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Mattino di Padova – Si lotta con l’acqua

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6

feb

2014

ALLUVIONE»BATTAGLIA TERME E LOZZO

Ottanta gli sfollati.

Nonostante pompe e sacchi di sabbia il livello scende troppo lentamente

Rifornite con la barca le famiglie asserragliate ai primi piani delle case

BATTAGLIA TERME – Scende, ma troppo lentamente. Ieri in serata era calato di 50 centimetri il livello dell’acqua nei quartieri Ortazzo e Chiodare a Battaglia Terme, dove gli allagamenti hanno toccato quota un metro e mezzo. La situazione. Ottanta gli sfollati, in totale circa 200 i residenti che hanno subito allagamenti. Oltre a via Ortazzo e via Chiodare, colpite via Pescheria, via Maggiore e vicolo Chiesa. Ieri i residenti hanno continuato a fare la spola tra le case allagate e l’imbocco di via Chiodare, sul barcone dei vigili del fuoco di Padova, ma anche sulla barca della Protezione civile e sulle tante messe a disposizione da privati. Che servono anche a portare rifornimenti a chi è rimasto asserragliato ai primi piani delle case allagate. Sul posto anche carabinieri e polizia locale. Per ora solo una famiglia, due persone con due cagnolini, ha chiesto alloggio al Comune nel centro allestito alla casa del Gemellaggio. Gli altri sono da parenti e amici. È attivo un servizio anti sciacallaggio, insieme all’assistenza notturna con le barche su chiamata. Intanto si lavora con le pompe e i sacchi di sabbia, ma è una lotta impari. Raccolta fondi. L’amministrazione comunale ha attivato una raccolta fondi per aiutare i tanti residenti che hanno subito danni. Si può donare con un versamento a Banca Popolare Friuladria, causale: Alluvione Battaglia Terme 2014, Iban IT20R0533662380000040296931. I racconti. «Ieri sera l’acqua al piano basso di casa nostra è salita ancora», racconta Marco Tarassi, che abita al civico 65 di via Maggiore, di fronte a dove si ruppe il murazzo del Bisatto. «L’acqua è salita a 90 centimetri in casa». Di acqua pare ne abbia addirittura un metro e mezzo, ma resiste in casa Samuele Bovo, che vive in via Ortazzo, al numero 53. «Garage e piano terra allagati», spiega. «Per fortuna abbiamo l’appartamento al primo piano. La lotta con l’acqua è cominciata già lunedì mattina alle 10, mancavano 10 centimetri perché entrasse. Da lì ha continuato a crescere, abbiamo resistito con i sacchi di sabbia, poi alle 7 di ieri mattina ha vinto l’acqua, ha buttato giù i sacchi e ha sommerso tutto. Da noi ha danneggiato la struttura della casa, i frigoriferi, vestiti ed elettrodomestici che tenevamo in ripostiglio». Com’è stato passare la notte con un metro e mezzo d’acqua sotto? «È chiaro che non dormi tanto bene… pensando che la casa è sotto acqua. Per fortuna riscaldamento e corrente elettrica ancora tengono. I miei fratelli sono andati via, io e i miei genitori resistiamo». Con una gabbietta per animali arrivano all’“imbarco” di via Chiodare Luca e Valeria Lideo. Stanno andando a recuperare la loro gatta, Milly: è rimasta al piano superiore della loro casa, in via Ortazzo 20, invasa dall’acqua. «Casa nostra è composta da due camere al primo piano e per il resto tutto al pianterreno», raccontano sconsolati i due residenti. «La cucina, la sala, il bagno, il garage, la lavanderia. Si è allagato tutto, un metro d’acqua, ha superato le prese elettriche della cucina. Non siamo riusciti a salvare molto, abbiamo alzato quel che si poteva. Pensavamo che ci entrassero 5-10 centimetri di acqua, abbiamo alzato lo zoccolo della cucina… non ci era mai successa una cosa del genere, casa nostra è nella parte più alta e l’acqua non era mai entrata». I lavori mai ultimati. Oltre che sulla manutenzione mai effettuata, il dito ora è puntato anche su un progetto di messa in sicurezza mai ultimato, per l’opposizione di un privato. Si tratta dei murazzi che dovevano chiudere il quartiere dell’Ortazzo da tutti i lati, per proteggerlo dalle acque. L’opera è ferma al museo della navigazione. «Il progetto, che risale a oltre 20 anni fa» spiega il vicesindaco Alessandro Baldin, «era di creare un anello attorno all’Ortazzo, continuando con le mura e chiudendo il quartiere. Ma l’ha bloccato il ricorso di un privato, che ha un cantiere navale. Anche in occasione dei lavori sul Bisatto abbiamo cercato di concludere questo intervento, ma non c’è stato verso. Speriamo che ora con quel che è successo si possano finalmente fare questi lavori, considerando che siamo di fronte a un danno di milioni di euro».

Francesca Segato

 

Snodo idraulico cruciale, non ha più retto

Donà: «Ho chiesto a Prefetto e Genio civile di chiudere l’Arco di Mezzo, ma non mi danno ascolto»

BATTAGLIA TERME «Battaglia l’hanno chiamata così perché qui c’è la battaglia delle acque». La battuta del vicesindaco Alessandro Baldin riassume bene la situazione dello snodo del Comune termale. A Battaglia, infatti, dal canale Bisatto arrivano tutte le acque provenienti dal Vicentino e dalla zona dei Colli. Acque che transitano per Este, proseguono per Monselice, e solo a Monselice trovano una parziale valvola di sfogo. Si tratta del canale Bagnarolo, che transita per Pernumia e si immette poi nel Vigenzone. In questi giorni, il Bagnarolo è stato utilizzato per quanto possibile per scaricare l’acqua verso il Vigenzone, alleggerendo il Bisatto. Il Genio civile in casi come questi chiede al consorzio di aprire la paratoia nel Bagnarolo per convogliare più acqua possibile, con lo scopo di caricare meno possibile il nodo idraulico di Battaglia. La portata per Bagnarolo però è ridotta e non certo in grado di convogliare tutte le acque del Bisatto. Bisatto che dunque procede verso Battaglia e scarica le acque sul Vigenzone, all’altezza del cosiddetto Arco di Mezzo. Nel contempo, Battaglia, attraverso il suo canale, riceve anche le acque da Padova. E convoglia pure quelle della zona delle Terme, attraverso il Rio Alto, che si immette nel Vigenzone passando sotto il canale Battaglia. Proveniente dai Colli Euganei, il Rio Alto passa per Torreglia e Montegrotto. Questo attraverso la cosiddetta Botte Pigozzo, che si trova sempre nel territorio comunale di Battaglia Terme. «La botte ha due canne dove non c’è una paratia», spiega Baldin, «per cui quando il livello è alto e il Vigenzone non riesce a ricevere, l’acqua torna indietro». Allagando dal Catajo l’area verso Montegrotto, come è successo in questi giorni. Lo snodo di Battaglia, quindi, in questi giorni ha ricevuto molta più acqua di quanta potesse sostenerne. E proprio per questo il sindaco Daniele Donà ha più volte fatto appello alla Prefettura. «Avevo chiesto al Prefetto e al Genio civile di chiudere l’Arco di Mezzo, che è diventato lo sfogo sia da nord che da sud per il canale Battaglia. Ma non è stato fatto e il Vigenzone non ha più retto», si sfoga il primo cittadino. «Anche oggi abbiamo insistito nella richiesta di chiusura dell’Arco di Mezzo, fosse anche solo per un’ora», conferma Baldin. «Ma non ci ascoltano. La gente è esasperata, ho dei cittadini che minacciano proteste e occupazioni della statale».

