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MOSE – Entro un mese da Trieste giungerà la seconda, servono a chiudere e aprire la conca di navigazione

Il Magistrato alle acque: «Posa dei cassoni da giugno»

È arrivata a Malamocco la prima “barca porta” per chiudere la conca di navigazione che ospiterà le navi quando le paratoie del Mose verranno alzate per salvaguardare Venezia dalle acque alte.

La “barca porta”, ossia una porta che può galleggiare, è grande come un palazzo: lunga 51 metri, larga 6,50, alta 16, pesa 1800 tonnellate. Verrà posizionata sul lato Est della conca, quindi verso il mare, e tra circa un mese arriverà anche la seconda che chiuderà il lato Ovest verso la laguna. A differenza delle barche porte dell’Arsenale e della Fincantieri, che devono essere tolte ogni volta che vanno aperti i bacini e, per farlo, bisogna prima svuotare l’acqua, le due barche porta della conca di navigazione di Malamocco scorreranno sul fianco, come fanno i cancelli elettrici, lungo un corridoio sfruttando la pressione dell’aria, e alla fine entrando in una feritoia. In tal modo la conca resterà sempre allagata e potrà essere aperta e chiusa più volte al giorno in breve tempo.

La prima barca porta, costruita a Trieste dall’impresa Cordioli, è stata portata a Malamocco e ormeggiata all’inizio della conca da due rimorchiatori della Panfido con l’ausilio degli operatori della Trasmar, società veneziana specializzata nel settore dei trasporti e dei lavori marittimi e subacquei.

Intanto in queste settimane i piloti del porto e la Capitaneria hanno effettuato le prove sui simulatori per imparare a gestire l’entrata e l’uscita delle navi dalla conca; mentre il collaudo fisico sul posto avverrà nei mesi di aprile e maggio prossimi, come ha annunciato l’altro ieri l’Autorità portuale veneziana che, prudenzialmente, ha ipotizzato l’avvio dei lavori per la posa delle nove paratoie del Mose per il prossimo autunno. Il Magistrato alle Acque, invece, assicura che «il trasporto e la posa in opera dei cassoni alla bocca di Malamocco inizierà entro il mese di giugno» per «approfittare delle condizioni meteomarine più favorevoli alle movimentazioni. Il rinvio delle attività in autunno non solo comporterebbe un fermo cantiere, con impatti significativi, ma potrebbe compromettere l’intera deadline del Mose».

 

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