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MATTINO – commercio e festività

Dopo Pasqua e il 25 aprile, negozi in attività il giorno dei lavoratori. Sindacati: sciopero. Pd: boicottiamo la spesa

PARTITO DEMOCRATICO – I nostri parlamentari e consiglieri regionali intervengano per modificare la legge Salva Italia

È bufera sulle aperture festive dei negozi: i sindacati annunciano sciopero e invitano a boicottare la spesa, invito fatto anche dal Pd. I negozi aperti I dipendenti di alcune catene, infatti, dovranno lavorare a Pasqua, il 25 aprile giorno della Festa della Liberazione e il Primo maggio, Festa dei Lavoratori. Oltre ai 21 punti vendita Billa nel Veneto (tra cui i supermercati di via Facciolati e via Chiesanuova e quelli di Ponte San Nicolò, Legnaro, Cittadella e Carmignano di Brenta, resteranno aperti il Primo maggio anche alcuni punti vendita del Gruppo Pam, tra cui quello di Piazzetta Garzeria di fronte al Pedrocchi, La Rinascente, Coin e Oviesse. Al momento, invece, per la Festa del Lavoro, hanno deciso di chiudere tutti i punti vendita i gruppi Despar, Alì Market e Famila. Venerdì 25 aprile saranno di più i centri commerciali, i negozi ed i supermercati, che resteranno aperti rispetto a quelli con le serrande abbassate. I sindacati: sciopero Immediata la reazione dei sindacati di categoria. Filcams- Cgil, Fisascat-Cisl ed Uiltucs – Uil annunciano lo sciopero per i lavoratori del Gruppo Billa che saranno chiamati a lavorare domenica prossima, ossia nella giornata della Santa Pasqua. Nello stesso comunicato i sindacati confederali del settore, guidati da Cecilia dè Pantz (Cgil), Marco Bodon (Cisl) e FernandoBernalda (Uil), invitano i consumatori a non andare a fare la spesa domenica prossima e neanche al Primo Maggio. «Una cosa è la vertenza che noi abbiamo con il Gruppo Billa Italia, i cui dirigenti si sono permessi addirittura di disdire, a livello unilaterale, il contratto di secondo livello, che farà guadagnare ai dipendenti 150 euro in menoed altra cosa è la battaglia che, da tempo, anche e specialmente a Padova, stiamo conducendo contro gli abusi del lavoro alla domenica e nelle giornate festive più importanti dell’anno. Bisogna tornare alle aperture domenicali nelle giornate che i sindacati e le associazioni di categoria avevano concordato con la Regione Veneto, purtroppo falciate dal Decreto Salva Italia, approvato dal Governo Monti/Passera». Un accordo regionale che, d’altronde, piaceva anche agli imprenditori più illuminati della Grande Distribuzione. «È sacrosanto restare chiusi a Natale, Pasqua, Capodanno e il Primo maggio», osserva Francesco Canella, patròn delGruppo Alì. Il Pd: boicottare la spesa Prende posizione anche il Partito Democratico. «I confini delle dinamiche di mercato devono fermarsi laddove inizia il diritto dei lavoratori e delle lavoratrici a vivere, con serenità, con i propri cari le feste, che, per il loro intrinseco valore identitario, sia esso religioso o legato a ricorrenze nazionali», scrive il segretario Massimo Bettin. E il Pd padovano in una nota: «Invitiamo i nostri rappresentanti in parlamento e in regione ad una attiva presa di posizione per modificare la legge salva Italiao per istituire il referendum abrogativo. Invitiamo la cittadinanza padovana a non effettuare acquisti durante l’imminente festività di Pasqua, nelle catene commerciali che hanno previsto l’apertura». E ancora: «La liberalizzazione indiscriminata degli orari negli esercizi commerciali voluta da Monti con la legge Salva Italianonha aiutato i commercianti a superare la crisiné abbia creato nuovi posti di lavoro; ha invece peggiorato pesantemente la condizione di lavoro, soprattutto dei piccoli commercianti e dei dipendenti, non rendendo di fatto più possibile la conciliazione con la vita privata, affetti e cura di anziani e bambini e con i ritmi della propria comunità che si esprimeanche attraverso la condivisione di momenti identitari di festa, civili e religiosi».

Felice Paduano

CONFESERCENTI «Mai più multe ai negozianti senza la diffida»

Rossi: i Comuni applichino la nuova legge e smettano di fare cassa sulla nostra pelle

«Adesso vediamo quali sono i Comuni che vogliono far cassa sulla pelle dei commercianti», avverte Nicola Rossi, presidente di Confesercenti. «Grazie alla Regione e, in particolare, alla legge 10/2014, che introduce il principio della “diffida amministrativa”, ovvero un avvertimento che precede la sanzione vera e propria di fronte alle irregolarità formali, i commercianti possono contare su 10 giorni di tempo per mettersi in regola prima di essere colpiti dalla multa ». Lo scorso 15 marzo infatti il Consiglio del Veneto ha approvato la norma sulla diffida amministrativa che introduce un “tempo franco”, non rinnovabile e non prorogabile, per errori dovuti a difformità rispetto ai regolamenticomunali e regionali. E così quel locale che aveva un calcetto balilla gratuito non avrebbe pagato 1.400 euro di multa per non averlo dichiarato, ma avrebbe avuto 10 giorni per mettersi in regola; il fruttivendolo del centro che non aveva messo fuori il cartello “prima scelta” per le arance siciliane non avrebbe pagato 1.800 euro di sanzione; idem per il barista che sfora gli orari di apertura e chiusura rischiando 1.032 euro. «Siamo grati alla Regione perché questa è un’ottima legge», commenta Rossi, «che risponde pienamente al concetto di semplificazione: a volte le difformità ai regolamenti dipendono da incomprensioni o difficili interpretazioni ». Il prossimo passo dipende dai comuni veneti: se non recepiscono la norma, continuano a valere i regolamenti territoriali e la diffida è inefficace. «Saremo il pungolo delle amministrazioni », assicura il numero uno di Confesercenti, «da oggi arriveranno ai sindaci le nostre segnalazioni di sollecito, oltre quelle della Regione. IComuni che non si adegueranno dimostreranno di voler far casa con le disgrazie dei commercianti. Negli ultimi due anni infatti abbiamo osservato un inasprimento nei rapporti tra piccoli imprenditori e pubblicaamministrazione: il buon senso che prima contraddistingueva il vigile o l’amministratore è venutomeno, lasciando spazio adun rapporto punitivo. Tanto che a volte gli esercenti vengono sanzionati prima ancora di accertare la norma». «È un atto di responsabilità e di civiltà», aggiunge Clodovaldo Ruffato, presidente del Consiglio regionale, «ai Comuni basterà una delibera consiliare per recepire la normativa o, più semplicemente, modificare i regolamenti. Si tratta di un bonus applicabile una sola volta per fattispecie di irregolarità che non può essere reiterato o prorogato: se commetti lo stesso errore due volte dimostri la cattiva fede e vieni automaticamentepunito ».

Elvira Scigliano

 

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