(f.se.)

 

Il Roneghetto allaga tutto muoiono 32 mila pulcini

L’esondazione dello scolo travolge l’allevamento avicolo della famiglia Contadin

Il sindaco di Lozzo accusa: «Dal Vicentino hanno spinto l’acqua verso di noi»

LOZZO ATESTINO – Una parte del paese, quella prospicente lo scolo Roneghetto, è stata allagata. L’acqua ha inondato vaste campagne, ha ricoperto strade e poi ha seriamente minacciato anche le abitazioni, isolandone alcune. Ma i danni non finiscono qui. La piena ha provocato la morte per annegamento o per il freddo di 32 mila pulcini che avevano 4-5 giorni di vita. Una vera ecatombe quella consumatasi tra la notte e il mattino di ieri in via Bellone 24, sede dell’allevamento avicolo a conduzione familiare di Fortunato Contadin. Il figlio Leonardo racconta al telefono: «Avevamo messo barriere di contenimento e durante il giorno l’acqua aveva sì cominciato a circondare il capannone, ma non era pericolosa. La situazione è degenerata intorno alle 10 di sera e la piena ha continuato a crescere fino alla mattina». Nonostante le protezioni, l’acqua ha cominciato a filtrare impaurendo i pulcini: «Abbiamo iniziato a spostare davanti le povere bestioline in tutti i modi, con le mani e con le cassette», continua Leonardo, «perché l’acqua stava entrando da dietro e poi anche lateralmente». A dare una mano ai quattro congiunti sono arrivati anche i vicini, ma nonostante il loro impegno gli animaletti sono andati incontro a una tragica sorte. Così il capannone esteso su circa mille metri quadrati di superficie e per la prima volta invaso da oltre trenta centimetri di acqua è stato la loro tomba. Un’altra azienda avicola in via Vela ha rischiato seriamente di veder morire pulcini di trenta-quaranta giorni di vita. La ditta Nizzetto, legata all’Agricola Berica, li ha salvati caricandoli sui camion. Sempre nella medesima via, un’altra azienda avicola è minacciata dall’acqua. Infatti ci sono tre famiglie isolate, e Fausto Lunardi nel primo pomeriggio di ieri ha tentato di uscire di casa a bordo di un grosso trattore: «La strada si è spostata. Non si riesce più a passare. Chiamerò i vigili del fuoco, perché anche con il trattore cominciamo ad avere delle difficoltà», ha raccontato con apprensione. Preoccupati per la situazione sono anche alcuni residenti nella nuova lottizzazione di via San Giovanni Battista a Lanzetta. Da lunedì sono impegnati a liberare i garage dall’acqua che continua ad entrare. I proprietari delle case sono infatti costretti ad azionare le pompe elettriche per scaricare l’acqua in strada. In via Ca’ Basadonna a Lozzo, al civico 1 hanno visto entrare circa un metro di acqua nel loro scantinato, per non parlare del vigneto davanti, quasi completamente sommerso. La pesantissima situazione in cui si è venuto a trovare il comune, ha mandato su tutte le furie il primo cittadino Fabio Ruffin. «I nostri volontari della Protezione civile sono impegnati senza sosta per riempire e distribuire i sacchi di sabbia per fronteggiare l’emergenza, ma tutto è inutile se poi i paesi confinanti del Vicentino travasano l’acqua nello scolo Roneghetto, condannandoci a morte», accusa il sindaco. «L’acqua ha invaso tutti i campi e poi ha iniziato a minacciare le abitazioni. Quando si decidono queste operazioni, un Comune deve essere avvertito in modo da predisporre tutte le misure necessarie per non recare danno alla popolazione. Ho telefonato al consigliere regionale Valdo Ruffato, perché venga a vedere di persona la situazione».

Piergiorgio di Giovanni

 

Seconda notte fuori casa a Bovolenta

Ronde anti-sciacalli delle forze dell’ordine. Previsto per oggi il rientro nelle abitazioni

BOVOLENTA – La piena fa meno paura e stamattina il centro del paese verrà riaperto. L’emergenza però non è ancora passata e ci vorrà qualche giorno perché la situazione torni alla normalità, piogge permettendo. Per la Protezione civile, la polizia locale dell’Unione del Conselvano, le forze dell’ordine, i volontari e gli amministratori il lavoro non è ancora finito. Nel corso della giornata, mentre il livello della piena scendeva di 5-8 centimetri ogni ora, l’attenzione si è concentrata sui murazzi. In particolare quello in via Garibaldi, sul quale durante la piena si erano aperti dei preoccupanti zampilli che potevano portare a dei cedimenti. Il grosso muro settecentesco è stato puntellato con sostegni in legno fissati all’asfalto. Un intervento tampone, in attesa che l’acqua torni dentro l’argine. «Ma non possiamo certo continuare in queste condizioni», spiega il sindaco Vittorio Meneghello. «A ogni piena le difese sono sempre più fragili. In questo caso, poi, il livello sta scendendo lentamente e non è escluso che possa rialzarsi ancora nelle prossime ore, quando il Genio civile farà confluire sul Vigenzone l’acqua che sta allagando Montegrotto e Battaglia. Per questo abbiamo deciso di tenere in vigore l’ordinanza sulla chiusura delle scuole anche per oggi e lasciare per la seconda notte gli sfollati fuori casa». Ieri però diversi residenti in viale Italia, via Dante, via Mazzini e piazza Umberto hanno fatto ritorno nelle abitazioni, chi per un rapido controllo e chi con l’intenzione di restarci. I controlli non sono più così serrati e già stamattina tutti dovrebbero tornare a casa. «Sono venuto a fare un giro», racconta un residente in viale Italia, «perché non mi fido a lasciare la casa vuota per tanto tempo. La settimana scorsa ci sono stati alcuni furti e non vorrei che si ripetesse proprio in queste ore». Contro gli sciacalli le forze dell’ordine, a partire dai carabinieri, e la Protezione civile hanno organizzato delle “ronde” proprio per scoraggiare i malintenzionati. Finora tutto è filato liscio. A Polverara, nel centro di accoglienza allestito nella Casa delle Associazioni, sono 11 le persone che hanno trascorso due notti fuori casa. Anziani, per lo più, una famiglia straniera con bambini, e chi non è riuscito a trovare una sistemazione da parenti o amici. Hanno trascorso le giornate al caldo, parlando e giocando a carte: «Ci siamo trovati bene», racconta Agnese Baraldo, «però non vediamo l’ora di tornare a casa nostra, sperando di non dover scappare un’altra volta». Intanto si allenta la tensione anche a Cagnola di Cartura dove si era temuto per il livello del Vigenzone. Continuerà ancora per alcuni giorni il super lavoro delle idrovore in tutto il Conselvano.

Nicola Stievano

 

Case e alberghi a mollo. Mezzavia isolata.

