali e volontari della protezione civile sono stati impegnati a controllare il territorio intervenendo laddove c’era un’impellente necessità. È successo nella strada che da Valbona porta a Lanzetta di Lozzo. Via Ponte dell’Asse di Lozzo Atestino è rimasta chiusa al traffico per consentire a una macchina escavatrice di chiudere con i sassi un’apertura di collegamento tra lo scolo Fracanzan e il canale Vecchio. Un intervento tempestivo questo, perché stavano per andare sott’acqua alcune abitazioni affacciate sul canale più basso. Ieri sera invece, gli addetti del consorzio di bonifica hanno lavorato dietro la zona artigianale lozzese, per potenziare con dei massi un argine lesionato dalle nutrie. Collasso della parte di terrapieno evitato e centro del paese messo al sicuro. La vicina Vo’ Vecchio è rimasta giorno e sera con il fiato sospeso. Lo scolo Nina non aveva tracimato lunedì, ma il famigerato canale Bisatto non ne ha voluto sapere di calare, preoccupando amministratori comunali e residenti. Agli abitanti sono stati distribuiti i sacchi di sabbia. L’idrovora in dotazione ai volontari della protezione civile vadense è stata messa con successo in funzione nella vicina via Vo’ di Sotto, perché si stava allagando un piccolo quartiere. Sul fronte delle frane, due forti smottamenti si sono registrati in via Rovarolla e in via Molini (non lontano da due abitazioni). Alcuni smottamenti di vecchie frane si sono verificati anche nel territorio di Cinto, ma la situazione è completamente sotto controllo. A via Rialto di Rovolon, chiusa al traffico perché aveva ceduto due giorni fa un tratto lungo una cinquantina di metri, si è aggiunta via Belvedere, l’arteria provinciale che mette in comunicazione Rovolon Alto con Teolo. Ieri sera sono arrivati sul posto gli amministratori del paese e i tecnici della Provincia per verificare le condizioni dell’importante e trafficata strada e si sono trovati davanti un tratto lungo circa duecento metri caratterizzato da crepe e avvallamenti. Il Comune ha deciso di chiuderla al traffico dal centro del paese collinare fino al Bucaneve. Oggi, il Comune e la Provincia cominceranno a studiare le soluzioni per riaprirla in tempi brevi. Nella zona sud dei Colli invece, il bacino galzignanese di viale delle Terme pieno fino all’orlo, ieri alle 20 era sotto controllo e il monitoraggio sulla situazione dell’ampio specchio d’acqua è continuato per tutta la notte e di ciò sono stati avvisati i residenti nei paraggi.

Piergiorgio Di Giovanni

 

Una frana minaccia di staccarsi dal monte Boscalbò

Un fronte di 150 metri incombe sull’omonimo agriturismo

Strade come torrenti: polemica a Teolo sulla manutenzione

TEOLO – Una frana di grosse proporzioni minaccia da ieri notte il versante ovest del monte Boscalbò, in via Chiesa Tramonte. Il movimento franoso, che si estende su un fronte di circa 150 metri nella parte alta della vallata che guarda l’abbazia di Praglia, lambisce in maniera preoccupante i locali dell’agriturismo Boscalbò. Ieri pomeriggio per timore che la situazione precipitasse, l’agricoltore con l’aiuto di alcuni volontari ha provveduto a portare in salvo alcuni maiali. La stalla che ospita gli animali si trova, infatti, proprio nel cuore della frana. I segni dello scivolamento del terreno verso valle sono evidenti sul cortile e sul parcheggio dell’agriturismo e, in maniera molto più marcata, nel vigneto sottostante. Ieri mattina sul posto, con il sindaco di Teolo, Moreno Valdisolo, sono intervenuti i funzionari dell’Ufficio tecnico comunale e i volontari della Protezione civile che si sono resi conto della gravità del problema. «Temo per la mia abitazione, per quella dei miei genitori e per l’agriturismo, la frana si sta muovendo in maniera preoccupante», afferma Nicola Sgarabottolo. «Anche il vigneto che abbiamo realizzato di recente è a rischio. Come pure una parte del locale adibito ad agriturismo che in un angolo presenta delle crepe che si allargano a vista d’occhio. L’unica speranza è che smetta di piovere, altrimenti non so cosa succederà». La Protezione civile di Teolo ieri mattina ha rimesso in moto le idrovore in via Euganea, per evitare che finissero sott’acqua le abitazioni di via Primo Maggio, a causa del livello molto alto dello scolo Rialto. Intanto infuria la polemica sulla mancata manutenzione delle caditoie sulle strade. Diego Padovan, un residente di via Gazzo, a Villa di Teolo segnala che la provinciale 77 ieri era diventata un torrente che scaricava sul pendio perché l’acqua non riusciva a entrare nella rete di scolo a causa delle griglie chiuse da terra e pietrisco. Continua anche la protesta di alcuni cittadini di Castelnuovo per la situazione in cui versa la provinciale Speronella, dove nel tratto Castelnuovo-Torreglia si transita a senso unico alternato da alcuni mesi a causa di una frana.

