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DOLO-MIRA-STRA-CAMPONOGARA

DOLO – I gruppi di opposizione della Riviera fanno fronte comune sul tema dell’ospedale e intervengono con una nota congiunta firmata da “Il Ponte di Dolo”, da “Sinistra per Camponogara”, da “Mira Fuori del Comune” e da “Strada Comune di Stra”: «All’ospedale di Dolo le istituzioni locali non pensano più – lamentano – I partiti più grossi di maggioranza e minoranza non si muovono. La gente sembra disillusa. Non vogliamo pensare che le ragioni della salvaguardia e del rilancio del nostro ospedale siano futili. Sono solide come macigni! Ha una storia illustre, è baricentrico, occupa locali di sua proprietà, potenzialmente è in grado di organizzare in modo razionale strutture e servizi che lo qualifichino come ospedale per acuti, e in tal senso lo percepisce la gente della Riviera, perché è l’ospedale della Riviera».

Segue un appello: «Sindaci dei comuni interessati, partiti di maggioranza e minoranza che già vi siete espressi in difesa dell’ospedale di Dolo, siate chiari. Uscite dal torpore, battete i pugni, sollecitate una revisione delle schede ospedaliere».

I gruppi individuano le priorità: «Intanto chiedete con urgenza, per Dolo, i soldi promessi e necessari per la ristrutturazione del Pronto Soccorso; pretendete il mantenimento o il ritorno dei reparti che caratterizzino il polo chirurgico»

(L.Per.)

 

CAMPONOGARA – Il Pd: «Evitare di smantellare i servizi sanitari della Riviera»

CAMPONOGARA – «Serve una mobilitazione generale per chiedere alla Regione di analizzare i piani aziendali con lo scopo di scongiurare lo smantellamento dei servizi sanitari in Riviera».

Gabriele Scaramuzza, responsabile welfare del Partito Democratico provinciale Venezia è intervenuto martedì sera in sala consiliare a Camponogara ad un incontro organizzato dal Pd sul tema della sanità in Riviera. «Su questo argomento è stato assordante il silenzio serbato dal presidente della conferenza dei sindaci della Riviera del Brenta», ha chiosato Scaramuzza. Assieme a lui anche il sindaco di Camponogara, Giampietro Menin e il consigliere regionale Bruno Pigozzo. Secondo Menin è indegno che il pronto soccorso di Dolo sia ancora ospitato all’interno di una struttura prefabbricata. Per Pigozzo i 1500 euro pro capite, come budget previsto per la nostra Ulss, ha portato ad una progressiva riduzione di spesa e ad altrettante sofferenze di gestione come ad esempio nelle forniture, nelle liste d’attesa o negli investimenti come, appunto, il pronto soccorso. Inoltre verrebbero tagliati che i fondi per la non autosufficienza e per le rette delle case di riposo.

«Chiediamo all’assessore alla sanità veneta e ai servizi sociali di far pesare le criticità così da rivedere i tagli dei costi», ha detto Pigozzo. Tra il personale della Ulss, del resto, aleggerebbe un sentimento di smarrimento e di timore per un futuro di cui non si intravede un destino. Tra il pubblico è intervenuto anche l’ex consigliere regionale Renato Morandina secondo cui si sta andando verso uno smantellamento dell’Ulss13.

Emanuele Compagno

 

DOLO – Delegazione della Lega a Palazzo Balbi: «Perdere i fondi sarebbe grave»

«Ospedale, i soldi ci sono»

L’assessore regionale: «Stanziati 5 milioni per il Pronto soccorso, manca il progetto dell’Asl 13»

«I soldi per i lavori di sistemazione e adeguamento del pronto soccorso, cinque milioni di euro, sono già stanziati ed accantonati dal 2012 ma non possono essere erogati perché l’Asl 13 non ha presentato il previsto progetto agli uffici competenti».

Questo è quanto l’assessore regionale Luca Coletto ha comunicato ieri al consigliere provinciale del Carroccio Michael Valerio, dopo aver fatto le opportune verifiche a seguito dell’incontro che c’è stato martedì mattina a Palazzo Balbi fra lo stesso assessore alla Sanità e la delegazione della Riviera del Brenta della Lega Nord che si occupa appunto di sanità.

Quella che interessa l’ospedale di Dolo è una situazione paradossale, che chiama in causa la dirigenza dell’Asl 13 anche perché le condizioni del pronto soccorso – attualmente si trova in una struttura provvisoria e l’ingresso è sotto un tendone – sono inadeguate ad ospitare un reparto ospedaliero di primo intervento.

«La preoccupazione – sostengono Ennio Zane, Michael Valerio e Giovanni Fattoretto – è che l’Asl non abbia volutamente presentato il progetto per dirottare i fondi per altre necessità. Di certo sono fondi che non possono rimanere “congelati” a lungo e perderli risulterebbe un grave danno per il futuro sanitario rivierasco».

Nel 2013 il Pronto Soccorso dolese, pur presentando caratteristiche strutturali di un “ospedale da campo”, ha soddisfatto più di 42mila accessi di cui oltre 6.000 ricoveri con un servizio di osservazione breve intensiva, cure a più di 7.000 pazienti e un Suem che ha registrato ben 1.300 uscite in codice rosso oltre ai vari trasferimenti ospedalieri interni.

«Numeri che sottolineano l’assoluta necessità di questo servizio – rimarcano i leghisti – il quale in alcun modo non può scaricare tale mole di lavoro su altre strutture limitrofe, né altre strutture limitrofe sarebbero in grado di assorbire tale surplus di prestazioni. Da qui la necessità reale di interventi strutturali reali ed urgenti».

Intanto, per oggi pomeriggio il direttore Gumirato ha convocato i primari di tutti i reparti per illustrare loro l’atto aziendale, documento che, approvato in Regione, dovrebbe chiarire il destino dell’ospedale dolese.

 

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