Traffico impazzito per la chiusura del collegamento con la statale 16

Lezioni sospese fino a sabato, dieci sfollati. In salvo i cavalli del maneggio

MONTEGROTTO TERME – È stata una giornata campale, segnata dagli allagamenti, quella di ieri per Montegrotto e la sua gente. La situazione è ancora di piena emergenza nella zona di Mezzavia e al Catajo. Ieri è stato chiuso anche l’accesso alla strada statale 16, con inevitabili e pesanti disagi al traffico. Sono un centinaio le famiglie in difficoltà. Il traffico. La chiusura dell’accesso alla strada statale 16, attraverso la nuova bretella di collegamento alla circonvallazione, ha mandato in tilt il traffico. I 40 centimetri di acqua che avevano ricoperto l’asfalto hanno convinto il sindaco Massimo Bordin e l’ingegner Maniero a chiudere l’accesso, provvedimento che è stato preso alle 4.30 di ieri mattina. Si può arrivare a Montegrotto solamente dalla Mandria e dal Ponte della Fabbrica. Code chilometriche si sono formate da Battaglia Terme verso Padova, soprattutto negli orari di punta. Rimane chiuso anche il sottopasso della circonvallazione, riempito da due milioni di litri d’acqua. Sono ancora sott’acqua, anche se la situazione tende a migliorare, via Dei Colli, via Neroniane, via Manzoni, via Vollona, via Montello, via Petrarca, via Carducci, via De Amicis e via Cavour. La frana. Oltre alla paura per gli allagamenti, da ieri c’è a Montegrotto anche il pericolo frane. A Turri è infatti avvenuto uno smottamento in via Regazzoni Alta 1, di fronte all’abitazione di Imerio Masin. «Si tratta di una frana di 70 metri per 20», dice. «La terra ha cominciato a cedere un paio di giorni fa e ora sto cercando di mettere in sicurezza la dependance. Ho posto dei tubi per cercare di far defluire l’acqua verso il basso». Sempre a Turri è caduto martedì un albero addosso a una ragazza che passava con il suo scooter per via Catajo. Fortunatamente la motociclista se l’è cavata senza grossi danni. Mezzavia a mollo. La situazione più critica riguarda la frazione di Mezzavia. Sono andate sott’acqua di almeno 70 centimetri via Einaudi e via Segni. Complicata anche la situazione in via Benedetto Croce, via Fratelli Bandiera e via Brenta. Proprio in via Brenta ci sono alcune famiglie in grossa difficoltà. Bice Masiero racconta: «Ho 40 centimetri di acqua in garage. Sono andate sott’acqua le macchine e il pellet per la stufa». «Ho un metro di acqua in casa», aggiunge Roberta Libero. «Sono preoccupata, perché ho anche il cane che non si muove da casa». Claudio Lazzaro: «Ho tutto il giardino pieno». Michela Panozzo è disperata: «È la prima volta che accade in 13 anni che abito qui. Ho la cagnolina Carlotta che vuole uscire, ma non può». Sul posto anche un turista bolzanino, Giorgio Gioppi: «Ero a Montegrotto nel 2010 e allora mi ero beccato l’alluvione. Stavolta è successa la stessa cosa. È proprio un fatto curioso». Il maneggio allagato. È critica anche la situazione al maneggio del Catajo, dove sono stati messi in salvo 55 cavalli. «Nessuno ci ha avvertito di cosa stesse succedendo», sbotta il gestore Daniele Favaretto «Ci siamo ritrovati a trasportare dalle 9.30 di martedì con quattro camion tutti i cavalli in fretta e furia. Abbiamo buttato via fieno, paglia, i pc dell’ufficio e abbiamo i trattori da revisionare. Avremo almeno 500 mila euro di danni. Siamo riusciti a salvare le selle di valore e poco altro». Si accoda la proprietaria Valentina Carraro: «Sono qui dal 1998 e mai avevo visto una cosa simile», racconta «È un disastro e siamo stati lasciati soli. Oltre al maneggio, c’è anche la mia casa che ha più di un metro d’acqua. Ho dovuto portare via cavalli e cani. Mi sono trasferita da mia zia a Campodarsego. Ci vorranno almeno tre mesi per rimettere tutto a posto». Alberghi in difficoltà. È emergenza anche in alcuni alberghi sampietrini, colpiti in modo pesante dall’alluvione. Si tratta del Luna (che avrebbe dovuto ospitare alcuni sfollati), del Nazioni, del Des Bains, del Commodore, dell’Apollo e dell’Imperial. Davvero complicata anche la situazione al Neroniane. «Abbiamo tutti gli scavi archeologici sommersi», spiega il proprietario Francesco Tognin. «Attendiamo la Sovrintendenza per un sopralluogo. Siamo senza elettricità e gas. Abbiamo dovuto rimuovere tutto dagli scantinati». Scuole chiuse. Il sindaco Bordin ha ordinato la chiusura fino a sabato di tutte le scuole, comprese la Vivaldi e quella di Turri, aperte ieri. Rimarranno chiusi fino a domenica anche tutti gli impianti sportivi. Allagato pure il Palaturismo. Gli sfollati. Sono una decina gli sfollati, ospitati da parenti o in alcune strutture alberghiere. Al Centro Comunale è intanto attiva la cucina per le famiglie in difficoltà con cinque volontari impegnati. Sono già 9 mila i sacchi di sabbia distribuiti, mentre altri 12 mila sono arrivati dalla Regione. Si ritirano nella sede della protezione civile di via Circonvallazione Ovest. Il Comune sta usando sei motopompe, mentre sono due i gommoni a disposizione per raggiungere le abitazioni isolate.

Federico Franchin

 

L’ACQUA SCENDE MA NON ABBASTANZA

Pernumia ancora in allarme, il Vigenzone preoccupa

PERNUMIA – Allarme ancora elevato a Pernumia, dove i livelli del Vigenzone in giornata sono scesi, ma ancora non abbastanza. Resta chiusa al traffico via Beverara, monitorata via Palù Superiore per il rischio allagamenti, chiusi il ponte e la passerella in centro. Sul Vigenzone e sul Bagnarolo ci sono infiltrazioni, con allagamenti dentro alcune case. Massima allerta per rischio elevato sul Gorzone, che ieri in serata era calato solo di pochi centimetri e presenta infiltrazioni un po’ dappertutto, con due fontanazzi preoccupanti a Stanghella. A Boara Pisani allagamenti nella campagna al confine con Stroppare. Circa dieci ettari di terreno sono sotto acqua. Allagate anche due abitazioni e le stalle annesse. Protezione civile e residenti per tutto il giorno sono stati impegnati a svuotare dall’acqua le loro abitazioni, difendendosi alla meglio con sacchi di sabbia. A causare i problemi in questo caso è uno scolo consorziale. «Ci sono problemi in zona Pasqualin per le infiltrazioni d’acqua nell’abitazione», scrive Luca Borella su Facebook. «I nostri volontari sono intervenuti con le pompe, ma l’acqua continua a crescere, causa blocco delle idrovore a Ca’ Giovanelli e conseguente innalzamento dello scolo Sabbadina e dei canali minori di scolo». Allagamenti anche a Due Carrare, in via Corso, dove la protezione civile è intervenuta con sacchi di sabbia, mentre a Cartura è stata chiusa via Argine Destro in località Cagnola, invasa dall’acqua. Anche in questo caso sul posto c’è la protezione civile. Stabile per fortuna la situazione a Stroppare di Pozzonovo, in preallarme per il rischio Gorzone. Stazionaria la situazione anche a Monselice, dove il livello del Bisatto è sceso mentre resta alto quello del Bagnarolo.