Gianni Biasetto

 

Sarmeola tagliata fuori chiuse strade e scuole

Quartieri invasi dalla fanghiglia. Il sindaco: «Le idrovore non funzionavano

Potevano salvarci, ma non si voleva che scaricassimo nel Bacchiglione»

RUBANO – Sarmeola in ginocchio, evacuate le scuole elementari e medie di viale Po, che resteranno chiuse anche stamattina. Nel Comune di Rubano non si era mai vista tanta acqua per le strade, specialmente nel quartiere della Sarmeola storica, a ridosso dello scolo Mestrina. Forse le idrovore non hanno funzionato a pieno regime, allagando interi quartieri. La zona tra via Mazzini e viale Po ieri era un unico lago melmoso dal colore nocciola. «È un disastro» commenta il sindaco Ottorino Gottardo, mentre con i dipendenti della biblioteca sposta negli scaffali più in alto i libri, per salvarli dall’acqua. Sono le 11 del mattino e cinquecento alunni, nel frattempo, stanno uscendo dalle scuole adiacenti alla biblioteca. Il canale che passa davanti rischia la tracimazione: troppo pericoloso lasciarli in classe. Strade chiuse. Le prime a essere state sbarrate perché completamente allagate sono state via Pellico e via Boscato, cui nel corso della giornata si sono aggiunte via Moiacche, via Piovego, via Orsato, via Galilei, via Rolandino e via Gloria, e nel quartiere “Fatima” le vie Manzoni, Verdi, Giotto, Sant’Antonio e via Fatima appunto. Nel quartiere, dagli anni Sessanta, quando furono costruite le case, è la prima volta che si finisce sott’acqua. La parte finale, verso il confine con Caselle, ieri mattina era invasa da mezzo metro d’acqua, che aveva allagato gli scantinati e i garage, lambendo le porte al piano terra. «Il cancello elettrico non si apriva, non sono riuscito a portare fuori l’auto», racconta Silvano Canella, che con la moglie Maria vive in via Manzoni, «ho il garage allagato». La macchina è lambita dall’acqua: chissà se ripartirà. Intanto aspettano: hanno scorte di cibo per qualche giorno. All’uscio di casa mezzo metro d’acqua: si può attraversare solo con stivali di gomma alti. I sacchi di sabbia davanti al cancello non sono serviti a nulla. Aziende isolate. Via Sant’Antonio è messa peggio: la ditta In.co e il supermercato Dico, che si trovano all’ingresso, avevano i piazzali invasi dall’acqua, ma per lo meno non era entrata dentro. La ditta Alleanza Traslochi lunedì sera ha spostato i camion dall’altro lato della regionale, in un luogo più alto. Ci sono poi un’officina, un restauratore, altre quattro cinque ditte che è impossibile raggiungere. Un camion che ci ha provato, si è trovato l’acqua fino alla marmitta. Il materiale galleggiava dentro i capannoni. Marisa lavora alla In.co. e abita in via Ronaldino. «Ieri sera abbiamo spostato i capi confezionati più in alto possibile», racconta, «e oggi non lavoriamo. A casa mia è anche peggio: i garage sono allagati e le caldaie non funzionano, siamo in ammollo e al freddo. Sono uscita per non piangere». Ha dovuto spostare i suoi vitelli in una stalla più lontana Andrea Barbiero, che vive in viale Po, all’incrocio con via Moiacche e via Pellico, chiuso perché sommerso d’acqua. «Il giardino è allagato e sono in apprensione per le balle di fieno con cui sfamo gli animali, che ho riposto sul retro di casa. I vitelli, almeno, li ho messi in salvo». Scuole evacuate. “Lectio brevis” ieri nelle scuole elementari Da Vinci e alla media Borromeo: sono nello stesso stabile in viale Po, accanto la biblioteca. Lo scolo di fronte aumentava il suo livello di minuto in minuto, a tal punto che il sindaco ha firmato un’ordinanza di evacuazione. Sono stati richiamati tutti i genitori e i 500 ragazzi sono tornati a casa verso le 11 del mattino. Non saranno a scuola neanche oggi. Sempre intorno alle 11 e mezzo, quando la situazione era davvero pesante, in tutta Sarmeola la corrente elettrica ha iniziato a funzionare a singhiozzo, spegnendo attività commerciali e semafori lungo regionale e facendo partire gli allarmi nelle aziende. Le responsabilità. Quello di ieri non è stato un allagamento normale e il sindaco Ottorino Gottardo vuole vederci chiaro. «Se le idrovore avessero funzionato a pieno regime, noi non saremmo andati sott’acqua», è convinto, «per cui non credo abbaio funzionato al massimo della potenza, vista l’acqua che si è riversata nel nostro territorio. Lo stesso Prefetto ha detto che durante il vertice si è deciso di mantenere il Bacchiglione in equilibrio per garantire un risultato. Forse le idrovore hanno funzionato a basso regime, portando via meno acqua da nostro territorio, per non gonfiare ulteriormente il Bacchiglione? Se è così, è evidente che qualcuno ne ha beneficato e altri, come noi, sono stati sacrificati». Visto che è stato dichiarato lo stato di calamità in tutta la Regione, il sindaco invita chi è stato coinvolto dall’invasione dell’acqua a fotografare la propria situazione, il garage, gli scantinati, le attività commerciali, i capannoni e le fabbriche. Le fotografie devono poi essere conservate, perché serviranno per documentare i danni subiti dall’acqua e dal fango ed eventualmente e a chiederne il risarcimento.

