Segui @OpzioneZero Gli aggiornamenti principali anche su Facebook e Twitter. Clicca su "Mi piace" o "Segui".

Questo sito utilizza cookie di profilazione, propri o di terze parti per rendere migliore l'esperienza d'uso degli utenti. Continuando la navigazione acconsenti all'uso dei cookie. Per maggiori informazioni cliccare qui



Sostieni la battaglia contro l'inceneritore di Fusina, contribuisci alle spese legali per il ricorso al Consiglio di Stato. Versamento su cc intestato a Opzione Zero IBAN IT12C0501812101000017280280 causale "Sottoscrizione per ricorso Consiglio di Stato contro inceneritore Fusina" Per maggiori informazioni cliccare qui

Firmato ieri a Roma un contratto tra la Bei e il Consorzio Venezia Nuova

In tre anni prestati 1193 milioni. L’ex sede di Palazzo Morosini sul mercato

Finanziamenti per il Mose. La Bei, Banca europea degli investimenti, ha firmato ieri a Roma il contratto di prestito di altri 200 milioni di euro al Consorzio Venezia Nuova per il proseguimento dei lavori delle dighe mobili alle bocche di porto. Duecento milioni che vanno ad aggiungersi ai 993 milioni già erogati – sempre sotto forma di prestito – dalla Banca europea, di cui 480 già versati nel 2011 e 513 (in due tranche) nel 2013.

«Si tratta di un prestito e non di un ulteriore finanziamento», precisano al Consorzio, «che sarà rimborsato nei tempi stabiliti».

Rimborso a carico dello Stato, che attraverso il Cipe finanzia annualmente ormai, dal 2002, le varie tranche per la realizzazione dell’opera. Il contratto di finanziamento con la Bei, con prestiti rimborsabili a tasso ridotto, era stato firmato nel 2008 dal governo italiano con la Bei per un ammontare massimo di un miliardo e mezzo di euro.

Il Mose intanto va avanti, e i lavori dovrebbero concludersi entro il 2016, con qualche anno di ritardi sulla tabella prevista. E un aumento notevole dei costi. Un miliardo e mezzo (3200 milioni di lire) il costo preventivato per il progetto di massima. Poi aumentato via via fino a raggiungere i 4 miliardi 700 milioni di euro (contratto a prezzo chiuso), di nuovo aggiornati per l’aumento dei prezzi dei materiali e le opere di compensazione richieste dall’Unione europea a 5 miliardi e mezzo.

«I lavori del Mose sono in fase avanzata, sono stati conclusi all’80 per cento», dice il Consorzio in una nota, «si tratta di una grande opera ad altissima tecnologia espressione del know how di eccellenza e capacità tecnico ingegneristica made in Italy. Venezia e l’Italia, con il Mose, sono diventati un modello di riferimento».

Lavori che proseguono, come prosegue l’allestimento dell’Arsenale, che dovrà diventare il centro di manutenzione delle paratoie, con la sala operativa già pronta. Alle Teze dell’Arsenale si sono trasferiti da qualche mese anche gli uffici amministrativi del Consorzio, prima ospitati nello storico palazzo Morosini di campo Santo Stefano. Opera seicentesca di Baldassarre Longhena, di proprietà delle Asicurazioni generali. Locali prestigiosi in pieno centro storico, lasciati liberi per occupare le Teze dell’Arsenale restaurate dal Magistrato alle Acque. E oggetto di contenzioso da parte dei comitati per l’apertura dell’Arsenale alla città. Palazzo Morosini è intanto disabitato. A quanto pare diventerà anch’esso residenza turistica.

Alberto Vitucci

link articolo

 

Lascia una risposta

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

Copyrights © 2012-2015 by Opzione Zero

Per leggere la Privacy policy cliccare qui