Francesca Segato

 

Strade provinciali a pezzi stop al traffico e disagi

A Rovolon via Rialto e via Belvedere sono chiuse perché l’asfalto ha ceduto

Preoccupa la frana dietro la chiesa di Carbonara. Smottamenti anche a Vo’

ROVOLON – A causa della pioggia di martedì, i cinquanta metri dissestati in via Rialto sono peggiorati tantissimo rispetto ad alcuni giorni prima, e la stessa sorte è toccata ai circa trecento metri di via Belvedere, la strada estesa sul versante settentrionale del Monte Grande, che aveva iniziato a cedere l’altro ieri sera e le cui condizioni di notte si sono aggravate. Così il comune di Rovolon deve fare i conti con due tratti di arterie provinciali chiuse completamente al traffico, con gli intuibili disagi che la situazione si porta appresso. Ai tanti curiosi e ai residenti nei dintorni che ieri si sono recati a Rovolon Alto, dal chilometro otto all’azienda vitivinicola di Simone Fasolo, via Belvedere che fa parte della provinciale ‘di Costigliola’- Rovolon-Treponti di Teolo, si presentava piena di gibbosità, avvallamenti e martoriata da profonde crepe. Soprattutto i cento di metri di strada che si aprono davanti al country house Bucaneve sono stati devastati e sono sempre a rischio di peggioramento. «Sembra che ci sia stato un terremoto. Sono passata di qui martedì mattina ed era tutto a posto Ci vorranno mesi per rimetterla in sesto», dice una signora residente a Rovolon. Per tutto il giorno si è registrato un viavai di tecnici e operai che hanno posizionato la barriere per la chiusura e la segnaletica di avvertimento fin da Bastia. Il cedimento dell’altra sera ha colpito anche un vigneto di Silvano Fasolo. A scattare delle foto in via Belvedere si è presentato anche l’avvocato Carlo Bonino, che assieme ad altri due proprietari di terreni situati più in basso e colpiti nel 2011 da pesanti smottamenti, si è rivolto al Tar perché la Regione, la Provincia e il Parco non si decidevano ad intervenire sulla strada per risolvere il problema a monte e a valle. Il tribunale ha dato ragione ai tre proprietari condannando il Parco a intervenire e Regione e Provincia a sborsare i soldi necessari. «Ci sono due vene d’acqua sotto la strada», spiega l’avvocato, «e bisogna portarle fuori altrimenti verranno giù l’arteria, i poderi e le abitazioni sottostanti». Altra frana che preoccupa il municipio rovolonese è quella localizzata dietro la chiesa di Carbonara. Là passa l’omonimo profondo calto, ma un tratto di muro sta cedendo e andrebbe ad ostruire il passaggio dell’acqua che viene giù dai colli. Anche la confinante Vo’, ha registrato due smottamenti. Quello più grosso in via Molini, proprio nei pressi della cava Giora. Ha ceduto una parte di bosco che scivolando ha travolto un palo della luce e ha sommerso la stradina che conduce alla cava di trachite. La frana continua a muoversi e nei paraggi ci sono due abitazioni. Ieri mattina, hanno eseguito un sopralluogo il sindaco, il geometra dell’ufficio tecnico e i volontari della protezione civile. In via Rovarolla a Zovon un tratto di strada ha ceduto davanti alla cava e i cartelli segnalano il pericolo.

Piergiorgio di Giovanni

 

NEL PIOVESE

Le scuole sono state riaperte canali sempre sotto controllo

PIOVE DI SACCO – La Saccisica tira un sospiro di sollievo: la tregua della pioggia di ieri ha fatto registrare un sensibile calo dei livelli di alcuni canali, come il Fiumicello a Piove di Sacco e anche nello stesso Bacchiglione che è poi quello che preoccupa maggiormente. I sindaci alla luce della situazione parzialmente rientrata dall’emergenza dei giorni scorsi, hanno deciso di riaprire le scuole: lezioni regolari oggi, dunque, a Piove di Sacco, Arzergrande, Brugine, Codevigo, Correzzola, Polverara e Pontelongo. «La decisione di chiudere le scuole mercoledì», fa notare il sindaco di Piove Davide Gianella, «è stata dettata anche dal fatto che sono migliaia gli studenti, dai bambini ai ragazzi più grandi, che frequentano le scuole della città e molti vengono da fuori. Ora che la situazione, almeno per noi, si è un po’ normalizzata, la scuola riapre. Resta costante il monitoraggio di argini e fiumi». Polverara mantiene in vigore l’ordinanza emessa martedì per la chiusura delle vie Fiumicello ovest, Argine sinistro e Isola dell’Abbà, trattandosi di strade che corrono sulla sommità arginale del Bacchiglione. Quest’ultimo, nonostante il suo livello sia calato di quasi un metro, rimane sorvegliato speciale soprattutto a Pontelongo, dove taglia letteralmente a metà il paese, e a Codevigo, in particolare per l’abitato di Castelcaro, proprio a ridosso del fiume. Il sindaco Belan conferma lo stato di pre allerta per i residenti.

Elena Livieri

 

Sui Colli le frane ora fanno paura

A Teolo e a Rovolon versanti interi scivolano verso valle. Danni ai terreni agricoli

TEOLO – Passato il momento critico delle piogge intense, a preoccupare gli abitanti dei Colli Euganei sono ora le frane. Col passare delle ore la situazione si è fatta molto preoccupante sopratutto nei comuni di Teolo e Rovolon, dove interi versanti scivolano a valle come se fossero saponette bagnate. Se a Rovolon l’emergenza riguarda soprattutto la viabilità, a Teolo le frane stanno distruggendo interi terreni agricoli nella zona di Tramonte. La vasta frana che da lunedì notte interessa il versante ovest del colle Moscalbò, sopra l’abbazia di Praglia, sta distruggendo un nuovo vigneto ed un ciliegeto dell’azienda agrituristica Boscalbò della famiglia Sgarabottolo. La larghezza delle crepe sul terreno in meno di 24 ore è raddoppiata, segno che la zona sta ancora franando. Si teme per l’abitazione e per le strutture dell’agriturismo. Il pericolo maggiore lo sta correndo la stalla dei maiali che è stata sgomberata. A 500 metri di distanza frana il costone sud del colle Lonzina. Sotto la strada che porta all’ex zoo, sul terreno sono comparse delle grosse fessurazioni. Se il maltempo dovesse continuare c’è il rischio che il pendio finisca per invadere la strada che collega Tramonte a Luvigliano, passando per il valico di Quota 101. Il personale dell’ufficio tecnico del comune di Teolo ieri mattina è intervenuto in via Farnea, nella frazione di Villa, dove un movimento franoso sta danneggiando la strada comunale. Sul posto sono intervenuti anche i tecnici di Etra per riparare la condotta dell’acquedotto che si era spezzata a causa dello smottamento del terreno. Il punto dove è un atto la frana si trova a valle di un piccolo nucleo residenziale, il cosiddetto Relax Motel, composto da alcune decine di abitazioni prefabbricate che vengono usate soprattutto d’estate. Sembra che anche sui vialetti che portano alle abitazioni ieri mattina siano comparse crepe. Chiusa ieri pomeriggio per frana via Fontana Maggiore a Teolo Capoluogo. In comune di Torreglia l’unica frana di una certa importanza per ora è lungo via Malterreno. La strada che collega Luvigliano con Quota 101. Anche in questo caso i danni sono su un vigneto gestito dalla famiglia Dainese, titolare dell’agriturismo Sengiari. Per quanto riguarda la situazione degli allagamenti creati dallo scolo Rialto, ieri si è risolto il problema in via Primo Maggio a Treponti. Si stanno lentamente prosciugando anche i terreni finiti sott’acqua lunedì nella zona di San Daniele, in comune di Torreglia.