Cristina Salvato

 

Il rombo cupo del Bacchiglione si attenua

Dopo la piena di S.Biagio, minaccia il castello di S.Martino. Verso sera perde forza: riaperte vie e ponti

CERVARESE SANTA CROCE – Dopo la piena di San Biagio, la seconda in tre giorni, che ieri notte ha sommerso la stradina d’accesso alle abitazioni sulla golena a ridosso del castello di San Martino della Vaneza, il Bacchiglione, con il passare delle ore, ha perso forza. I sotterranei del castello, che nell’alluvione del 2010 erano stati sommersi dall’acqua, ieri notte sono stati salvati dalla barriera di sacchetti si sabbia che è stata posizionata sul portone dell’ingresso principale della fortezza di proprietà della Provincia, che al suo interno conserva il museo del fiume Bacchiglione. Il livello del fiume, per tutta la giornata di ieri, è rimasto alto, ma in serata faceva decisamente meno paura. Solo allerta, ma nessun particolare problema, per la famiglia che abita nell’edificio dell’ex mulino, dietro la chiesa di Cervarese. Rimangono chiusi al traffico i ponti di Trambacche e Creola, le cui strade d’accesso sul lato destro del canale transitano in piena golena; questo aumenta inevitabilmente la mole di traffico, e, con essa, i disagi per gli automobilisti. Sopratutto nell’attraversamento dei centri di Saccolongo e Selvazzano, dove arriva anche il traffico dall’altra sponda del canale. A Cerverese l’acqua della “valona” è entrata al piano terra della storica villa Trento della famiglia Trentin. Sommerse anche le stalle e l’ex maneggio. «Non ho mai visto una situazione del genere», racconta la signora Jostamm Petra, titolare del centro ippico “Reisthaal” ai confini con il territorio di Montegaldella. «Ho chiamato i soccorsi ancora lunedì sera avvertendo che avevo l’acqua alle porte», aggiunge la donna, che abita in una casa mobile adiacente alla villa. «Solo ieri pomeriggio sono arrivati i volontari della Protezione civile con le pompe». A Montemerlo è finita sott’acqua via Colombara, la strada che sbocca vicino alle scuole medie. Problemi anche per i residenti delle vie Boschi, Sacchette e, limitatamente ad alcune ore di ieri notte, di via Serravalle. Si tratta delle aree più basse del territorio comunale dove il problema, secondo gli abitanti delle zona alluvionate, è da imputare alla cattiva manutenzione dei fossati che non vengono più scavati, come facevano gli agricoltori una volta. Nel tardo pomeriggio, le strade sono state riaperte al traffico.

