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Denuncia dell’Osservatorio sulla legalità nella ricerca su ambiente e corruzione

Belloni: «Le procedure d’urgenza portano alle scelte più costose e devastanti»

C’è un modello veneto che non è solo quello delle piccole imprese e dell’export: riguarda gli appalti e ha a che vedere con «l’apparato amministrativo e burocratico con concentrazioni di potere davvero anomale».

Un contesto nel quale «il caso più eclatante è stato senza dubbio quello della potentissima segreteria regionale alle infrastrutture, il cui soggetto di vertice per anni ha, contestualmente, ricoperto la carica di amministratore delegato di Veneto Strade» per non dire dei ruoli nelle commissioni di Valutazione ambientale (Via) e Valutazione ambientale strategica (Vas) e gli incarichi come commissario straordinario, ad esempio al Passante di Mestre.

Il nome non si fa mai, ma è chiaro il riferimento a Silvano Vernizzi, il braccio destro dell’assessore alla Mobilità Renato Chisso. È questo uno dei passaggi più significativi – per ciò che riguarda il Veneto – del dossier “La corruzione divora l’ambiente”, il quarto quaderno dell’Osservatorio Ambiente e legalità di Venezia, nel quale si parla, oltre che della corruzione in senso stretto, anche di qui processi decisionali che – nelle amministrazioni pubbliche – si dimostrano poco trasparenti.

Il quaderno è stato presentato ieri dall’assessore all’Ambiente, Gianfranco Bettin, dal coordinatore dell’Osservatorio, Gianni Belloni, e dalla coordinatrice del comitato scientifico, Laura Fregolent. Il quadro che emerge dal quaderno è quello di un fenomeno in crescita, ma con caratteristiche differenti rispetto al passato.

«Dopo Tangentopoli», ha spiegato Belloni, «il volto della corruzione è cambiato. Alle mazzette, alle bustarelle utilizzate per corrompere amministratori pubblici disponibili, si sono sostituiti metodi più sofisticati, più difficilmente individuabili e quindi meno perseguibili legalmente: diversi gradi di “opacità” dei processi decisionali che, anche in Veneto, apronole porte alla corruzione».

Come dimostra tra l’altro, tra le più recenti indagini, il caso Baita per il Mose. «Un segnale allarmante è, ad esempio», ha aggiunto Belloni, «l’utilizzo sempre più diffuso delle cosiddette procedure d’urgenza rispetto alle grandi opere, procedure che spesso hanno portato a scegliere le soluzioni più costose e più devastanti dal punto di vista ambientale ».

Il quaderno dell’osservatorio verrà presentato sabato alle 14.30 al municipio di Marghera.Eper chi lo volesse è consultabile online (www.osservatorioambientelegalitavenezia. it).

Francesco Furlan

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