Gianni Biasetto

 

ALLUVIONE»RUBANO e selvazzano

Aziende in ginocchio danni per milioni

Macchinari irrecuperabili, i più fortunati sono riusciti a salvare le merci

Nel quartiere Fatima sott’acqua tutti i piani terra e i seminterrati

RUBANO – Ieri è stata la giornata delle pulizie e della verifica dei danni nelle aziende di via Sant’Antonio e nelle abitazioni del quartiere “Fatima”. Tutti si sono rimboccati le maniche e hanno preso stracci e ramazza, cercando di svuotare le case e le fabbriche dall’acqua. Sul volto la rassegnazione e sulle bocche la parola “disastro”. C’è anche chi piange guardandosi attorno: l’azienda che ha avviato nel 1972 ha subito danni pesantissimi. «Dovremo buttare via tantissimo legname», dice Giovanni Vidale, che ha fondato l’omonima falegnameria, passata ora nelle mani del figlio Lorenzo, «ma soprattutto le macchine non funzionano più e forse nemmeno il muletto. Molto del materiale lo abbiamo recuperato in mezzo al campo allagato. Non era mai successo in tanti anni». La sua è l’attività alla fine della via, nel punto più basso, quella in cui è entrata la maggior quantità d’acqua. In via Sant’Antonio ci sono solo aziende: oltre alla falegnameria Vidale, hanno sede la tappezzeria Nalesso, l’autofficina Marcato Alvise e le ditte Comit, Polacco bilance, Alleanza traslochi, Tk verniciatura e restauro. Tutte finite sott’acqua. Si sono salvate solo le due attività all’inizio della strada: la In.co, e il discount Dico, i cui piazzali martedì erano però allagati. Alla Polacco bilance i titolari hanno dormito in azienda per paura che saltasse la corrente e si fermassero le pompe. Il pavimento in cemento dentro il capannone si è persino rialzato. Le bilance dei clienti le hanno messe in salvo, ma la loro attrezzatura si è tutta rovinata. Come all’autofficina Marcato: auto dei clienti salve, attrezzatura danneggiata. Hanno salvato i camion da Alleanza traslochi, ma non il materiale in magazzino. Stesso dicasi per la tappezzeria Nalesso, con migliaia di euro di danni, nonostante un muro formato da 600 sacchi di sabbia e due giorni insonni a cercare di mettere al riparo la ditta. Devono verificare se ripartono i macchinari anche alla Tk: nel capannone è entrato mezzo metro d’acqua con conseguenze devastanti. Migliaia di euro di materiale elettrico rovinato anche alla Comit: i dipendenti e le titolari hanno improvvisato un traghetto aziendale, salendo tutti su un autocarro per attraversare via Sant’Antonio, ieri mattina ancora mezza allagata. Conta dei danni e scope in mano anche nel quartiere “Fatima”, dove hanno riscoperto la solidarietà tra vicini, pure tra quelli che di solito litigano tra loro. In via Manzoni Silvano Canella si è trovato la macchina bloccata dentro al garage perché il cancello non si apriva e l’ha dovuta far portare via dal carro attrezzi. Ieri mattina stava ripulendo il box sommerso. Nella stessa strada i Menin dovranno buttare alcuni mobili, due lavatrici e un frigorifero, mentre Saoudi Abdelkader ha preso i suoi due bambini piccoli ed è andato dormire dal fratello, perché aveva venti centimetri d’acqua in tutta la casa. In via Verdi anche Anton Pal si è trovato l’intera piano terra della casa invaso dall’acqua, come pure la famiglia Mampreso, nonostante avessero sigillato le porte e azionato le pompe che avevano. Ma il retro dell’abitazione, che dà sul canale Mestrina, è stato invaso da 60 centimetri d’acqua, tanto quanto dalla vicina, Brunetta Galante. Ad Andrea Callegari non funzionano frigo e caldaia: si stanno aiutando tra vicini, perché, finché l’acqua invadeva la strada, non hanno visto nessuno. «Anche i media nazionali ci hanno snobbati, relegandoci all’ultima notizia», dice, «ma dovrebbero venire a vedere come siamo ridotti». Non c’è casa che non abbia un piano interrato o una cantina che siano stati risparmiati dall’acqua. Chi non ha scantinati e taverne, ha l’abitazione al pianterreno e l’acqua se l’è ritrovata direttamente in cucina e camera da letto. Hanno scattato tutti le foto, da allegare all’eventuale domanda di risarcimento, che sono poco speranzosi, però, di veder arrivare.

Cristina Salvato

 

Al Rolandino case ancora allagate

Emergenza senza fine, il livello dell’acqua sale. «Servivano più idrovore»

RUBANO – Nel quartiere Rolandino sono letteralmente alluvionati, con almeno venti centimetri d’acqua in casa e oltre trenta per le strade. Chi ha un piano interrato, di acqua ne ha quasi due metri. Ieri mattina il livello, invece di abbassarsi, si alzava di diversi centimetri. Le pompe scaricavano l’acqua in strada, questa rientrava nelle case. Dai tombini l’acqua invece di scendere, zampillava fuori, verso la superficie. Non sono servite nemmeno le paratie. Invase dall’acqua le vie Rolandino, Gloria, Mussato e Sartori. Rovinati mobili, muri, suppellettili, porte. Tutto. Saltata anche la luce, così sono rimasti al buio e al freddo. La famiglia Gastaldon in via Gloria l’acqua non è riuscita a fermarla nemmeno con quattro pompe. Poco più in là, a casa Rata, l’acqua entra da dietro, davanti e sotto: sono giovani e avevano appena ristrutturato. Dovranno buttare via tutto. «Non si trovavano sacchi», dicono, «e abbiamo impiegato quattro ore, girando tre Comuni per trovarli, quando ormai era tardi». Chi è rimasto in municipio a Rubano ci ha impiegato un’ora e mezza per avere sacchi di sabbia. «Sono dieci giorni che piove e pertanto l’evento si può dire eccezionale», commenta Giovanni Perin. È stato vicesindaco a Rubano e vicepresidente del Consorzio di bonifica: lui le idrovore Brentelle ha contribuito a farle installare. «Se avessero funzionato, però, non saremmo arrivati a questo punto», commenta. Il pensiero generale è che Rubano sia stata sacrificata per salvare Padova o altre zone, tenendo l’acqua nel territorio per non gravare sul Bacchiglione: li avessero almeno avvertiti, avrebbero provveduto a rifornirsi di sacchi e paratie e a sigillare le porte, dicono tutti. «Abbiamo chiesto al Consorzio di installare un’idrovora aggiuntiva», dice il sindaco Ottorino Gottardo, in giro di ispezione con la protezione civile, «per cercare di svuotare lo scolo Giarina, su cui scarica il quartiere Rolandino, ma che ormai è talmente pieno da non ricevere più. Speriamo così che la situazione migliori rapidamente». Intanto oggi la scuola elementare Da Vinci, evacuata martedì, sarà riaperta. Così anche la materna. La scuola media no.

(cri.s.)