Gianni Biasetto

 

Mezza Caselle finisce sotto Selvazzano, niente lezioni

Tracimano gli scoli Mestrina e Storta: primi piani e garage invasi dall’acqua

Disagi anche a Tencarola. Due autobotti in supporto. Code e traffico in tilt

SELVAZZANO – Mezza frazione di Caselle (tutto il quartiere cosiddetto “Delle Sante”) alluvionata a causa della tracimazione degli scoli Mestrina e Storta. Sommerse anche alcune strade della parte nord di Tencarola. In modo davvero serio è andata sotto via Carnaro, una strada senza sbocco dove per raggiungere le abitazioni ieri servivano gli stivaloni da pescatore o un mezzo anfibio. Il calvario per i cittadini di queste vie è durato per tutta la notte e la giornata di ieri. Il centralini del municipio, del comando di polizia locale e della Protezione civile sono stati tempestati di chiamate di cittadini che avevano bisogno di aiuto. I danni. L’acqua a Caselle è entrata nei piani bassi di parecchie abitazioni, soprattutto in via Dante, Boccaccio, Ceresina, S. Anna, S. Agnese, S. Maria Ausiliatrice. Allagati scantinati e taverne anche vicino al centro commerciale Le Brentelle, nelle vie Lamarmora, Menotti e Pellico. La conta dei danni sarà possibile solo tra qualche giorno quando l’acqua si sarà del tutto ritirata, ma dalle prime stime e in base a quanto i cittadini hanno evidenziato su Facebook con delle foto abbastanza eloquenti, si tratta di un problema non da poco conto. Causato non dal Bacchiglione ma dal livello alto dell’acqua in tutta la rete idrica minore della zona. Il consiglio ai cittadini che hanno subito danni è quello di documentare l’accaduto con delle foto che possono tornare utili in previsione di possibili rimborsi. I soccorsi. 26 gli uomini della Protezione civile di Selvazzano impegnati senza sosta da lunedì sera, quando il problema è comparso in via Dante con la tracimazione dello scolo Mestrina e l’acqua è entrata in otto abitazioni. «Ieri sono stati riempiti e distribuiti ai cittadini circa 4 mila sacchetti», fa sapere il sindaco. «Ci sono voluti qualcosa come 200 quintali di sabbia. Tantissimi i cittadini che sono venuti in sede a ritirarli. Purtroppo l’acqua per tutta la giornata anziché calare aumentava e questo ci ha messo in grossa difficoltà. Ad un certo punto ho anche dubitato che le idrovore che scaricano l’acqua della zona sul Brentella non funzionassero. Mi sono recato di persona all’impianto e ho constatato che le pompe giravano a pieno regime». Gli aiuti. Quando al Coc (Comitato operativo comunale), che l’amministrazione di Selvazzano ha attivato lunedì pomeriggio, si sono accorti che con i mezzi normalmente a disposizione non si riusciva a gestire l’emergenza, è partita una richiesta di auto alla Protezione civile provinciale e alla Prefettura. Nel pomeriggio sono arrivate a Selvazzano due autobotti per supportare le idrovore dell’impianto fisso a far defluire l’acqua nel canale Brentella. Dal comando dei Vigili del fuoco sono arrivati due mezzi anfibi per poter raggiungere le abitazioni delle zone sommerse. Altri due mezzi di soccorso sono arrivati dalla Forestale. Una task force che non è bastata a evitare le polemiche di chi, come un residente di via Lamarmora, afferma di aver atteso ore e ore i soccorsi mentre i mobili della sua taverna andavano sott’acqua. I disagi. Sulle strade più trafficate del comune, non solo quelle alluvionate, quella di ieri è stata una giornata d’inferno. La chiusura dei ponti di Trambacche e Creola, nei comuni di Veggiano e Saccolongo, ha riversato per forza di cose tutto il traffico sul ponte di Selvazzano. Nelle ore di punta (ieri mattina dalle 8 alle 10 e ieri pomeriggio dalle 17 alle 20) al semaforo di via Scapacchiò si sono formate lunghe code di auto. File anche in via Pelosa, all’intersezione per Selvazzano. Il Bacchiglione. Il grande fiume ieri è stato il problema minore. Il livello dell’acqua dopo la piena di ieri notte si è mantenuto alto, tanto che ha allagato alcune abitazioni che si trovano a ridosso della sponda sinistra, subito dopo il ponte della Libertà uscendo da Selvazzano. Centinaia di ettari di campagna sono finiti sott’acqua in via Vegri, in via Canton e su ambo i lati di via Pelosa. I sacchi di sabbia, in qualche caso, hanno evitato che l’acqua entrasse negli appartamenti. Scuola chiuse. Tutte le scuole di Selvazzano oggi rimarranno chiuse. A comunicare la sospensione delle lezioni ieri a tarda sera è stato il sindaco Enoch Soranzo. «Dopo aver constato che i dati sui livelli anche per domani (oggi, ndr) non promettono nulla di buono, a titolo cautelativo abbiamo deciso che le scuole ed il liceo resteranno chiuse», ha fatto sapere il primo cittadino.

