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GRANDI OPERE E AMBIENTE

Il ministro Lupi (Infrastrutture) ieri in visita al cantiere di Ca’Roman

«Mancano solo 226 milioni di euro, l’opera sarà conclusa a fine 2016»

Pronti sei cassoni a chioggia

Il Mose è allo sprint finale, il ministro Lupi: «Concluso entro il 2016»

la proposta  – Chioggia pronta a ospitare le grandi navi

CHIOGGIA – Dopo il Lido e Malamocco, Chioggia. Entrano nella fase operativa anche nella terza bocca di porto i lavori per la realizzazione del Mose. Folla di autorità ieri a Ca’ Roman per visitare il cantiere e assistere all’inizio delle manovre di allagamento della tura, dove sono stati costruiti sei cassoni di fondazione e due grandi cassoni di spalla. Tra 20 giorni saranno trainati in mezzo al canale e fatti affondare per ospitare poi le paratoie e l’intera barriera. «Quando si realizza un’opera come questa bisogna andarne orgogliosi», dice il ministro Maurizio Lupi, al suo secondo «battesimo» in pochi mesi dopo la presentazione, a metà ottobre, delle prime paratoie a Punta Sabbioni, «un sistema che possiamo esportare nel mondo». Opera completamente finanziata dallo Stato, ha ricordato Lupi, «mancano solo 226 milioni per realizzare le opere complementari richieste dall’Europa. Entro il 31 dicembre 2016 l’opera dovrà essere conclusa. I tempi stabiliti saranno rispettati, mentre dovremo anticipare già alla fine di quest’anno la discussione sul modello di gestione». Concorda il presidente del Consorzio Venezia Nuova Mauro Fabris. Che però avverte: «Per le paratoie ci saranno delle gare, e noi non siamo dei maghi». Il rischio ricorsi nell’unica parte di opere messa a gara, potrebbe portare altri ritardi. Folla delle grandi occasioni per la presentazione del cantiere chioggiotto. Ci sono meno giornalisti e operatori dell’altra volta. Molti politici, ingegneri, tecnici. Il ministro, i sindaci, il presidente della Regione e gli ingegneri sbarcano sul cantiere di Ca’ Roman poco prima delle 16. Elmetto verde e giacchetta arancione, tutti al cantiere gestito dall’impresa Condotte di Ducio Astaldi. Ermes Redi, da nemmeno un anno direttore del Consorzio, illustra lo «stato di avanzamento » della grande opera. Ecco gli enormi cassoni «di soglia» in calcestruzzo, 60 metri per 40, adagiati sul fondo. Si vede la sagoma della paratoia che dovranno accogliere, ci sono i fori gialli per inserire la cerniera e i meccanismi idraulici. Il ministro stringe le mani agli operai e ai direttori di cantiere. I subacquei gli spiegano la particolarità di un’opera che funzionerà interamente sott’acqua. I grattacieli di cemento sono allineati in quello che diventerà tra un anno il «porto rifugio » per accogliere i pescherecci in caso di maltempo e di chiusura delle barriere. «Tra qualche giorno», spiega il presidente del Consorzio Mauro Fabris, «i cassoni saranno trainati in bocca di porto e affondati ». Qui saranno uniti alle estremità, ricavando al centro il corridoio per cavi e sistemi tecnologici. Come già al Lido, lato Punta Sabbioni, sarà possibile passare da una parte all’altra della bocca di porto sott’acqua. Fase delicata, in cui l’allineamento tra cassone e cassone dovrà essere quasi perfetto, con la tolleranza massima di un millimetro. «Grande lavoro», commenta il ministro, «dimostrazione che con i fatti si superano le divisioni ideologiche. Se il Mose funzionerà e il baby Mose mette all’asciutto Chioggia qualcosa di buono lo abbiamo fatto. Siamo passati dalle parole ai fatti ». Il presidente della Regione Luca Zaia sottolinea: «Il Mose è realizzato all’80 per cento, lo Stato ci ha già dato 4 miliardi e 800 milioni. Adesso ne manca uno». Lo corregge il superdirigente del ministero Ercole Incalza: «I soldi per il Mose ci sono tutti, mancano soltanto pco più di 200 milioni di euro». Sorrisi tra Lupi e Zaia. Finché non si parla di autonomia. «Le grandi sfide si superano oggi solo a livello globale. E noi ci vogliamo chiudere? No…» Polemiche lontane e facce sorridenti. Il sindaco di Chioggia ringrazia, Orsoni ricorda al governo gli impegni per sbloccare i soldi per la manutenzione urbana. Le risorse dello Stato, negli ultimi anni, sono andate quasi tutte alla grande opera. briciole, con grande ritardo per la manutenzione, «grande opera» quotidiana necessaria secondo il Comune in una cittàche vive sull’acqua. Intanto si fa il punto sulla grande opera. Per qualche mese la navigazione nella bocca di Chioggia sarà in parte preclusa, come lo è oggi (fino ad aprile) per le navi in bocca di Lido. Nella bocca di Malamocco continua la posa dei cassoni, quasi ultimata la conca di navigazione che dovrebbe consentire l’ingresso alle grandi navi in caso di chiusura delle paratoie per l’acqua alta. Grande opera nata già «piccola », perché al suo interno le navi di ultima generazione non ci passano. Visita «lampo» con una pattuglia di autorità al seguito. Con Zaia l’assessore alle Infrastruuture Renato Chisso e il vicepresidente Zorzato, consiglieri e autorità. Visti da vicino, i cassoni del Mose fanno impressione.  «Tra qualche giorno», dicono gli ingegneri, «saranno tutti sott’acqua».