 

Persone isolate residenti tra due Comuni: «Nessuno fa nulla»

in via annibale da bassano nel tavello

Via Annibale da Bassano nel Tavello continua a rimanere allagata, isolando da lunedì sera dieci famiglie. Se non fosse stato per la Protezione civile, ieri gli abitanti della strada non sarebbero tornati a casa. Sono ormai esasperati, anche perché ricadono nel territorio limenese, però sono residenti a Vigodarzere. E le istituzioni si rimpallano le responsabilità, per cui loro non sanno più nemmeno a che santo votarsi. «Sono giorni che siamo isolati», racconta Ervè Cappellaro, «e nessuno ha fatto nulla, in passato come adesso. Ci hanno messo, in verità, una pompa, ma non fa nulla. Purtroppo la colpa deve essere la falda, a quanto ci dicono, molto vicina alla superficie, per cui quando il fiume Brenta si alza di livello, lo stesso fa lei, creando una sorta di lago all’inizio della strada, che allaga la via e provoca l’isolamento di dieci famiglie. Da lunedì non possiamo uscire di qui con l’automobile : ieri mattina ci sono riuscito, ma quando la sera sono rincasato, ho trovato la strada sbarrata dalla Protezione civile. Ho dovuto pertanto lasciare l’auto e chiedere un paio di stivali di gomma ai volontari per tornare a casa. L’alternativa sarebbe stata quella di percorrere l’argine al buio». Cappellaro ha una bambina di soli sette mesi ed è preoccupato per lei, come è preoccupato per le persone anziane che risiedono in via Annibale da Bassano: se dovessero avere bisogno di provviste o medicine, non potrebbero arrivare in paese. «Le mie nipoti sono andate a scuola», continua, «ma sono state riaccompagnate dalla Protezione civile, che le ha caricate sul fuoristrada. Chiamare le istituzioni serve a poco: il Comune di Limena dice di chiamare quello di Vigodarzere, perché noi siano residenti lì. Vigodarzere ci rimanda a Limena, perché l’inizio della strada ricade sotto questo Comune. Non sappiamo che Protezione civile chiamare. Ma a noi resta il disagio di ogni anno, che però questa volta è davvero peggiorato».

(cri.s.)

 

Più di duecento famiglie hanno chiesto soccorso

A Caselle e a Tencarola i cittadini protestano: «Nessuno è venuto ad aiutarci»

La Protezione civile porta viveri e legna. Oggi a Selvazzano riaprono le scuole

SELVAZZANO – Dopo una notte insonne trascorsa a mettere in salvo quanto più possibile in attesa dei soccorsi (che in alcuni casi non sono arrivati), quella di ieri per gli alluvionati della frazione di Caselle e di alcune vie di Tencarola è stata la giornata della conta dei danni, delle domande e delle polemiche. Inevitabili per chi ancora ieri sera aveva la taverna o il garage con un metro d’acqua e l’abitazione al freddo perché senza energia elettrica o con la caldaia fuori uso. Il numero esatto delle famiglie che hanno avuto danni e disagi nelle vie allagate del quartiere Delle Sante di Caselle e nelle strade di Tencarola, non è noto. Dalle richieste di soccorso fatte alla protezione civile sarebbero oltre duecento. Ad andare stranamente in tilt ad iniziare dal pomeriggio di lunedì, è stato il sistema idraulico cosiddetto minore. Quello che confluisce le acque non solo del territorio del comune di Selvazzano, verso l’idrovora che scarica sulla Brentella. Il primo scolo ad avere problemi è stato il Mestrina all’altezza del ponte di via Dante. Le polemiche. Alle 19 di ieri Lucio Mion, un abitante di via Lamarmora, a Caselle, denunciava che nessuno si era fatto vivo: «Abito al piano terra, ho avuto la camera da letto, il salotto, la cucina e il bagno sommersi. L’acqua l’abbiamo pompata fuori con fatica. Non si è vista anima viva, eppure le segnalazioni le abbiamo fatte». «Ci siamo dovuti arrangiare», gli fa eco Arianna Mietto, che abita in via Giovanni XXIII. A togliere l’acqua dalla taverna ci hanno aiutato alcuni amici di mio figlio. Abito qui da 45 anni, una cosa del genere non era mai successa». Lorenzo Rampazzo, residente in via Sant’Elena, ringrazia la protezione civile che l’ha aiutato nella notte a svuotare lo scantinato. «Ma hanno fatto il lavoro a metà: a un certo punto sono andati via per ordini superiori», commenta l’uomo. «Evidentemente qualcuno aveva più urgenza, forse una banca». Una delle situazioni più difficili nella frazione di Caselle la sta vivendo la famiglia di Luciano Munaretto al civico 7 di via Santa Lucia: «Abbiamo due metri e mezzo d’acqua nello scantinato, temo che il muro divisorio con il mio vicino sotto la spinta dell’acqua crolli», racconta l’uomo. «Abbiamo chiamato l’autobotte, mi è costata 200 euro e non abbiamo risolto nulla perché l’acqua è troppa. Alla protezione civile ci hanno detto che siamo in lista». Nella zona di Tencarola i disagi maggiori li hanno patiti i residenti di via Forno e via Carnaro: «Ho passato la notte a litigare con le istituzioni», dice Filippo Pilotto che abita al civico 16 di via Carnaro. «Avevo chiesto che mi aiutassero a far uscire mia moglie con il figlio piccolo, ma non c’è stato verso. Ho dovuto arrangiarmi. Nei garage abbiamo 180 centimetri d’acqua, un’auto è da buttare. I danni saranno intorno ai 40 mila euro». Un altro residente di via Carnaro, Nicola Carpenè, si lamenta del mancato preavviso e annuncia un esposto alla Procura. Gli aiuti. In via Carnaro il mezzo anfibio dei vigili del fuoco ieri mattina è intervenuto più volte per portare provviste alle persone bloccate in casa. Claudio Grigoletto, un anziano che abita in fondo alla via, con l’aiuto della sorella è riuscito a farsi portare della legna per la stufa. In via Carnaro e in vicolo Forno, dove ieri mattina sono intervenute un paio di autobotti di una ditta incaricata dal Comune per “succhiare” l’acqua dalla strada, i pompieri hanno fatto la spola per garantire viveri. A Caselle Giuliano Gialain, titolare di una ditta di trivellazione idraulica ha messo a disposizione gratuitamente la sua attrezzatura. Scuole aperte. Oggi tutte le scuole di Selvazzano, liceo compreso, funzioneranno regolarmente. A metà pomeriggio era circolata la voce che gli impianti di riscaldamento non funzionavano. Notizia smentita dal sindaco: le lezioni riprenderanno regolarmente.

Gianni Biasetto

 

Soranzo: «Presto l’impianto di pompaggio»

Il sindaco annuncia la costruzione di due sollevamenti all’altezza della chiusa dello Storta

SELVAZZANO – Per quanto è successo nella frazione di Caselle e in parte di quella di Tencarola, è sotto accusa il Consorzio di Bonifica Brenta che gestisce le quattro idrovore del Brentella. La maggior parte dei cittadini di Selvazzano è convinta che si sia voluta salvare dall’acqua Padova, facendo funzionare l’impianto di pompaggio a basso regime. Ad avvalorare la convinzione della gente del posto è che un problema idraulico del genere in quell’area non si era mai verificato. «Quando siamo andati in emergenza ho verificato di persona che le quattro pompe giravano al massimo», puntualizza il sindaco di Selvazzano, Enoch Soranzo. «Ieri ho avuto conferma dal presidente del Consorzio, Danilo Cuman, che è stato fatto il massimo per scaricare l’acqua che arrivava sul Brentella dal nostro territorio e non solo. Il problema che si è presentato stavolta è dato dalla gran quantità d’acqua che è giunta anche dai territori dei Comuni vicini. Le idrovore, pur funzionando al massimo, non sono state in grado di gestire l’enorme massa d’acqua. C’è anche da dire che il livello del Brentella era alto e non appena si è potuta aprire la paratia dello scolo Storta (alle 4,30 di ieri mattina) l’acqua ha iniziato a defluire». Un problema che potrebbe ripresentarsi in futuro e per questo i cittadini che hanno avuto l’acqua in casa sono molto preoccupati. «Per evitare che questo succeda destineremo immediatamente una cifra del bilancio comunale per la costruzione di un impianto di pompaggio con due idrovore all’altezza della chiusa dello Storta», aggiunge il primo cittadino. «Va anche detto che nessuno poteva immaginare una cosa del genere. Sulla rete idraulica di Selvazzano si è riversata una grande quantità d’acqua anche dei Comuni vicini. Bisogna provvedere in fretta. Sarà mia cura, non appena questa emergenza si sarà conclusa, attivare gli enti competenti affinché si possa realizzare questo impianto aggiuntivo che dalle prime valutazioni fatte dai tecnici risolverebbe il problema». Visto lo stato di emergenza, Soranzo ha deciso di spostare la presentazione del progetto dell’impianto natatorio di Selvazzano, prevista per domani sera al centro civico Presca di San Domenico.