Gianni Biasetto

 

veggiano

Infiltrazioni sull’argine del Tesina, teloni per impermeabilizzarlo

A Veggiano l’unico momento di reale preoccupazione si è avuto intorno alle 14, quando lungo la sponda sinistra dell’argine del fiume Tesina verso via Reolda, che guarda il lato di Mestrino, si è formata un’infiltrazione d’acqua. Protezione e Genio Civile si sono allora recati sul posto per eseguire i lavori di telonatura e saccatura per tappare la falla, che è stata messa in sicurezza intorno alle 17. Al mattino a Veggiano la situazione stava lentamente ritornando alla normalità e i fiumi Tesina e Bacchiglione erano in lento, ma costante calo. Rimanevano vasti tratti di campagna allagata, dovuti all’incapacità di assorbimento da parte dei terreni ormai saturi d’acqua. Poi alle 14 i controlli dei fiumi da parte della Protezione civile hanno fatto emergere un’infiltrazione arginale del fiume Tesina tra via Reolda e il ponte Pedagni. Mentre i volontari impermeabilizzavano l’argine, operando un telonatura, e rinforzavano la sponda con sacchi di sabbia, erano state avvertite le famiglie delle vie Pedagni, Reolda, Gazzo, Mestrina, Lissaro, Volta, Galilei e Fermi, di tenersi pronte all’evacuazione in caso la sponda rompesse. Non ce n’è stato bisogno, perché verso le 17 le operazioni sono terminate e il luogo è stato quindi considerato in sicurezza, anche se dovrà rimanere costantemente monitorato. Restano ancora in vigore, fino alla fine dell’emergenza, le ordinanze di chiusura del ponte e di via Traghetto. Vietata pertanto la circolazione stradale sul ponte sopra il Bacchigione in via Molini, ovvero la Strada provinciale 72, in località Trambacche: la strada resta infatti parzialmente allagata per alcuni metri, per cui il ponte resterà chiuso. Interdetta la circolazione anche in via Traghetto, in località Santa Maria, per i fenomeni di allagamento che pregiudicano la sicurezza di chi transita.

(cri.s.)

 

vigodarzere

Distribuzione sacchi non-stop, anche dopo l’emergenza

Rientrata l’emergenza dovuta agli allagamenti a Vigodarzere, eccezion fatta per un velo d’acqua che ieri sera rimaneva in via Tito Livio. Via Manzoni, dove lunedì la situazione era particolarmente critica, si è lentamente liberata dell’acqua e verso le 17 si è svuotato anche il sottopasso, dal giorno prima completamente invaso dall’acqua. «Al mattino in via Manzoni continuavano a persistere alcuni centimetri d’acqua» racconta il vicesindaco Moreno Boschello, «per cui alle 7 i volontari di Protezione civile hanno accompagnato alcune persone fino alla strada asciutta a riprendere le auto, che erano state costrette a lasciare prima dell’inizio dell’allagamento la sera precedente, quando dovemmo accompagnarle a casa coi fuoristrada». Per il resto il livello dell’acqua che ha invaso la parte di territorio tra via Manzoni e il Muson dei Sassi, durante la giornata, ha lentamente ripreso a scendere. Ieri sera comunque volontari di Protezione civile, amministratori e cittadini si sono ritrovati all’interno dell’ex deposito dell’Aeronautica a riempire sacchi di sabbia. «Durante il giorno ne abbiamo distribuiti un migliaio nel territorio», spiega Boschello, «ma il deposito è stato anche un punto di riferimento per le operazioni provinciali, in quanto il Genio Civile vi ha stoccato il suo materiale e i nostri sacchi di sabbia sono stati consegnati anche alla Provincia, a Bovolenta e a Selvazzano». A Cadoneghe la notizia è che con un maltempo simile le strade sono state sgombere e nemmeno i punti critici soliti hanno avuto particolari situazioni di sofferenza, tranne parti delle vie Frattina, Silvestri e Matteotti. I lavori idraulici degli ultimi anni, le vasche di laminazione nel parco della Repubblica e sotto la regionale 308, le idrovore a Castagnara devono essere state decisive per tenere all’asciutto il territorio comunale.

