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Inchiesta sul cantiere nel lembo di laguna padovana: lavori fermi da un anno, chiatte e rimorchiatori abbandonati

CODEVIGO. «Un pingue dossier sullo stato in cui versa Valle Millecampi, dopo l’abbandono del cantiere da parte del Consorzio Venezia Nuova, è stato presentato alla Procura di Padova che ha aperto un’indagine»: l’annuncio è del comandante della polizia provinciale Cino Augusto Cecchini, che sottolinea: «Oltre alle nostre informazioni e ai nostri dossier è stato determinante il servizio pubblicato sul Mattino di Padova: è una situazione che deve essere risolta, ma noi come corpo provinciale non abbiamo nè mezzi nè competenze. È giusto che ora se ne occupi la magistratura. Abbiamo interessato anche l’Usl 16 che sta operando le sue verifiche con lo Spisal».

L’annuncio dell’indagine sul cantiere abbandonato è stato fatto nel corso di una conferenza stampa a palazzo Santo Stefano promossa dall’assessore Enrico Pavanetto per illustrare l’attività che la polizia provinciale, insieme al corpo forestale dello Stato, svolge sulle valli di Codevigo. Non bastasse l’immane lavoro quotidiano necessario a preservare l’ecosistema delle valli, minacciato da pescatori di frodo e bracconieri, a creare un nuovo e preoccupante allarme è stato l’abbandono, circa un anno fa, da parte del Consorzio Venezia nuova del cantiere, commissionato dal Magistrato alle acque, che avrebbe dovuto portare a termine i lavori per realizzare delle nuove velme, gli isolotti tipici della laguna, e scavare i canali. Del cantiere sono rimaste le chiatte, alcuni rimorchiatori mezzo inabissati, un grosso tubo in plastica che come un serpente attraversa la valle per dragare la sabbia da una chiatta all’altra. Un cimitero di mostri semi-arrugginiti che ferisce lo sguardo su quello che dovrebbe essere un piccolo paradiso incontaminato.

«Si tratta di uno dei più bei siti naturalistici dell’intera regione» dichiara Pavanetto, «prezioso dal punto di vista ambientale e come tale da salvaguardare. La nostra polizia opera in coordinamento con il corpo forestale dello Stato, ma sono numerose anche le operazioni congiunte con carabinieri e guardia di finanza, oltre che con la collaborazione delle guardie volontarie».

I numeri di un anno di controlli nelle valli li ha illustrati il comandante Cecchini: «Sul fronte della vigilanza venatoria sono stati controllati 550 cacciatori, mentre sul fronte della vigilanza ittica sono stati identificati 350 pescatori: circa il 10% è stato sanzionato. Gli illeciti di natura penale accertati vanno dalla caccia in periodo di divieto, all’abbattimento di volatili protetti e utilizzo di richiami elettroacustici vietati. In questo ambito ci sono stati sequestri di armi, munizioni, della fauna abbattuta e dei richiami illegali». Il comandante ha ricordato le sanzioni elevate sia per violazioni al Codice della strada sia al Codice della navigazione. Nel 2013 sono state scoperte e sequestrate anche delle piante di marijuana. «Fondamentale è l’attività di contrasto alla pesca di frodo e al bracconaggio» sottolinea il comandante Cecchini, «con interventi di prevenzione con monitoraggi sia diurni che notturni nelle valli. Sono state sequestrate reti fino a 24 metri di lunghezza, con una maglia di appena due centimetri, così fina da catturare anche 2-300 chili di pesce al giorno; abbiamo sequestrato anche attrezzi vietati per la pesca come i tremagli». Frequenti le operazioni per contrastare la pesca illegale dei “caparossoli”, praticata da pescatori di Chioggia che raggiungono le valli a bordo di natanti dotati di potenti motori: in diversi casi hanno speronato le imbarcazioni delle polizia per assicurarsi la fuga. Gli agenti di polizia provinciale sono in tutto 21 di cui 18 impiegati sul territorio. «È evidente che ci sia una carenza di risorse umane e strumentali» fa notare l’assessore Pavanetto, «quindi sono fondamentali le sinergie con altre forze». Da qui la collaborazione con il corpo forestale: «Specie in momenti di crisi e difficoltà si è chiamati a dare risposte efficaci» il commento del comandante provinciale dei forestali Paolo Zanetti, «grazie a una convenzione in via di definizione la sinergia fra noi e la polizia provinciale sarà ancor più consistente. Il lavoro da fare è molto e siamo consapevoli che ci è demandato il compito di gestire, custodire e tutelare un ambiente, quello delle valli di Codevigo, che è riconosciuto come patrimonio dell’umanità dall’Unesco».

Elena Livieri

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