(g.b.)

 

Emergenza canali Brusegana va sotto

Il livello del Bacchiglione scende ma sale quello degli scoli

La rete minore non scarica: fino a 15 centimetri nelle case

PADOVA – Il Bacchiglione si abbassa ma si alzano i canali, il risultato finale non cambia: martedì notte e mercoledì mattina alcune zone di Padova sono finite sott’acqua. L’emergenza maggiore, che ha attivato Comune e Protezione civile in 45 minuti, si è registrata in via Monte Rua e Monte Cero, a Brusegana. Tre case in via Monte Rua e quattro in via Monte Cero non hanno chiuso occhio per tenere testa all’acqua del fossato che, tracimando, si è riversata prima in strada, allagandola come un fiume, e poi in casa. Cantine, taverne e piani terra, inondati fino a 15 centimetri di acqua. Immediata la reazione dell’unità di crisi allestita dal Comune: in 45 minuti si sono recati sul posto l’assessore alle Acque Andrea Micalizzi, tre squadre della Protezione civile con una decina di uomini e tre pompe per aiutare i cittadini. Inoltre si è attivata una rete di solidarietà tra vicini di casa ed amici che hanno consentito, a differenza del tragico 2010, di salvare mobilio e oggetti. Ieri mattina il panorama era quello di una zona “sfollata”, con mobili accatastati (ma salvi), stivali infangati e tanta stanchezza. Già dalla notte sono state chiuse le due vie, Monte Rua e Monte Cero, che sono rimaste impercorribili fino a ieri pomeriggio. La Protezione civile ha lavorato tutta la notte turnandosi ogni due ore. A mettere in pericolo la zona, il reticolo di piccoli canali che scaricano nel fiume Brentella che, a sua volta, riversa l’acqua nel Bacchiglione. Nei giorni scorsi però il Bacchiglione, alle prese con la piena proveniente direttamente dalle montagne, non è stato in grado di accogliere acqua dai canali minori che, invece, continuavano a ricevere cascate dalle zone gravemente colpite dagli allagamenti, come Sarmeola, Tencarola, Selvazzano e Caselle, appunto il confine con Brusegana. E l’acqua al limite della strada ha finito per tracimare. «L’innalzamento dei canali minori è ora la nostra maggiore preoccupazione», scandisce Micalizzi, «non riescono a scaricare e questo ha generato delle criticità nella zona di via dei Colli, inzuppando i terreni agricoli e finendo per portare l’acqua nelle case. In queste ore di calma, in cui non piove, stiamo cercando di liberare il più possibile i canali. Ma le previsioni dicono che pioverà anche domani e dopodomani, dunque gli equilibri in questa zona restano precari e non possiamo abbassare la guardia». A chi dice che l’idrovora del Consorzio del Brenta, proprio in via Monte Cero, non abbia funzionato, il giovane assessore risponde con una verifica “a sorpresa”. «Ieri mattina mi sono presentato senza preavviso al Consorzio», riferisce, «ed ho controllato personalmente che le quattro pompe (che tirano 2 mila litri di acqua al secondo) funzionavano tutte». Non c’è più pericolo, invece, alla Paltana. «I livelli del Bacchiglione si stanno abbassando notevolmente, di 6 centimetri all’ora», rassicura Micalizzi. Sono stati risolti anche i disagi in via Cà Rinaldini, dove «l’allarme è rientrato e rientrerà definitivamente anche il pericolo nell’intero rione di Montà una volta ultimati i lavori delle fognature» e in via della Biscia, dove «l’importante è aver risolto l’emergenza, ma bisognerà chiarire le responsabilità perché da un primo sopralluogo dei tecnici l’ostruzione è stata causata da un intervento di recinzione di privati».

Elvira Scigliano

 

Prevista pioggia ancora fino a domenica

Arpav: precipitazioni meno intense rispetto ai giorni scorsi. Rischio frane e smottamenti in collina

TEOLO – Niente sole almeno fino ai primi giorni della prossima settimana. Per le famiglie che in queste ultime ore hanno avuto l’acqua in casa e per gli agricoltori che hanno i terreni agricoli ancora inzuppati dalle abbondanti piogge, dal Centro Meteo di Teolo dell’Arpav arrivano notizie tutt’altro che confortanti. Una situazione meteo, quella prevista, che mantiene alto il rischio frane e smottamenti sulle zone di collina. Impulsi perturbati ed umidi di origine atlantica continuano, infatti, ad interessare la nostra regione interrotti solo da qualche modesto intervallo anticiclonico che regalerà qualche raggio di sole soprattutto nelle zone montane e pedemontane. Quelle previste fino al tardo pomeriggio di oggi saranno precipitazioni decisamente meno intense rispetto a quelle dei giorni scorsi. In pianura i millimetri d’acqua indicati dai meteorologi vanno dai cinque ai 15, nelle zone prealpine dai 15 ai 25. Nulla a che vedere, quindi, con i quantitativi ben più importanti che hanno gonfiato i fiumi più importanti e creato problemi al sistema idraulico di parecchie zone della provincia. Dopo quasi una settimana di cattivo tempo, la prima giornata senza piogge sarà quella di domani. In quota comparirà anche il sole. Ma sarà una parentesi di tempo accettabile breve visto che già verso sera è previsto un aumento della nuvolosità con probabili rovesci. Domani le temperature minime scenderanno di qualche grado. Cielo coperto anche sabato, specie in pianura, dove le nubi saranno basse e la visibilità sarà ridotta. Qualche sprazzo di sole interesserà nelle ore centrali della giornata le zone montane e pedemontane. Domenica il tempo continuerà a mantenersi variabile con annuvolamenti alternati a sporadiche schiarite che potranno interessare anche alcune aree della pianura. Durante le ore fredde compariranno delle foschie nelle zone di pianura e nelle valli. Ieri nella nostra provincia le temperature minime si sono attestate intorno ai 6-7 gradi, le massime 8-9 gradi. Valori decisamente superiori a quelle che in media vengono registrate in questo periodo.