(cri.s.)

 

Tracimato il Brentelle Paltana resta a rischio

Dal 27 gennaio a ieri sono caduti sulla città 147,31 millimetri di pioggia

L’assessore Micalizzi: «Qui abbiamo retto a differenza della provincia»

PADOVA «La situazione in città è stabile, sia per quanto riguarda il Bacchiglione che le vie idriche. Tuttavia l’emergenza non è passata». L’assessore alle acque, Andrea Micalizzi, conta le ore di sonno sulle dita di una mano, ma comincia a distendere i muscoli perché la città ha retto. Ieri sera ha tracimato un tratto del canale Brentelle, all’altezza di via Montecera. Immediato l’intervento dei mezzi del Comune: «Il canale accoglie il rigoli dei fiumi più piccoli», spiega Micalizzi, «quindi si riversa nel Bacchiglione. Proprio per non caricare quest’ultimo abbiamo dovuto chiuderlo e l’acqua ha finito per fuoriuscire». Ma in confronto alla provincia la città ha retto. La prima emergenza da fronteggiare, fin dalle prime luci di ieri, è stata la Paltana: «Intorno alle 5-6 l’acqua si è alzata», riferisce l’amministratore, «abbiamo registrato il picco alle 10. Poi l’acqua ha cominciato a defluire veloce e la situazione è andata migliorando». Delle 50 case sulla golena nessuna si è allagata. L’acqua si è fermata nei cortili. Qualche infiltrazione ha interessato i locali tecnici della piscina Padova Nuoto e, alla Canottieri, il Comune ha fornito le pompe per asciugare l’acqua entrata nel parcheggio. Dal 27 gennaio scorso ad ieri sono caduti sulla città 147,31 millimetri di acqua; due i picchi, il 31 gennaio con 31,44 millimetri e lunedì con 31,31 millimetri. Proprio l’insistenza e i quantitativi di pioggia hanno generato altre due criticità cittadine che hanno interessato il sistema idrico e delle fognature. In via Cà Rinaldini sono stati chiusi 50 metri di strada per allagamenti, idem in via della Biscia, civici 155-160: «Con il sindaco Ivo Rossi abbiamo fatto un sopralluogo», racconta Micalizzi, «in via Cà Rinaldini ci troviamo di fronte ad una zona fragile che, come già preventivato, ha bisogno d’infrastrutture». Ovvero le fognature. Il progetto è diviso per stralci, alcuni già esecutivi, altri solo previsti: da via Stefanini-Musatti (273 mila euro) al bacino Montà 2 (1 milione 540 mila euro), al bacino Montà 3 (primo stralcio 760 mila euro, secondo 1 milione 40 mila euro) fino alla ristrutturazione del tratto finale del collettore a Porta Trento (990 mila euro). «Via della Biscia si è trasformata in un giallo idrico», scandisce il giovane democratico. «Qui la competenza è del Consorzio delle acque, ma siamo intervenuti per non lasciare da soli i cittadini. Dai lavori di Aps è emerso che a provocare l’ostruzione sono stati dei lavori privati, una recinzione». Qui l’acqua è entrata in casa fino a 15 centimetri e nelle ore serali veniva riassorbita. Ultimo capitolo dell’emergenza è stato scritto dal traffico. Ieri mattina gli spostamenti da Camin, Montà e Arcella verso la città si sono rivelati molto più ardui del previsto: «abbiamo messo delle pattuglie dei vigili a controllo», ricorda Micalizzi, «tuttavia la città ha retto bene, tanto che ieri ho dato la disponibilità a dare una mano in provincia usando le nostre squadre e i nostri mezzi». Primo aiuto a Montegrotto dove è stata inviata una squadra della Protezione civile.

