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I “gruppi di controllo” attivati dalla Cgil hanno denunciato diversi imprenditori che si avvalgono dell’opera dei cinesi. Indagheranno Ispettorato e Fiamme gialle

STRA – Trenta segnalazioni di calzaturifici della Riviera che lavorerebbero o si servirebbero di prodotti forniti da laboratori clandestini cinesi sono arrivate alla Filcem Cgil. Il sindacato meno di un mese fa aveva deciso di attivare all’interno dei calzaturifici dei “gruppi di controllo del materiale” e un numero verde per denunciare prodotti di sospetta provenienza.

«I lavoratori e le lavoratrici» spiega Riccardo Coletti segretario provinciale Filcem Cgil «hanno risposto massicciamente alla nostra iniziativa. Hanno capito che con il continuo sviluppo del lavoro nero e a basso costo dai laboratori cinesi a rischio è la loro occupazione. Hanno denunciato che all’interno delle loro aziende, che vendono calzature spacciandole per prodotti di alta qualità nei mercati esteri, arrivano partite di suole e tacchi prodotti chiaramente da laboratori cinesi. Gireremo queste segnalazioni, una trentina, alla Procura, allo Spisal, alla direzione provinciale dell’Ispettorato del lavoro e alla Guardia di Finanza. La maggioranza delle segnalazioni arriva da Stra, Fiesso, Vigonovo e Noventa Padovana».

Già durante l’assemblea che si era tenuta nelle scorse settimane nella sala parrocchiale a Stra era emerso come i lavoratori fossero quasi più interessati a stroncare il fenomeno dei laboratori clandestini che a specifiche rivendicazioni salariali.

«Si è capito» continua Colletti «che bisogna difendere la qualità del prodotto per difendere il lavoro. È stato quindi deciso di creare in ogni azienda gruppi di controllo e di contrasto al fenomeno che hanno cominciato a dare i primi frutti».

Intanto il sindaco di Vigonovo Damiano Zecchinato, imprenditore del settore, insieme a un gruppo di imprenditori calzaturieri della zona lancia una proposta. «Siamo pronti a mutuare» spiega Zecchinato e per gli imprenditori Federico Barison «l’iniziativa fatta a Borbiago dall’azienda “Le maschere del galeone”. Vogliamo aprire non solo una fabbrica al pubblico dimostrando l’italianità del prodotto, ma la filiera in tutte le sue fasi, visto che la calzatura è un prodotto complesso che è costituito da più componenti. Le prime iniziative saranno avviate con la primavera.

Negli ultimi anni il distretto del Brenta è riuscito a vincere la sfida dei mercati esteri grazie all’alta qualità dei materiali anche se il fenomeno dei laboratori clandestini ne sta minando le basi. È l’unico distretto ad essere già oltre i livelli pre-crisi del 2009».

Alessandro Abbadir

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