Gianni Biasetto

 

Mobilitati i cantonieri per ripristinare la viabilità

In mezza provincia strade franate o interrotte con molti ponti impraticabili

Nella sala operativa di via dei Colli 2.100 volontari al lavoro nei tre giorni

PADOVA – La sala operativa della Provincia, allestita nella sede della Protezione civile provinciale di via dei Colli 178, funziona 24 su 24. In primo piano l’incessante lavoro del personale provinciale, dell’amministrazione comunale padovana e i volontari del corpo. Molti dipendenti non hanno dormito superando di gran lunga lo straordinario e tornando a timbrare il cartellino il giorno dopo, come il Settore manutenzioni di palazzo Moroni. Mentre i volontari della Protezione civile hanno dato lustro alla vocazione all’altruismo che li contraddistingue. La Provincia ha attivato tutte le procedure di emergenza per dare supporto ai Comuni: quelli maggiormente interessati sono lungo le aste fluviali del Bacchiglione e Fratta Gorzone, oltre al Roncajette e Bisatto. Le situazioni più critiche restano Battaglia, Montegrotto, Selvazzano e Bovolenta. Nel dettaglio, dal magazzino di via dei Colli sono stati distribuiti 42 mila sacchi vuoti e 6.000 riempiti dal personale volontario. La distribuzione è stata fatta ai Comuni colpiti e direttamente ai cittadini di Selvazzano, Rubano e Montegrotto. Solo martedì i volontari erano oltre 1.100, molti dei quali a monitorare gli argini. A questi si aggiungono 300 volontari impiegati il 2 febbraio e altri 700 il 3 febbraio, dunque in tre giorni hanno operato 2.100 persone. È stato impiegato anche tutto il gruppo provinciale di volontariato con circa 96 volontari che si sono turnati in tre giorni nella sala operativa, 50 solo martedì. Altre 26 squadre sono state movimentate per interventi fuori distretto, in tutto 130 volontari tra sala operativa e supporto esterno. Dal 2 al 4 febbraio le chiamate sono state duemila. Sul fronte della viabilità, sono mobilitati tutti i cantonieri della Provincia. Le situazioni più difficili lungo la Sp 77 “di Costigliola” a Rovolon: c’è una strada franata lunga circa 300 metri. In zona Colli i cantonieri stanno operando lungo la Sp 47 “Docima” dov’è stato chiuso al transito il ponte sul canale Bisatto di Vo’ in località Vo’ Vecchio. Lungo la Sp 72 “Sementina” è stato chiuso il ponte di Trambacche per l’allagamento della strada. Infine, un altro reparto di cantonieri è operativo sulla Sp 14 (di Pontecasale) in direzione Rivella dove è stato chiuso il ponte sul Canale Bagnarolo a Pernumia. Chiusi inoltre il Ponte Azzurro a Bovolenta lungo la Sp 35 “Volparo”; la Sp 9 “del Canale di Cagnola” e 3 “Pratiarcati” in corrispondenza dei muri di contenimento del Bacchiglione, sempre a Bovolenta. È chiusa per esondazione del canale Rialto a Battaglia Terme anche la Sp 63 “del Catajo”. Attualmente l’emergenza coinvolge 51 Comuni. I Centri operativi comunali aperti sono a Pernumia, Cervarese Santa Croce, Vescovana, Galzignano, Selvazzano, Abano, Veggiano, Megliadino San Fidenzio, Cartura, Padova, Casalserugo, Pozzonovo. «La situazione in questo momento è stabilizzata», rassicura l’assessore alla Protezione civile Mauro Fecchio, «se nel 2010 hanno ceduto gli argini, questa volta abbiamo avuto una pioggia davvero eccezionale che ha interessato quasi tutti i fiumi provocando gli allagamenti».

(e.sci.)

 

Forcellini e Terranegra fuori dall’incubo grazie ai lavori eseguiti dopo il 2010

«Dalla città, in confronto alle zone della provincia e al 2010, abbiamo avuto una buona risposta». L’assessore alle acque, Andrea Micalizzi, pur se moderatamente, riscontra la soddisfazione di una città che ha tenuto. In particolare, malgrado più di 150 millimetri d’acqua in pochi giorni, non si sono registrati disagi nei quartieri fino ad oggi a rischio, come Forcellini e Terranegra. «Ecco il risultato dei lavori eseguiti in questi anni», scandisce il giovane democratico, «ricordo il raddoppio dell’idrovora di Voltabarozzo e della sistemazione della botte sifone (sotto l’idrovora), nonché il potenziamento della rete fognaria di via Crescini. Inoltre, in programma, ci sono ancora l’idrovora di San Gregorio e la vasca di laminazione». Facciamo un po’ di conti. L’idrovora di Voltabarozzo, inaugurata nel 2012, è costata 1 milione e 700 mila euro, ai quali bisogna aggiungere 500 mila euro per la sistemazione della botte sifone, che serve sempre Forcellini. Poi ci sono le nuove fognature, quelle di via Crescini, che si sono affiancate a quelle esistenti (80 per 80 centimetri) e un condotto che misura 1,5 metri per 2,5 metri. Il potenziamento è costato 2 milioni e 300 mila euro.

(e.sci.)

 

Scolmatore Padova-Venezia dimenticato

Dalla Zuanna (Scelta Civica) e il Pd attaccano: né in Regione né a Roma stanno sostenendo l’opera

PADOVA – Il Bacchilgione non arresta la sua corsa e, con il fiume, l’onda delle polemiche. Il governatore Luca Zaia, che ha decretato lo stato di calamità, ricorda che «non c’è solo Fiumicino» per riportare l’attenzione sul Veneto. Il Pd lo accusa di far propaganda invece di rispondere delle opere non ancora completate ma promesse (e finanziate dal governo Berlusconi) nel 2010. A suonare “la carica” i consiglieri regionali del Pd e l’assessore alle acque di Padova, Andrea Micalizzi. «Aspettiamo parta l’opera del canale scolmatore (idrovora) Padova-Venezia», tuonano, «e i bacini di laminazione di Trissino e Caldogno». A sorpresa interviene anche la presidente della Provincia, Barbara Degani che ridimensiona l’allarme del governatore: «Nel 2010 lo Stato ha risposto in modo puntuale, mi aspetto uguale risposta, ma adesso non abbiamo avuto un’alluvione, solo allagamenti e disagi patrimoniali, nessun effettivo pericolo». Rocco Bordin, Forza Italia, insiste sulla mancanza di un progetto unitario: «Dobbiamo pensare a piani di azione di 50 anni», scandisce, «invece gli amministratori di Governo e Regione danno poca attenzione al percorso continuato nel tempo pensando solo al piccolo consenso momentaneo. Serve un accordo di progetto Stato-Regione sul canale scolmatore». Che l’idrovora sia una soluzione utile lo pensa anche Gianpiero Dalla Zuanna, senatore di Scelta Civica: «l’incubo dell’alluvione per i paesi del basso corso del Bacchilgione non è una fatalità», ribadisce, «bensì la conseguenza di una protezione idraulica che non è stata adeguata all’incremento di popolazione e alle nuove attività agricole, industriali, artigianali e commerciali. Il governatore Zaia dice che a Roma non gli danno i soldi, e che bisogna sforare il patto di stabilità. Tutto vero. Ma per il Bacchiglione la vera soluzione è il canale scolmatore delle acque del Brenta e del Bacchiglione da Vigonovo alla laguna. Eppure nessuno, né a Roma né a Venezia, in questi anni ha spinto per quest’opera che proteggerebbe i territori del Padovano e potrebbe essere un passo importante verso la realizzazione dell’idrovia Padova-Venezia. Tant’è, lo scolmatore non è mai stato inserito nei principali documenti di programmazione approvati a palazzo Balbi. Non possiamo continuare a lamentarci, se poi si sceglie di fare altro».

(e.sci.)

 

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