Elvira Scigliano

 

Arcella, sott’acqua la zona nord

Diverse strade del quartiere sono impraticabili. Inagibile il parco Morandi

PADOVA – Allagamenti anche in quasi tutti i rioni dell’Arcella. Ancora una volta l’area geografica che è andata di più sott’acqua è la zona nord del quartiere più popoloso della città(41.000 abitanti). Allagata in più punti via del Giglio, la strada che collega San Bellino con l’area sud di San Carlo e di Pontevigodarzere. Praticamente inagibile il parco Morandi ed allagati tutti i campi che si trovano nei pressi delle vie Guardi, Strazzabosco, Giglio e Fornace Morandi. Gonfiati sino all’inverosimile i fossi, che ci sono tra le fermate del tram Saimp e Fornace. A Pontevigodarzere allagate anche le aree nei pressi della chiesa di San Giovanni Battista e quelle intorno al giardino pubblico Matteo Vanzan e al campo sportivo, dove giocano, alla domenica, due squadre dei campionati dilettanti. Ancora una volta scendono sul piede di guerra i coordinatori dei comitati locali. «Il rischio idraulico si combatte con la prevenzione idrogeologica e con la pulizia sistematica dei canali e dei fossi», sottolinea Antonio Huaroto, leader del comitato Vivere Bene a San Bellino, «stop, poi, al cemento e a tutti i nuovi piani di lottizzazione in programma nei vari rioni dell’Arcella. Se si costruiscono ancora altri palazzoni, il pericolo di finire sott’acqua diventerà sempre maggiore. Quelli che hanno più anni non hanno mai dimenticato i giorni del 1966, quando anche il Brenta tracimò tra Limena e Pontevigodarzere. Ma se continuerà a piovere potrebbe creare problemi come il Bacchiglione». Orazio Marcon, invece, ricorda il vecchio problema del canale Limenella-Fossetta, i cui lavori, seppure finanziati non sono ancora partiti. «Il progetto risale a vent’anni fa», spiega il presidente del comitato Arcella, un quartiere, una città, «nessuno qui in zona ha dimenticato le battaglie dell’ambientalista Mario Levante, che più volte ha portato nella sala del CdQ 2 il professore universitario Luigi D’Alpaos, da sempre sostenitore della necessità di realizzare sia il canale Limenella e sia il completamento dell’idrovia Padova-Venezia. Gli allagamenti e le eventuali alluvioni capitano sempre a causa dell’incuria dell’uomo».

Felice Paduano

 

