Tribuna di Treviso – Fondi agricoli, caccia ai furbetti
Posted by Opzione Zero in Rassegna stampa | 0 Comments
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apr
2014
Coldiretti: «Ottiene soldi anche chi non c’entra nulla con l’agricoltura, basta»
«Anche in provincia di Treviso sta per finire la pacchia». Così il presidente di Coldiretti, Walter Feltrin, interviene contro la cosiddetta “casta dei campi” che sottrae risorse destinate alle politiche per lo sviluppo rurale.
Grandi gruppi industriali, assicurativi e bancari, ma anche enti di diversa natura che non vivono certo di coltivazione, sono tra i primi tremila beneficiari di contributi destinati all’agricoltura. Perché la forma dice che i loro terreni sono effettivamente agricoli, anche se non c’è alcuna attività affine. Solo che i grandi gruppi a livello nazionale ricevono circa mezzo miliardo di euro di contributi, a discapito ovviamente di chi di agricoltura ci vive.
Per questo Coldiretti organizzerà un monitoraggio anti furbetti. Ed è proprio questo il momento di intervenire, perché si stanno facendo le scelte per la riforma della politica agricola comune per il periodo 2014-2020. È attraverso di essa che si stabiliscono quanti contributi mettere a disposizione e con quali criteri.
«Deve passare la figura dell’agricoltore attivo», continua Feltrin. «Ciò significa che solo l’agricoltore che vive di agricoltura in modo professionale deve essere il destinatario dei fondi per questo settore. Anche in provincia di Treviso appronteremo uno screening per capire quanti fenomeni di rendita ci sono. Il dato della stima nazionale è a dir poco preoccupante».
Si tratta, secondo Coldiretti, di una casta di intoccabili che rappresenta appena lo 0,2% degli interessati dagli interventi nella politica agricola, che riceve però ben il 15% delle risorse.
«Molti di questi soggetti non contribuiscono alla previdenza agricola, mentre altri nelle pieghe dell’attuale legislazione hanno creato società ad hoc per avere agevolazioni Imu, sulla concessione edilizia, sull’acquisto dei terreni agricoli e anche sulle bioenergie facendo concorrenza sleale al reddito e all’attività dei veri agricoltori», conclude Feltrin.
(f.c.)