Alberto Vitucci

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Un progetto lungo trent’anni, costo quasi 5 miliardi

Settantotto paratoie in acciaio per chiudere le tre bocche di porto in caso di acque alte eccezionali. Il Mose è un progetto ideato nei primi anni Ottanta dal Consorzio Venezia Nuova. Nel 1988 il progetto «Rea», battezzato dal governo Andreotti, del costo allora di 3200 miliardi di lire (un miliardo e mezzo di euro di oggi). Costi lievitati fino ai quasi 5 miliardi attuali, completamente finanziati dallo Stato. Le paratoie sono fissate su cassoni in calcestruzzo. Sono adagiate sul fondo, piene d’acqua, in posizione di riposo. Vengono sollevate con l’immissione di aria compressa all’interno. Per il Mose sono state realizzate anche tre dighe foranee al largo per la protezione dalle correnti. E l’isola artificiale del bacàn, davanti a Sant’Erasmo, che ospita la centrale elettrica e gli edifici di comando. La manutenzione del Mose si farà all’Arsenale nei bacini di carenaggio.

(a.v.)

 

«Il Baby Mose dimostra che l’opera funziona»

CHIOGGIA – Un assaggio di quello che sarà il Mose con la dimostrazione di come funziona il gemello in miniatura nel cuore di Chioggia. Prima di imbarcarsi per raggiungere le bocche di porto ieri il ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi e le autorità regionali e provinciali si sono fermati sul ponte di Vigo per osservare come funziona il Baby Mose. Durante il pranzo in città Lupi ha confessato di non essere mai stato a Chioggia, ma dal primo approccio h asubito riconosciuto al sindaco Giuseppe Casson di avere «una gran bella città». Da Vigo ha potuto godere di uno degli scorci più belli. Sul ponte Lupi ha chiesto al presidente del Magistrato alle acque Roberto Daniele e ai tecnici del Consorzio Venezia Nuova di spiegargli come funziona il Baby Mose e quali opere di salvaguardia siano state realizzate negli ultimi anni. Con l’accordo di programma Magistrato- Comune, volto alla salvaguardia dalle acque alte, sono stati spesi 30 milioni di euro (impermeabilizzazione del centro con il rialzo delle fondamenta e della piazza e Baby Mose). Le paratoie gemelle sul Vena sono solo l’ultimo atto del programma di interventi per consentire che il centro storico rimanga all’asciutto. «Sono qui per dimostrare che i fatti sono quelli che contano », spiega il ministro, «il tempo delle discussioni ideologiche è finito. La gente ci chiede fatti. Qui vedo il Baby Mose e mi dite che funziona perché il centro storico non va più sotto acqua. Bene è così che si fa, è così che si accorciano le distanze tra lo Stato e i cittadini. Impegno che ora ci prendiamo anche per il Mose per il quale abbiamo inserito le risorse per l’ultima fase nella legge di stabilità. Poi dovremo parlare della gestione e delle opere complementari». Sul ponte di Vigo per la visita al Baby Mose anche il vicepresidente della Provincia Mario Dalla Tor, il presidente del Veneto Luca Zaia e il sindaco di Venezia Giorgio Orsoni.

Casson ha fatto da cicerone sintetizzando i lavori che sono stati fatti dal Consorzio Venezia Nuova (come concessionario del Magistrato alle acque) negli ultimi vent’anni. Il Baby Mose dispone di due paratoie lunghe quasi 20 metri (a Vigo e alla Torre di Santa Maria). L’opera è stata conclusa nell’estate del 2012 e nel corso del 2013 ha dato dimostrazione di funzionare. Nel corso dell’ultimo anno è stato attivato in 93 giorni per un totale di 115 chiusure. Per le acque alte eccezionali sarà indispensabile il Mose, per le maree fino a 130 centimetri è invece sufficiente il fratello minore. «Il nostro territorio è fragilissimo», ribadisce Casson, «questi sono interventi importanti ma servono continue risorse per le manutenzioni. Ci auspichiamo che riprendano quanto prima i finanziamenti della LeggeSpeciale».

Elisabetta Boscolo Anzoletti

 

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