Allarme nelle scuole telefonate di genitori per uscite anticipate

Preoccupazione per chi doveva tornare nei paesi alluvionati

Dopo il crollo del soffito al Marchesi, verifiche negli istituti

PADOVA – Genitori in fibrillazione ad ogni allarme diramato e telefoni delle scuole presi d’assalto. La mattina di ieri per la maggior parte delle scuole superiori cittadine è stata in parte dettata dalle notizie che provenivano dalla provincia: numerose famiglie (da Bovolenta, Este, Sarmeola, Tencarola e, in generale, la zona di via dei Colli) hanno chiesto permessi anticipati per assicurarsi i figli a casa. Già dalla prima ora la situazione si è presentata anomala: grandi ritardi, da 10 a 30 minuti, e qualche assenza di troppo. Alcuni istituti sono stati maggiormente interessati dal fenomeno: al Calvi intorno alle 12 il telefono è diventato rosso, una ventina di ragazzi sono usciti prima per esplicita richiesta dei genitori, tutti provenienti da Bovolenta, Sarmeola ed Este. Allo Scalcerle sono stati una trentina ad abbandonare prima la scuola, soprattutto studenti di Bovolenta e Tencarola. Al Gramsci i ragazzi di Bovolenta sono usciti prima in massa; idem al liceo Nievo. Al Duca d’Aosta sono tornati a casa prima gli allievi di Sarmeola, soprattutto quelli più piccoli delle prime e seconde classi. Al Duca degli Abbruzzi una ventina di studenti dalla zona dei Colli. Altri istituti hanno appena percepito il disagio: all’Einaudi solo una studentessa di Este è uscita in anticipo; al Tito Livio «appena qualche ritardo a causa dei mezzi»; al liceo Curiel «ritardi e assenze nella norma»; al Selvatico 1-2 permessi per uscita anticipata, così al Modilgiani e al Severi 2 permessi su 1100 iscritti. Al liceo Cornaro non si sono nemmeno accorti del disagio: «non un’uscita anticipata ha interessato il liceo», riferisce il dirigente, Massimo Vezzaro, «solo un po’ di ritardo in più rispetto al solito, anche 15-20 minuti addebitabili alla pioggia e, in questi casi, al ponte di Voltabarozzo che si trasforma in un tappo». Caso a sé il Marconi, dove la preside Maddalena Carraro ha preso l’iniziativa, informandosi personalmente della situazione di ogni provincia e dando disponibilità di ospitare i ragazzi fino alla chiusura dell’istituto a mezzanotte: «per fortuna non ce n’è stato bisogno», riferisce, «ma ritenevo, in caso di emergenza, che i miei studenti fossero più sicuri a scuola». Dopo il crollo di parte del controsoffitto del Marchesi, in via Bronzetti, dove due classi (80 studenti) sono stati trasferiti, tutte le scuole si sono affannate a fare una verifica generale degli ambienti. Trovando qualche magagna: al Calvi la Provincia è intervenuta ieri mattina per infiltrazioni al tetto; al Curiel il soffitto è macchiato da infiltrazioni lungo il corridoio ed è stata immediatamente avvisata la provincia; al Modiglioni alcune infiltrazioni sono già state segnalate e si attende il sopralluogo dei tecnici provinciali; mentre al Belzoni hanno le bacinelle d’acqua negli uffici. Tuttavia dovrà smettere di piovere prima che possa partire qualsiasi lavoro. Compresi quelli al Marchesi dove, intanto, la situazione è sotto controllo.

Elvira Scigliano

 

Protezione civile: «La nostra notte in piedi»

Un presidio costante sul Bassanello. Sacchi di sabbia e paratie di metallo davanti alle porte di casa

PADOVA La Paltana ha dormito un’altra notte nell’ansia di finire sott’acqua. La piena del Bacchiglione, prevista per le 22 di lunedì, ha invece ritardato fino alle 9 di ieri, allagando il giardino, i porticati e i vialetti d’ingresso di una ventina di case vicine alla riva, nell’area golenale di via Vittorio Veneto. Salve invece le abitazioni, grazie ai sacchi sabbia forniti per tempo dalla protezione civile e ai rimedi escogitati dai residenti per limitare i danni in casa. La pioggia caduta per tutta la notte, a tratti con violenza, ha tenuto in allerta le famiglie che abitano nell’area golenale di via Vittorio Veneto, tra gli impianti sportivi della Padova Nuoto e il ponte Isonzo. Oltre ai residenti, tanti cittadini si sono fermati a controllare la situazione sul ponte pedonale Benito Daga, che collega via Isonzo con via Vittorio Veneto all’altezza della cavana della Rari Nantes Patavium 1905. La graziosa struttura a righe bianche e azzurre, con la scritta rossa della storica società remiera, è un punto di riferimento per seguire l’evoluzione del livello fluviale. Alle 23 di lunedì sera l’acqua del fiume lambiva la parte alta della cavana, lasciando completamente visibile l’insegna societaria. «La situazione è sotto controllo, l’acqua sembra defluire bene anche se continua a piovere», hanno spiegano due uomini della Protezione Civile in presidio lunedì notte, che si sono avvicendati con altri volontari fino alle 19 di ieri sera. Insieme a loro, a presidiare la zona a rischio, c’era anche l’assessore alle Acque fluviali, Andrea Micalizzi, rimasto sul posto fino alle 23.30, quando è rientrato l’allarme piena. Memori delle ultime inondazioni, molti abitanti di via Vittorio Veneto hanno protetto gli usci di casa con sacchi di sabbia, drenando a secchiate l’acqua penetrata nel giardino. Qualcuno, più determinato, ha installato sulla porta una paratia d’acciaio di un metro. E’ il caso di Giovanni Cernic, sposato e padre di due bambini, che abita al civico 58 di via Vittorio Veneto. «Ho dovuto buttare via i mobili due volte negli ultimi anni, per cui questa volta li ho portati tutti di sopra», spiega, «I miei bambini però mi chiedevano se l’acqua ci avrebbe distrutto la casa di nuovo, così ho deciso di proteggere la porta costruendo questa paratia metallica».

Simone Varroto

 

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