Segui @OpzioneZero Gli aggiornamenti principali anche su Facebook e Twitter. Clicca su "Mi piace" o "Segui".

Questo sito utilizza cookie di profilazione, propri o di terze parti per rendere migliore l'esperienza d'uso degli utenti. Continuando la navigazione acconsenti all'uso dei cookie. Per maggiori informazioni cliccare qui



Sostieni la battaglia contro l'inceneritore di Fusina, contribuisci alle spese legali per il ricorso al Consiglio di Stato. Versamento su cc intestato a Opzione Zero IBAN IT12C0501812101000017280280 causale "Sottoscrizione per ricorso Consiglio di Stato contro inceneritore Fusina" Per maggiori informazioni cliccare qui

Consegnati alla Regione i risultati del monitoraggio chimico e biologico

Mercurio trovato in cozze e vongole, Rialto tra le aree con le maggiori tossicità

La laguna di Venezia sta decisamente male dal punto di vista ecologico e ambientale. Lo certifica anche il primo ciclo di monitoraggio sui cosiddetti “corpi idrici” della laguna – canali e bacini acquei – consegnato in questi giorni alla Regione dall’Arpav, l’Agenzia regionale per l’ambiente del Veneto e dallo stesso Magistrato alle Acque che ha condotto a sua volta un ciclo di rilevazioni, con dati rilevati sino alla finedel 2012.

Dal punto di vista biologico è stato monitorato lo stato di salute di pesci, molluschi, piante lagunari e altri organismi dell’ecosistema. Risulta in particolare scarso lo stato ecologico di aree lagunari come Dese, Millecampi Teneri, Val di Brenta, Teneri, Marghera e Tessera, mentre lo stato chimico sarebbe buono per tutte le aree secondo l’Arpav. I saggi biologici compiuti nel 2011 dall’Agenzia ambientale hanno rilevato ad esempio la tossicità di un crostaceo come il Corophium orientale – utilizzato proprio come bio indicatore del grado di inquinamento delle acque marine o salmastre – in aree lagunari come Valle Ca’ Zane, le Paludi di Cona e della Rosa, San Giacomo, Buel del Lovo, Lazzaretto Vecchio, Sacca Sessola, Millecampi, Bassofondo Fisolo, San Pietro in Volta, Settemorti, Valle Pierimpiè, Val di Brenta e persino a Rialto, dove la tossicità è confermata anche da altri indicatori biologici come l’alga Dunaliella terctiolecta e micro-organismi come il Vibrio fisceri. Ma in base a questi indicatori, la tossicità – solo per restare vicino a Venezia – riguarda ad esempio Ponte della Libertà, Campalto, Vignole, Tessera, Palude di Burano, Sacca Sessola, Lazzaretto Vecchio e molti altri siti lagunari.

Venendo poi in particolare a cozze e vongole, la presenza di mercurio oltre i limiti consentiti è stata rilevata con i monitoraggi Arpav ancora una volta a Rialto, ma anche a Tessera, nella Palude di Burano, a San Giacomo, nella Valli da pesca Ca’ Zane e Lanzoni, alle Vignole, a San Nicolò, al Lazzaretto Vecchio, a Sacca Sessola, a Millecampi, al Lago dei Teneri, e si potrebbe continuare.

Ma anche tornando allo stato chimico – pur definito complessivamente buono per la laguna nel rapporto – non mancano le criticità per il superamento di oltre il 20 per cento del livello massimo ammesso di sostanze inquinanti nell’acqua come cadmio, piombo, mercurio, benzopirene, fluorantene nella Valli da pesca Dogà, Cavallino, Ca Zane, Lanzoni Zappa e Pierimpiè, nella Palude di Burano, ancora a Rialto, alle Vignole, a Sant’Erasmo, a SanNicolò.Ma anche in questo caso l’elenco potrebbe continuare.

Enrico Tantucci

link articolo

 

BACINO SCOLANTE – Aggiornato il Piano Direttore

La Regione – sulla base dei dati del monitoraggio dell’Arpav, l’Agenzia regionale per l’ambiente – che ha appena aggiornato il piano direttore per la prevenzione dell’inquinamento e il risanamento delle acque del bacino scolante, che risaliva al Duemila.

Quel Piano, facendo propri i limiti posti dalla Legge Speciale per Venezia, aveva fissato l’obiettivo di sversare ogni anno in laguna un carico massimo di 3 mila tonnellate di azoto e 300 di fosforo.

Ebbene se il carico di fosforo nei dieci anni successivi e fino ad oggi ha più o meno centrato l’obiettivo, il carico di azoto è stati ben 5 mila tonnellate all’anno, con una punta di 7300 toccate nel 2010.

Il monitoraggio ha messo in evidenza che a portare l’azoto sono i corsi d’acqua e i canali agricoli che scaricano in laguna. Dal monitoraggio compiuto dall’Arpav nel triennio 2010-2012 è emerso che i parametri particolarmente critici sono l’azoto ammoniacale e a seguire l’azoto nitrico e il fosforo.

 

Lascia una risposta

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

Copyrights © 2012-2015 by Opzione Zero

Per leggere la Privacy policy cliccare qui